L’interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi potrebbe arrivare tra un anno. O anche non arrivare mai. Come rivela Il Corriere della Sera, Silvio Berlusconi, “anche nel caso in cui la Cassazione ne confermasse la colpevolezza per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset, potrebbe scampare allo scatto della tanto temuta interdizione dai pubblici uffici a fine 2013 con la conseguente perdita dello status di parlamentare e l’impossibilità di ricandidarsi”. Il tutto grazie alla combinazione di tre elementi giuridici: innanzitutto “un complicato calcolo sui vari periodi di sospensione subiti dal dibattimento”; in secondo luogo “l’imminente prescrizione di una delle due annualità fiscali” per le quali il Cavaliere è stato condannato in tribunale e appello a 4 anni di reclusione e a 5 di interdizione; infine la “conseguenza procedurale messa in atto da questa parziale prescrizione e quindi, un probabile nuovo processo d’Appello anche solo per calcolare la pena residua“.
Per capire meglio, sempre secondo Il Corriere della Sera, “è necessario ripartire dalla richiesta di rinvio a giudizio nella quale la procura di Milano contestava a Berlusconi nel 2005 “368 milioni di dollari dal ’95 al ’98” di aumento di costi dichiarati per pagare meno tasse”. Grazie alla legge Cirielli però – varata dal governo presieduto dal Cavaliere stesso nel dicembre 2005 – si accorciano i termini della prescrizione e, durante il processo di primo grado, estingue le “appropriazioni indebite”, i “falsi in bilancio” e quasi tutta la “frode fiscale”. Nel 2012 i giudici con una sentenza dichiarano prescritta un’altra annata, il 2001, per 6,6 milioni di euro evasi. Inoltre, “per gli effetti fiscali degli ammortamenti”, il tribunale condanna l’ex presidente del consiglio su due rimanenti annualità: il 2002 – per un valore di 4,9 milioni evasi a fronte di 397 dichiarati – e il 2003 – per 2,4 milioni evasi a fronte di 312 dichiarati.
Il Corriere spiega nel dettaglio i meccanismi di “salvataggio” per Berlusconi: “Il complicato calcolo delle sospensioni – si legge – svela che metà del processo, e cioè uno dei due anni in gioco, il 2002, si prescriverà tra poco, più o meno il 13 settembre e dunque prima della Cassazione prevedibile tra fine 2013 e inizio 2014”. E la Suprema corte, non potendo fare valutazioni di merito come l’apprezzamento della misura della pena per l’annata residua, lascia aperta “la possibilità, anche in caso di condanna, di ordinare un nuovo Appello anche ai soli fini del ricalcolo della pena“. Quindi, per Berlusconi, scrive ancora il quotidiano di via Solferino “pur nel caso più sfavorevole di conferma in Cassazione della condanna, passerebbe in giudicato la colpevolezza, ma si allontanerebbe di un anno (ossia il tempo di andata e ritorno tra Cassazione/nuovo Appello/nuova Cassazione) l’operatività eventuale della pena accessoria: 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, collegati all’attuale sua condanna a più di 3 anni di reclusione che però sarà per l’appunto da ricalcolare a causa della prescrizione del reato del 2002″.
Nel labirinto, spiega infine Il Corriere resta ancora una variabile: “in teoria, come peraltro avviene proprio ai processi con imminenti prescrizioni, la Cassazione potrebbe dare una fissazione prioritaria al fascicolo per poterlo esaminare prima che si prescriva una delle due annualità di cui è composto”. Ma qui c’è una ulteriore complicazione: “sta per iniziare per legge la sospensione estiva dell’ordinaria attività giudiziaria, e dunque la Cassazione, se ritenesse, dovrebbe affidare il processo alla «sezione feriale» di turno e calendarizzarlo appunto già tra agosto e metà settembre”.