Le tre ragazze Femen arrestate perché han protestato a seno nudo. Condannate a 4 mesi senza condizionale, il che non era ancora accaduto nei mondi dove manifestano le Femen. Poi scarcerate al processo d’appello ma con la condanna confermata. Amina, la Femen tunisina origine del caso, in carcere dal 19 maggio solo per essersi presentata a Kairuan e aver fatto una scritta sul muretto. E’ questa la Tunisia? Weld 15, il rapper condannato a due anni di carcere senza condizionale per una canzone di insulti alla polizia, un linguaggio rap minaccioso sì ma che in tanti altri paesi del mondo non porta in carcere. E’ questa la Tunisia? Jabeur el Mejhri, giovane condannato a 7 anni di prigione per oltraggio alla religione per aver pubblicato – su Facebook! – vignette su Maometto di cui neanche era l ‘autore . Un caso di cui si stanno occupando Amnesty e altre organizzazioni, tanto è clamoroso. Il paese della speranza democratico-rivoluzionaria del 2011 è scivolato così indietro?
Ma la Tunisia è anche il paese di chi porta alla luce questi casi, di chi li contrasta, di chi difende questi imputati, anche quando non è popolare farlo. E’ il paese di Souhaib Bahri, un ragazzone di quasi due metri svelto preciso e poco prolisso che si è presentato spontaneamente per difendere Amina, e lo fa a sue spese, nessuno lo paga. Certo, lo fa anche per farsi conoscere, per farsi pubblicità, e lo ammette (“per noi giovani avvocati è fondamentale farci conoscere”). Ma si è fatto avanti per primo, quando nessuno osava difenderla. “E’ stata arrestata la domenica, tre giorni dopo ero la prima persona in assoluto che chiedeva di vederla.” Souhaib Bahri non vuole politicizzare troppo il discorso, ma fa parte di quella Tunisia irriducibilmente laica che lo porta a dire – ” lo scriva pure, mi sconcerta molto di più un volto nascosto dal velo integrale, dal niqab, che un seno femminile scoperto.” Tra gli avvocati, come in altre professioni liberali e analoghi ambienti sociali, non c’è partita. Il candidato islamista alla presidenza dell’ordine degli avvocati è stato sonoramente sconfitto dal candidato laico, 85 a 15. Diversa, anche se non necessariamente opposta, è la situazione nei ceti popolari. E ancora diversa – in tal caso opposta – è la reattività verso quelli che sono considerati tabù (vignette del Profeta o anche solo rappresentazioni della Divinità, nudi integrali, omosessualità dichiarata e poco altro) e sono considerati tali anche da una parte di quelli che noi chiameremmo laici. Sono queste 3 diverse dimensioni a comporre il quadro.
Parlando con Souhaib Bahri mi si conferma l’impressione che la sequenza di casi represssivi che abbiamo citato si componga di due dinamiche completamente diverse. Da una parte ci sono comportamenti repressivi da parte della polizia o della magistratura che potremmo ottimisticamente definire residuali in continuità col vecchio regime. Istintivamente, anche al di fuori di qualunque disegno politico e magari persino al di là e contro gli interessi del governo islamista, persistono modi di fare autoritari.
“Dopo che han deciso di scarcerare le Femen noi avvocati siamo andati ad attenderle all’uscita del carcere. Hanno ricevuto l’espulsione, ma questo non giustifica la cacciata dei giornalisti, il rifiuto di farcele incontrare, la corsa a 130 all’ora all’aeroporto etc.. Nessuno scopo particolare: il solito vecchio modo di fare.”
Spesso di ciò poi la polizia si scusa, mentre i magistrati si correggono, come han fatto in appello per le Femen sollecitati esplicitamente ( anche questo è curioso) dallo stesso capo del Governo ( ” se non lo fa la magistratura dovremo trovare un modo di scarcerarle” ha detto il Primo Ministro).
