Voti comprati in cambio di denaro e generi alimentari, sezioni e schede elettorali segnate, promesse di lavoro fatte e poi quasi mai mantenute. È cosi che si fa politica in Sicilia? A leggere gli atti dell’inchiesta della procura di Trapani, sembra proprio di si. Siamo ad Alcamo, centro di 50 mila abitanti in provincia di Trapani, dove appena dodici mesi fa si è tornato alle urne per eleggere il sindaco. Un turno elettorale all’ultimo sangue, dato che dopo vent’anni di strapotere locale il centro sinistra (che amministra la cittadina siciliana dal 1993, mentre nel resto dell’isola ha spopolato per anni il centro destra) sembrava ormai ridotto in crisi. Il deus della politica locale, ad Alcamo, si chiama Antonino Papania, ed è un senatore del Partito Democratico. O meglio era, perché alle ultime politiche il suo nome, già inserito al numero 2 della lista per il Senato, è stato cancellato dal comitato dei garanti del Pd, che aveva di fatto raccolto l’appello di Franca Rame contro i cosiddetti “impresentabili”.
Ed è proprio da una disavventura capitata all’ex senatore che prendono spunto le indagini della procura guidata da Marcello Viola. Nel febbraio del 2012, infatti, era esplosa una bomba carta proprio all’entrata della segreteria di Papania. Le indagini di polizia e carabinieri portarono poi all’arresto di tre pregiudicati, Antonino Mistretta, Enzo Amato e Francesco Domingo, individuati come gli autori dell’intimidazione. Nell’inchiesta della procura di Trapani c’è però, oltre all’episodio della bomba, anche molto altro. E le oltre cinquemila pagine di cui sono composti i faldoni dell’inchiesta offrono un quadro desolante della vita politica locale. Durante le indagini gli inquirenti intercettano infatti anche alcuni personaggi che si muovono intorno all’entourage di Papania. E documentano in quale clima si svolgono le amministrative dello maggio 2012.
Dopo l’intimidazione subita, deponendo davanti agli inquirenti, “Papania ricollegava all’azione di sconosciuti facinorosi appartenenti all’opposta fazione politica e giammai alle dinamiche riconducibili alla logica del voto di scambio che la sua stessa base elettorale – come poi le indagini riveleranno – vera e propria patologia della competizione elettorale che invelenisce il clima e ne altera la democrazia” è quello che scrive il sostituto procuratore Rosanna Penna nella richiesta di custodia cautelare. A narrare (a loro insaputa) agli investigatori i metodi di raccolta delle preferenze sono quattro soggetti, Leonardo e Giuseppe De Blasi, Leonardo Vicari e Giovanni Renda, tutti indagati per tentata estorsione, intercettati proprio durante la campagna elettorale. I quattro si adoperano per raccogliere voti in favore di Sebastiano Bonventre, il candidato sostenuto dall’ex senatore del Pd. “Papania – scrive sempre il pm – era tutt’altro che estraneo alla competizione avendone preso parte attiva nel sostenere l’elezione del candidato sindaco Sebastiano Bonventre e, soprattutto, avvalendosi durante la campagna elettorale di soggetti i cui metodi nella raccolta delle adesioni di voto presso la base elettorale, stando sempre al tenore delle conversazioni registrate, si sono rivelati essere improntati proprio alla alterazione delle regole del gioco, atteso che gli stessi in ambientale parlavano di somme di denaro consegnate o da consegnare ad elettori non meglio individuati e a numerose promesse di assunzione, asseritamente fatte dal senatore Papania e dai candidati alla carica di consigliere comunale della lista Bonventre”.
