Se si esclude Piersilvio Berlusconi, che gli ha dato il benvenuto in Mediaest definendolo un ottimo professionista, quasi nessuno ha commentato l’arrivo di Luca Telese alla conduzione di Matrix, erede del ruolo che fu di Mentana e di Alessio Vinci. Silenzio di tomba (laddove la tomba assomiglia parecchio al giornalismo e alla comunicazione dei media di massa in Italia). Se il Pd si fa comandare a bacchetta da Silvio, perché quello di Telese non dovrebbe diventare il salotto buono di Piersilvio? Si può avere l’opinione che si vuole sulle capacità del professionista, si può pensare che gli anchorman possano cambiare casacca come i calciatori, basta pagarli, si può perfino immaginare che Telese stesso trovi il suo ritorno alla casa di B come la cosa più normale del mondo (è stato tanti anni al “Giornale”, dove evidentemente non hanno mai smesso di amarlo, torna a casa Luca!), insomma, va bene tutto, ma la cosa davvero significativa è l’assenza di reazioni di fronte a questo ritorno a casa, come se lo si fosse sempre saputo che sarebbe finita così. Dopotutto siamo in Italia.
Appunto. Nell’omertà assordante che parla da sola più di qualsiasi commento, non è che il fatto non meriti di essere interpretato. Anzi. Vale la pena di ricordare due semplici elementi che rendono questo passaggio estremamente significativo a proposito di come funziona il giornalismo in Italia. Telese non è un terzista o un super partes, è per sua esplicita ammissione uno schierato, schieratissimo, almeno a parole. Fondando il quotidiano Pubblico pochi mesi orsono aveva dichiarato di voler fare un’informazione di sinistra, anzi a sinistra della sinistra: “Racconteremo l’Italia del coraggio, quelli che la crisi ha lasciato soli, l’Italia degli ultimi e dei primi. Saremo un’informazione di sinistra e soprattutto libera, senza il cono d’ombra di qualsiasi conflitto di interesse”. Sul coraggio, niente da dire: per fare il triplo carpiato che ha appena fatto Telese, pur sbandierando la propria indipendenza, di coraggio ce ne vuole veramente tanto. Chissà se ritiene oppure no di avere predicato bene e razzolato male almeno un po’. Chissà se giudica tutto perfettamente coerente (nulla è più coerente dell’ambizione personale). E chissà se ora pensa davvero di poter fare la stesse cose al comando della trasmissione di punta della rete di punta dell’impero mediatico di Berlusconi. A raccontare l’Italia dei primi forse ce la può fare davvero, sugli ultimi avremmo qualche dubbio.
Poi c’è la questione del mercato, il mito della meritocrazia, quel famoso mercato che dovrebbe premiare i valorosi e affossare gli inetti. Questo, almeno, il mantra che ci ripetono, un po’ tutti, da Brunetta ai Colaninnos (senior e junior). Benissimo, il mercato ci ha messo tre mesi a bocciare senza appello il quotidiano fondato da Telese “dalla parte degli ultimi e del primi”, e a buttare in mezzo a una strada una buona parte dei giovani giornalisti che ci avevano creduto (gli ultimi). Uno però si è salvato. Il primo. Quello che aveva le maggiori responsabilità, dunque avrebbe dovuto avere la più sonora bocciatura. E invece è l’unico che si trova a essere premiato. Se questo è il mercato, evviva le estrazioni del lotto.
La cosa buffa è che se Pubblico avesse avuto successo avremmo avuto un giornalista che continuava a sbandierarsi libero, irriverente, antagonista, nemico dei conflitti di interesse, dalla parte degli ultimi e dei primi, a fare la morale a tutti gli altri e forse ci avremmo anche creduto. Invece ne avremo uno assoldato sull’unghia da Berlusconi per la seconda serata di Canale 5, pazienza, abbiamo scherzato, benvenuti a Matrix. E nessuno fiata. E in questo silenzio, che fa di Telese un simbolo dei nostri tempi, sta il vero punto di non ritorno: davvero possono questi due giornalisti essere la stessa persona? E quale credibilità possono avere un mercato e un’informazione che considerano il dottor Jeckyll e mr Hyde due gocce d’acqua?
