La sua ultima battaglia è contro un costruttore che vuole “distruggere un’oasi e tagliare i miei alberi” nel suo rifugio di Hudson River Town, due ore a nord di New York. La più recente conquista è la cittadinanza italiana che aspettava da una vita. A 77 anni, l’uomo che ha cambiato la storia della polizia americana rivendica quelle origini che l’hanno reso chi è: “Da bambino le suore storpiavano il mio nome, mi chiamavano Francis e io l’odiavo. Ora non potrà farlo più nessuno. Io sono Francesco Serpico”. E quello sciovinismo che, assieme all’intransigenza, lo definisce, emerge di continuo: mentre ricorda la sua lotta contro la corruzione, la pallottola in faccia e il film in cui Al Pacino lo interpreta, Serpico vola con la memoria a Mirigliano, il suo paese natale in Campania, recita tratti interi della Divina Commedia e canta per una decina di minuti in napoletano stretto.
Vuol dire così tanto, per Francesco Serpico, stringere nelle mani il passaporto italiano?
Significa tutto: ora sono completo. Rivolevo indietro il mio nome, la mia cultura. Mio padre era un artigiano, cuciva scarpe. E mia madre era un’artista: l’hanno ereditato dalla madre terra. Anche io sono un prodotto del mio Paese. La mia anima è italiana, ed è lì che voglio tornare a vivere.
Sa già dove?
Mi piacciono le cose semplici. Cerco un posto tranquillo dove camminare, mangiare un’insalata e del pesce in una vecchia trattoria e scrivere le mie memorie. Anche se non riesco mai a cominciare: sono troppo impegnato a vivere la mia vita, non voglio perdere tempo.
Eppure è stata l’America a renderla un eroe celebrato in tutto il mondo.
Ah sì? Pensi che il museo della polizia di New York si è rifiutato di esporre il mio distintivo: mi disprezzano ancora per quello che ho fatto. Significa una cosa sola: che non è cambiato nulla. Mi dicono che in Italia i giovani agenti sanno chi sono e cos’ho fatto. Negli Usa non è così: la Nypd cerca di sradicare la mia figura dalla sua storia.
E perché?
Ho rotto una macchina da soldi perfettamente oliata. E non parliamo di qualche dollaro. Un capitano ha dichiarato: “Se non fosse per quel figlio di puttana di Serpico oggi sarei milionario”. Mi accusano di aver buttato un sasso negli ingranaggi, di aver rovinato l’immagine del mio Paese per aver esposto il giro di mazzette. Ma quelli che parlano così sono parte del problema. Sono gli stessi che mangiano grazie alla corruzione. Sa chi è Bob Leuci?
Il detective ritratto nel film “Il principe della città”, che fa arrestare i colleghi corrotti?
Ecco, l’hanno fatto passare per un eroe. Invece è uno schifoso. Era invischiato anche lui e poi si è pentito per salvarsi, raccogliendo prove contro gli altri poliziotti. È un voltagabbana che cerca sempre di associarsi a me, come se fossimo la stessa cosa. Invece io non ho mai accettato un dollaro sporco in vita mia. E il distretto, dopo che ha collaborato, l’ha tenuto lì per altri vent’anni. Oggi prende una pensione di Stato e insegna all’accademia. Un suo studente se n’è andato dicendo: “Non ho niente da imparare da uno come lei”. Questa è l’America. Se sei marcio, ti premiano. E’ il sistema che si autopreserva.
È proprio convinto che in Italia la situazione sia migliore?
È quello che mi chiedono tutti, e so benissimo che l’immoralità regna anche lì. Ma c’è una grande differenza: voi state cercando di mandare in galera l’ex premier. Non avete paura di investigare, non importa quanto in alto si arrivi.
Però le leggi ad personam di Silvio Berlusconi sarebbero improbabili in America.
I difetti sono diversi, ma se Berlusconi ha tutti questi scudi è anche perché è un miliardario che usa i suoi soldi per comprarsi l’immunità. Io dico: il potere corrompe, il potere totale corrompe totalmente. Sta alla gente riprendersi il comando.
