Dopo quasi quindici anni di programmazione, Blunotte scompare dal palinsesto di Raitre. Dalla Rai non è ancora arrivata alcuna comunicazione ufficiale, ma la trasmissione ideata e presentata da Carlo Lucarelli quest’anno non si farà, come ha anticipato lo scrittore in un’intervista a ilfattoquotidiano.it. L’azienda ha opposto questioni di tagli al budget, decisi dal direttore generale Luigi Gubitosi. Ma, a quanto si apprende, la cancellazione del programma che ha indagato sui “misteri italiani” più neri si è giocata su una cifra complessiva nell’ordine delle decine di migliaia di euro.
Una goccia, nel bilancio dell’azienda, che finisce però per affogare un fiore all’occhiello della programmazione di qualità del servizio pubblico. Dal 1999 a oggi – una prima serie del 1998 si chiamava “Mistero in blu” – Lucarelli e la sua squadra hanno portato nella prima serata televisiva approfondimenti sulle stragi, sul terrorismo rosso e nero, sulle mafie, sui delitti eccellenti, sul G8 di Genova, e negli ultimi anni anche su temi più strettamente sociali, come la tragedia dell’amianto, le carceri, i morti sul lavoro.
E’ vero che nelle ultime stagioni la trasmissione aveva registrato un calo di ascolti. Ma è anche vero che le inchieste di Blunotte, che richiedono mesi di lavorazione, non muoiono nello spazio di una sera. Molte di queste sono diventate dvd e contenuti on demand per le tv a pagamento. In più sono plurireplicate nei palinsesti serali di Raitre e continuano a essere “cliccate” nei canali web della Rai, certo più di quanto succeda a trasmissioni di maggior grido di cui il giorno dopo già si perde memoria. Senza contare le continue richieste da parte delle scuole, che ne fanno materiale didattico sulla storia dell’Italia contemporanea.
Blunotte è prodotto dalla società romana Etabeta. Data la richiesta di ridurre i costi, Lucarelli e i suoi avevano presentato un format più leggero e meno costoso: otto puntate di durata inferiore a un’ora (contro le quasi due ore toccate dalle versioni precendenti). Ma alla richiesta di ulteriori “sconti” arrivata dal direttore di rete Andrea Vianello, Etabeta ha gettato la spugna, giudicando impossibile affrontare la produzione. E se in tempo di crisi e di tagli il budget è sacro, fanno notare nei corridoi Rai, quando le cifre in ballo sono così modeste una soluzione si trova sempre. A patto che ci sia la volontà di tenersi stretti un programma e un autore di punta. E una redazione di quattro persone che ora vede il proprio lavoro a rischio.