Hassan Rohani, il candidato moderato sostenuto dai riformisti, ha vinto al primo turno le elezioni presidenziali in Iran. Lo ha reso noto il ministero degli Interni di Teheran citato dall’emittente statale ‘Press Tv’. L’affluenza registrata è stata del 75 per cento sul totale di 50,5 milioni di aventi diritto al voto. Per 16 anni segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, il moderato Rohani è vicino all’ex presidente Rafsanjani e rappresenta il leader della Rivoluzione islamica Ayatollah Seyyed Ali Khamenei nel Consiglio nazionale supremo della sicurezza. Nel 2003 fu nominato capo negoziatore sul nucleare.
Subito dopo l’annuncio della vittoria di Hassan Rohani, a Teheran – ad esempio sul lunghissimo viale Vali-e Asr che spacca da nord a sud la città – sono scattati caroselli di auto che suonano il clacson. Il risultato rappresenta una svolta importante per il paese, anche se gli oppositori del regime aspettano a cantare vittoria. Il candidato è comunque espressione dell’establishment religioso e in linea con la posizione della guida suprema Khamenei. Tanto che alcuni faticano ad accettare il risultato: “Se i nemici della Repubblica islamica dell’Iran hanno un minimo di decenza devono accettare che in Iran si sono svolte le elezioni più democratiche al mondo e non ci sono dubbi su questo”, ha detto l’ex presidente Rafsanjani. A tornare alla mente sono gli scontri del 2009, quando u
Alle elezioni presidenziali per la successione a Mahmoud Ahmadinejad, Rohani ha rappresentato il Fronte moderato-riformista dopo che l’altro candidato ammesso, Mohamamd Reza Aref, si è ritirato. Le principali forze politiche che sostengono Rohani sono ‘Mosharekat‘ (Condivisione), i Mojahedin della Rivoluzione Islamica, ‘Kargozaran‘ e l’Associazione del Clero Combattente. Rohani è appoggiato da personalità di spicco quali gli ex presidenti Ali Akbar Hashemi Rafsanjani e Seyyed Mohammad Khatami e dall’hojatoleslam Hassan Khomeini, nipote del defunto leader della Rivoluzione Islamica, l’ayatollah Ruhollah Khomeini. In politica estera, il programma dello schieramento moderato-riformista prevede un’apertura verso l’Occidente, in particolare nei confronti degli Stati Uniti, con l’obiettivo di risolvere la questione nucleare.
Il primo ad ammettere la sconfitta è stato un sito vicino al candidto conservatore Mohsen Rezaei: “L’elettorato iraniano ha bocciato il programma politico del fronte conservatore ed è giunto il momento di un cambiamento radicale nella linea politica del futuro governo iraniano”. E’ quanto si legge in un editoriale pubblicato dal sito d’informazione ‘Baztab’. Secondo l’editoriale, il fronte ‘principalista’ (in farsi: osulgerayan), durante gli ultimi otto anni non è stato capace di interpretare la volontà generale e la reazione degli iraniani durante le elezioni presidenziali di ieri è stata del tutto naturale. Nell’articolo si prende atto dell’importante distacco elettorale presente tra il candidato moderato-riformista Hassan Rohani e tutti i candidati conservatori. Secondo ‘Baztab’ sarebbe finita un’epoca e i conservatori devono revisionare i propri programmi politici se vogliono tornare competitivi”.
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Elezioni in Iran. Il riformista Rohani è il nuovo presidente
Il candidato moderato vince al primo turno le undicesime consultazioni elettorali del Paese. L'affluenza alle urne è stata del 75% e hanno votato 50,5 milioni di aventi diritto al voto. I conservatori ammettono: "E' giunta l'ora di un cambio radicale nella linea politica del futuro governo"
Hassan Rohani, il candidato moderato sostenuto dai riformisti, ha vinto al primo turno le elezioni presidenziali in Iran. Lo ha reso noto il ministero degli Interni di Teheran citato dall’emittente statale ‘Press Tv’. L’affluenza registrata è stata del 75 per cento sul totale di 50,5 milioni di aventi diritto al voto. Per 16 anni segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, il moderato Rohani è vicino all’ex presidente Rafsanjani e rappresenta il leader della Rivoluzione islamica Ayatollah Seyyed Ali Khamenei nel Consiglio nazionale supremo della sicurezza. Nel 2003 fu nominato capo negoziatore sul nucleare.
Subito dopo l’annuncio della vittoria di Hassan Rohani, a Teheran – ad esempio sul lunghissimo viale Vali-e Asr che spacca da nord a sud la città – sono scattati caroselli di auto che suonano il clacson. Il risultato rappresenta una svolta importante per il paese, anche se gli oppositori del regime aspettano a cantare vittoria. Il candidato è comunque espressione dell’establishment religioso e in linea con la posizione della guida suprema Khamenei. Tanto che alcuni faticano ad accettare il risultato: “Se i nemici della Repubblica islamica dell’Iran hanno un minimo di decenza devono accettare che in Iran si sono svolte le elezioni più democratiche al mondo e non ci sono dubbi su questo”, ha detto l’ex presidente Rafsanjani. A tornare alla mente sono gli scontri del 2009, quando u
Alle elezioni presidenziali per la successione a Mahmoud Ahmadinejad, Rohani ha rappresentato il Fronte moderato-riformista dopo che l’altro candidato ammesso, Mohamamd Reza Aref, si è ritirato. Le principali forze politiche che sostengono Rohani sono ‘Mosharekat‘ (Condivisione), i Mojahedin della Rivoluzione Islamica, ‘Kargozaran‘ e l’Associazione del Clero Combattente. Rohani è appoggiato da personalità di spicco quali gli ex presidenti Ali Akbar Hashemi Rafsanjani e Seyyed Mohammad Khatami e dall’hojatoleslam Hassan Khomeini, nipote del defunto leader della Rivoluzione Islamica, l’ayatollah Ruhollah Khomeini. In politica estera, il programma dello schieramento moderato-riformista prevede un’apertura verso l’Occidente, in particolare nei confronti degli Stati Uniti, con l’obiettivo di risolvere la questione nucleare.
Il primo ad ammettere la sconfitta è stato un sito vicino al candidto conservatore Mohsen Rezaei: “L’elettorato iraniano ha bocciato il programma politico del fronte conservatore ed è giunto il momento di un cambiamento radicale nella linea politica del futuro governo iraniano”. E’ quanto si legge in un editoriale pubblicato dal sito d’informazione ‘Baztab’. Secondo l’editoriale, il fronte ‘principalista’ (in farsi: osulgerayan), durante gli ultimi otto anni non è stato capace di interpretare la volontà generale e la reazione degli iraniani durante le elezioni presidenziali di ieri è stata del tutto naturale. Nell’articolo si prende atto dell’importante distacco elettorale presente tra il candidato moderato-riformista Hassan Rohani e tutti i candidati conservatori. Secondo ‘Baztab’ sarebbe finita un’epoca e i conservatori devono revisionare i propri programmi politici se vogliono tornare competitivi”.
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Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.