Altra cosa, altro ordine di idee e insieme di meccanismi, è il risultato della pressione islamista sulla magistratura. Questo non è residuale, ma è per certi versi del tutto nuovo, come per le associazioni di stampo islamista che denunciano comportamenti giudicati ostili alla religione e che chiedono continuamente di costituirsi parte civile. Nel caso del rapper, per esempio, invece, le pressioni islamiste non c’entrano niente.
La dimostrazione estrema della differenza tra la dinamica repressiva “pura” e quella sollecitata dagi islamisti si ha quando la polizia – e non è raro – usa il pugno di ferro contro i giovani arrabbiati mobilitati dai salafiti. Spesso c’entrano poco o niente con le bandiere nere e con i loro richiami, sarebbero a far barricate anche sotto altre bandiere. Ma quando il governo decide che bisogna far vedere che si prendono le distanze dai salafiti allora la polizia non esita a sparare e a uccidere qualcuno di questi ragazzi di borgata. Un gruppo di coraggiosi giovani giornalisti, insieme a Human Rights watch, sta scoprendo e denunciando queste storie.
Pressioni bigotte. Violenze della polizia. Sono tutto sommato cose che succedono nei periodi di transizione e di apprendistato. Del resto succedono anche da noi, che l’età dell’apprendistato l’abbiamo superata da un pezzo.

C’ è un volto nuovo in queste vicende, quello fresco e grazioso della 23 enne Yamina Thiabet, una studentessa d medicina che fa da presidente e portavoce alla Associazione per la Difesa delle Minoranze. Parla bene, è passionale ma precisissima nelle conferenze stampa.
Le chiedo “ma forti solo di qualche parola e delle vostre conferenze stampa , senza un movimento di massa alle spalle, ottenete risultati?” “Certo, mi risponde, li otteniamo perché documentiamo le nostre ragioni e perché la Tunisia non può sottrarsi ai diritti umani.”
C’è sempre da battagliate e vigilare, ma i risultati si ottengono, si possono ottenere non c’è un nuovo regime in via di consolidamento. E l’attenzione europea è molto importante.
Paolo Hutter
Giornalista, ambientalista
Mondo - 1 Luglio 2013
Soprusi, ma non regime. La verità sulla Tunisia
Le tre ragazze Femen arrestate perché han protestato a seno nudo. Condannate a 4 mesi senza condizionale, il che non era ancora accaduto nei mondi dove manifestano le Femen. Poi scarcerate al processo d’appello ma con la condanna confermata. Amina, la Femen tunisina origine del caso, in carcere dal 19 maggio solo per essersi presentata a Kairuan e aver fatto una scritta sul muretto. E’ questa la Tunisia? Weld 15, il rapper condannato a due anni di carcere senza condizionale per una canzone di insulti alla polizia, un linguaggio rap minaccioso sì ma che in tanti altri paesi del mondo non porta in carcere. E’ questa la Tunisia? Jabeur el Mejhri, giovane condannato a 7 anni di prigione per oltraggio alla religione per aver pubblicato – su Facebook! – vignette su Maometto di cui neanche era l ‘autore . Un caso di cui si stanno occupando Amnesty e altre organizzazioni, tanto è clamoroso. Il paese della speranza democratico-rivoluzionaria del 2011 è scivolato così indietro?
Parlando con Souhaib Bahri mi si conferma l’impressione che la sequenza di casi represssivi che abbiamo citato si componga di due dinamiche completamente diverse. Da una parte ci sono comportamenti repressivi da parte della polizia o della magistratura che potremmo ottimisticamente definire residuali in continuità col vecchio regime. Istintivamente, anche al di fuori di qualunque disegno politico e magari persino al di là e contro gli interessi del governo islamista, persistono modi di fare autoritari.
“Dopo che han deciso di scarcerare le Femen noi avvocati siamo andati ad attenderle all’uscita del carcere. Hanno ricevuto l’espulsione, ma questo non giustifica la cacciata dei giornalisti, il rifiuto di farcele incontrare, la corsa a 130 all’ora all’aeroporto etc.. Nessuno scopo particolare: il solito vecchio modo di fare.”
