E’ il giorno della resa dei conti in casa 5 Stelle. A decidere le sorti della senatrice Adele Gambaro che in diretta su SkyTg24 aveva criticato Beppe Grillo e i suoi metodi di comunicazione, una riunione congiunta dei parlamentari grillini. Un faccia a faccia tra critici e fedelissimi della linea del leader che si svolgerà in tarda serata, probabilmente in diretta streaming. “E’ stata un’idea del gruppo di comunicazione”, fanno sapere dall’ufficio stampa, “ora stiamo cercando di organizzarci”. Un metodo che non tutti condividono e che metterebbe a tacere molte delle polemiche, probabilmente consegnando la scelta agli elettori: se infatti l’assemblea voterà per l’espulsione di Gambaro, sarà poi la rete con un sondaggio a ratificare la decisione.
L’impressione è che una parte dei parlamentari voglia risolvere la questione il prima possibile, così da evitare ogni massacro mediatico. Questa volta però sarà difficile liquidare il problema: quasi cinquanta secondo fonti interne, i parlamentari che sarebbero pronti a difendere la senatrice dissidente. Così il deputato Tommaso Currò, già noto per le sue dichiarazioni critiche, ha dichiarato al Corriere della Sera: “Mi auguro che nessuno venga espulso. Non mi piacciono i toni e i metodi che alcuni di noi hanno usato per diffamare chi esprime una critica. Non mi piacciono le denunce assurde. E’ una questione di principio e non di soldi. Non è stato commesso alcun reato, né violata alcuna norma”. I critici mettono sul tavolo alcuni problemi, come la libertà di espressione e la democrazia interna al Movimento: “La libertà di esprimere una critica deve essere indiscutibile, Adele ha esercitato uno dei suoi diritti. Se qualcuno lo vuole reprimere sbaglia. Alcuni vogliono che il Movimento sia un monolite ideologico”. In merito alle voci sulla fuoriuscita dal movimento e sulla costruzione di un gruppo autonomo al Senato, Currò conclude dicendo che “non c’è alcun gruppo, ma di sicuro c’è fermento. Qui nessuno si vuole dividere, ma vogliamo realizzare i progetti con metodi civili”.
I parlamentari sono divisi almeno in tre gruppi. Da una parte i fedelissimi, quelli che gli altri chiamano i “talebani” per la loro vicinanza a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, dall’altra i critici, quelli che mettono i discussione metodi e prese di posizione del vertice, ma che non hanno intenzione di schierarsi o prendere decisioni radicali. E infine il terzo gruppo dei più decisi, chi è pronto a fare le valigie e andare nel gruppo misto se le cose non cambiano. A frenare i radicali solo il numero esiguo: “non siamo più di sette o dieci”, raccontano, “per quello ancora non usciamo allo scoperto”.
La paura espressa da alcuni dei fedeli, è il fatto che ci possa essere una “compravendita di voti” da parte di altri schieramenti politici, così come denunciato tra le polemiche da Riccardo Nuti, capogruppo alla Camera. A confermarlo è il vicepresidente a Montecitorio, Luigi Di Maio in diretta su Rai Tre: “Compravendita? C’e’ il sospetto che ci sia. Nuti ne ha parlato con consapevolezza, io ho la stessa preoccupazione. E’ stato anche criticato dal Pd. Non ho capito se queste persone hanno la coda di paglia o se si sono sentite chiamate in causa quando noi non lo abbiamo mai fatto”.
E Riccardo Nuti, in un’intervista a Repubblica conferma: “Penso che alcune persone lasceranno il movimento. Questo non deve preoccupare né gli elettori né gli attivisti. La nostra priorità è lavorare per il programma e far conoscere le nostre proposte che da mesi sono coperte da questo tipo di dichiarazioni. Non credo che il Pd voglia cambiare maggioranza con qualche acquisto. L’obiettivo dei partiti è distruggere il M5S per fare lo stesso con il Paese”.
