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Caso Snowden: pirateria internazionale contro Evo Morales

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Non c’è limite alla sfacciata arroganza della potenza imperiale, come non c’è limite allo svergognato servilismo degli Stati occidentali suoi principali vassalli. Il caso Snowden, con le rivelazioni sulle attività spionistiche compiute da enti del governo statunitense ai danni di tutto il resto del mondo, “alleati” (rectius dicasi servi)  compresi, fornisce valanghe di occasioni per riflettere in questo senso ai cervelli ancora non del tutto offuscati dalla propaganda e dalla passività mentale e morale di stampo “atlantico”.  

Guardate cos’è successo al presidente boliviano Evo Morales. Mettendo a rischio la sua incolumità personale e quella del suo seguito, alcuni Stati, su pressione statunitense, hanno negato permesso di sorvolo all’aereo presidenziale boliviano, per il timore che a bordo si trovasse Edward Snowden, l’agente del NSA che, con le sue coraggiose rivelazioni, ha permesso di smascherare il complotto spionistico allestito dagli Stati Uniti su base planetaria. 

A riprova del carattere paradossale e a volte grottesco del comportamento spesso assunto dagli Stati, alcuni fra di essi, anche quelli che, come la Francia, più si erano stracciate le vesti per denunciare lo spionaggio del “grande alleato”, si sono affrettati a realizzarne ancora una volta i desiderata, compiendo un atto illegittimo ed ostile nei confronti di uno Stato sovrano. Fra gli Stati più zelanti troviamo ovviamente ancora una volta l’Italia, in prima fila fra i servi più sottomessi degli Stati Uniti.

Le circostanze precise di quest’azione illecita devono ancora essere stabilite con certezza. La Bolivia ha parlato di “aggressione“; si è trattato in ogni caso di uso della forza in modo ostile e contrario ad elementari principi giuridici internazionali. Come sottolineato da alcuni studiosi, negare lo spazio aereo a un aereo presidenziale in precedenza debitamente autorizzato, cozza contro varie norme del diritto internazionale. Innanzitutto contro quelle volte a proteggere le immunità personali e funzionali dei Capi di Stato.  Che sono norme fondamentali cui si può derogare solo in caso di crimini internazionali che qui ovviamente non sussistono se non, eventualmente, da parte degli Stati Uniti. Infatti Snowden, che peraltro non si trovava sull’aereo presidenziale boliviano, è accusato solo di violazione delle leggi statunitensi. E tale presunta violazione è stata compiuta in omaggio a un superiore principio giuridico per denunciare le gravi illegalità commesse dal governo degli Stati Uniti.

L’onore della comunità internazionale e la salvaguardia dei principi fondamentali del suo diritto sono nelle mani del governo boliviano e degli altri Stati, latinoamericani e non, che hanno giustamente e fortemente protestato contro questa grave violazione del diritto internazionale. Altri, fra cui quelli europei, non solo, dopo aver vanamente starnazzato, non agiscono concretamente contro gli illeciti altrui, ma accorrono alla richiesta d’aiuto del  colpevole per far tacere i testimoni del crimine. Anche a costo di mandare in pezzi qualsiasi norma internazionale.

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