L’ufficio stampa della Lockheed chiede di rettificare il mio articolo di ieri, dove scrivevo che l’Italia aveva ordinato altri sette F-35 oltre ai tre di cui già si sapeva e il cui acquisto era stato annunciato al Parlamento.
Questa la lettera dell’ufficio stampa della Lockheed: “Ho letto quanto da lei scritto sull’edizione online del Fatto Quotidiano in merito all’acquisto degli F-35 da parte del Governo italiano a seguito del documento da noi inviato ieri. Desidero precisarle che, rispetto a questo documento chiamato “F-35 Fast Facts June 2013”: il riferimento ai lotti di produzione, nella parte conclusiva del documento, in particolare riguardo all’Italia, come ogni mese, si riferisce alla pianificazione industriale a lungo termine del programma internazionale, e non corrisponde a una comunicazione né di ordini né di nuovi investimenti; si conferma ancora una volta che il Governo italiano ha ordinato ad oggi 3 aerei F-35 ed indicato il numero di 90 aerei ai soli fini della pianificazione industriale del programma”.
La precisazione dell’ufficio stampa Lockheed non mi pare smentisca la sostanza di quanto pubblicato ieri. In primo luogo, dal comunicato che mi era stato inviato, non risulta affatto che i numeri citati si riferiscano a una “pianificazione industriale”.
Il comunicato da me citato nell’articolo dice chiaramente: “F-35 quantità consegnate per variante e paese, ordinate fino al lotto di produzione 8” ed è riportata la lista dove appaiono anche i lotti iniziali 7 e 8 con rispettivamente 3 e 4 F-35A destinati l’Italia, come da me segnalato. Solo per il lotto 8 c’è una nota che parla di “pianificati secondo il programma industriale”. Nulla invece per il 7, per cui si conferma che, almeno per questo lotto, si tratti proprio ordini e non di ipotesi.
Ma a cercare meglio, si scopre che lo stesso documento F-35 Fast Facts dello scorso mese (questa volta è la versione inglese e si trova nel sito della Lockheed dedicato all’F-35) è ancora più esplicito e preciso. Innanzi tutto i numeri per i velivoli LRIP-7 e LRIP-8 sono gli stessi da me citati. Non c’è nessuna dizione che parli di “pianificazione industriale”, ma soprattutto vi è una nota che smentisce la smentita di Lockheed. A fianco dei quattro F-35A italiani del lotto LRIP-8 c’è infatti scritto: awaiting funding, in attesa di finanziamento. Nota, tra l’altro, scomparsa nel comunicato in lingua italiana di giugno (segno che probabilmente il finanziamento c’è stato) ma che in ogni caso vuol dire una cosa ben precisa: l’ordine c’è, aspettiamo i soldi.
C’è un altro dettaglio nel Fast Facts dello scorso mese che conferma come non si stia parlando di pianificazione industriale ma di ordini veri e propri. A fianco degli aerei per Israele (2) e per il Giappone (4) del LRIP-8, cioè uno di due lotti italiani, è precisato announced Long-Lead through FMS, cioè “le parti da acquisire in anticipo sono state annunciate attraverso il Foreign Military Sales (FMS)” rispettivamente in data 1° maggio e 26 marzo. Il FMS è un meccanismo per cui il Governo americano compera gli aerei e poi li “gira” all’utilizzatore finale. Qui di pianificazione industriale non c’è proprio traccia: parliamo di vendite a tutti gli effetti. E se gli aerei giapponesi e israeliani sono vendite, perché quelli italiani dovrebbero essere solo intenzioni?
Tra l’altro, quando un aereo viene inserito in questi lotti i long lead items, cioè quelle parti che hanno tempi di produzione molto lunghi e dunque devono essere messe in lavorazione con largo anticipo, devono essere ordinate e dunque pagate. Mi risulta difficile credere che la Lockheed paghi materiali per aerei che non sa ancora se saranno venduti.