Pochi gioni fa François Hollande è stato intervistato su M6, televisione privata, la prediletta tra i più giovani. In diretta gli hanno mostrato un’intervista a Catherine, appena laureata a Science Po, a Parigi, l’istituzione di livello universitario più prestigiosa del Paese nel settore delle scienze politiche. Catherine raccontava come stesse per trasferirsi in Australia, perché in Francia, con quell’ambitissimo pezzo di carta, non riusciva a a trovare uno straccio di posto di lavoro. Il Presidente si era ritrovato subito in imbarazzo, balbettando che “a un giovane come questo direi che la Francia è il tuo Paese. E questo Paese ti ama”. Parole che sono apparse scontate. Ed effimere.
Fuga dei cervelli: a lungo ha rappresentato un’espressione tabù da queste parti, un fenomeno additato come un problema di “altri”, realtà quali l’Italia o la Spagna, che, comunque, un passato di emigrazione l’hanno bene o male vissuto. Ormai, però, anche nella Francia in crisi – non solo congiunturale, ma pure strutturale, dove politici e imprenditori sono sempre più vecchi e dove la lotta alla ghettizzazione sociale, una piaga da sempre del Paese, non dà frutti concreti – si parla apertamente del problema dei giovani che vogliono fuggire all’estero. O che l’hanno già fatto, nell’indifferenza generale.
Il tasso di disoccupazione tra chi ha meno di 25 anni è a quota 26,5%, di sicuro una performance migliore dell’Italia (ultime statistiche, 41,9%): comunque preoccupante, soprattutto se si considera che da trent’anni quel tasso non scende praticamente sotto il 25%, malgrado i ripetuti tentativi dei governi di destra e di sinistra di lottare contro. A lungo si è pensato che la percentuale fosse alimentata solo dai figli degli immigrati, spesso senza neppure la maturità, delle periferie. Ma poi si è scoperto, e sono i dati più recenti, che il 13% dei laureati nel 2010 delle grandes écoles, le istituzioni top della formazione universitaria, lavora oggi all’estero, mentre quel tipo di laurea aveva sempre portato a un posto sicuro e ben pagato in patria. Senza considerare che lo Stato francese calcola di sborsare 168.300 euro per la scolarità completa di ogni suo cittadino, dalla materna fino all’ultimo anno del master. Un ultimo sondaggio, reso appena noto, aggiunge nuova preoccupazione. Alla domanda “se ti venisse proposto un posto di lavoro all’estero, partiresti volentieri?”, un amplio campione di studenti francesi ha risposto sì, il 75% del totale. L’inchiesta è stata condotta dalla società Universum in dodici Paesi Ocse (non l’Italia) e la quota di risposte positive in Francia è stata la più elevata (61% la media).
Nel settembre 2012, ad aprire il dibattito sull’assenza di prospettive per i giovani in patria e sulla fuga soprattutto di quelli con una formazione più elevata, aveva contribuito un appello pubblicato dal quotidiano Libération e scritto dal giornalista Mouloud Achour, dal rapper Mokless e dal giovane imprenditore Félix Marquardt. Si parlava allora dei ricchi che fuggivano per evitare le nuove tasse introdotte da Hollande. “Giovani di Francia – scrivevano i tre – la nostra non è un’incitazione all’evasione fiscale ma all’evasione in generale: andatevene”. Lo scorso 29 giugno Marquardt ha specificato ai lettori del New York Times la situazione nel suo Paese: “Gli incredibili cambiamenti di tipo culturale ed economico che scuotono il pianeta sono affrontati da noi in maniera parrocchiale, con dibattiti irrilevanti: è il sintomo di una bolla nella quale la Francia vive ormai da troppo tempo”. E ancora un appello ai giovani ad andarsene, da un Paese dove tutto appare fermo, dove i posti di alta responsabilità restano nella mani dei più vecchi, dove il merito (ebbene sì, anche in Francia) non è il fattore principale a guidare una carriera. Dove per i più giovani non è facile fare impresa.
I dati ufficiali indicano un’effettiva crescita del numero dei giovani francesi ch hanno scelto di vivere all’estero. Attualmente i cittadini fra i 18 e i 25 anni residenti in un Paese straniero ammontano a oltre 155mila, il 14% in più rispetto al 2008. Ma l’iscrizione all’equivalente del nostro Aire non è obbligatoria. E a preoccupare è soprattutto la tendenza degli ultimi mesi. In una recente inchiesta Ifop-Deloitte presso i giovani laureati, il 27% ha ammesso di vedere all’estero il proprio futuro. In un’inchiesta simile l’anno scorso era appena il 13% ad avere manifestato la stessa intenzione.
