Da vent’anni vivo all’estero e sono abituata ai sorrisi ironici quando, nella conversazione, salta fuori la politica italiana, Berlusconi, i bunga bunga e il resto del triste folklore intriso di kitch e di fiera cialtroneria che caratterizza la politica del nostro paese.
Ma l’uscita dell’analfabeta Calderoli sulla ministra Kyenge non ha fatto ridere nessuno, né a Parigi, né altrove. Ero a cena con una storica americana, esperta del colonialismo italiano in Africa, e con due altri colleghi accademici francesi. Ho raccontato l’evento, pensando che nessuno l’avesse notato sui giornali stranieri (che l’hanno riportato in massa) e invece tutti erano al corrente della dichiarazione indecente di Calderoli.
Perché, mentre Berlusconi con la sua corte dei miracoli è un’eccezione tutta italiana, il problema del razzismo e dei partiti nazionalisti e xenofobi attraversa tutta l’Europa, dal civilissimo nord, dove imperversano in paesini come la Danimarca partiti come il Dansk Folkparty, o dalla Francia del Front National.
Dunque, in un contesto europeo di questo tipo, le immonde cazzate del Calderoli semplicemente non possono essere dette. Soprattutto sull’Africa. Soprattutto da un esponente di un paese che ha fatto colonie in Africa, violentando e sgozzando donne di colore al grido di Faccetta Nera.
Le parole contano in politica perché la politica, dai tempi dei sofisti è parola. E’ una parola che ha uno statuto speciale, che in filosofia si definisce performativo: ossia, il discorso politico “realizza” ciò che dice semplicemente dicendolo. Se Charles De Gaulle dice da Radio Londra “Je suis la France”, ebbene, De Gaulle diventa la Francia. E’ per questo che il linguaggio è così importante in politica e i limiti di ciò che si può dire e non dire sono limiti anche di ciò che si può fare e non fare.
Se ci fossero state leggi in Italia per evitare all’orda leghista di esprimersi nei termini in cui si è espressa negli ultimi vent’anni (come esistono per esempio in Francia, in cui Calderoli non si sarebbe già ovviamente dimesso, ma sarebbe in galera), la gente certe cose semplicemente non le avrebbe più dette, e non dicendole avrebbe anche agito diversamente.
Non si tratta di politically correct: si tratta di politica. La politica, è linguaggio: le leggi, i trattati, le dichiarazioni di guerra, i discorsi alle folle, tutto questo non è altro che linguaggio. Chi non sa usare il linguaggio, non deve essere in politica. Chi lo usa in modo improprio è escluso immediatamente dal discorso politico.
Nessuno in Europa può prendere sul serio la parola di uno Stato che ha tra i suoi rappresentanti un vice-presidente del Senato che si esprime come un criminale. E quelli che rispondono che sono strumentalizzazioni di dettagli per non vedere i problemi veri, non sanno cos’è la politica: intere crisi internazionali sono state salvate dalle parole appropriate, interi movimenti sono nati dalla parola. Mandate i vostri figli su You Tube ad ascoltare il discorso di Martin Luther King, I have a dream e spiegate loro così che cos’è la politica.
La politica è parola. Chi non sa usare la parola è fuori dalla politica.
Gloria Origgi
Ecole Normale Supérieure
Politica - 16 Luglio 2013
Caso Calderoli-Kyenge, perché in politica le parole sono importanti
Da vent’anni vivo all’estero e sono abituata ai sorrisi ironici quando, nella conversazione, salta fuori la politica italiana, Berlusconi, i bunga bunga e il resto del triste folklore intriso di kitch e di fiera cialtroneria che caratterizza la politica del nostro paese.
Ma l’uscita dell’analfabeta Calderoli sulla ministra Kyenge non ha fatto ridere nessuno, né a Parigi, né altrove. Ero a cena con una storica americana, esperta del colonialismo italiano in Africa, e con due altri colleghi accademici francesi. Ho raccontato l’evento, pensando che nessuno l’avesse notato sui giornali stranieri (che l’hanno riportato in massa) e invece tutti erano al corrente della dichiarazione indecente di Calderoli.
Perché, mentre Berlusconi con la sua corte dei miracoli è un’eccezione tutta italiana, il problema del razzismo e dei partiti nazionalisti e xenofobi attraversa tutta l’Europa, dal civilissimo nord, dove imperversano in paesini come la Danimarca partiti come il Dansk Folkparty, o dalla Francia del Front National.
Dunque, in un contesto europeo di questo tipo, le immonde cazzate del Calderoli semplicemente non possono essere dette. Soprattutto sull’Africa. Soprattutto da un esponente di un paese che ha fatto colonie in Africa, violentando e sgozzando donne di colore al grido di Faccetta Nera.
Le parole contano in politica perché la politica, dai tempi dei sofisti è parola. E’ una parola che ha uno statuto speciale, che in filosofia si definisce performativo: ossia, il discorso politico “realizza” ciò che dice semplicemente dicendolo. Se Charles De Gaulle dice da Radio Londra “Je suis la France”, ebbene, De Gaulle diventa la Francia. E’ per questo che il linguaggio è così importante in politica e i limiti di ciò che si può dire e non dire sono limiti anche di ciò che si può fare e non fare.
Se ci fossero state leggi in Italia per evitare all’orda leghista di esprimersi nei termini in cui si è espressa negli ultimi vent’anni (come esistono per esempio in Francia, in cui Calderoli non si sarebbe già ovviamente dimesso, ma sarebbe in galera), la gente certe cose semplicemente non le avrebbe più dette, e non dicendole avrebbe anche agito diversamente.
Non si tratta di politically correct: si tratta di politica. La politica, è linguaggio: le leggi, i trattati, le dichiarazioni di guerra, i discorsi alle folle, tutto questo non è altro che linguaggio. Chi non sa usare il linguaggio, non deve essere in politica. Chi lo usa in modo improprio è escluso immediatamente dal discorso politico.
Nessuno in Europa può prendere sul serio la parola di uno Stato che ha tra i suoi rappresentanti un vice-presidente del Senato che si esprime come un criminale. E quelli che rispondono che sono strumentalizzazioni di dettagli per non vedere i problemi veri, non sanno cos’è la politica: intere crisi internazionali sono state salvate dalle parole appropriate, interi movimenti sono nati dalla parola. Mandate i vostri figli su You Tube ad ascoltare il discorso di Martin Luther King, I have a dream e spiegate loro così che cos’è la politica.
La politica è parola. Chi non sa usare la parola è fuori dalla politica.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.