Tolto il Cavaliere, rimangono condannati in Parlamento e regalini ai mafiosi negli ultimi decreti.
Gli italiani infatti hanno bisogno di una rivoluzione francese. Devono combattere questi criminali che si sentono intoccabili, che delinquono dai vertici riparandosi dietro i propri ruoli: che siano cardinali o capi di Stato e di governo. E chi si sente impotente sbaglia di grosso: togliere una goccia alla volta dal mare può sembrare inutile, ma se smetti, affoghi. Per cambiare il mondo basta una piccola cosa: fare il proprio lavoro, qualunque esso sia, onestamente. Come ho fatto io.
Lei per aver semplicemente fatto il suo lavoro vive da quarant’anni con frammenti di proiettile in testa.
E sa cosa dicono? “Serpico era mezzo pazzo anche prima che gli sparassero in faccia”. Intaccare la credibilità di chi non si fa comprare è una pratica diffusa per screditare i nemici. Un altro metodo che funziona sempre coinvolge le donne. Mi avevano avvertito: “Ti fregheranno con una lady”: io già m’immaginavo scene degne di James Bond, con la pistola nascosta nel reggicalze.
Invece?
Una signora con cui avevo da poco una relazione si è fatta mettere incinta, dicendomi che prendeva la pillola. Mi ha trascinato molto pubblicamente in tribunale, ha preteso soldi per vent’anni e soprattutto non mi ha lasciato crescere mio figlio, che è diventato come la madre. La gente non ha senso della morale. Eppure è con la moralità che viene il coraggio per le missioni impossibili.
Da dove si parte per cambiare?
Dalla scuola, fulcro di ogni problema, almeno in America. Qui ti insegnano a essere popolare e conformista, invece che ad apprezzare la propria diversità e a essere indipendente.
Lei che è sempre andato controcorrente da chi ha incassato solidarietà?
Non certo dai colleghi. Però ero molto rispettato dai mafiosi: “Non abbiamo niente contro di te, non sei una faccia di merda come gli altri”, mi dicevano. L’onore, in questo lavoro, contava e conta. E poi la mafia, senza l’aiuto dello Stato, non sopravviverebbe mai. Ma questo in Italia lo sapete benissimo. Io ricevo ancora centinaia di lettere da cops di tutto il mondo che mi chiedono consigli. Lo stesso succede tra i militari in Iraq e Afghanistan: alcuni stanno portando avanti un’ “operazione-Serpico” per fare emergere la verità. Si deve sapere perché li hanno mandati lì e quello che davvero succede in quei posti.
E che consigli dà, lei, all’onesto che si trova in una situazione simile alla sua?
Primo: devi essere certo di sapere come stanno davvero le cose, nel dettaglio. Secondo: non ti fidare di nessuno e non confidarti con la gente sbagliata. Terzo: registra tutto, raccogli prove. La ricerca della verità è dolorosa ma paga.
Cosa pensa di Snowden e Assange? Eroi anche loro o traditori?
Julian Assange, Edward Snowden e Bradley Manning, il soldato che per primo ha rivelato notizie a Wikileaks e che oggi è in prigione, sono i Serpico dell’era di Internet. Se vogliamo la democrazia bisogna che sia la gente a decidere, e per farlo deve essere informata. Cosa c’è di più fondamentale che la trasparenza? E perché l’osteggiano tutti? Se i cittadini del mondo mettessero insieme le forze potrebbero smettere di avere paura.
Paura di cosa?
Dei propri leader, per esempio. Quando i governi temono i popoli, si ha la libertà. Oggi, in America come in molti Paesi del mondo, è il contrario.
Eppure proprio gli Stati Uniti hanno fatto della libertà la loro bandiera.
Dicono che Lincoln si liberò della schiavitù, ma non è così. Sulla carta, certo, sì. Ma qui da noi continuano a schedare le persone per via della propria razza, a tracciarne i profili: ancora oggi ti arrestano solo perché sei nero. A NY, l’anno scorso, circa 70 mila persone sono state fermate e perquisite perché di colore. E l’agente di polizia non ha scelta: se si rifiuta lo accusano d’insubordinazione, se lo fa diventa parte del sistema.