Cervelli in fuga
Crisi, non solo Italia e Spagna: il 27% dei laureati in Francia punta all’estero
Il tasso di disoccupazione tra chi ha meno di 25 anni è a quota 26,5%. Da trent'anni non scendeva sotto il 25%. Hollande di fronte a un studentessa pronta a partire per l'Australia è riuscito a rispondere solo: "La Francia è il tuo paese e ti ama"
Pochi gioni fa François Hollande è stato intervistato su M6, televisione privata, la prediletta tra i più giovani. In diretta gli hanno mostrato un’intervista a Catherine, appena laureata a Science Po, a Parigi, l’istituzione di livello universitario più prestigiosa del Paese nel settore delle scienze politiche. Catherine raccontava come stesse per trasferirsi in Australia, perché in Francia, con quell’ambitissimo pezzo di carta, non riusciva a a trovare uno straccio di posto di lavoro. Il Presidente si era ritrovato subito in imbarazzo, balbettando che “a un giovane come questo direi che la Francia è il tuo Paese. E questo Paese ti ama”. Parole che sono apparse scontate. Ed effimere.
Fuga dei cervelli: a lungo ha rappresentato un’espressione tabù da queste parti, un fenomeno additato come un problema di “altri”, realtà quali l’Italia o la Spagna, che, comunque, un passato di emigrazione l’hanno bene o male vissuto. Ormai, però, anche nella Francia in crisi – non solo congiunturale, ma pure strutturale, dove politici e imprenditori sono sempre più vecchi e dove la lotta alla ghettizzazione sociale, una piaga da sempre del Paese, non dà frutti concreti – si parla apertamente del problema dei giovani che vogliono fuggire all’estero. O che l’hanno già fatto, nell’indifferenza generale.
Il tasso di disoccupazione tra chi ha meno di 25 anni è a quota 26,5%, di sicuro una performance migliore dell’Italia (ultime statistiche, 41,9%): comunque preoccupante, soprattutto se si considera che da trent’anni quel tasso non scende praticamente sotto il 25%, malgrado i ripetuti tentativi dei governi di destra e di sinistra di lottare contro. A lungo si è pensato che la percentuale fosse alimentata solo dai figli degli immigrati, spesso senza neppure la maturità, delle periferie. Ma poi si è scoperto, e sono i dati più recenti, che il 13% dei laureati nel 2010 delle grandes écoles, le istituzioni top della formazione universitaria, lavora oggi all’estero, mentre quel tipo di laurea aveva sempre portato a un posto sicuro e ben pagato in patria. Senza considerare che lo Stato francese calcola di sborsare 168.300 euro per la scolarità completa di ogni suo cittadino, dalla materna fino all’ultimo anno del master. Un ultimo sondaggio, reso appena noto, aggiunge nuova preoccupazione. Alla domanda “se ti venisse proposto un posto di lavoro all’estero, partiresti volentieri?”, un amplio campione di studenti francesi ha risposto sì, il 75% del totale. L’inchiesta è stata condotta dalla società Universum in dodici Paesi Ocse (non l’Italia) e la quota di risposte positive in Francia è stata la più elevata (61% la media).
Nel settembre 2012, ad aprire il dibattito sull’assenza di prospettive per i giovani in patria e sulla fuga soprattutto di quelli con una formazione più elevata, aveva contribuito un appello pubblicato dal quotidiano Libération e scritto dal giornalista Mouloud Achour, dal rapper Mokless e dal giovane imprenditore Félix Marquardt. Si parlava allora dei ricchi che fuggivano per evitare le nuove tasse introdotte da Hollande. “Giovani di Francia – scrivevano i tre – la nostra non è un’incitazione all’evasione fiscale ma all’evasione in generale: andatevene”. Lo scorso 29 giugno Marquardt ha specificato ai lettori del New York Times la situazione nel suo Paese: “Gli incredibili cambiamenti di tipo culturale ed economico che scuotono il pianeta sono affrontati da noi in maniera parrocchiale, con dibattiti irrilevanti: è il sintomo di una bolla nella quale la Francia vive ormai da troppo tempo”. E ancora un appello ai giovani ad andarsene, da un Paese dove tutto appare fermo, dove i posti di alta responsabilità restano nella mani dei più vecchi, dove il merito (ebbene sì, anche in Francia) non è il fattore principale a guidare una carriera. Dove per i più giovani non è facile fare impresa.