Ma quanto costa oggi un voto in Sicilia? “Ogni voto che prende, come dici tu, ci sono 50 euro. Quanti ne ha quello quattro, cinque, e gli dici: dopo le elezioni sono 250 euro” ragionano i quattro indagati mentre la loro voce rimane impressa nelle bobine dei carabinieri. “Questi quaranta voti chi li ha portati? Noi scritti qua li abbiamo: Nino Papania, Nino Papania, Nino Papania, controlla le schede, controlla le sezioni” è invece il metodo standard di controllo del voto. Poi ci sono i buoni benzina. “Ci ha dato solo buoni benzina – continuano – cinquanta euro di benzina, accomodate con questo”. Quindi il posto al sole: il lavoro. In cambio dell’operato durante la campagna elettorale, il senatore avrebbe promesso assunzioni di massa all’Aimeri Ambiente, la società di smaltimento rifiuti che opera nella zona e che fa capi ai fratelli Pizzimbone, molto vicini ad un altro ex senatore, il pidiellino Marcello Dell’Utri, condannato in appello a sette anni per concorso esterno a Cosa Nostra. Il posto di lavoro all’Aimeri è il vero chiodo fisso per i “raccoglitori di voti” di Papania. Prima però ci sono da vincere le elezioni. “Campagna elettorale: se non vince Bonventre siamo morti” è il testo di un sms che l’esponente del Pd manda a Giuseppe De Blasi. “Si spaventa per quel nuddu (nessuno, persona senza valore) Nino Papania, Io ci vado a sparare. Lo sappiamo quello che dobbiamo fare, fuoco gli dobbiamo dare” si lascia andare in un’altra occasione Vicari. Il “nuddu” in questione è Niclo Solina, candidato sindaco di una lista civica, Abc, che avrebbe sfidato al ballottaggio il candidato di Papania. “Siamo sotto di 30 – 40 voti” avrebbe detto l’ex senatore ai tre indagati, un paio di giorni prima del secondo turno. Ironia della sorte, il suo candidato vincerà poi le elezioni per appena 37 voti. “Noi il nostro dovere l’abbiamo fatto” commentano i quattro, che però rimarranno poi delusi dalla mancata realizzazione della promessa di un posto di lavoro all’Aimeri Ambiente. Per questo motivo finiranno indagati per estorsione.
L’indagine della procura di Trapani è ormai formalmente chiusa. Papania è considerato parte lesa, dato che oltre all’intimidazione del febbraio 2012, avrebbe poi ricevuto le intimidazioni dei suoi “raccoglitori di voti” delusi. “Papania rovinato è, Papania per fare eleggere Bonventre chissà che cosa ha combinato” è il commento degli indagati alcune settimane dopo le elezioni. L’inchiesta sulle intimidazioni però, affianca anche altri filoni d’indagine attualmente in corso. Uno in particolare riguarda proprio l’Aimeri Ambiente e la gestione delle assunzioni per scopi politici. Già nell’inchiesta condotta dalla dottoressa Penna era emerso come nella società di smaltimento rifiuti fosse stato assunto il figlio di Filippo Di Maria, considerato il factotum dell’ex senatore, e poi condannato a undici anni per associazione mafiosa ed estorsione. Già in passato era emerso come Di Maria si fosse adoperato in favore di Ferdinando Latteri, candidato sostenuto da Papania alle primarie del centro sinistra per scegliere il candidato alla presidenza della regione alle elezioni del 2006. Mentre raggranellava voti per lo sfidante di Rita Borsellino, sostenuto da Papania, Di Maria era di fatto alle dirette dipendenze della cosca mafiosa di Alcamo.
@pipitone87
Politica
Buoni benzina, soldi e posti di lavoro: “Così si comprano i voti in Sicilia”
Dall'inchiesta sulle intimidazioni all'ex senatore Pd Papania emergono i particolari delle amministrative 2012 ad Alcamo. La procura di Trapani ha chiuso le indagini per 4 persone, all'epoca vicine al politico escluso dalle liste. In corso anche un'altra inchiesta sui posti di lavoro all'Aimeri Ambiente, la società vicina a Dell'Utri
Voti comprati in cambio di denaro e generi alimentari, sezioni e schede elettorali segnate, promesse di lavoro fatte e poi quasi mai mantenute. È cosi che si fa politica in Sicilia? A leggere gli atti dell’inchiesta della procura di Trapani, sembra proprio di si. Siamo ad Alcamo, centro di 50 mila abitanti in provincia di Trapani, dove appena dodici mesi fa si è tornato alle urne per eleggere il sindaco. Un turno elettorale all’ultimo sangue, dato che dopo vent’anni di strapotere locale il centro sinistra (che amministra la cittadina siciliana dal 1993, mentre nel resto dell’isola ha spopolato per anni il centro destra) sembrava ormai ridotto in crisi. Il deus della politica locale, ad Alcamo, si chiama Antonino Papania, ed è un senatore del Partito Democratico. O meglio era, perché alle ultime politiche il suo nome, già inserito al numero 2 della lista per il Senato, è stato cancellato dal comitato dei garanti del Pd, che aveva di fatto raccolto l’appello di Franca Rame contro i cosiddetti “impresentabili”.