Chi sono i primi, e chi gli ultimi? Se un ragazzo di vent’anni vuole andarsene da questo paese perché ogni gara gli sembra truccata in partenza, è difficile dargli torto.
Nanni Delbecchi
Giornalista
Media & Regime - 5 Luglio 2013
Telese a Matrix: torna a casa, Luca!
Se si esclude Piersilvio Berlusconi, che gli ha dato il benvenuto in Mediaest definendolo un ottimo professionista, quasi nessuno ha commentato l’arrivo di Luca Telese alla conduzione di Matrix, erede del ruolo che fu di Mentana e di Alessio Vinci. Silenzio di tomba (laddove la tomba assomiglia parecchio al giornalismo e alla comunicazione dei media di massa in Italia). Se il Pd si fa comandare a bacchetta da Silvio, perché quello di Telese non dovrebbe diventare il salotto buono di Piersilvio? Si può avere l’opinione che si vuole sulle capacità del professionista, si può pensare che gli anchorman possano cambiare casacca come i calciatori, basta pagarli, si può perfino immaginare che Telese stesso trovi il suo ritorno alla casa di B come la cosa più normale del mondo (è stato tanti anni al “Giornale”, dove evidentemente non hanno mai smesso di amarlo, torna a casa Luca!), insomma, va bene tutto, ma la cosa davvero significativa è l’assenza di reazioni di fronte a questo ritorno a casa, come se lo si fosse sempre saputo che sarebbe finita così. Dopotutto siamo in Italia.
Appunto. Nell’omertà assordante che parla da sola più di qualsiasi commento, non è che il fatto non meriti di essere interpretato. Anzi. Vale la pena di ricordare due semplici elementi che rendono questo passaggio estremamente significativo a proposito di come funziona il giornalismo in Italia. Telese non è un terzista o un super partes, è per sua esplicita ammissione uno schierato, schieratissimo, almeno a parole. Fondando il quotidiano Pubblico pochi mesi orsono aveva dichiarato di voler fare un’informazione di sinistra, anzi a sinistra della sinistra: “Racconteremo l’Italia del coraggio, quelli che la crisi ha lasciato soli, l’Italia degli ultimi e dei primi. Saremo un’informazione di sinistra e soprattutto libera, senza il cono d’ombra di qualsiasi conflitto di interesse”. Sul coraggio, niente da dire: per fare il triplo carpiato che ha appena fatto Telese, pur sbandierando la propria indipendenza, di coraggio ce ne vuole veramente tanto. Chissà se ritiene oppure no di avere predicato bene e razzolato male almeno un po’. Chissà se giudica tutto perfettamente coerente (nulla è più coerente dell’ambizione personale). E chissà se ora pensa davvero di poter fare la stesse cose al comando della trasmissione di punta della rete di punta dell’impero mediatico di Berlusconi. A raccontare l’Italia dei primi forse ce la può fare davvero, sugli ultimi avremmo qualche dubbio.
Poi c’è la questione del mercato, il mito della meritocrazia, quel famoso mercato che dovrebbe premiare i valorosi e affossare gli inetti. Questo, almeno, il mantra che ci ripetono, un po’ tutti, da Brunetta ai Colaninnos (senior e junior). Benissimo, il mercato ci ha messo tre mesi a bocciare senza appello il quotidiano fondato da Telese “dalla parte degli ultimi e del primi”, e a buttare in mezzo a una strada una buona parte dei giovani giornalisti che ci avevano creduto (gli ultimi). Uno però si è salvato. Il primo. Quello che aveva le maggiori responsabilità, dunque avrebbe dovuto avere la più sonora bocciatura. E invece è l’unico che si trova a essere premiato. Se questo è il mercato, evviva le estrazioni del lotto.
La cosa buffa è che se Pubblico avesse avuto successo avremmo avuto un giornalista che continuava a sbandierarsi libero, irriverente, antagonista, nemico dei conflitti di interesse, dalla parte degli ultimi e dei primi, a fare la morale a tutti gli altri e forse ci avremmo anche creduto. Invece ne avremo uno assoldato sull’unghia da Berlusconi per la seconda serata di Canale 5, pazienza, abbiamo scherzato, benvenuti a Matrix. E nessuno fiata. E in questo silenzio, che fa di Telese un simbolo dei nostri tempi, sta il vero punto di non ritorno: davvero possono questi due giornalisti essere la stessa persona? E quale credibilità possono avere un mercato e un’informazione che considerano il dottor Jeckyll e mr Hyde due gocce d’acqua?