Un’ipotesi di fuoriuscite che potrebbe fare comodo ad altre forze politiche per immaginare nuove alleanze. “L’ipotesi”, commenta però Andrea Olivero, coordinatore di Scelta Civica a Repubblica, “di una nuova maggioranza con parte dei grillini è piuttosto lontana dalla realtà. E’ importante, e interesse di tutti, andare avanti. Credo invece che vale la pena di guardare ai movimenti fra i grillini. Noi saremo molti attenti alle istanze che vengono dai Cinque Stelle e alle cose che dicono le persone ragionevoli che stanno in quel movimento. Loro rappresentano nelle istituzioni istanze di cambiamento che noi consideriamo condivisibili, soprattutto in quella parte che chiede un cambiamento più radicale delle forme dello Stato, una lotta agli sprechi e il contrasto allo status quo che contraddistingue la politica”, afferma Olivero. “Allora noi saremo leali al governo Letta, ma al tempo stesso crediamo che sia importante, un punto fermo, guardare, nell’ottica delle intese sulle riforme, ad altre forze che seguono questa linea”. Una cooperazione sulle riforme, sulla quale il gruppo potrebbe ragionare. “Durante il tentativo Bersani noi abbiamo detto no, ma se oggi persone del movimento si collocassero su linee più autenticamente riformiste si potrebbe ragionare”, ribadisce Olivero. “In ogni caso noi non vogliamo chiudere la porta al Movimento rispetto, per esempio, alle riforme istituzionali, che devono essere fate con maggioranze più ampie”.
Prima della riunione congiunta, i senatori si sono incontrati a Palazzo Madama in una riunione a porte chiuse. Presente anche Adele Gambaro, mentre non si è presentato Vito Crimi, ex capogruppo che dice: “Io ho altro da fare”. Scatenato in rete invece il fedelissimo Manlio Di Stefano che attacca i dissidenti: “In queste ore il formicaio dei miserabili è in gran fermento, devono abbassare al loro livello Beppe Grillo, colpevole di essere l’unico ad avere avuto una grande idea negli ultimi vent’anni”. Nel mirino in particolare, la collega Paola Pinna, rea di aver rilasciato un’intervista a La Stampa in cui prende le difese di Gambaro dicendo che, tra la senatrice dissidente e Grillo, è come scegliere tra libertà e schiavitù. “Risparmiatemi questa Cosetta dei Miserabili – scrive il deputato stellato – dell’onorevole Paola Pinna (laureata disoccupata che viveva con i genitori a Quartucciu, Cagliari, e con cento voti cento è diventata deputata al Parlamento) che invece di spargere petali di rosa dove Grillo cammina, sorge in difesa di una certa Gambaro, un’altra miracolata che si crede Che Guevara“. “No, bambina – incalza Di Stefano – tu scegli di far parte di quella casta di paraculi che il tuo Paese, votandoti, ti aveva supplicato di togliergli dai piedi. Lo ripeto, le epurazioni non mi piacciono, ma dare dello schiavista a Grillo, al quale dovete tutto, ma proprio tutto, fa veramente vomitare, tanto quanto chi dice che Grillo si è inventato il Movimento per fare i soldi col suo blog. Miserabili, e non c’è altro da aggiungere”.
Politica
M5S, voto per l’espulsione della senatrice Gambaro. Ipotesi diretta streaming
L'assemblea congiunta dei parlamentari del Movimento 5 Stelle si riunisce lunedì pomeriggio per esprimersi sull'allontanamento della grillina dissidente e valutare se affidare la decisione alla rete. Il gruppo comunicazione ha proposto di trasmettere la consultazione in diretta. Molti i critici nel gruppo. Nuti: "Alcune persone lasceranno il Movimento"
E’ il giorno della resa dei conti in casa 5 Stelle. A decidere le sorti della senatrice Adele Gambaro che in diretta su SkyTg24 aveva criticato Beppe Grillo e i suoi metodi di comunicazione, una riunione congiunta dei parlamentari grillini. Un faccia a faccia tra critici e fedelissimi della linea del leader che si svolgerà in tarda serata, probabilmente in diretta streaming. “E’ stata un’idea del gruppo di comunicazione”, fanno sapere dall’ufficio stampa, “ora stiamo cercando di organizzarci”. Un metodo che non tutti condividono e che metterebbe a tacere molte delle polemiche, probabilmente consegnando la scelta agli elettori: se infatti l’assemblea voterà per l’espulsione di Gambaro, sarà poi la rete con un sondaggio a ratificare la decisione.
