Oltre due mesi fa è terminato il mio viaggio nell’Italia che Cambia. Sulle pagine de Il Fatto Quotidiano ho potuto raccontare solo alcune tra le tante realtà visitate, ma conto di recuperare nei prossimi mesi.
Oggi, però, voglio parlarvi di una piccola scuola straordinaria situata nel Cilento che ora, forse proprio grazie alle sue peculiarità, rischia di chiudere.
Questa scuola primaria, diretta dalla Preside Maria De Biase, ha infatti il ‘difetto’ di funzionare: il corpo insegnanti è entusiasta, i bambini preparati e soddisfatti, le famiglie coinvolte. Inaccettabile!
Facciamo un passo indietro. Il 26 marzo, poco dopo l’ingresso dei bambini a scuola, abbiamo raggiunto l’istituto Teodoro Gaza dove Maria, di origine napoletana, ci ha accolto con un’esplosione di vita, colori, trasgressioni.
Quando è arrivata qui, sei anni fa, inizialmente ha deluso tutti. Le maestre, infatti, si sono dette: «Arriva una da Napoli che ci porta la modernità», e invece lei le ha messe a zappare l’orto. «Sono impazzite! Mi hanno detto: “Ma come? Ci abbiamo messo una vita a emanciparci e tu ci mandi a zappare?”. Poi hanno capito che la modernità consiste proprio nel reinserire agricoltura e responsabilità in contesti culturalmente rinnovati.»
Nel concreto, Maria è riuscita a far adottare in ambito scolastico i principi della sostenibilità: i pasti li cucinano i dipendenti della scuola con prodotti dell’orto sinergico o delle campagne circostanti, i piatti sono di coccio, e i bicchieri in vetro li portano i bambini da casa. Usa e getta eliminato. Ha anche vietato l’acqua in bottiglia di plastica. «Alcune mamme vogliono che le bottiglie in vetro siano riempite a casa, perché non si fidano dell’acqua della scuola, ma comunque il messaggio ai bambini arriva. Pensa che durante una manifestazione di Libera un bambino ha visto la madre buttare una cicca per terra ed è andato a sgridarla.»
Alle 10.30, il suono della campanella: è l’ora dell’eco-merenda. Come in tutte le scuole, i bambini si ritrovano nell’androne a mangiare… pane con verdure spalmate sopra. Niente merendine, niente dolci. Bambini di sei, sette o otto anni che addentano con entusiasmo i prodotti dell’orto, quelle stesse verdure che fanno orrore alla maggior parte dei bambini italiani. Il tutto, mentre in alto svetta uno striscione con su scritto, in verde, «Il cambiamento siamo noi».
L’eco-merenda è diventato presto oggetto di interesse nazionale al punto di meritare, a Torino, il premio “Agricoltura Civica Award 2013”.
Come riportato sulle pagine de Il Cambiamento da Andrea Degl’Innocenti “i bambini di quinta elementare hanno imparato a costruire delle compostiere domestiche; quelli di elementari e medie hanno dato il via alla raccolta dell’olio alimentare esausto realizzando migliaia di saponette assieme alla collaborazione delle nonne. Ogni anno alunni e insegnanti allestiscono un mercatino della solidarietà nel quale vendono i prodotti realizzati nei laboratori scolastici per sostenere vari progetti di solidarietà: da una scuola e un laboratorio medico in Senegal, a un orfanotrofio in India, all’aiuto alle famiglie in difficoltà per l’acquisto di libri, materiale scolastico, ticket mensa, trasporti ecc.”
Troppo bello per essere vero. La preside ora rischia di essere mandata via.
Il prossimo anno, infatti, la scuola – per solo 15 alunni – non raggiungerà la soglia necessaria per poter proseguire autonomamente il proprio percorso, e verrà quindi accorpata a qualche altro istituto, diretto da non si sa chi. In questo modo si danneggerà il lavoro svolto da Maria e si dovrà ripartire da zero. Sempre ammesso che il funzionario che dovrà gestire l’istituto decida di proseguire sulla strada da lei tracciata. Purtroppo un’eventualità alquanto improbabile.
Questo nonostante la scuola abbia portato avanti egregiamente le linee volute dallo stesso ministero.
«Mi dicono che devo rendere conto della perdita di alunni. Ma qui è la miseria che si porta via la gente, intere famiglie costrette ad emigrare, soprattutto coppie giovani con bambini piccoli. E nonostante tutto ci sono persone che si trasferiscono a San Giovanni a Piro apposta per far frequentare ai loro figli la nostra scuola».
Preside, insegnanti e amici dell’istituto ora stanno tentando il tutto per tutto. Hanno quindi lanciato una petizione online nella quale si chiede che la scuola sia data in reggenza per il prossimo anno proprio alla De Biase, che sarebbe disposta a gestirla a titolo gratuito per tutto l’anno, per procedere in seguito all’accorpamento con la scuola che la preside andrà a dirigere in seguito alla domanda di trasferimento.
Non lasciamoli soli.