Un quinto della Svezia e una casa su due a Oslo, capitale della Norvegia con 1,4 milioni di abitanti, si scalda grazie ai rifiuti bruciati negli inceneritori. Gli impianti, che hanno iniziato a essere usati a questo scopo negli ultimi decenni, sono ora sempre più numerosi e funzionano a pieno regime. Al punto che diversi Paesi del Nord Europa sono costretti a pagare altre città per acquistare l’immondizia. Oslo importa spazzatura soprattutto dall’Inghilterra. Dallo Yorkshire, per esempio, vengono spedite via nave circa mille tonnellate di immondizia al mese, raccolte da molte città del nord del Paese e dirette verso diverse Nazioni del nord Europa, tra cui la Norvegia. Il trasporto per mare è infatti economico. E una legge impone una tassazione pesante in Inghilterra sui rifiuti in discarica, che rende ancora più conveniente l’esportazione.

Anche l’Italia, dopo l’emergenza rifiuti del 2008 che aveva costretto alcuni comuni a pagare città tedesche e dei Paesi bassi per accettare l’immondizia, aveva quasi trovato un accordo per vendere i rifiuti alla Norvegia. L’intesa che si stava raggiungendo nel 2010 prevedeva l’acquisto di circa 200mila tonnellate l’anno al costo di 90 euro a tonnellata. Ma l’accordo non è andato in porto. Oslo, come ha spiegato il New York Times, ha preferito optare per l’immondizia inglese, che era “più pulita e sicura”. Il sistema norvegese di smaltimento dei rifiuti è infatti molto avanzato tecnologicamente e necessita di spazzatura ben differenziata. Gli abitanti dividono organico, plastica e vetro in sacchetti di colore diverso disponibili gratuitamente fuori dai supermercati. E gli impianti utilizzano sensori computerizzati per separare i colori e individuare velocemente cosa si può destinare all’inceneritore e cosa riciclare.

“Quello che sta accadendo in Nord Europa non è una novità, perché è lì che sono nati gli inceneritori”, ha spiegato Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente, a IlFattoQuotidiano.it, sottolineando che fin dall’inizio c’era una normativa che aiutasse lo sfruttamento degli impianti per produrre energia e riscaldamento. A differenza dell’Italia, dove “ci sono pochi inceneritori e la quota incenerita è modesta perché leggi e incentivi non favoriscono il riscaldamento dai rifiuti”. C’è poi anche una questione climatica: le temperature meno rigide rispetto ai Paesi nordici comportano una minore necessità di trovare un modo per scaldarsi. Il risultato è che, secondo Poggio, c’è scarso interesse a seguire l’esempio del Nord Europa, perché la convenienza economica è bassa.

I numeri, d’altronde, parlano chiaro. In Italia, secondo i dati Eurostat del 2011 pubblicati lo scorso marzo, il 49% dei rifiuti finisce in discarica e il 17% viene incenerito. Si invertono le percentuali nei Paesi nordici: in Norvegia, Svezia e Danimarca in discarica va rispettivamente il 2%, 1% e 3%, mentre viene bruciato il 57%, 51% e 54 per cento. Il distacco è significativo anche considerando l’immondizia riciclata: 21% in Italia, 25% in Norvegia, 33% in Svezia e 31% in Danimarca.

La Norvegia non è, però, l’unico Paese alla ricerca di rifiuti tra quelli del Nord Europa, che produce solo 150 milioni di tonnellate di immondizia all’anno, troppo poco per soddisfare impianti che ne possono bruciare fino a 700 milioni di tonnellate. La Svezia ha iniziato l’estate scorsa a importare 800mila tonnellate di spazzatura all’anno da altri Paesi europei, in modo da scaldare il 20% del Paese e assicurare l’elettricità per 250mila case. “Puntiamo a prendere la spazzatura da Italia, Romania o Bulgaria, perché questi Paesi usano molto le discariche al posto degli inceneritori e devono trovare una soluzione per la spazzatura”, ha detto a Public radio international Catarina Ostlund, consulente dell’agenzia svedese per la protezione ambientale.

Ma la dipendenza da rifiuti diffusa tra i Paesi del Nord Europa ha sollevato anche delle critiche. Il più vecchio gruppo ambientalista norvegese si è schierato duramente contro il fenomeno, definendolo un “problema enorme”. La tesi degli ambientalisti è che, con l’immondizia che scarseggia, c’è la tendenza a produrne di più, prestando meno attenzione a consumare e inquinare di meno. “Produrre meno rifiuti dovrebbe essere la priorità”, ha spiegato Lars Haltbrekken, presidente dell’organizzazione. “Ma se la spazzatura scarseggia non è più così”.

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