L’impressione è che una parte dei parlamentari voglia risolvere la questione il prima possibile, così da evitare ogni massacro mediatico. Questa volta però sarà difficile liquidare il problema: quasi cinquanta secondo fonti interne, i parlamentari che sarebbero pronti a difendere la senatrice dissidente. Così il deputato Tommaso Currò, già noto per le sue dichiarazioni critiche, ha dichiarato al Corriere della Sera: “Mi auguro che nessuno venga espulso. Non mi piacciono i toni e i metodi che alcuni di noi hanno usato per diffamare chi esprime una critica. Non mi piacciono le denunce assurde. E’ una questione di principio e non di soldi. Non è stato commesso alcun reato, né violata alcuna norma”. I critici mettono sul tavolo alcuni problemi, come la libertà di espressione e la democrazia interna al Movimento: “La libertà di esprimere una critica deve essere indiscutibile, Adele ha esercitato uno dei suoi diritti. Se qualcuno lo vuole reprimere sbaglia. Alcuni vogliono che il Movimento sia un monolite ideologico”. In merito alle voci sulla fuoriuscita dal movimento e sulla costruzione di un gruppo autonomo al Senato, Currò conclude dicendo che “non c’è alcun gruppo, ma di sicuro c’è fermento. Qui nessuno si vuole dividere, ma vogliamo realizzare i progetti con metodi civili”.
I parlamentari sono divisi almeno in tre gruppi. Da una parte i fedelissimi, quelli che gli altri chiamano i “talebani” per la loro vicinanza a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, dall’altra i critici, quelli che mettono i discussione metodi e prese di posizione del vertice, ma che non hanno intenzione di schierarsi o prendere decisioni radicali. E infine il terzo gruppo dei più decisi, chi è pronto a fare le valigie e andare nel gruppo misto se le cose non cambiano. A frenare i radicali solo il numero esiguo: “non siamo più di sette o dieci”, raccontano, “per quello ancora non usciamo allo scoperto”.
La paura espressa da alcuni dei fedeli, è il fatto che ci possa essere una “compravendita di voti” da parte di altri schieramenti politici, così come denunciato tra le polemiche da Riccardo Nuti, capogruppo alla Camera. A confermarlo è il vicepresidente a Montecitorio, Luigi Di Maio in diretta su Rai Tre: “Compravendita? C’e’ il sospetto che ci sia. Nuti ne ha parlato con consapevolezza, io ho la stessa preoccupazione. E’ stato anche criticato dal Pd. Non ho capito se queste persone hanno la coda di paglia o se si sono sentite chiamate in causa quando noi non lo abbiamo mai fatto”.
E Riccardo Nuti, in un’intervista a Repubblica conferma: “Penso che alcune persone lasceranno il movimento. Questo non deve preoccupare né gli elettori né gli attivisti. La nostra priorità è lavorare per il programma e far conoscere le nostre proposte che da mesi sono coperte da questo tipo di dichiarazioni. Non credo che il Pd voglia cambiare maggioranza con qualche acquisto. L’obiettivo dei partiti è distruggere il M5S per fare lo stesso con il Paese”.
