Altro che nuovi cacciabombardieri F-35. A volte mancano persino i Canadair per spegnere gli incendi. Succede in Sardegna, dove l’ultima vittima delle fiamme è Capo Figari, area protetta della Gallura, a Golfo Aranci. Qui 22 ore di fuoco hanno distrutto oltre 600 ettari di macchia mediterranea, un’intera montagna. Niente più mufloni, solo tizzoni. E la rabbia del sindaco e del presidente della Regione, Ugo Cappellacci, che ha lanciato un appello: “Prima di pensare all’acquisto degli F-35, il governo doti la Sardegna di velivoli per la difesa dagli incendi”.

L’unica promessa per la Gallura, dopo i tagli, erano due Canadair di stanza a Olbia. Il governatore ha ricordato come, rispetto alla scorsa estate, l’isola ne abbia avuto in dotazione uno in meno (due al posto di tre) e spesso le toppe arrivano in corsa, ossia troppo tardi. La sforbiciata prevista al bilancio della Protezione civile è del 50 per cento e solo qualche giorno fa il prefetto Franco Gabrielli aveva rassicurato l’assessore regionale all’Ambiente, l’olbiese Andrea Biancareddu. E invece niente helitanker. O, meglio, è stato predisposto il bando di gara: forse saranno operativi, ma da fine luglio e a seconda del rischio. E poi ci sono 11 elicotteri, acquistati con risorse regionali (solo a giugno si sono recuperati i fondi per un altro). Dunque pochi soldi, e pochi mezzi. E nonostante le sollecitazioni dall’isola al governo, capita spesso che i Canadair siano fuori uso, magari dopo troppe ore trascorse in volo, o impegnati altrove, a centinaia di chilometri di distanza, o peggio ancora oltre Tirreno.

E’ quanto accaduto a Golfo Aranci: dopo un pomeriggio di fiamme, l’evacuazione di cinquanta bagnanti e alcune famiglie, non si è riusciti comunque a domare il rogo. In piena notte i focolai hanno ripreso vita, il maestrale si è trasformato in libeccio e in tanti, inermi, hanno assistito alla distruzione dell’altro versante di Capo Figari. Tra loro anche il sindaco, Giuseppe Fasolino, che ha convocato la giunta comunale per chiedere lo stato di calamità. Ed è sua la denuncia più accorata: “Ci hanno lasciati soli, i soccorsi sono arrivati tardi: lo Stato era assente. I Canadair, gli unici che potevano salvarci, erano in avaria”. La zona è infatti impervia e l’intervento delle squadre a terra di Vigili del fuoco, Protezione civile, Forestale e volontari era limitato. “Servivano gli aerei – racconta a ilfattoquotidiano.it – a Olbia ce ne dovrebbero essere due. Ma lunedì uno era a Nuoro ed è arrivato un’ora e mezza dopo, l’altro fermo per un guasto. All’alba il vero dramma: nessun Canadair può volare prima delle 6. L’unico disponibile è arrivato alle 8. Allora, nella disperazione, ho chiamato il presidente della Regione. Ha sollecitato l’intervento di un altro, da Roma Ciampino: ma non c’era più nulla da bruciare, né da salvare. E per fortuna il fuoco non ha raggiunto le case, altrimenti oggi avremmo contato i morti”. Il paese, poi, circa 2.500 abitanti da giugno è meta turistica e punto di imbarco per Livorno e la Corsica.

Ma è possibile che un sito di interesse comunitario diventi cenere in meno di un giorno? In realtà, come conferma il sindaco, attorno all’area mancava la fascia antincendio: i terreni di privati, e non, devono essere ripuliti proprio per togliere miccia e combustibile agli incendiari. E non è stato fatto: “La competenza è della Regione, ma la fascia non avrebbe salvato Capo Figari perché le fiamme – spiega – sono partite al di là del perimetro”. Speculazione edilizia? Fasolino smentisce: “Non penso: è area H, di salvaguardia ambientale. Un gesto gratuito, e chissà tra quanti decenni potremo rivedere il verde”.

Rilancia le polemiche e punta il dito anche e soprattutto sulla mancata prevenzione il consigliere comunale (e provinciale) del Pd, Andrea Viola: “Lì c’era una bomba ad orologeria: vere praterie di fieno, il vento e il cerino hanno fatto il resto”. Non sono bastate le segnalazioni a spronare il Comune, spiega, e aggiunge: “Mancava il colonnino per le autobotti, alcuni uomini della Protezione civile mi hanno raccontato di aver percorso chilometri per rifornirsi d’acqua”. E ancora: “Si sono spesi tanti soldi in statue e gemellaggi e non siamo riusciti a difendere il patrimonio ambientale”. Per Giorgio Cicalò, direttore generale della Protezione civile Sardegna: “La questione spegnimento non è la soluzione, specie in territori fragili come il nostro. Purtroppo i Canadair sono delle macchine, e possono andare in avaria”. A suo dire il problema è soprattutto la prevenzione, anche urbanistica. Poi c’è la burocrazia.

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