Una nazione così razzista avrebbe eletto un presidente afroamericano?
Io non voto da vent’anni, perché non ho ancora trovato un solo politico pulito. Si comportano come se la gente fosse stupida, e a volte, purtroppo, l’ignoranza c’è. Mi viene in mente Joe Tramboli, un poliziotto che arrestò colleghi così marci da sniffare la cocaina appena sequestrata sul cofano dell’auto di pattuglia. E che ora è finito nel dimenticatoio. Nel 1994 scrissi a Bill Clinton chiedendogli tre cose: di conferire a Joe la medaglia del presidente, di formare una commissione permanente che vigilasse sulla polizia corrotta e di insegnare nelle accademie i risultati di questi studi.
Cosa le ha risposto?
“Caro Franco, che piacere. Condivido le sue preoccupazioni, apprezzo i consigli, ho comunicato ai miei collaboratori la candidatura di Joe, arrivederci e grazie”. Ma chi, se non il presidente, decide a chi assegnare la medaglia del presidente? Certi gesti simbolici darebbero a molte persone perbene la forza di fare la cosa giusta, invece Clinton ha sbolognato la faccenda fregandosene alla grande.
A lei, oltre a una medaglia, è stato dedicato il film di Sidney Lumet che porta il suo nome. Difficile che la gente la dimentichi.
Pensi che non sono riuscito a vedere il film per trent’anni. Un po’ perché non volevo rivivere quel periodo: l’ostracismo, la frustrazione, lo schifo. Avevo bisogno di una trasfusione di sangue e nessuno me l’ha donato. E poi perché c’erano cose inesatte: nel film, Al Pacino ha le mani incastrate nella porta e viene colpito in faccia. Io invece ho sparato allo spacciatore che ha sparato a me! E poi lo scassinatore che mi aggredisce era bianco: Hollywood l’ha reso nero, perché sono razzisti pure lì.
Cosa vuole che si sappia, in futuro, di Francesco Serpico?
Sono un essere umano. Che prende questa responsabilità molto seriamente.
Twitter: @BorromeoBea
Da Il Fatto Quotidiano del 14 luglio 2013
Cronaca
Parla Serpico: “In America se sei marcio ti premiano. Il sistema si autopreserva”
Intervista al poliziotto di origini italiane che ha combattuto la corruzione e a cui hanno sparato in faccia. Negli Stati Uniti gli hanno dedicato un film interpretato da Al Pacino, ma non hanno mai compreso il suo vero messaggio: "La solidarietà dei colleghi? Mi rispettano di più i mafiosi"
La sua ultima battaglia è contro un costruttore che vuole “distruggere un’oasi e tagliare i miei alberi” nel suo rifugio di Hudson River Town, due ore a nord di New York. La più recente conquista è la cittadinanza italiana che aspettava da una vita. A 77 anni, l’uomo che ha cambiato la storia della polizia americana rivendica quelle origini che l’hanno reso chi è: “Da bambino le suore storpiavano il mio nome, mi chiamavano Francis e io l’odiavo. Ora non potrà farlo più nessuno. Io sono Francesco Serpico”. E quello sciovinismo che, assieme all’intransigenza, lo definisce, emerge di continuo: mentre ricorda la sua lotta contro la corruzione, la pallottola in faccia e il film in cui Al Pacino lo interpreta, Serpico vola con la memoria a Mirigliano, il suo paese natale in Campania, recita tratti interi della Divina Commedia e canta per una decina di minuti in napoletano stretto.
Vuol dire così tanto, per Francesco Serpico, stringere nelle mani il passaporto italiano?
Significa tutto: ora sono completo. Rivolevo indietro il mio nome, la mia cultura. Mio padre era un artigiano, cuciva scarpe. E mia madre era un’artista: l’hanno ereditato dalla madre terra. Anche io sono un prodotto del mio Paese. La mia anima è italiana, ed è lì che voglio tornare a vivere.
Sa già dove?
Mi piacciono le cose semplici. Cerco un posto tranquillo dove camminare, mangiare un’insalata e del pesce in una vecchia trattoria e scrivere le mie memorie. Anche se non riesco mai a cominciare: sono troppo impegnato a vivere la mia vita, non voglio perdere tempo.