Un’ipotesi di fuoriuscite che potrebbe fare comodo ad altre forze politiche per immaginare nuove alleanze. “L’ipotesi”, commenta però Andrea Olivero, coordinatore di Scelta Civica a Repubblica, “di una nuova maggioranza con parte dei grillini è piuttosto lontana dalla realtà. E’ importante, e interesse di tutti, andare avanti. Credo invece che vale la pena di guardare ai movimenti fra i grillini. Noi saremo molti attenti alle istanze che vengono dai Cinque Stelle e alle cose che dicono le persone ragionevoli che stanno in quel movimento. Loro rappresentano nelle istituzioni istanze di cambiamento che noi consideriamo condivisibili, soprattutto in quella parte che chiede un cambiamento più radicale delle forme dello Stato, una lotta agli sprechi e il contrasto allo status quo che contraddistingue la politica”, afferma Olivero. “Allora noi saremo leali al governo Letta, ma al tempo stesso crediamo che sia importante, un punto fermo, guardare, nell’ottica delle intese sulle riforme, ad altre forze che seguono questa linea”. Una cooperazione sulle riforme, sulla quale il gruppo potrebbe ragionare. “Durante il tentativo Bersani noi abbiamo detto no, ma se oggi persone del movimento si collocassero su linee più autenticamente riformiste si potrebbe ragionare”, ribadisce Olivero. “In ogni caso noi non vogliamo chiudere la porta al Movimento rispetto, per esempio, alle riforme istituzionali, che devono essere fate con maggioranze più ampie”.
Prima della riunione congiunta, i senatori si sono incontrati a Palazzo Madama in una riunione a porte chiuse. Presente anche Adele Gambaro, mentre non si è presentato Vito Crimi, ex capogruppo che dice: “Io ho altro da fare”. Scatenato in rete invece il fedelissimo Manlio Di Stefano che attacca i dissidenti: “In queste ore il formicaio dei miserabili è in gran fermento, devono abbassare al loro livello Beppe Grillo, colpevole di essere l’unico ad avere avuto una grande idea negli ultimi vent’anni”. Nel mirino in particolare, la collega Paola Pinna, rea di aver rilasciato un’intervista a La Stampa in cui prende le difese di Gambaro dicendo che, tra la senatrice dissidente e Grillo, è come scegliere tra libertà e schiavitù. “Risparmiatemi questa Cosetta dei Miserabili – scrive il deputato stellato – dell’onorevole Paola Pinna (laureata disoccupata che viveva con i genitori a Quartucciu, Cagliari, e con cento voti cento è diventata deputata al Parlamento) che invece di spargere petali di rosa dove Grillo cammina, sorge in difesa di una certa Gambaro, un’altra miracolata che si crede Che Guevara“. “No, bambina – incalza Di Stefano – tu scegli di far parte di quella casta di paraculi che il tuo Paese, votandoti, ti aveva supplicato di togliergli dai piedi. Lo ripeto, le epurazioni non mi piacciono, ma dare dello schiavista a Grillo, al quale dovete tutto, ma proprio tutto, fa veramente vomitare, tanto quanto chi dice che Grillo si è inventato il Movimento per fare i soldi col suo blog. Miserabili, e non c’è altro da aggiungere”.
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Roma, 1 feb. (Adnkronos) - "Dopo il record di 150.000 iscritti, Forza Italia rafforza il suo radicamento sul territorio con l’avvio della stagione dei Congressi Comunali e Circoscrizionali. Si parte da 9 regioni per eleggere i nuovi segretari comunali e circoscrizionali, in un percorso di partecipazione e crescita che coinvolgerà tutta Italia". Lo scrive Forza Italia sui suoi profili social.
Roma, 1 feb. (Adnkronos) - "Rispondo a chi ogni tanto ci accusa di non avere una visione. Certo che ce l'abbiamo, anche bella forte. Magari a qualcuno non piace, non sarà quello che si aspettavano dal Pd di prima, ma oggi il Pd è autodeterminato in questa direzione". In mezzo al dibattito su 'meglio presentarsi uniti o divisi per colpire uniti', innescato dalla proposta di Dario Franceschini, Elly Schlein continua a insistere sui temi piuttosto che sui tatticismi. E rilancia la visione del 'suo' Pd a fronte di perplessità, più o meno esplicite, avanzate nei suoi confronti nell'ultimo periodo.