Ed è proprio da una disavventura capitata all’ex senatore che prendono spunto le indagini della procura guidata da Marcello Viola. Nel febbraio del 2012, infatti, era esplosa una bomba carta proprio all’entrata della segreteria di Papania. Le indagini di polizia e carabinieri portarono poi all’arresto di tre pregiudicati, Antonino Mistretta, Enzo Amato e Francesco Domingo, individuati come gli autori dell’intimidazione. Nell’inchiesta della procura di Trapani c’è però, oltre all’episodio della bomba, anche molto altro. E le oltre cinquemila pagine di cui sono composti i faldoni dell’inchiesta offrono un quadro desolante della vita politica locale. Durante le indagini gli inquirenti intercettano infatti anche alcuni personaggi che si muovono intorno all’entourage di Papania. E documentano in quale clima si svolgono le amministrative dello maggio 2012.
Dopo l’intimidazione subita, deponendo davanti agli inquirenti, “Papania ricollegava all’azione di sconosciuti facinorosi appartenenti all’opposta fazione politica e giammai alle dinamiche riconducibili alla logica del voto di scambio che la sua stessa base elettorale – come poi le indagini riveleranno – vera e propria patologia della competizione elettorale che invelenisce il clima e ne altera la democrazia” è quello che scrive il sostituto procuratore Rosanna Penna nella richiesta di custodia cautelare. A narrare (a loro insaputa) agli investigatori i metodi di raccolta delle preferenze sono quattro soggetti, Leonardo e Giuseppe De Blasi, Leonardo Vicari e Giovanni Renda, tutti indagati per tentata estorsione, intercettati proprio durante la campagna elettorale. I quattro si adoperano per raccogliere voti in favore di Sebastiano Bonventre, il candidato sostenuto dall’ex senatore del Pd. “Papania – scrive sempre il pm – era tutt’altro che estraneo alla competizione avendone preso parte attiva nel sostenere l’elezione del candidato sindaco Sebastiano Bonventre e, soprattutto, avvalendosi durante la campagna elettorale di soggetti i cui metodi nella raccolta delle adesioni di voto presso la base elettorale, stando sempre al tenore delle conversazioni registrate, si sono rivelati essere improntati proprio alla alterazione delle regole del gioco, atteso che gli stessi in ambientale parlavano di somme di denaro consegnate o da consegnare ad elettori non meglio individuati e a numerose promesse di assunzione, asseritamente fatte dal senatore Papania e dai candidati alla carica di consigliere comunale della lista Bonventre”.
Ma quanto costa oggi un voto in Sicilia? “Ogni voto che prende, come dici tu, ci sono 50 euro. Quanti ne ha quello quattro, cinque, e gli dici: dopo le elezioni sono 250 euro” ragionano i quattro indagati mentre la loro voce rimane impressa nelle bobine dei carabinieri. “Questi quaranta voti chi li ha portati? Noi scritti qua li abbiamo: Nino Papania, Nino Papania, Nino Papania, controlla le schede, controlla le sezioni” è invece il metodo standard di controllo del voto. Poi ci sono i buoni benzina. “Ci ha dato solo buoni benzina – continuano – cinquanta euro di benzina, accomodate con questo”. Quindi il posto al sole: il lavoro. In cambio dell’operato durante la campagna elettorale, il senatore avrebbe promesso assunzioni di massa all’Aimeri Ambiente, la società di smaltimento rifiuti che opera nella zona e che fa capi ai fratelli Pizzimbone, molto vicini ad un altro ex senatore, il pidiellino Marcello Dell’Utri, condannato in appello a sette anni per concorso esterno a Cosa Nostra. Il posto di lavoro all’Aimeri è il vero chiodo fisso per i “raccoglitori di voti” di Papania. Prima però ci sono da vincere le elezioni. “Campagna elettorale: se non vince Bonventre siamo morti” è il testo di un sms che l’esponente del Pd manda a Giuseppe De Blasi. “Si spaventa per quel nuddu (nessuno, persona senza valore) Nino Papania, Io ci vado a sparare. Lo sappiamo quello che dobbiamo fare, fuoco gli dobbiamo dare” si lascia andare in un’altra occasione Vicari. Il “nuddu” in questione è Niclo Solina, candidato sindaco di una lista civica, Abc, che avrebbe sfidato al ballottaggio il candidato di Papania. “Siamo sotto di 30 – 40 voti” avrebbe detto l’ex senatore ai tre indagati, un paio di giorni prima del secondo turno. Ironia della sorte, il suo candidato vincerà poi le elezioni per appena 37 voti. “Noi il nostro dovere l’abbiamo fatto” commentano i quattro, che però rimarranno poi delusi dalla mancata realizzazione della promessa di un posto di lavoro all’Aimeri Ambiente. Per questo motivo finiranno indagati per estorsione.