Eppure è stata l’America a renderla un eroe celebrato in tutto il mondo.
Ah sì? Pensi che il museo della polizia di New York si è rifiutato di esporre il mio distintivo: mi disprezzano ancora per quello che ho fatto. Significa una cosa sola: che non è cambiato nulla. Mi dicono che in Italia i giovani agenti sanno chi sono e cos’ho fatto. Negli Usa non è così: la Nypd cerca di sradicare la mia figura dalla sua storia.
E perché?
Ho rotto una macchina da soldi perfettamente oliata. E non parliamo di qualche dollaro. Un capitano ha dichiarato: “Se non fosse per quel figlio di puttana di Serpico oggi sarei milionario”. Mi accusano di aver buttato un sasso negli ingranaggi, di aver rovinato l’immagine del mio Paese per aver esposto il giro di mazzette. Ma quelli che parlano così sono parte del problema. Sono gli stessi che mangiano grazie alla corruzione. Sa chi è Bob Leuci?
Il detective ritratto nel film “Il principe della città”, che fa arrestare i colleghi corrotti?
Ecco, l’hanno fatto passare per un eroe. Invece è uno schifoso. Era invischiato anche lui e poi si è pentito per salvarsi, raccogliendo prove contro gli altri poliziotti. È un voltagabbana che cerca sempre di associarsi a me, come se fossimo la stessa cosa. Invece io non ho mai accettato un dollaro sporco in vita mia. E il distretto, dopo che ha collaborato, l’ha tenuto lì per altri vent’anni. Oggi prende una pensione di Stato e insegna all’accademia. Un suo studente se n’è andato dicendo: “Non ho niente da imparare da uno come lei”. Questa è l’America. Se sei marcio, ti premiano. E’ il sistema che si autopreserva.
È proprio convinto che in Italia la situazione sia migliore?
È quello che mi chiedono tutti, e so benissimo che l’immoralità regna anche lì. Ma c’è una grande differenza: voi state cercando di mandare in galera l’ex premier. Non avete paura di investigare, non importa quanto in alto si arrivi.
Però le leggi ad personam di Silvio Berlusconi sarebbero improbabili in America.
I difetti sono diversi, ma se Berlusconi ha tutti questi scudi è anche perché è un miliardario che usa i suoi soldi per comprarsi l’immunità. Io dico: il potere corrompe, il potere totale corrompe totalmente. Sta alla gente riprendersi il comando.
Tolto il Cavaliere, rimangono condannati in Parlamento e regalini ai mafiosi negli ultimi decreti.
Gli italiani infatti hanno bisogno di una rivoluzione francese. Devono combattere questi criminali che si sentono intoccabili, che delinquono dai vertici riparandosi dietro i propri ruoli: che siano cardinali o capi di Stato e di governo. E chi si sente impotente sbaglia di grosso: togliere una goccia alla volta dal mare può sembrare inutile, ma se smetti, affoghi. Per cambiare il mondo basta una piccola cosa: fare il proprio lavoro, qualunque esso sia, onestamente. Come ho fatto io.
Lei per aver semplicemente fatto il suo lavoro vive da quarant’anni con frammenti di proiettile in testa.
E sa cosa dicono? “Serpico era mezzo pazzo anche prima che gli sparassero in faccia”. Intaccare la credibilità di chi non si fa comprare è una pratica diffusa per screditare i nemici. Un altro metodo che funziona sempre coinvolge le donne. Mi avevano avvertito: “Ti fregheranno con una lady”: io già m’immaginavo scene degne di James Bond, con la pistola nascosta nel reggicalze.
Invece?
Una signora con cui avevo da poco una relazione si è fatta mettere incinta, dicendomi che prendeva la pillola. Mi ha trascinato molto pubblicamente in tribunale, ha preteso soldi per vent’anni e soprattutto non mi ha lasciato crescere mio figlio, che è diventato come la madre. La gente non ha senso della morale. Eppure è con la moralità che viene il coraggio per le missioni impossibili.
Da dove si parte per cambiare?