"La giustizia sociale, la giustizia climatica, il lavoro dignitoso, l'innovazione, i diritti delle persone", elenca la segretaria dal palco della prima iniziativa col Terzo Settore (previste altre 4 a febbraio) a Monterotondo. Come aveva fatto la settimana scorsa davanti all'ospedale di Vicenza per parlare di sanità o con gli operai a Marghera o quelli della crisi Beko su lavoro e politiche industriali.
Alla questione aperta da Franceschini, Schlein ha però dato una risposta l'altra sera a Piazza Pulita dopo giorni di silenzi, conditi da freddezza dell'inner circle della segretaria. Andare divisi per colpire uniti? "Io continuo a insistere, sono testardamente unitaria", la risposta di Schlein. Insomma, nonostante al momento non vi siano passi avanti nella costruzione dell'alleanza, lo schema della segretaria non cambia. Resta 'testardamente unitario'. "Ce lo chiede la gente", la tesi di Schlein. Il sondaggio mandato in onda durante la trasmissione pare darle ragione con quasi l'80% degli elettori di centrosinistra a invocare un accordo tra le opposizioni.
Un accordo che però non c'è e la proposta di Franceschini ha avuto anche l'effetto di evidenziare ulteriormente le resistenze rispetto a un'alleanza organica. Basta leggere l'elenco di quelli che hanno promosso o quanto meno si sono detti interessati alla possibilità di 'marciare divisi, per poi colpire uniti' dopo il voto: da Carlo Calenda a Giuseppe Conte. Chi invece non è sembra interessato, è Romano Prodi che in una lunga intervista avverte: "Senza un programma condiviso non è politica, ma solo cinismo. Si possono anche vincere le elezioni, ma si uccide il Paese”.
"Ma come si può fare questo discorso due anni e mezzo prima delle elezioni?", si chiede Prodi. "Potrebbe essere l'ultima spiaggia alla vigilia del voto. Ma se partiamo dall'idea che non ci si può mettere d'accordo su un programma, mi pare difficile vincere le elezioni". L'Ulivo non è più riproponibile, aggiunge, "quel che si può fare è cercare quattro grandi problemi sui quali trovare una visione comune: sanità, casa, scuola, lavoro".
Non basta solo criticare: "Politica è dire quel che serve all'Italia per la distribuzione del reddito, la sanità, la casa. Non dire solo che mancano le risorse, ma dire come vanno riformati gli ospedali, i medici di base, le case di comunità". Chi può riuscire a federare il campo delle opposizioni in ordine sparso? Per Prodi la risposta è aperta: "Il problema è vedere chi è in grado di federare. Quel ruolo si conquista, non è dato. La competizione è aperta per tutti, Schlein e altri".
Tel Aviv, 1 feb. (Adnkronos) - Il primo ministro Benjamin Netanyahu sta valutando la possibilità di nominare il ministro degli Affari strategici Ron Dermer a capo del team negoziale di Israele per i colloqui sugli ostaggi con Hamas, secondo le notizie di Channel 12. Subentrerebbe al ruolo del capo del Mossad David Barnea. Secondo quanto riferito, Barnea resterebbe nella squadra insieme al capo dello Shin Bet Ronen Bar e all'uomo chiave per la presa degli ostaggi delle Idf Nitzan Alon, con Dermer a supervisionare i colloqui.
I funzionari israeliani hanno dichiarato che Netanyahu riconosce che i negoziatori vogliono fare tutto il possibile per garantire che la seconda fase dell'accordo sulla restituzione degli ostaggi con Hamas abbia luogo, e il premier vuole mantenere aperte le sue opzioni. Secondo Channel 12, i funzionari del team di Netanyahu affermano che, poiché i colloqui principali si stanno svolgendo con l'amministrazione Trump, dovrebbero essere guidati da qualcuno con una formazione più diplomatica, che non nella sicurezza.