I dati ufficiali indicano un’effettiva crescita del numero dei giovani francesi ch hanno scelto di vivere all’estero. Attualmente i cittadini fra i 18 e i 25 anni residenti in un Paese straniero ammontano a oltre 155mila, il 14% in più rispetto al 2008. Ma l’iscrizione all’equivalente del nostro Aire non è obbligatoria. E a preoccupare è soprattutto la tendenza degli ultimi mesi. In una recente inchiesta Ifop-Deloitte presso i giovani laureati, il 27% ha ammesso di vedere all’estero il proprio futuro. In un’inchiesta simile l’anno scorso era appena il 13% ad avere manifestato la stessa intenzione.
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Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - È stato presentato oggi, nel corso di un incontro alla Sala Stampa della Camera dei Deputati, su iniziativa dell’onorevole Simona Loizzo, capogruppo Commissione Affari sociali della Camera, il Manifesto per l’Umanizzazione delle cure in oncologia. Realizzato da Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, in collaborazione con le associazioni di pazienti Ailar, Walce e Palinuro e con i clinici di riferimento in ambito oncologico, il documento è stato siglato da tutti i partecipanti, che hanno sottoscritto l’impegno a promuovere azioni concrete per riportare la persona al centro dell’iter di cura e affrontare lo stigma associato alla malattia. Nonostante i continui progressi della ricerca - si legge in una nota - il cancro continua a colpire milioni di persone, che vedono le proprie vite stravolte dalla patologia e da percorsi terapeutici tanto necessari quanto faticosi dal punto di vista fisico ed emotivo. Ogni anno, in tutto il mondo, vengono effettuate oltre 20 milioni di diagnosi di cancro e le proiezioni prevedono, al 2050, un aumento del 77% dei nuovi casi rispetto al 2022.
Tra le azioni, proposte del Manifesto, per condividere nuovi approcci a sostegno dei pazienti e delle loro famiglie, spicca quella di introdurre percorsi psico-oncologici strutturati e personalizzabili, in continuità con quanto suggerito dal Piano europeo di lotta contro il cancro e dal Piano oncologico nazionale 2023-2027. L’iniziativa prevede di aumentare gli interventi psico-sociali nei reparti di oncologia, al fine di gestire meglio l’impatto emotivo della patologia, che spesso porta i pazienti a sviluppare ansia e depressione, con conseguenze sfavorevoli sulla prognosi complessiva.
"L'umanizzazione delle cure in oncologia è un obiettivo fondamentale per garantire ai pazienti una qualità della vita che vada oltre la semplice cura fisica. L’obiettivo - afferma l’onorevole Loizzo - è quello di inserire all’interno dei percorsi di cura gli stessi pazienti con un ruolo da protagonisti. Non è un caso che abbiamo presentato un emendamento che punta a coinvolgere le associazioni di pazienti nei processi decisionali relativi alle cure, affinché le loro esperienze possano contribuire a un approccio che risponda sempre più ai bisogni ancora insoddisfatti di chi è affetto da queste patologie. Non possiamo infatti dimenticare l'impatto psicologico devastante che una malattia oncologica può avere sulla persona, ed è per questo che è urgente inserire la figura del psico-oncologo nel sistema sanitario, come già proposto dalla nostra legge".
Come ricordato durante l’incontro, per realizzare pienamente l’obiettivo di umanizzazione dei percorsi terapeutici è necessario un rinnovato impegno collettivo a favore della prevenzione, della diagnosi precoce, della presa in carico tempestiva e di un’assistenza olistica. Un simile impegno non può concretizzarsi senza la piena adesione di tutti gli attori, pubblici e privati, del sistema salute.
"Grazie ai notevoli progressi compiuti dalla ricerca, nel giro di pochi anni i pazienti oncologici hanno visto moltiplicarsi le opportunità di guarigione – afferma Ramon Palou de Comasema, presidente e amministratore delegato Healthcare di Merck Italia - Nel portare avanti l’impegno a rispondere ai bisogni ancora insoddisfatti, non va trascurata l’importanza di tutelare il benessere complessivo del paziente, come parte integrante del percorso terapeutico. Il Manifesto per l’Umanizzazione delle cure in oncologia parte proprio da questo presupposto e mira a mettere a punto azioni specifiche e concrete, attuate grazie alla collaborazione di tutti noi firmatari. È un grande impegno - conclude - ed è solo l’inizio di un percorso che vede nel benessere del paziente l’unico, fondamentale obiettivo".