Spesso di ciò poi la polizia si scusa, mentre i magistrati si correggono, come han fatto in appello per le Femen sollecitati esplicitamente ( anche questo è curioso) dallo stesso capo del Governo ( ” se non lo fa la magistratura dovremo trovare un modo di scarcerarle” ha detto il Primo Ministro).
Altra cosa, altro ordine di idee e insieme di meccanismi, è il risultato della pressione islamista sulla magistratura. Questo non è residuale, ma è per certi versi del tutto nuovo, come per le associazioni di stampo islamista che denunciano comportamenti giudicati ostili alla religione e che chiedono continuamente di costituirsi parte civile. Nel caso del rapper, per esempio, invece, le pressioni islamiste non c’entrano niente.
La dimostrazione estrema della differenza tra la dinamica repressiva “pura” e quella sollecitata dagi islamisti si ha quando la polizia – e non è raro – usa il pugno di ferro contro i giovani arrabbiati mobilitati dai salafiti. Spesso c’entrano poco o niente con le bandiere nere e con i loro richiami, sarebbero a far barricate anche sotto altre bandiere. Ma quando il governo decide che bisogna far vedere che si prendono le distanze dai salafiti allora la polizia non esita a sparare e a uccidere qualcuno di questi ragazzi di borgata. Un gruppo di coraggiosi giovani giornalisti, insieme a Human Rights watch, sta scoprendo e denunciando queste storie.
Pressioni bigotte. Violenze della polizia. Sono tutto sommato cose che succedono nei periodi di transizione e di apprendistato. Del resto succedono anche da noi, che l’età dell’apprendistato l’abbiamo superata da un pezzo.
C’ è un volto nuovo in queste vicende, quello fresco e grazioso della 23 enne Yamina Thiabet, una studentessa d medicina che fa da presidente e portavoce alla Associazione per la Difesa delle Minoranze. Parla bene, è passionale ma precisissima nelle conferenze stampa.
Le chiedo “ma forti solo di qualche parola e delle vostre conferenze stampa , senza un movimento di massa alle spalle, ottenete risultati?” “Certo, mi risponde, li otteniamo perché documentiamo le nostre ragioni e perché la Tunisia non può sottrarsi ai diritti umani.”
C’è sempre da battagliate e vigilare, ma i risultati si ottengono, si possono ottenere non c’è un nuovo regime in via di consolidamento. E l’attenzione europea è molto importante.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Cresce del 10% il consumo televisivo notturno e questo grazie anche ai device che consentono di guardare la tv comodamente a letto, nei locali, in viaggio, nella cuccetta di un treno e via discorrendo. Secondo il report di OmnicomMediaGroup, centro media quotato in Borsa che elabora per conto del quotidiano Libero i dati Auditel, il consumo della tv di notte ha raggiunto numeri importanti. Forse anche per effetto della Total Audience Auditel, che misura appunto l'utenza sui device tecnologici, OmnicomMediaGroup stima una cifra media di oltre 2 milioni di aficionados giornalieri dei programmi notturni con più di 3 milioni di contatti, con aumenti consistenti durante i weekend.
Fra i format più seguiti film, serie tv, news, documentari e naturalmente sport. Domenica notte, per esempio, dopo "La domenica sportiva", "L'altra DS" su Rai 2 dopo l'una ha tenuto una media di 273mila spettatori col 5.5% di share mentre su Canale 5 "Pressing", terminato quasi alle due, ha incollato davanti allo schermo 677mila spettatori medi col 12.1% di share.
Nella notte tra sabato e domenica, invece, "Sport Mediaset-La Giornata" su Italia 1 verso le due e mezza ha totalizzato 116mila teleutenti col 4.5% di share mentre il film "The Town" della serie "I Bellissimi" di Rete 4 fino alle due e mezza ha viaggiato su una media di oltre 150mila spettatori col 6.2% di share e a seguire "Ciak News", il format di news sulle uscite al cinema, ha segnato 128mila teste col 5.2%. Alle quattro di notte, sempre su Rete 4, erano in 50mila (3.6% di share) a vedere "Sandokan, la tigre di Mompracem" di Umberto Lenzi del 1963.