L’indagine della procura di Trapani è ormai formalmente chiusa. Papania è considerato parte lesa, dato che oltre all’intimidazione del febbraio 2012, avrebbe poi ricevuto le intimidazioni dei suoi “raccoglitori di voti” delusi. “Papania rovinato è, Papania per fare eleggere Bonventre chissà che cosa ha combinato” è il commento degli indagati alcune settimane dopo le elezioni. L’inchiesta sulle intimidazioni però, affianca anche altri filoni d’indagine attualmente in corso. Uno in particolare riguarda proprio l’Aimeri Ambiente e la gestione delle assunzioni per scopi politici. Già nell’inchiesta condotta dalla dottoressa Penna era emerso come nella società di smaltimento rifiuti fosse stato assunto il figlio di Filippo Di Maria, considerato il factotum dell’ex senatore, e poi condannato a undici anni per associazione mafiosa ed estorsione. Già in passato era emerso come Di Maria si fosse adoperato in favore di Ferdinando Latteri, candidato sostenuto da Papania alle primarie del centro sinistra per scegliere il candidato alla presidenza della regione alle elezioni del 2006. Mentre raggranellava voti per lo sfidante di Rita Borsellino, sostenuto da Papania, Di Maria era di fatto alle dirette dipendenze della cosca mafiosa di Alcamo.
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Mediaset, Libero: “Grazia a B., Letta ci sta”. Il Quirinale: “Analfabetismo”
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Franceschini e la commovente fedeltà del Pd al Pdl
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Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "I continui rinvii del governo Meloni sembravano indirizzati a portare a compimento qualcosa di più della semplice propaganda, ma invece si va verso il nulla. Tre miliardi rispetto alla marea di aumenti sulle bollette sono davvero poca cosa, quasi una presa in giro. Milioni di cittadini stanno subendo rincari di quasi il 40%, migliaia di aziende rischiano la chiusura e altrettanti lavoratori il proprio posto. Ma d'altronde sbagliamo noi a stupirci. Per il governo Meloni il modello d'imprenditoria è quello della ministra Santanchè. Sbaglia chi si spacca la schiena come i cittadini che cercano di far quadrare i conti a fine mese o le imprese che fanno di tutto per stare sul mercato. Per Giorgia Meloni la cosa migliore è cercare qualche santo in paradiso o, meglio ancora, qualche amicizia che conti". Così in una nota Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S alla Camera.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Ci sono modalità diverse con le quali ci si rapporta a Trump. Credo che la presidente Meloni senta la responsabilità di essere un ponte fra l'Europa e l'America dati i suoi buoni rapporti con Trump". Lo ha detto l'eurodeputata di Fi, Letizia Moratti, a Otto e mezzo su La7.
"Sul tema dei dazi, credo che Trump sia uno shock per l'Europa, uno stimolo positivo perché l'Ue può mettere in atto le riforme richieste nel rapporto Draghi e Letta che chiedono un'Europa più competitiva, più favorevole agli investimenti, con una transizione energetica sostenibile e quindi in grado di sostenere il welfare."
