Un colpo al cerchio, uno alla botte. Da un lato Silvio Berlusconi incassa la sua nuova debolezza, dovuta alla condanna sul processo Ruby, dall’altra ottiene, in modo fermo, lo stop all’aumento dell’Iva. E l’ufficialità dell’accordo di maggioranza arriva, alla fine, proprio dalla diramazione, alle 20.50 di ieri, dell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri in programma alle 8,30 di domattina: il decreto legge sul lavoro comprenderà anche misure “in materia di Iva”. Ovvero il rinvio dell’aumento di 1 punto dell’aliquota massima che altrimenti scatterebbe il 1 luglio.
Una conferma che, si diceva, è arrivata solo pochi minuti dopo l’ingresso di Silvio Berlusconi alla cena-incontro con il premier Enrico Letta, presenti anche lo “zio”, Gianni Letta e Angelino Alfano. Nessun dettaglio, ovviamente, ma è convinzione comunque di tutte le fonti che per ora non si andrà oltre un rinvio di tre mesi. Con l’impegno però a continuare a lavorare per scongiurare l’aumento fino a fine anno, e poi sfruttare “la discesa” che per il premier Letta si aprirà davanti all’Italia a partire dal 2014.
E’ questo, in poche parole, quello che Letta ha ‘offerto’ sul piatto del leadere del Pdl furioso e deciso a dare seguito alle intenzioni più bellicose dei suoi “falchi”; senza promesse su Iva e Imu, andiamo allo show down. Lo suggeriva ieri anche Pietro Longo, il professore difensore di Berlusconi arrivato con il Capo da Milano e ieri alla Camera a discettare del processo e di quella strana idea sulla “concussione per costrizione” del collegio giudicante di Milano. “Tutti dicono che c’è una nuova maggioranza possibile se Berlusconi stacca la spina – diceva, girando la questione in politica – ma i numeri, in realtà, non ci sono perché il Pd è spaccato; abbiamo ancora noi la golden share…”.
Enrico Letta tutto questo lo sa bene. Tanto che durante la cena ha alzato le insegne, che gli sono usuali, del pacificatore. Proponendo lo slittamento dell’Iva per provare a siglare una tregua, almeno finché il governo non abbia scollinato “il gran premio della montagna” che – nella metafora ciclistica utilizzata dal premier in Senato qualche giorno fa – si troverà ad affrontare durante l’estate. Per ora prevale quindi la cautela, anche a costo di più di un malumore nel governo. Con i viceministri e i sottosegretari all’Economia frustrati nel loro tentativo di trovare coperture efficaci per un rinvio di 6 mesi dell’Iva dalla prudenza, giudicata addirittura “il terrore di spaventare qualcuno in Europa”, del ministro Fabrizio Saccomanni e dello stesso Letta. Ovviamente, visto il clima post processuale, da Berlusconi sono arrivate richieste molto nette sul tema della riforma della giustizia e la risposta di Letta è stata altrettato netta: “Ci sono delle altre priorità; prima il rispetto degli impegni europei, poi vedremo il resto”.
Dunque da palazzo Chigi, nessun dettaglio, al momento, sul contenuto del decreto Iva, ma per Letta è stato importante istaurare un canale di dialogo diretto con Berlusconi, in modo anche da ‘sollevare’ Angelino Alfano, sotto scacco da parte dei falchi Pdl, in particolare di Daniela Santanchè, dal difficile doppio ruolo di membro del governo e portatore delle istanze del Pdl. E soprattutto per riuscire a capire direttamente da Berlusconi quanto sia saldo il governo e quali siano le reali intenzioni. L’obiettivo dunque è arrivare al “falsopiano” che Letta intravede per l’autunno, quando per il premier arriveranno gli effetti sull’erario dei pagamenti della Pubblica Amministrazione verso le imprese, che potranno avere anche ripercussioni positive sull’economia. E a quel punto, con l’uscita dalla procedura per deficit eccessivo ormai acquisita (“Arriverà tra giovedì e venerdì”, ha assicurato Letta), il governo potrà “scrivere insieme al Parlamento” il bilancio 2014. E affrontare insieme al ‘secondo’ rinvio Iva anche la questione dell’Imu. Quello per Letta sarà il momento in cui l’Italia potrà iniziare a pensare alla “discesa” del 2014, con una legge finanziaria che potrà godere di “una flessibilità che ora non abbiamo”. Intanto, però, avanti con questa “pax” garantita dallo slittamento del punto di aumento dell’Iva. L’estate porterà consiglio, pensa Letta. O forse, anche no.