Ottimi riscontri anche per "Applausi" di Gigi Marzullo su Rai 1 dopo le due di notte (131mila teste e 6% di share), la rubrica di Rainews24 "TuttiFrutti" in onda verso le tre in simulcast su Rai 1 (120mila persone con il 7.1% di share), la replica di "Striscia la Notizia" su Canale 5 verso le tre (165mila utenti col 10.3% di share), o il tg "Studio Aperto La Giornata" su Italia 1 dopo le due (115mila teste col 4.5% di share) o ancora il talk "Accordi & Disaccordi" sul Nove verso le due e un quarto (101mila spettatori col 4.2% di share). Ma sorprendono anche i quasi 100mila spettatori (3.8% di share) che alle due e mezza e fino alle tre e passa di sabato notte seguivano su Real Time "Body Bizarre", format su persone affette da patologie rare. Consumo leggermente più alto al Nord, con picchi del 15% di share, poi il Sud che arriva a punte del 10%.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "Lilly è da sempre protagonista nella lotta al diabete, una delle principali sfide di salute pubblica, grazie a un impegno costante nella ricerca e nello sviluppo di terapie innovative. Un'eredità scientifica iniziata nel 1923 con la prima insulina disponibile in commercio, che ha segnato una svolta nella gestione della patologia e che Lilly ha continuato a perfezionare con l'introduzione della prima insulina umana ottenuta con Dna ricombinante negli anni '80. Oggi, questo impegno si rinnova con tirzepatide, una terapia innovativa per il diabete di tipo 2, frutto di decenni di ricerca metabolica". Lo ha detto Federico Villa, Associate Vice President Corporate Affairs & Patient Access Lilly Italy Hub, nel suo intervento oggi a Roma alla conferenza stampa 'Diabete di tipo 2: investire in salute, tra accesso all'innovazione ed efficienza del Ssn, è la sfida per il futuro', promossa da Lilly.
"Tirzepatide non solo migliora il controllo glicemico e riduce i fattori di rischio cardiovascolare, ma supporta anche la perdita di peso, un fattore chiave nella gestione della malattia, rispondendo a un bisogno clinico ancora insoddisfatto", evidenzia Villa. "Lilly - sottolinea - continua a investire significativamente in ricerca e a rafforzare la propria presenza nell'area del diabete: nello stabilimento di Sesto Fiorentino, tra i più grandi centri europei per la produzione di farmaci biotecnologici, Lilly produce insulina da Dna ricombinante e farmaci innovativi per la cura del diabete come tirzepatide - che definisco orgogliosamente un farmaco 'made in Italy' - confermando un impegno storico nella cura di questa patologia e garantendo soluzioni terapeutiche all'avanguardia per i pazienti di oggi e di domani".
E dopo l'ok dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alla rimborsabilità di tirzepatide, il primo e fino ad oggi unico farmaco di una nuova classe terapeutica, agonista recettoriale di Gip e Glp-1, per Villa "ora è fondamentale accelerare anche i processi regionali per evitare di creare differenze troppo forti a livello territoriale nell'accesso alle cure e garantire gli stessi livelli di cura a tutti i pazienti diabetici sul territorio nazionale". Come "azienda - conclude - ci siamo impegnati molto per far sì che tirzepatide potesse essere disponibile per tutti i pazienti che ne avessero bisogno in ogni regione, andando anche a rispondere al problema delle carenze che ha caratterizzato questa classe di farmaci negli ultimi anni. Forti di un'alleanza che va avanti da anni, abbiamo lavorato con tutti gli stakeholder coinvolti nel percorso di cura del paziente, specialisti, medici di famiglia e farmacisti, al fine di valorizzare un percorso di cura integrato ed efficiente a beneficio del paziente, garantendo prossimità di cura e rapido accesso all'innovazione. Innovazione che a sua volta offre poi risparmi diretti e indiretti per il sistema, riducendo complicazioni e prevenendo il carico sugli ospedali e sul sistema sociale e previdenziale. L'innovatività nell'ambito delle cronicità non è sempre valorizzata a sufficienza, ma è capace di generare enormi impatti di salute anche a causa dell'alta prevalenza e crescente incidenza di patologie come diabete e obesità. Farmaci come tirzepatide offrono oggi al clinico uno strumento di cura olistico per pazienti affetti da questa grave patologia".