"Siamo alleati storici degli Usa - continua Moratti - e in questo momento dobbiamo avere la consapevolezza di dover comunque avere a che fare con un presidente eletto ed anche amato dai cittadini americani. L'Europa non può permettersi di non avere un dialogo con Trump. Sono moderata e liberale e il suo stile non mi appartiene ma nell'ambito del mio ruolo di parlamentare europea credo sia dovere rispondergli con fermezza e immediatezza ma cercando sempre il dialogo che porta vantaggi reciproci, come ha detto oggi la presidente Metsola."
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Nel momento in cui Donald Trump "fa saltare l'ordine internazionale basato sul multilateralismo" e "mette a rischio l'unità europea", è importante non far mancare "il nostro sostegno all'Ucraina" parallelamente ai negoziati che "non potranno coinvolgere Europa e Ucraina". Così Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia Popolare, alla Direzione del Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Il giorno in cui Eni annuncia un utile di 14,3 miliardi di euro, la maggioranza presenta un decreto truffa che non affronta la vera questione di come ridurre il peso delle bollette. Il Governo Meloni per aiutare veramente le famiglie italiane avrebbe dovuto tassare gli extraprofitti, rivedere la decisione di trasferire 4,5 milioni di famiglie dal mercato tutelato a quello libero, e puntare sulle rinnovabili invece che sul gas". Così Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
"La realtà dei fatti resta una sola: il governo di Giorgia Meloni ha favorito i grandi colossi energetici, che hanno accumulato extraprofitti per oltre 60 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane hanno visto raddoppiare le bollette e molte sono costrette a non riscaldarsi per paura di non poterle pagare".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Benissimo il governo sulle bollette: previsti tre miliardi che andranno a sostegno di imprese e almeno 8 milioni di famiglie. Dalle parole ai fatti”. Così Armando Siri, Consigliere per le politiche economiche del Vicepremier Matteo Salvini e coordinatore dipartimenti Lega.
Roma, 27 feb (Adnkronos) - "Alcune veloci considerazioni a partire dalle cose che credo vadano meglio precisate. La prima: non siamo stati e non siamo di fronte a postura bellicista dell’Europa. Non è mai stata l’Ue a voler fare o a voler continuare la guerra e non è nemmeno vero che la mancanza di iniziative di pace siano dipese da una mancanza di volontà politica della ue. È stato Putin a rifiutare sempre ogni dialogo, quel dialogo che oggi riconosce a Trump perché lo legittima come suo alleato", Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.
"Occorre spingere con forza per un’autonomia strategica e politica dell’Europa, iniziando subito il percorso di cooperazione sulla difesa perché non saranno le buone intenzioni a rendere forte l’Unione Europea ma la capacità di imporsi e esercitare deterrenza, non escludendo nessuna opzione che sarà necessario adottare e che sarà stabilita in quadro di solidarietà europea".
"Per noi, democratici e europei, è il tempo di decidere - aggiunge Picierno- se essere solo un pezzetto di un Risiko in cui altri tirano i dadi o se essere un continente libero e forte. E va chiarito tanto ai nemici della democrazia quanto ai nostri alleati, senza perdere altro tempo e senza cincischiare noi: l’unica lotta che definisce il nostro tempo e il campo della politica, oggi, è quella dell’europeismo e in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli".
"Siamo noi tutti in questo campo? Pensiamo ad un'alternativa alla destra che parta da questo campo? A me onestamente non è ancora chiaro. Sarei felice di essere smentita, ovviamente. Ma servono parole chiare che vanno pronunciate senza più giocare a nascondino. Crediamo tutti in un’Europa competitiva, con attori strategici del mercato più grandi e forti, un’Europa pronta ad affrontare le crisi internazionali sul piano politico e militare? Perchè questa è l’Europa che serve al mondo e agli europei. Non domani, oggi".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni, "nell’incontro di Parigi c’era in ritardo e di malavoglia. Intanto partecipa con trasporto e passione agli incontri della destra mondiale che considera l’Europa un incidente della storia. A Kyiv alle celebrazioni per il terzo anno della resistenza, non c’era proprio. A dir il vero ero sola proprio come italiana, ma con tanti colleghi progressisti e socialisti, c’era il mondo libero, i leader e parlamentari progressisti consapevoli della sfida che abbiamo di fronte e che il tempo di agire è ora". Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.