Questa mattina l’assemblea degli azionisti della Finmeccanica, controllata dal ministero dell’Economia, nominerà Gianni De Gennaro alla presidenza. L’ex capo della Polizia, è stato negli ultimi anni capo del Dis, coordinamento dei servizi segreti, e poi nel governo Monti sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega ai servizi. Era a capo della Polizia durante i fatti del G8 di Genova, nel 2001. Accusato di istigazione alla falsa testimonianza nell’ambito dei processi che sono seguiti all’assalto notturno alla scuola Diaz e alle violenze nella caserma di Bolzaneto, è stato assolto dalla Cassazione nel novembre del 2011.
LA DELICATEZZA politica della nomina si riverbera sul tono di alcuni commenti di ieri. Beppe Grillo: “De Gennaro, dalla Diaz a Finmeccanica con furore”. Nichi Vendola via Twitter: “Governo Letta si fermi: nomina De Gennaro a Finmeccanica è sbagliata e inadatta. È un’offesa nei confronti del buonsenso”. Paolo Ferrero (Rifondazione comunista): “Evidentemente in Italia massacrare di botte chi manifesta fa bene alla carriera”. Manuela Palermi (Pdci): “Nomina sbagliata e inaccettabile”. Ermete Realacci (Pd): “Faccio francamente fatica a capire il senso della nomina di De Gennaro“ ai vertici di Finmeccanica”. Massimo Artini (M5S): “Basta con gli uomini buoni per tutte le stagioni. Invece governi di centrodestra, governi tecnici e governi di larghe intese continuano a proporre questo personaggio a ruoli di primissimo piano”.
FINMECCANICA ha decine di migliaia di dipendenti e una grave crisi industriale legata alle inchieste per fatti di corruzione in corso da tre anni e culminate nel febbraio scorso con l’arresto dell’amministratore delegato Giuseppe Orsi. Lorenzo Basso del Pd ricorda al governo l’impegno di imprimere una svolta sulle nomine, con procedure trasperenti e confronto sui curriculum delle diverse candidature pervenute: “Vorremmo conoscere i dettagli dell’istruttoria, le candidature esaminate e soprattutto i criteri utilizzati”, afferma Basso.
A favorire De Gennaro c’è anche un’interpretazione generosa della legge Frattini sul conflitto d’interessi, che vieta per un anno ai membri uscenti del governo incarichi in società “che operino prevalentemente in settori connessi con la carica ricoperta”. Evidentemente per il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, al quale spetta formalmente la nomina che ha definito ieri “una buona cosa”, la prevalente attività di Finmeccanica, cioè vendita di armi e tecnologie strategiche a Paesi stranieri , non è connessa con l’attività dei servizi. I quali evidentemente quando Finmeccanica va a vendere elicotteri da guerra non se ne occupano.
De Gennaro ha fatto per quarant’anni il funzionario statale e non si è mai occupato di un’azienda, né grande né piccola. Ma, accreditato da sempre di un rapporto di ferro con la Fbi americana, è considerato l’uomo giusto per aggiustare i rapporti tra Finmeccanica e il governo di Washington. Il gruppo italiano ha acquistato negli Stati Uniti la Drs, azienda delle tecnologie militari, un pessimo affare sia perché pagata troppo sia perchè dopo l’acquisto si sono ridotte le commesse americane. Il risveglio dal sogno della svolta alla realtà del continuismo, è una secca sconfitta per il Pd, e per l’uomo delle nomine nel governo, il viceministro Stefano Fassina. Mentre il Pdl, soprattutto con Gianni Letta, si è speso con successo per dare l’ennesima poltrona all’intoccabile De Gennaro, il Pd non è riuscito ad affiancare all’amministratore delegato Alessandro Pansa il capo della controllata Ansaldo Energia, Giuseppe Zampini. Il manager genovese ha pagato la gaffe del segretario Pd Guglielmo Epifani, sorpreso con un biglietto con il nome di Zampini dopo un colloquio con il predecessore Pier Luigi Bersani.
L’ESCLUSIONE di Zampini, con la conferma dei pieni poteri a Pansa, ha anche un significato industriale: Ansaldo Energia, insieme ad Ansaldo-Breda (treni e autobus), è una delle attività civili che Finmeccanica ha messo in vendita per concentrarsi sul settore militare e su quello aeronautico. Una scelta che Zampini (spalleggiato dal Pd) cerca da tempo di contrastare, senza apprezzabili risultati. E ieri anche Matteo Colaninno, responsabile economico Pd, ha espresso “preoccupazione”, pur “nel pieno rispetto”.
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Da Il Fatto Quotidiano del 4.7.2013