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "La lipoproteina (a) rappresenta un ulteriore fattore di rischio in ambito cardiovascolare. E' stata categorizzata come fattore di rischio indipendente, ma ha anche la capacità di peggiorare la situazione di pazienti che già ne presentano altri. La Lp(a) non è altro che una componente dell'Ldl che lo rende ancora più aterogeno e aggressivo per i nostri vasi. Geneticamente determinata, si può testare con un classico esame del sangue. Basta misurarla un'unica volta e avremo una stima significativa del suo valore con piccole oscillazioni nel corso della vita". Lo ha detto Mario Crisci, dirigente medico Uoc Cardiologia interventistica presso l'Azienda ospedaliera di rilievo nazionale (Aorn) dei Colli, ospedale Monaldi di Napoli, in occasione dell’incontro 'Non solo colesterolo Ldl: alla scoperta della Lipoproteina (a)', organizzato da Novartis questa mattina a Milano.
"Non esiste un identikit valido per tutti i soggetti a rischio cardiovascolare - prosegue Crisci - ognuno ha la sua categoria che viene determinata sulla base di alcune caratteristiche cliniche come colesterolo, ipertensione arteriosa, glicemia, fumo di sigaretta. Sulla base di questo, siamo in grado di valutare, attraverso degli score, il rischio del paziente e dividerlo in categorie da basso a moderato, elevato e molto elevato. Sulla base della categoria di rischio andiamo ad adattare lo screening cardiovascolare ed eventualmente a decidere i target terapeutici da raggiungere. Questo ha un grosso impatto nello screening della popolazione e andrebbe sempre effettuato nel corso di una semplice visita o di medicina generale o cardiologica".
Oggi la sfida nella gestione dei pazienti con elevati livelli di Lp(a) è gravata dal fatto che non esistono farmaci approvati specificamente per ridurne i livelli, pertanto, i medici si concentrano su strategie indirette. "Attualmente solo la plasmaferesi è in grado di ridurre in modo significativo i livelli di lipoproteina(a), ma è una tecnica abbastanza invasiva - spiega Crisci - Dal punto di vista farmacologico nessun'altra molecola ha un grosso impatto su di essa. Sono, però, in corso degli studi con Aso e siRna che sono nuove tecnologie e farmaci davvero innovativi che possono abbattere in modo significativo il livello Lp(a) e ridurre il rischio cardiovascolare dei nostri pazienti".