Dalla scuola, fulcro di ogni problema, almeno in America. Qui ti insegnano a essere popolare e conformista, invece che ad apprezzare la propria diversità e a essere indipendente.
Lei che è sempre andato controcorrente da chi ha incassato solidarietà?
Non certo dai colleghi. Però ero molto rispettato dai mafiosi: “Non abbiamo niente contro di te, non sei una faccia di merda come gli altri”, mi dicevano. L’onore, in questo lavoro, contava e conta. E poi la mafia, senza l’aiuto dello Stato, non sopravviverebbe mai. Ma questo in Italia lo sapete benissimo. Io ricevo ancora centinaia di lettere da cops di tutto il mondo che mi chiedono consigli. Lo stesso succede tra i militari in Iraq e Afghanistan: alcuni stanno portando avanti un’ “operazione-Serpico” per fare emergere la verità. Si deve sapere perché li hanno mandati lì e quello che davvero succede in quei posti.
E che consigli dà, lei, all’onesto che si trova in una situazione simile alla sua?
Primo: devi essere certo di sapere come stanno davvero le cose, nel dettaglio. Secondo: non ti fidare di nessuno e non confidarti con la gente sbagliata. Terzo: registra tutto, raccogli prove. La ricerca della verità è dolorosa ma paga.
Cosa pensa di Snowden e Assange? Eroi anche loro o traditori?
Julian Assange, Edward Snowden e Bradley Manning, il soldato che per primo ha rivelato notizie a Wikileaks e che oggi è in prigione, sono i Serpico dell’era di Internet. Se vogliamo la democrazia bisogna che sia la gente a decidere, e per farlo deve essere informata. Cosa c’è di più fondamentale che la trasparenza? E perché l’osteggiano tutti? Se i cittadini del mondo mettessero insieme le forze potrebbero smettere di avere paura.
Paura di cosa?
Dei propri leader, per esempio. Quando i governi temono i popoli, si ha la libertà. Oggi, in America come in molti Paesi del mondo, è il contrario.
Eppure proprio gli Stati Uniti hanno fatto della libertà la loro bandiera.
Dicono che Lincoln si liberò della schiavitù, ma non è così. Sulla carta, certo, sì. Ma qui da noi continuano a schedare le persone per via della propria razza, a tracciarne i profili: ancora oggi ti arrestano solo perché sei nero. A NY, l’anno scorso, circa 70 mila persone sono state fermate e perquisite perché di colore. E l’agente di polizia non ha scelta: se si rifiuta lo accusano d’insubordinazione, se lo fa diventa parte del sistema.
Una nazione così razzista avrebbe eletto un presidente afroamericano?
Io non voto da vent’anni, perché non ho ancora trovato un solo politico pulito. Si comportano come se la gente fosse stupida, e a volte, purtroppo, l’ignoranza c’è. Mi viene in mente Joe Tramboli, un poliziotto che arrestò colleghi così marci da sniffare la cocaina appena sequestrata sul cofano dell’auto di pattuglia. E che ora è finito nel dimenticatoio. Nel 1994 scrissi a Bill Clinton chiedendogli tre cose: di conferire a Joe la medaglia del presidente, di formare una commissione permanente che vigilasse sulla polizia corrotta e di insegnare nelle accademie i risultati di questi studi.
Cosa le ha risposto?
“Caro Franco, che piacere. Condivido le sue preoccupazioni, apprezzo i consigli, ho comunicato ai miei collaboratori la candidatura di Joe, arrivederci e grazie”. Ma chi, se non il presidente, decide a chi assegnare la medaglia del presidente? Certi gesti simbolici darebbero a molte persone perbene la forza di fare la cosa giusta, invece Clinton ha sbolognato la faccenda fregandosene alla grande.
A lei, oltre a una medaglia, è stato dedicato il film di Sidney Lumet che porta il suo nome. Difficile che la gente la dimentichi.