Chi sono i primi, e chi gli ultimi? Se un ragazzo di vent’anni vuole andarsene da questo paese perché ogni gara gli sembra truccata in partenza, è difficile dargli torto.
B.COME BASTA!
di Marco Travaglio 14€ AcquistaArticolo Precedente
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Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 alle ore 15.30 si svolgeranno le commemorazioni dell'Ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. Poi il primo punto all'ordine del giorno è la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè.
(Adnkronos) - La sede opportuna, ha sottolineato Ciriani, "è il Copasir che è un organo del Parlamento e non del governo, ed è presieduto da un componente delle opposizioni. E' quella la sede in cui il governo fornisce tutte le informazioni del caso: oggi è stato audito Valensise, la settimana scorsa Caravelli e la prossima settimana sarà audito Frattasi. Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
E anche sulla richiesta delle opposizioni di sapere se Paragon sia stato utilizzato dalla polizia penitenziaria, Ciriani ribadisce che saranno date "riposte nelle sedi opportune. C'e' un luogo in cui dare risposte e un altro luogo in cui non si possono dare, ma questo è la legge a disporlo, non è il governo". Infine viste le proteste dei gruppi più piccoli che non sono rappresentati nel Copasir, Ciriani ha ricordato che "è la legge che lo prevede, non dipende dal governo".
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 al mattino si terrà discussione generale sulla mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo della Camera.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - La conferenza dei capigruppo ha stabilito che domani dalle 18 votazione si svolgerà la chiama per la fiducia sul dl Milleproroghe. Le dichiarazioni di voto inizieranno alle 16 e 20. Il voto finale sul provvedimento è previsto per giovedì.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Le opposizioni protestano con il governo e con il presidente della Camera Lorenzo Fontana sulla mancata interrogazione al question time sul caso Paragon. "Il governo si sottrae al confronto con il Parlamento. Siamo totalmente insoddisfatti sulle motivazioni apportate dal ministro Ciriani" che ha ribadito come il governo ritenga "non divulgabili" le informazioni sul caso, ha detto la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, al termine della capigruppo a Montecitorio. "E abbiamo chiesto anche al presidente Fontana di rivalutare la sua scelta".
"Il governo ha avuto l'atteggiamento di chi è stato preso con le mani nella marmellata: tutti hanno parlato, ma ora che abbiamo chiesto se lo spyware fosse utilizzato dalla polizia penitenziaria scatta il segreto...", osserva il capogruppo di Iv, Davide Faraone. Per Riccardo Magi di Più Europa si tratta "di un altro colpo alle prerogative del Parlamento. Si toglie forza a uno dei pochissimi strumenti che si hanno per ottenere risposte dal governo".
Roma, 18 (Adnkronos) - "Si tratta di informazioni non divulgabili" e come tali "possono essere divulgate solo nelle sedi opportune" come il Copasir. Lo ha detto il ministro Luca Ciriani al termine della capigruppo alla Camera a proposito delle interrogazioni al governo da parte delle opposizioni sul caso Paragon. "Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
Milano, 18 feb. (Adnkronos) - "Sono molto sollevato per la decisione del giudice Iannelli che ha escluso la richiesta di arresti domiciliari a mio carico. Ciò mi permette di proseguire il mio lavoro di architetto e anche di portare a termine l’incarico di presidente di Triennale e di docente del Politecnico di Milano". Lo afferma Stefano Boeri dopo la decisione del gip di Milano che ha disposto un'interdittiva che gli vieta per un anno di far parte di commissioni giudicatrici per procedure di affidamento di contratti pubblici.
L'archistar è indagato insieme a Cino Paolo Zucchi e Pier Paolo Tamburelli per turbativa d'asta nell'inchiesta per la realizzazione della Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. "Ribadisco la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura e non vedo l’ora di poter chiarire ulteriormente la mia posizione. Non nascondo però la mia inquietudine per tutto quello che ho subito in queste settimane e per i danni irreversibili generati alla mia vita privata e professionale" conclude Boeri in una nota.