Caltanissetta, 18 mar. (Adnkronos) - Nel 2016 il collaboratore di giustizia, ex agente della Polizia penitenziaria Pietro Riggio, avrebbe ricevuto pressioni dai vertici dei Servizi segreti "per non accusare" Antonello Montante, l'ex Presidente degli industriali siciliani condannato per corruzione. Lo ha ribadito, proseguendo la deposizione al processo per il depistaggio a carico di due ex generali dei carabinieri in pensione accusati del reato di depistaggio, gli ufficiali Angiolo Pellegrini, 82 anni, storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone, e Alberto Tersigni, 63 anni, entrambi per anni in forza alla Dia.montante, "Sono stato agganciato presso uno studio legale di Latina, dove allora ero sotto protezione - dice Riggio - dal generale Nicolò Pollari, che ebbe a sollecitarmi, quasi a rimproverarmi, perché stavamo perseguendo Montante e lui sollecitava che dovevamo lasciarlo in pace". L'ex poliziotto della penitenziaria, in rapporti con la criminalità organizzata prima di collaborare, sostiene di essere stato intimorito nel 2016 a Latina, la città dove ha vissuto sotto protezione per diversi anni quando era collaboratore di giustizia, ma prima che fornisse le nuove dichiarazioni. Avvertimenti sui quali aleggia l'ombra degli 007 italiani, come ha spiegato oggi ancora una volta, come fece al processo trattativa Stato-Mafia. E anche oggi ha tirato direttamente in ballo il generale Nicolò Pollari, ex numero uno del servizio segreto militare ai tempi del Sismi, il quale lo avrebbe cercato nello studio legale del suo avvocato latinense.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - Ha un ruolo determinante come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (Cv), ancora oggi prima causa di morte e disabilità al mondo. E' la lipoproteina (a), nota anche come Lp(a), condizione ereditaria nascosta nei geni di 1 persona su 5. Scoperta nel 1963 da Kåre Berg, il suo rapporto causale con la malattia coronarica e l'infarto del miocardio è stato definito in modo inequivocabile nel 2009 con lo studio genetico realizzato dal consorzio europeo di ricerca Procardis. Ampi studi prospettici successivi hanno ulteriormente confermato come elevati livelli di Lp(a) (>50 mg/dl) contribuiscano allo sviluppo di aterosclerosi e stenosi aortica, entrambe causa di infarto miocardico e ictus, rendendola così una delle variabili da monitorare, soprattutto nella prevenzione secondaria delle malattie Cv. Se ne è parlato oggi, a pochi giorni dalla Giornata mondiale della Lp(a) in programma il 24 marzo, in un evento organizzato da Novartis.
La lipoproteina(a) è una particella sferica biosintetizzata nel fegato costituita da una lipoproteina Ldl a cui si aggiunge la apolipoproteina(a), o Apo(a), mediante formazione di un ponte disolfuro tra apolipoproteina B100 e Apo(a). E' determinata geneticamente, codificata dal gene Lpa situato sul cromosoma 6q26-27, e i suoi livelli, che restano pressoché stabili nel corso della vita, non sono modificabili con cambiamenti dello stile di vita come dieta ed esercizio fisico. Da un punto di vista epidemiologico, le donne over 50 presentano maggiori concentrazioni di Lp(a), pari a circa il 17% in più rispetto agli uomini, un aumento che coincide generalmente con la menopausa. A coloro che hanno testato la Lp(a) prima della menopausa andrebbe quindi consigliato di ripetere il dosaggio dopo la menopausa, o comunque entro 5 anni dal compimento dei 50 anni.
Uno studio prospettico del 2022 ha inoltre evidenziato che i soggetti geneticamente predisposti presentano livelli elevati di Lp(a) sin dalla nascita. Sebbene nei primi anni di vita i livelli di lipoproteina(a) siano generalmente bassi, il sangue del cordone ombelicale può essere un valido indicatore dei livelli di Lp(a) del sangue venoso neonatale che, se ≥ 90° percentile, possono aiutare l'identificazione dei neonati a rischio di sviluppare livelli elevati di Lp(a) in futuro. Valori superiori a 30 mg/dL sono stati associati a un aumento del rischio di ictus ischemico primario e ricorrente nei bambini e negli adolescenti.
"Il rischio cardiovascolare legato alla lipoproteina (a) sta diventando sempre più un tema di attenzione, soprattutto nei pazienti con precedenti eventi acuti o altre patologie cardiache - spiega Claudio Bilato, direttore della Cardiologia degli ospedali dell'Ovest Vicentino e professore a contratto presso la scuola di specializzazione in Malattie dell'apparato cardiovascolare dell'università di Padova - Studi recenti mostrano che livelli elevati di Lp(a) possono aumentare del 20% il rischio di infarti o ictus, indipendentemente dai fattori di rischio tradizionali. Questo rende evidente che non considerare la Lp(a) nella valutazione complessiva del rischio cardiovascolare ne determina una sottostima. Al contrario, quindi, il suo dosaggio andrebbe incluso per una corretta ridefinizione del livello di rischio".