Sembra che l'inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, abbia detto a Netanyahu che preferirebbe lavorare con Dermer e che ha delle riserve sulla collaborazione con l'attuale team negoziale. Witkoff e Netanyahu hanno parlato oggi, ha riferito Channel 12, aggiungendo che il primo ministro israeliano terrà un incontro stasera per decidere se inviare una delegazione di medio livello in Qatar questa settimana. In risposta, l'ufficio di Netanyahu ha affermato che "i resoconti non sono veri" e che "le decisioni sui negoziati saranno prese solo dopo il ritorno del primo ministro dagli Stati Uniti".
Roma, 1 feb. (Adnkronos) - “Ieri è stato l’ultimo giorno di lavoro di dipendenti e dirigenti Rai a viale Mazzini. Lo storico palazzo, simbolo del Servizio Pubblico, che dagli anni 60 rappresenta la Rai, chiuderà per essere interessato da importanti ed ampi lavori di ristrutturazione". Lo dichiarano i componenti di Fratelli d’Italia della Commissione Vigilanza Rai.
"Interventi che consentiranno alla Rai di usufruire di una sede moderna, digitale e all’avanguardia, capace così di confrontarsi con un mercato televisivo sempre più competitivo. È un merito di questa dirigenza che oltre a garantire un sempre più ampio pluralismo, così come si pretende dal Servizio pubblico, un’offerta e una qualità nella programmazione, adesso garantirà alla Rai anche strutture di prim’ordine. Infatti, la sede di viale Mazzini si affiancherà al nuovo centro di produzione a Milano che sarà uno dei più avanzati in Europa. Al contempo va rivolto un vivo ringraziamento ai dipendenti Rai, che stanno affrontando con grande impegno e dedizione questo significativo momento di passaggio, che servirà a costruire il Servizio pubblico del futuro”.
Ramallah, 1 feb. (Adnkronos) - Le forze israeliane hanno arrestato due giornalisti palestinesi e sequestrato la loro attrezzatura nella città di Beit Ummar, a nord di Hebron, in Cisgiordania. Lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa, citando il giornalista Ihab al-Alami, che ha riferito, dopo essere stato rilasciato, che "lui e il suo collega, Nidal al-Natsheh, sono stati arrestati dai soldati israeliani mentre documentavano i danni su terreni di proprietà palestinese vicino all'insediamento israeliano illegale di Karmei Tzur". I soldati hanno sequestrato tre telecamere prima di costringerli ad abbandonare la zona, ha aggiunto il reporter.
Roma, 1 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Roma si è svolta la Direzione Nazionale di Fratelli d'Italia, un momento di confronto interno al partito in vista del giro di boa della metà legislatura. Non si è trattato, evidentemente, di una seduta del Consiglio dei Ministri, un dettaglio che i deputati di Italia Viva, cui resta solo la polemica, potrebbero facilmente cogliere solo sfogliando un qualsiasi manuale di diritto costituzionale". Così Antonio Baldelli, deputato di Fratelli d'Italia, risponde alle polemiche sollevate da Italia Viva sull'assenza del Presidente del Consiglio all'assemblea di FdI e sulla presenza del capo della segreteria politica, Arianna Meloni.
Washington, 1 feb. (Adnkronos/Afp) - Il Segretario Usa alla Difesa Pete Hegseth ha affermato che gli attacchi americani contro il pianificatore degli attacchi dell'Isis in Somalia avevano come obiettivo gli operativi dell'IS-Somalia sui monti Golis, nella regione semi-autonoma del Puntland. "La nostra valutazione iniziale è che diversi agenti sono stati uccisi negli attacchi aerei e nessun civile è rimasto ferito", ha affermato Hegseth in una nota.
"Questa azione riduce ulteriormente la capacità dell'Isis di progettare e condurre attacchi terroristici che minacciano i cittadini statunitensi, i nostri partner e civili innocenti e invia un chiaro segnale che gli Stati Uniti sono sempre pronti a scovare ed eliminare i terroristi che minacciano gli Stati Uniti e i nostri alleati". Lo Stato Islamico ha una presenza relativamente piccola in Somalia rispetto ad Al-Shabaab, legato ad Al-Qaeda, ma gli esperti hanno messo in guardia da una crescente attività del gruppo.