Pensi che non sono riuscito a vedere il film per trent’anni. Un po’ perché non volevo rivivere quel periodo: l’ostracismo, la frustrazione, lo schifo. Avevo bisogno di una trasfusione di sangue e nessuno me l’ha donato. E poi perché c’erano cose inesatte: nel film, Al Pacino ha le mani incastrate nella porta e viene colpito in faccia. Io invece ho sparato allo spacciatore che ha sparato a me! E poi lo scassinatore che mi aggredisce era bianco: Hollywood l’ha reso nero, perché sono razzisti pure lì.
Cosa vuole che si sappia, in futuro, di Francesco Serpico?
Sono un essere umano. Che prende questa responsabilità molto seriamente.
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Da Il Fatto Quotidiano del 14 luglio 2013
MANI PULITE 25 ANNI DOPO
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Bergamo, ucciso da un carabiniere: caso archiviato. Ma restano i dubbi
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Delmastro boccia la riforma Nordio: “I pm divoreranno i giudici”. Poi tenta il dietrofront, ma spunta l’audio. E il ministro lo difende
(Adnkronos) - La richiesta riguarda tutti le tracce trovate nella villetta di via Pascoli dove avviene il delitto, a partire dalle fascette dei rilievi dattiloscopici e le impronte digitali trovate nell'appartamento e sul dispenser portasapone dove - sancisce la Cassazione - si lava l'assassino. L'intenzione degli inquirenti è anche quella di lavorare sui quattro capelli scuri trovati nel lavandino del bagno al piano terra, così come sull'impronta trovata sulla porta d'ingresso dell'abitazione. Per i carabinieri di Milano sul dispenser (oltre alle due impronte di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio) "vi sono numerose impronte papillari sovrapposte che sarebbero state cancellate se il dispenser fosse stato lavato dal sangue" e nel lavandino la presenza di 4 capelli neri lunghi "attestano ovviamente che il lavandino non è mai stato lavato dalla presenza di sangue. Diversamente, i capelli presenti nel lavabo sarebbero stati portati via dall'acqua".
Una tesi smentita dalla stessa Procura di Pavia nella prima archiviazione, di otto anni fa, contro l'indagato Sempio. Un'ipotesi "priva di fondamento logico dal momento che è processualmente accertato che l'assassino aveva le mani imbrattate di sangue e che si è recato in bagno per lavarsi". Il sangue, liquido e solubile in acqua, "viene lavato molto più facilmente dei capelli che, stante la loro forma e lunghezza rimangono molto più facilmente sul fondo della vasca anche dopo il lavaggio del sangue" e si tratta dei capelli di Chiara "recisi a causa dei colpi inferti e rimasti sulle mani insanguinate dell'assassino; la loro presenza attesta semmai che lo stesso si è effettivamente lavato le mani". È peraltro "verosimile che l'assassino non si sia soffermato per verificare l'effetto del risciacquo, ma si sia allontanato rapidamente dalla scena".
I carabinieri sono intenzionati anche ad approfondire un'impronta digitale trovata sulla maniglia della porta di ingresso (ritenuta allora non utile dal Ris di Parma) su cui "non appare sia stata eseguita alcuna indagine biologica mirata ad accertare se quel contatto possa essere stato lasciato da una mano sporca di sangue (della vittima o di altri) o se fosse altra sostanza". Una tesi "oltre che logicamente fallace, non è di alcuna utilità investigativa" essendo stata osservata tre giorni dopo il delitto e trovandosi accanto alla serratura. Una porta toccata da Stasi e da soccorritori e investigatori. "Le tracce papillari, al pari del Dna, non sono databili. È impossibile sapere se quella traccia sia stata deposta il giorno del delitto o nei giorni precedenti (o addirittura in quelli successivi), basti pensare che in sede di rilievo sono state trovate anche le impronte papillari" di alcuni carabinieri coinvolti nelle indagini e di un falegname intervenuto tempo prima nella villetta per effettuare alcuni lavori. Per queste ragioni, concludeva l'archiviazione, "è evidente la totale irrilevanza investigativa della traccia segnalata".
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - ''Per la sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo, l’Italia rappresenta un ponte energetico tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente''. Terna, presentando il piano di sviluppo 2025, conferma gli interventi di interconnessione con l’estero, al fine di ''garantire sicurezza, sostenibilità ed efficienza, tramite la possibilità di mutuo soccorso tra sistemi interconnessi. In aggiunta, queste infrastrutture costituiscono un fondamentale strumento di flessibilità per condividere risorse di generazione e capacità di accumulo, a fronte della variabilità della produzione rinnovabile''.