La Lp(a) è un fattore di rischio indipendente, poiché non legato ad alcuno dei tradizionali fattori di rischio Cv come dislipidemia, obesità e fumo, ed è un parametro importate nel definire o riclassificare il rischio Cv complessivo del paziente: elevati livelli di Lp(a) conferiscono un rischio più elevato ai soggetti con ipercolesterolemia, pur non influenzando i livelli di Ldl-C. Il dosaggio della Lp(a) andrebbe effettuato in pazienti a medio-alto rischio Cv per una migliore riclassificazione del rischio, in pazienti con eventi acuti recenti, prematuri o ricorrenti (anche in caso di controllo ottimale dei fattori di rischio convenzionali) e in pazienti con una storia familiare di eventi Cv prematuri, in pazienti con dislipidemie genetiche o in soggetti con significativa familiarità per malattia cardiovascolare. In particolare, per i pazienti con eventi acuti recenti, l'ospedalizzazione rappresenta un'opportunità indicata per valutare il rischio CV mediato dalla Lp(a) poiché i suoi livelli si abbassano immediatamente dopo l’evento, ma possono triplicarsi nelle settimane successive.
"La Lp(a) è un fattore di rischio che predice e peggiora il rischio cardiovascolare. Questo suggerisce come lo screening rappresenti un'opportunità concreta per prevenire eventi acuti evitabili - afferma Mario Crisci, dirigente medico Uoc Cardiologia interventistica, Aorn dei Colli - ospedale Monaldi, Napoli - La misurazione della Lp(a), dovrebbe essere presa in considerazione almeno una volta nella vita di ogni adulto per identificare coloro con livelli ereditari molto elevati. Il suo dosaggio andrebbe inserito nel normale percorso di ospedalizzazione a seguito di sindrome coronarica acuta o ictus e ripetuto a distanza di 1-3 settimane dall'evento acuto".
Oggi la sfida nella gestione dei pazienti con elevati livelli di Lp(a) è gravata dal fatto che non esistono farmaci approvati specificamente per ridurne i livelli, pertanto i medici si concentrano su strategie indirette, come il controllo di altri fattori di rischio Cv, tra cui il colesterolo Ldl, l'ipertensione, il diabete e l'infiammazione. Nei casi più gravi si ricorre all'aferesi delle lipoproteine, una procedura invasiva simile alla dialisi che rimuove fisicamente la Lp(a) dal sangue. Tuttavia, negli ultimi anni la ricerca ha compiuto progressi significativi, con lo sviluppo di nuove terapie attualmente in fase di sperimentazione clinica. Tra queste pelacarsen, un oligonucleotide antisenso attualmente in fase 3 di sperimentazione clinica, sta dando risultati promettenti.
"In Novartis sappiamo che le malattie cardiovascolari restano ancora oggi un'emergenza sanitaria globale - dichiara Paola Coco Country, Chief Scientific Officer and Medical Affairs Head Novartis Italia - Il nostro impegno è quello di individuare soluzioni terapeutiche in grado di rispondere a questa sfida e renderle disponibili ad un numero sempre maggiore di pazienti. E' il nostro modo di reimmaginare il futuro delle patologie cardiovascolari per garantire una migliore qualità di vita e sopravvivenza sul lungo periodo affinché nessun cuore smetta di battere troppo presto".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - La procura di Roma ha chiesto il processo per quattro medici in relazione alla morte di Andrea Purgatori, avvenuta nel luglio 2023. L’accusa contestata è di omicidio colposo. I pm di piazzale Clodio avevano chiuso le indagini lo scorso dicembre nei confronti del radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani. Ora la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare che prenderà il via il prossimo 19 settembre.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - "La linea del Pd è molto chiara: Si alla difesa comune e No al riarmo degli Stati. E a questo punto ci domandiamo: come fa il Governo ad avere una linea dove Tajani sostiene la linea del Si all'Europa, Salvini vuole uccidere l'Europa e la presidente Meloni fischietta". Lo ha detto ai Tg Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione Difesa di Montecitorio.