Il dirigente della Regione Lazio? E’ il nipote di un altro dirigente. In una storia che sembra rappresentare nel senso più stretto il significato della parola “nepotismo” non ci sono irregolarità o procedimenti non corretti, ma il nipote, quello c’è: si chiama Alessandro De Filippis, nominato dirigente del Creia (Centro Regionale Educazione e Informazione Ambientale). Lo zio si chiama Raniero De Filippis ed è tornato, dopo aver guidato altre strutture, alla direzione di infrastrutture, ambiente e politiche abitative nonostante la Corte dei Conti lo abbia condannato a risarcire la Regione accertando un danno erariale di 750mila euro. L’incarico a De Filippis jr, invece, è stato affidato dal dirigente Luca Fegatelli, indagato per associazione a delinquere e concorso in truffa ai danni dello Stato per la vicenda rifiuti.
Alessandro De Filippis dirigerà il Creia per tre anni con uno stipendio di 90mila euro annui più, eventualmente, una retribuzione di risultato che potrebbe aggiungere altri 20mila euro allo stipendio annuale complessivo. La sede iniziale assegnata era quella di Roma, ma poi, il 7 maggio, sul bollettino ufficiale regionale è comparsa la correzione con l’indicazione degli uffici di Fondi, in provincia di Latina: un posto certamente più comodo per Alessandro visto che è proprio di quelle parti. Sede voluta e fondata qualche anno fa proprio dallo zio Raniero, durante la giunta Storace.
“Nulla di nuovo all’orizzonte – commenta Domenico Farina, coordinatore Usb pubblico impiego della Regione – Sono cose purtroppo già accadute in passato ma dalla nuova giunta ci aspettavamo un cambio di rotta”. “Quello che sconcerta ancor di più – spiega Roberta Bernardeschi, segretaria regionale della Direr, il sindacato dei dirigenti regionali – è che tale dirigente è inserito in un elenco di venti nominativi, tra cui anche quello di un’altra De Filippis, per i quali il sindacato ha chiesto che venissero pubblicati gli atti in esito ai quali hanno acquisito la qualifica di dirigente e sono stati assunti dalla Regione per le aree naturali protette. Atti che avrebbero dovuto essere pubblicati sul Burl e sul sito regionale. La Regione, nonostante i continui proclami di trasparenza e legittimità si è opposta e si oppone alla pubblicità di tali atti. Tant’è che la Direr ha dovuto presentare una ricorso al Tar affinché venisse concesso l’accesso a tali provvedimenti e Zingaretti si è costituito in giudizio, affidando l’incarico allo studio esterno dell’avvocato Gianluigi Pellegrino per fare opposizione”.