Tra i principali progetti pianificati Terna segnala 'Sa.Co.I.3', il progetto di ammodernamento e potenziamento dell’attuale interconnessione tra Sardegna, Corsica e Toscana, il progetto di interconnessione tra Italia e Tunisia 'Elmed', il raddoppio interconnessione Italia-Grecia, che ''consentirà la gestione in sicurezza dell’intera Zona Sud e favorirà approvvigionamenti efficienti di energia, grazie alla possibilità di abilitare nuove risorse attraverso il coupling del mercato elettrico e di mantenere lo scambio di energia tra i due Paesi anche in presenza di manutenzioni''.
Inoltre, nel piano di sviluppo 2025 sono presenti ulteriori progetti di interconnessione, noti come 'Merchant lines', a cura di altri promotori e/o non titolari di concessioni di trasporto. Il numero di tali iniziative ha subito un’accelerazione negli ultimi anni. Risultano in fase di avvio consultazione 11 richieste per oltre 12 Gw di capacità. Terna segnala che la gestione delle richieste di connessione alla rete in alta tensione, principalmente concentrate al sud e nelle isole, permette di ''avere una visione sistemica delle future evoluzioni degli impianti rinnovabili e dei sistemi di accumulo, così da realizzare uno sviluppo sinergico delle infrastrutture e garantire la massima efficienza nella realizzazione delle opere di rete''.
Secondo i dati di Terna, al 31 dicembre 2024, risultano 348 Gw di richieste di connessione per impianti rinnovabili (di cui 152 Gw di solare, 110 Gw di eolico on-shore e 86 Gw di eolico off-shore) e 277 Gw per sistemi di accumulo. Questi numeri, che ''superano ampiamente il fabbisogno nazionale individuato dal documento di descrizione degli scenari 2024 Terna-Snam e dai target nazionali, confermano che il Paese rappresenta una significativa opzione di investimento, anche grazie a meccanismi legislativi di sostegno alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e ad una regolamentazione che ne incentiva lo sviluppo'', secondo la società.
In aggiunta, nell’ultimo biennio si è registrata una crescita delle richieste anche per gli utenti di consumo, che prelevano direttamente energia dalla rete di trasmissione nazionale e includono, ad esempio, impianti ad alto consumo energetico. Le richieste di connessione per questi utenti possono riguardare sia l’adeguamento di impianti già operativi sia la connessione di nuovi impianti alla rete. Tale tendenza è attribuibile per larga parte ai centri di elaborazione (data center): al 31 dicembre 2024 le richieste erano pari a circa 30 Gw, dato annuale 24 volte superiore rispetto a quello del 2021. Tali richieste sono principalmente localizzate nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia.
Terna annuncia che ''con lo scopo di favorire una sempre più ampia abilitazione delle rinnovabili e per garantire un’elevata qualità del servizio, in sinergia con i concessionari del servizio di distribuzione, è stato individuato un set di Cabine primarie da potenziare o da connettere alla Rete di trasmissione nazionale''. Il trend di tali richieste di connessione si è ulteriormente ampliato per effetto dei fondi messi a disposizione nell’ambito del Pnrr. Terna ha definito un approccio di gestione delle richieste di connessione basato sulla definizione di 76 'microzone' che ''consentono di modellare in modo efficace un perimetro all’interno del quale studiare soluzioni di connessione e quantificare la capacità rinnovabile addizionale che può essere integrata nella rete''.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Dallo sviluppo di infrastrutture abilitanti e innovative alla garanzia di stabilità e sicurezza della rete elettrica, passando per la risoluzione delle congestioni locali. Sono gli obiettivi del piano di sviluppo 2025 presentato da Terna. ''Considerato il complesso e sfidante contesto elettrico'' Terna comunica di aver ''svolto una importante attività di definizione delle priorità di sviluppo. Sono stati privilegiati gli interventi che offrono il massimo valore per il sistema, individuando soluzioni 'capital light' al fine di ridurre i costi e massimizzare l'efficacia degli investimenti necessari alla transizione energetica''.