Verona, 11 mar. (Adnkronos) - "Per il primo anno saremo presenti a Monaco di Baviera, alla Fiera Transport Logistics, insieme a Friuli ed Emilia Romagna. Sarà importante portare l’esperienza e quello che stiamo facendo nelle nostre regioni. In Veneto stiamo diventando un laboratorio e uno studio di nuove tecnologie applicate alla mobilità. A Monaco presenteremo tutti i nostri progetti". Così Elisa De Berti, vicepresidente della Regione Veneto e assessore alle infrastrutture, durante l’evento di lancio della partecipazione congiunta di tutti i nodi logistici regionali – sotto la regia della Regione del Veneto – alla prossima fiera Transport Logistics di Monaco.
È stata anche l’occasione per fare il punto sul protocollo logistica nord-est che ha l'obiettivo di migliorare il traffico di merci e persone, anche in vista delle Olimpiadi 2026, implementando e migliorando i collegamenti e la logistica, strumenti fondamentali quali volano dello sviluppo.
“Il protocollo logistica nord-est ha obiettivi molto ambiziosi - prosegue De Berti - mettere attorno a un tavolo a parlare di logistica, infrastrutture e trasporti regioni come Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e le province autonome di Trento e Bolzano. Il primo anno è servito per raccogliere tutte le informazioni e definire lo stato di fatto, ora la presidenza del tavolo è passata al Friuli e si inizierà ad entrare nel merito ragionando sulla pianificazione e fabbisogni della logistica del nord-est. La logistica fattura a livello nazionale più di 100 miliardi di euro, 15 solo nel Triveneto. Un settore davvero importante che può fare la differenza. Il fatturato è importante e incide molto sull’economia di questo territorio”
Verona, 11 mag. (Adnkronos) - "Infrastrutture Venete ha siglato il protocollo logistica nord-est, insieme alle altre due società regionali, l'anno scorso, e gli interporti avevano già sottoscritto il protocollo nel 2022. Siamo entrati come soggetti in grado di garantire l'accessibilità dei nodi di trasporto, che sono appunto rappresentati dagli interporti. Infrastrutture Venete sta operando affinché l'accessibilità attraverso le proprie infrastrutture sia assolutamente garantita e pronta ad accogliere la domanda di mobilità idroviaria". Sono le parole di Alessandra Grosso, direttore generale di Infrastrutture Venete, all’evento di presentazione “La Logistica Veneta al Transport Logistics di Monaco” tenutosi nella prima giornata di LetExpo, la fiera promossa da Alis, in collaborazione con Veronafiere, ormai vero e proprio punto di riferimento nazionale per il settore della logistica e del trasporto sostenibile.
Infrastrutture Venete presenterà domani a LetExpo 2025 “il proprio sistema di automazione delle conche, un'infrastruttura necessaria per la navigazione: attraverso un sistema di progettazione informatica e sistema IoT siamo infatti in grado di movimentare le conche da remoto - spiega Grosso - Parleremo poi anche del processo attraverso il quale, con una piattaforma, riusciamo a governare e monitorare i trasporti lungo le idrovie di nostra competenza. Siamo riferimento delle altre Regioni del sistema idroviario Padano-Veneto nonché poi riferimento di Uni per intercettare e trasferire i dati al Ministero”.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Roma, 11 mar. (Adnkronos) - Sport e Salute e la Fitp hanno presentato oggi al Foro Italico le novità per il site degli Internazionali Bnl d’Italia 2025 che tutti gli appassionati, dal 29 aprile al 18 maggio, si troveranno ad apprezzare per l’82esima edizione, una ‘nuova epoca’ del torneo capitolino, in un’atmosfera unica, all’interno di un site più grande, più bello, più funzionale e ricco di fascino. Quest’anno, infatti, il tennis per la prima volta entrerà nello Stadio dei Marmi. Il suggestivo impianto, intitolato alla leggenda Pietro Mennea, conterà tre campi, due da circa 800 spettatori ed uno da oltre 3000 posti la 'Supertennis Arena', che potrebbe avere la suggestione di abbracciare un’altra leggenda dello sport italiano, Jannik Sinner, il primo azzurro della storia a raggiungere il primo posto del ranking Atp e che proprio a Roma farà il suo ritorno alle competizioni, dopo la squalifica di tre mesi.
