Chi non ricorda le immagini del conflitto in Iraq? Dopo il grande clamore mediatico, nel 2012 del Paese mediorientale si è sentito parlare solo 12 volte. Di Haiti, nel 2010 al centro dell’attenzione dei giornali per il terremoto devastante che ha colpito l’isola, invece, si ha avuto notizia due volte. “Siamo ciechi che pur vedendo non vedono”, scriveva Josè Saramago nel suo romanzo “Cecità” e questo è lo stesso allarme lanciato da Medici Senza Frontiere: le crisi umanitarie stanno scomparendo dai telegiornali italiani. E’ Loris De Filippi, presidente di Msf Italia a spiegare la situazione: “C’è un netto peggioramento. La voce delle vittime delle crisi umanitarie non raggiunge gli italiani, perché i media ne parlano sempre meno. Il 2012 è stato l’anno peggiore: contesti come la Repubblica Centrafricana o alcune malattie tropicali sono state totalmente dimenticati. L’Aids è sparito”.
“SOLO 4 PER CENTO DEI SERVIZI DEI TELEGIORNALI” – Mali, Sudan, Repubblica centrafricana: le situazioni di difficoltà dimenticate sono molte. “Nel 2012 i telegiornali hanno dedicato solo il 4 per cento dei servizi a contesti di crisi, conflitti, emergenze umanitarie e sanitarie – avverte Msf, che ha presentato a Roma il “9° Rapporto – Le crisi umanitarie dimenticate dai media nel 2012“, patrocinato dalla Federazione Nazionale della stampa italiana – E’ il dato più basso dal 2006, cioé da quando l’organizzazione ha iniziato il monitoraggio dei Tg.” Insomma, fa sapere Medici senza frontiere: “Le crisi umanitarie da dimenticate sono diventati invisibili, mentre la fine del mondo profetizzata dai Maya ha meritato 30 notizie”. Nel suo studio l’Osservatorio di Pavia per Medici senza Frontiere ha preso in considerazione i maggiori telegiornali nazionali Rai e Mediaset nell’orario prime time e quello di La7.
“ASSENZA DI GRANDI DRAMMI INTERNAZIONALI” – E i dati che emergono sono quello di un anno “nero” per l’informazione dedicata alle crisi, con un totale, nel 2012, di 1794 notizie di approfondimento su temi di problematiche umanitarie internazionali. Questo perché ciò che attira maggiormente l’attenzione dei media è un’altro tipo di crisi, quella economica. Complice una congiuntura particolarmente sfavorevole, l’anno scorso i grandi protagonisti dello spazio informativo sono stati crisi economica e scandali politici, con una copertura di circa il 40 per cento. Grande spazio anche alla criminalità. Ma non solo. Causa della mancanza di eco di queste notizie è anche “l’assenza di grandi drammi internazionali in grado di calamitare l’attenzione dell’opinione pubblica”. E quando non si parla di crisi? Anche le cosiddette “soft news“, molto seguite dai media tricolore, hanno registrato un calo di presenza, “con il 6 per cento dello spazio dell’agenda dei telegiornali. Un numero pari a 3201 notizie“. Sono “le curiosità sul mondo animale a ricevere una grande informazione: ben 70 notizie in 12 mesi di informazione serale”, si legge. Insomma, storie di gatti e cani attirano di più della fame nel mondo.
DISTRIBUZIONI PER EVENTI – “Quando si parla di crisi – in quasi due terzi dei casi ci si riferisce a scenari di guerra e di conflitto“, si legge nel rapporto di Msf. E in pole position ci sono la “Siria e l’Afghanistan“. Ma il racconto che si fa di quelle zone, soprattutto dell’Afghanistan, è comunque legato a una “personalizzazione della crisi, connessa al coinvolgimento dei nostri connazionali, militari e civili impegnati nello scenario di conflitto”. Ci sono aree poi “la cui visibilità è collegata a singoli eventi, che nella maggior parte dei casi coinvolge cittadini occidentali o italiani”. E’ il caso, ad esempio del racconto delle proteste egiziane, e dell’instabilità politica del territorio al centro di 195 notizie. E lo stesso è avvenuto per l’Algeria, con il rapimento della cooperatrice italiana Rossella Urru. Quasi scomparse, invece, le news su crisi sanitarie connesse alle epidemie e a quelle umanitarie dovute a fame e malnutrizione. In un anno se ne ha avuto notizia solo 13 volte.
C’E’ CRISI E CRISI, ALCUNI PAESI RICORDATI SOLO PER ATTORI – “Quello che si rileva è una visibilità continua di alcune crisi umanitarie – conferma il rapporto – sui media, e ne è un esempio la guerra civile in Siria, e la visibilità “ciclica” di alcuni eventi, legati a quelli che vengono considerati momenti di “notiziabilità”. Uno degli eventi considerato “notiziabile”, che ha riportato sotto i riflettori il caso Sudan, è stato l’arresto dell’attore George Clooney durante un sit in di protesta davanti all’ambasciata del Paese africano negli Stati Uniti. Lo stesso è avvenuto per i servizi in cui si parla della piaga Aids: la malattia si è guadagnata un passaggio televisivo in occasione delle sfilate di Milano, dove è stato raccontato l’impegno dell’attrice Sharon Stone nella lotta alla malattia. C’è poi un grande silenzio su alcune vicende, colpite da “invisibilità cronica“.
LE CRISI DIMENTICATE DISTRIBUITE PER RETE E IL CONFRONTO CON I MEDIA ESTERI – Tra i notiziari, “fanalino di coda è Studio Aperto con il 2 per cento, mentre il telegiornale che ha dato maggiore spazio è il Tg1, con il 6 per cento”. Seguono il Tg3 con oltre il 5 per cento, il Tg2 a pari merito con il Tg La7 con il 4,6 per cento, il 3,8% del Tg5 e il Tg4 con il 2,8 per cento. E all’estero? La differenze, più che quantitativa è qualitativa. “I media internazionali approfondiscono di più, spesso affidano a reportage il compito di raccontare la crisi in una cornice più ampia che descriva anche la situazione geo politica che lo accompagna”, spiega il report.
ITALIANI CHIEDONO PIU’ INFORMAZIONE – Il dato però è in controtendenza con un’altra ricerca, commissionata da Medici senza Frontiere all’Eurisko: il 63 per cento della popolazione italiana – afferma l’organizzazione – desidera ricevere dai media più informazioni sulle emergenze umanitarie”. Proprio per questo Msf ha dato il via alla campagna “Crisi dimenticate”, con cui viene chiesto ai responsabili dei media e dei principali Gruppi editoriali di portare queste crisi all’attenzione del Paese. “Chiediamo ai media italiani di non chiudere la porta a un mondo che è sempre più vicino a noi ed è sempre più importante comprendere e raggiungere”, conclude Loris de Filippi.