Gli interventi previsti dal piano, che consentiranno di operare con una visione di lungo termine in considerazione delle esigenze della rete, rispondono alla necessità di ''sviluppare infrastrutture abilitanti e innovative, funzionali al raggiungimento della capacità obiettivo efficiente, per aumentare i limiti di transito tra le sezioni di mercato e massimizzare lo scambio di energia''. Il programma prevede anche di ''risolvere le congestioni locali, garantendo l’esercizio in sicurezza all’interno delle zone di mercato, tramite la pianificazione di interventi intrazonali''.
Terna punta inoltre a ''rispondere in modo efficiente a tutte le richieste di connessione alla rete attraverso la definizione di un nuovo modello, la Programmazione territoriale efficiente''. Infine sarà garantita ''la stabilità e la sicurezza della rete elettrica e l’integrazione dei mercati tramite le interconnessioni con l’estero, che consentono una gestione flessibile e bilanciata delle risorse energetiche, favorendo gli scambi tra le reti nazionali''.
Nell’orizzonte temporale del piano di sviluppo 2025, la maggioranza degli interventi previsti in esercizio entro il 2030 ha ottenuto l’autorizzazione o è già in fase di autorizzazione. Tra questi figurano le principali opere infrastrutturali dell’azienda, come Tyrrhenian Link, il collegamento hvdc sottomarino a 500 kV che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna. ''L’opera consentirà una maggiore integrazione tra le diverse zone di mercato e un più efficace utilizzo dei flussi di energia proveniente da fonti rinnovabili''. L’opera sarà completata entro il 2028.
Tra le opere principali Terna segnala Adriatic Link: il collegamento hvdc tra Abruzzo e Marche da 1.000 MW di potenza lungo circa 250 km, di cui 210 km sottomarini. L’entrata in esercizio è prevista per il 2029. Entro il 2034 sono poi previsti ulteriori rinforzi infrastrutturali tra cui la Dorsale Adriatica: collegamento in corrente continua tra Foggia e Forlì che garantirà il rafforzamento del corridoio adriatico, permettendo un incremento sostanziale della capacità di scambio.
Terna prevede inoltre la realizzazione di importanti infrastrutture che hanno l’obiettivo di aumentare il livello di sicurezza della rete e la capacità intrazonale. Si tratta di interventi che favoriscono lo scambio di energia all’interno della stessa zona di mercato, funzionali all’integrazione delle fonti rinnovabili e alla risoluzione delle congestioni di rete a livello locale. Tra le opere previste, tre collegamenti a 380 kV in Sicilia (Chiaramonte Gulfi-Ciminna, Caracoli-Ciminna e Paternò-Priolo) e uno in Lombardia (Milano-Brescia).
Il Piano di Sviluppo 2025 di Terna si pone l’obiettivo di estrarre maggior valore dagli asset esistenti, tramite interventi di tipo 'capital light', che si basano su strumenti e soluzioni innovative e che si affiancano ai tradizionali interventi infrastrutturali, consentendo di perseguire rilevanti benefici per la rete. L’attività di Terna di pianificazione della futura rete elettrica può contare oggi su iter di approvazione semplificati per le grandi infrastrutture da parte di Arera e Mase. In particolare, l’Autorità, attraverso il meccanismo dell’approvazione per fasi, ha semplificato il processo fornendo strumenti per velocizzare il percorso di progettazione, autorizzazione e realizzazione.
Anche a valle delle recenti semplificazioni normative ''è stato possibile raggiungere una significativa riduzione dei tempip''. La realizzazione delle infrastrutture sarà supportata anche da strumenti che assicurano e garantiscono la sicurezza e la flessibilità del sistema. Su tutti, il Capacity market con cui Terna si approvvigiona di capacità tramite contratti aggiudicati attraverso aste competitive, e il Macse (Meccanismo per l’approvvigionamento di capacità di stoccaggio elettrico). La prima asta del Macse sarà svolta da Terna il prossimo 30 settembre.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."