Per presentare il nuovo progetto con tutte le grandi novità che renderanno ancor più iconico il colpo d’occhio dello splendido parco del Foro Italico, si è tenuta la conferenza stampa alla presenza di Angelo Binaghi (Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel), Marco Mezzaroma (Presidente di Sport e Salute), Andrea Abodi (Ministro per lo Sport e i Giovani), Francesco Rocca (Presidente della Regione Lazio) e Alessandro Onorato (Assessore al Turismo, Grandi Eventi, Sport e Moda del Comune di Roma).
“Quello del Foro Italico era come se fosse un foglio bianco, e un team straordinario con l’ad Diego Nepi, alla guida, ha ridisegnato il Foro Italico del presente e del futuro. Da 10 ettari abbiamo portato il site a 20 ettari. Fino ad oggi poteva contenere circa 33 mila persone, mentre da quest'anno saranno 55 mila. Avremo 34.500 posti a sedere, ben 7500 in più del 2024. Inoltre nel 2025 avremo 21 campi (9 campi da gioco e 12 da allenamento) con 4 campi in più rispetto allo scorso anno", ha sottolineato Mezzaroma.
“Quest’anno puntiamo ad arrivare alle 400mila presenze pagarti e vorremmo superare la soglia di un miliardo di euro di impatto economico sul territorio, nel giro di due o tre anni”, ha aggiunto Binaghi che ha parlato anche di futuro, "Quinto Slam a Roma? La nostra sfida è crescere, abbiate pazienza. Noi secondi dietro il calcio e dietro i grandi Slam non ci vogliamo rimanere a vita. Come Sinner, vogliamo provare ad arrivare in vetta, questo è l'obiettivo. Siamo campioni del mondo nel tennis a squadre, abbiamo il numero uno e dobbiamo essere curiosi e legittimamente ambiziosi, accompagnati per mano dal Governo", ha proseguito il numero uno della Fitp che su Sinner ha poi detto "tre mesi sono il giusto vantaggio che un grande campione come lui doveva dare al resto del mondo. Io non lo disturbo e le uniche volte che Sinner mi chiama sta per succedere un disastro mondiale. Lui aiuta moltissimo il tennis italiano nel processo di crescita e noi lo aiutiamo a essere il campione di uno sport sano, pulito e vincente. La nostra sfida è crescere".
Mentre il ministro Abodi ha sottolineato come "il Foro Italico, è un'eredità del '900, ma da sempre è stato un luogo generoso e se prima era intermittente, oggi offre un palinsesto quotidiano. Qui si celebra lo sport in tutte le sue dimensioni. E' un luogo dell'intrattenimento in senso generale, un luogo di socialità, che diventerà molto facilmente un luogo di destinazione. E c'è ancora margine di miglioramento e non è una logica di gigantismo, ma di opportunità". Poi il ministro per lo sport ha poi concluso: "Invito tutte le altre realtà sportive a prendere la Federtennis come esempio. Non bisogna mai sovrastare o subire gli altri, ci deve essere un miglioramento che sia sistematico".
Tornando sul nuovo site, insieme al Campo Centrale, alla Grand Stand Arena e al ‘Pietrangeli’, la SuperTennis Arena rappresenterà, dunque, uno dei quattro show court del torneo. In totale ci saranno 9 campi da gioco e 12 campi per gli allenamenti dei campioni e delle campionesse attesi al via; menzione speciale, tra quelli riservati alla preparazione, per i due allestiti lungo il Tevere, all’ombra del Ponte della Musica. Il pubblico, che per la prima volta potrà accedere all’impianto direttamente dal suggestivo Viale dell’Impero, che unisce l’Obelisco alla Fontana della Sfera, beneficerà anche di un Fan Village totalmente rinnovato, con spazi e facilities che contribuiranno a rendere indimenticabile l’experience-IBI in questo 2025. La zona delle piscine, riservata anche quest’anno ai giocatori e alle loro squadre, sarà nuovamente collegata al Centrale attraverso quella suggestiva passerella rappresentata dal ponte sospeso. Il progetto e le ‘rivoluzionarie’ novità del site -che passa così da 12 a 20 ettari per soddisfare la sempre più crescente voglia di tennis - rappresentano un doveroso omaggio della città e degli organizzatori per gli storici risultati che i campioni azzurri hanno raccolto nelle ultime stagioni.