L’inchiesta sul controverso arbitrato che avrebbe favorito il faccendiere francese Bernard Tapie (e che sarebbe stato pilotato da Christine Lagarde, allora ministro dell’Economia, e più su, nel ruolo di burattinaio, da Nicolas Sarkozy, nelle sue funzioni, ai tempi, di presidente) procede lentamente, progressivamente, inesorabilmente. Ma procede. Oggi nuovo colpo di scena: Tapie, convocato dai giudici a Parigi per un nuovo interrogatorio, è stato subito posto in stato di fermo. Si trova in una sezione speciale dell’ospedale dell’Hotel-Dieu, che ospita le persone arrestate, ma con la necessità di cure sanitarie e assistenza medica specifica. Non è chiaro il perché sia finito subito lì, dato che, fino a ieri sera, continuava a rilasciare dichiarazioni sulla sua vicenda con i consueti toni spacconi. Non dava assolutamente l’idea di una persona bisognosa di cure.
Per capire quello che sta succedendo occorre fare diversi passi indietro. Si tratta di una sorta di telenovela, a metà fra business e politica. Tapie, attore-imprenditore-avvoltoio finanziario, prima vicino ai socialisti e poi diventato consigliere di Sarkozy, aveva rilevato, nel lontano 1990, il produttore di scarpe Adidas, allora in gravi difficoltà, grazie ai finanziamenti di Crédit Lyonnais, banca pubblica. Poi, però, l’istituto lo scaricò e lui iniziò una lunga battaglia giuridica (una delle tante) per ottenere generosi risarcimenti.
Ebbene, pochi mesi dopo le elezioni di Sarkozy, nel 2007, la Lagarde (oggi alla guida dell’influente Fondo monetario internazionale) venne nominata ministro dell’Economia. E decise (era nelle sue facoltà) di trasferire la vertenza Tapie dalla giustizia ordinaria a un arbitrato privato. Quell’istanza l’anno dopo dette ragione al “pirata” (uno dei suoi soprannomi) e gli riconobbe un risarcimento record di 403 milioni (poi, al netto delle abbondanti pendenze con il Fisco, a lui finirono in tasca 240 milioni).
Fin dagli inizi, quando la Lagarde prese la decisione di sottrarre la patata bollente alla magistratura, si gridò allo scandalo. Tutti sapevano che già durante la campagna elettorale Sarkozy aveva incontrato a più riprese il “comunicatore” Tapie, per strappare consigli su come convincere il francese medio. Sulla vicenda Tapie-Adidas si arrivò alla fine a un procedimento giudiziario, che ha ripreso slancio dopo la fine del mandato di Sarkozy, poco più di un anno fa. Negli ultimi mesi il cerchio si sta stringendo intorno ai principali protagonisti della vicenda. Risulta ormai incriminato Stéphane Richard, amministratore delegato del colosso della telefonia mobile Orange e soprattutto ex capo del gabinetto della Lagarde, quando era ministro.
E incriminati risultano anche Jean-François Rocchi, che era alla guida di un consorzio che gestiva l’eredità del Crédit Lyonnais (nel dopo-bancarotta: Tapie era solo una delle pendenze da risolvere), e poi Pierre Estoup, uno dei giudici arbitrali, chiamati a trattare l’affaire. E’ emerso che la decisione venne presa essenzialmente da lui. E che Estoup conosceva già molto bene Tapie. Dalle varie perquisizioni effettuate dagli inquirenti, è venuto fuori un libro regalato da Tapie a Estoup nel 1998 con la seguente dedica: “Il suo sostegno ha cambiato il corso del mio destino”. Secondo un’inchiesta pubblicata da Le Monde, il giudice avrebbe favorito Tapie in un altro procedimento, degli anni Novanta, relativo a forti irregolarità nei conti dell’Olympique de Marseille, allora squadra di calcio proprietà dell’imprenditore. E suo veicolo di popolarità in quei tempi.
Quanto alla Lagarde, per il momento è solo “testimone assistito”, ma la sua posizione potrebbe cambiare nei prossimi giorni. E’ stata resa nota una lettera da lei indirizzata a Sarkozy, dai toni imbarazzanti, che mostra la sudditanza della donna nei confronti del boss, l’ex presidente. Prossimamente dovrebbe essere convocato dai magistrati anche Claude Guéant (che era il segretario generale dell’Eliseo, personaggio chiave della corte di Sarkozy). Guéant era presente a un riunione che si tenne proprio all’Eliseo alla fine del luglio 2007. Vi parteciparono, fra gli altri, anche Richard, Tapie e Rocchi. E fu allora che Guéant annunciò: “Faremo l’arbitrato”. La Lagarde più tardi ubbidì. I contribuenti francesi pagarono in seguito una somma da capogiro all’amichetto di Sarkozy.