La “palestra che non esiste” di proprietà di Josefa Idem ha degli istruttori, dei soci che pagano un’iscrizione e una quarantina di macchine per il fitness. Mentre il ministro tedesco alle Pari opportunità si dice vittima di una cattiva gestione da parte dei “suoi tecnici”, si scopre che il mistero della casa – palestra non era mai stato nascosto. Censita come abitazione e ristrutturata senza autorizzazione, la Jajo Gym di Sefi Idem compare nel dépliant del Comune di Ravenna “Sport per tutti” come uno degli impianti disponibili sul territorio per fare attività fisica. Villetta lilla e bianca in via Carraia Bezzi alle porte di Ravenna, era affidata alla società sportiva dilettantistica di Maurizio Patanè, titolare della Srl Auto e Sports. Quello stesso Patanè che nell’ “accertamento di illecito” dell’11 giugno scorso autorizzato dal sindaco Pd Fabrizio Matteucci, ha dichiarato di essere l’affittuario. Una definizione che implica un contratto d’affitto e un pagamento registrato, documenti che ancora non si è riusciti a trovare. Contattato dal Fatto.it, l’uomo ha ribadito: “Io sono un semplice collaboratore di Guerrini”. Patanè ha indicato il marito della Idem come referente, ed è proprio in via Bezzi che ha sede l’associazione sportiva dilettantistica del Canoa Kayak.
“Il prezzo per un abbonamento varia dai 45 ai 60 euro al mese, a seconda del periodo e dell’abbonamento”, ha spiegato uno dei gestori a un cronista di Ravenna e Dintorni che si è finto cliente: “Per iscriversi basta un certificato medico. Ora siamo chiusi, ma presto riapriremo”. Ma se di attività commerciale si tratta, come vengono registrati gli incassi e pagati gli assunti? Domande che non riescono a trovare risposta. La struttura, pubblicizzata da una pagina Facebook con due amministratori Maurizio Patanè e Mario (rimossi nei giorni successivi allo scoppio del caso), è una sala a piano terra con varie macchine e attrezzi. La firma naturalmente è quella di Technogym, azienda leader del settore di proprietà di Nerio Alessandri che a pochi chilometri di distanza, a Cesena, ha inaugurato la Wellness Valley con il Presidente Napolitano a tagliare il nastro. E la politica nella misteriosa vicenda di “Sefi” Idem sembra c’entrare sempre di più. Assessore allo sport durante il comando di Vidmer Mercatali, potente sindaco Pd e poi Senatore a Palazzo Madama, a Ravenna è conosciuta come l’atleta assente sempre in giro per viaggi e allenamenti.
Per questo la palestra al piano terra, si giustifica il ministro, sarebbe stata affidata a collaboratori di sua fiducia che l’avrebbero tradita all’improvviso. Il mistero della casa – palestra si potrebbe risolvere mostrando qualche autorizzazione e un contratto, ma gli interessati continuano a restare in silenzio. Il marito Guglielmo Guerrini fa squillare a vuoto il cellulare da giorni e il ministro Idem, contattato dal Fatto Quotidiano, ha dichiarato di avere già spiegato tutto nell’intervista rilasciata a Repubblica.
Nella lunga chiacchierata comparsa sul giornale, manca però una domanda alla titolare del dicastero alle Pari Opportunità, quella sull’affitto della palestra e la gestione Patané : “Nella mia vita”, si è limitata a dichiarare, “ho passato sempre tre settimane al mese in canoa. Ho sempre delegato ai tecnici. Ancora l’altro giorno, a mia precisa domanda, il commercialista ha risposto che era tutto a posto. Se avessi immaginato di avere in carico qualche irregolarità amministrativa non avrei accettato di fare il ministro”. E continua: “Non posso accettare che si metta in dubbio la mia onestà. Quando sono cresciuti i figli abbiamo avuto bisogno di una casa più grande e ce la siamo costruita. Appena pronta ci siamo trasferiti, ma io ho continuato ad usare la vecchia casa sia come palestra che, in alcune occasioni, come ‘casa mia”. Un posto dove dormire prima delle gare, lasciare i propri oggetti personali. Ma la palestra ritenuta abusiva dall’accertamento di illecito era al primo piano e nessuno in casa si era mai preoccupato di metterla in regola.
Intanto monta il caso politico. “Chi è adesso il patacca?“, dice Pietro Vandini, consigliere comunale M5S a Ravenna, riferendosi alla battuta che l’ex canoista aveva utilizzato per definire Beppe Grillo. Josefa Idem però ha ribadito ancora una volta di non aver intenzione di dare le dimissioni. “Ci ho pensato molto”, ha detto a Repubblica, “però a fare il ministro non ho fatto una scelta né di comodo né di convenienza. Ho accettato di mettermi al servizio della comunità e ci ho rimesso sul piano della vita privata e affettiva e sul piano economico. Faccio un lavoro bellissimo e penso che ne valga la pena. Se il gioco al massacro prevede che sia questo il mio turno di essere fatta a pezzi io dico: la poltrona non mi interessa, mi interessa il progetto per cui sono stata chiamata”.