Nove e anni e sei mesi per l’ex presidente dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco. Il politico Pd ed ex socialista era imputato nel processo “Sanitopoli”, a Pescara, su presunte tangenti nella sanità privata abruzzese, che il 14 luglio 2008 lo ha portato in carcere. In un primo momento era stata data la notizia di una condanna a 9 anni e 9 mesi perché il presidente del Collegio del Tribunale di Pescara, Carmelo De Santis, alla lettura della sentenza aveva sbagliato: nel recitare i capi di imputazione e la pena per Ottaviano Del Turco, il presidente ha testualmente condannato l’ex governatore “a anni nove e mesi nove”, mentre sul dispositivo la pena è di 9 anni e 6 mesi. E’ stato, comunque, assolto da alcuni episodi di concussione “per non aver commesso il fatto” ed, inoltre, da un falso in atto pubblico e da un abuso “perché il fatto non costituisce reato”. Il Tribunale pescarese ha dichiarato Del Turco anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, “in stato di interdizione legale durante la pena ed incapace di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la stessa durata della pena principale”.
Sempre il Tribunale, ha condannato l’ex presidente, insieme a Lamberto Quarta, Camillo Cesarone, Antonio Boschetti, Bernardo Mazzocca, Francesco Di Stanislao, Pierluigi Cosenza, Vincenzo Maria Angelini, al risarcimento dei danni non patrimoniali cagionati alla Regione Abruzzo, parte civile nel procedimento, ed in particolare al pagamento complessivo di 10 milioni euro. Del Turco in quota del 30%.
Del Turco: “Credo nella giustizia, commistioni tra magistrati”. Parla di un “teorema”, dice di essere curioso di leggere “qual è la prova”, sostiene che i “provvedimenti” alla base dell’accusa di corruzioni “non li ho cambiati” e parla di “umiliazione” Ottaviano Del Turco, che ha sempre negato le accuse, perché i suoi 70 anni, la sua storia sono stati messi a confronto con quelli del suo accusatore, Vincenzo Maria Angelini. ”Credo nella giustizia: la mia speranza era – afferma commentando il verdetto – che si potesse dimostrare che un conto è il ruolo dell’accusa nel sistema penale italiano e un conto è la corte, che può decidere sulla base delle prove che ci sono e sulla base delle prove che non ravvede. Purtroppo così non è” commenta l’ex governatore. L’affondo contro la giustizia, spiega è perché si “ripropone un eterno problema, e cioè il rapporto che c’è tra la magistratura inquirente e la magistratura giudicante. Troppa commistione, troppa confusione: molto spesso diventano presidenti di corte magistrati che hanno fatto i pubblici ministeri e si portano appresso anche quella cultura. La cosa non è un peccato e non è nemmeno frutto dell’intervento del diavolo, quando uno cresce in un modo è difficile che possa cambiare quando sta per andare in pensione. Così succede in questo paese”, chiude Del Turco riferendosi alla separazione delle carriere.
La Procura di Pescara aveva chiesto 12 anni di reclusione. I pm di Pescara Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli avevano chiesto la condanna a 12 anni di reclusione. A Del Turco è accusato di associazione per delinquere, corruzione, abuso, concussione, falso. Le foto relative alla presunta tangente “delle mele”, che sarebbe stata consegnata dall’imprenditore Vincenzo Maria Angelinia Del Turco il 2 novembre 2007 a Collelongo (L’Aquila), era al centro della requisitoria. Angelini, nell’immagine, ha una busta in mano, che, così aveva raccontato l’imprenditore, era piena di banconote da consegnare al governatore. Fatta la ”consegna” il sacchetto sarebbe stato riempito di mele. Proprio Angelini è stato condannato a tre anni e mezzo, l’accusa aveva chiesto 3 anni. Angelini aveva chiesto 11 milioni di euro per danni morali.
La perizia sulla foto con le foto relative alla presunta tangente “delle mele”. I periti del Tribunale avevano concluso che le foto relative alla consegna di denaro erano state effettivamente scattate il 2 novembre 2007 avvalorando quanto dichiarato da Angelini. Nella loro perizia, gli esperti avevano presi in considerazione le date contenute nella macchinetta fotografica dell’imprenditore relative a immagini scattate precedentemente. Nella loro relazione, i consulenti si erano basati anche su uno studio sulle ombre.
La difesa di Del Turco: “Sentenza condanna un protagonista morale”. ”È una sentenza che condanna un protagonista morale della vita politica istituzionale sindacale del nostro paese accusato di aver incassato sei milioni e 250 mila euro a titolo di corruzione dei quali non si è visto un solo euro”. L’avvocato Giandomenico Caiazza commenta duramente il verdetto: “Penso che sia un precedente assoluto nella storia giudiziaria perché si possono non trovare i soldi, ma si trovano le tracce dei soldi. Qui stiamo parlando di sei milioni e 250 mila dei quali un solo euro non è stato rintracciato. Per il resto abbiamo parlato nove ore per spiegare non che non ci fossero le prove ma che ci fossero ampie, piene e ricchissime prove delle calunnia che un galantuomo come Ottaviano Del Turco ha dovuto subire. Si vede – ha aggiunto – che è scritto che questo calvario deve seguire. Cosa che noi faremo impugnando questa sentenza. Abbiamo ascoltato la sentenza e la rispettiamo esterrefatti ma ne prendiamo atto”.
Nell’estate del 2008 l’inchiesta decapitò la giunta regionale. Il 14 luglio 2008 l’inchiesta, poi chiamata “Sanitopoli”, decapitò la giunta regionale portando in carcere, oltre al governatore, assessori, consiglieri regionali e manager. Oltre a Del Turco erano stati rinviati a giudizio 27 imputati, tra persone e società. Tutto era nato da una inchiesta sulla cartolarizzazione dei debiti della sanità, effettuata da quello che veniva definito il deus ex machina bipartisan, Giancarlo Masciarelli a capo della finanziaria regionale che, nominato dal centrodestra, era stato poi confermato da Del Turco. Ad accusare Del Turco era stato Angelini, ex titolare della clinica Villa Pini, con le sue dichiarazioni sul pagamento di tangenti rigorosamente bipatisan. Nel corso di più interrogatori in procura, Angelini aveva dichiarato ai magistrati di aver pagato tangenti per circa 15 milioni di euro ad amministratori pubblici regionali sia di centrosinistra che di centrodestra, in cambio di agevolazioni. Secondo l’accusa dal 2003 al 2008 i vertici di due amministrazioni regionali, quella di Giovanni Pace prima e quella di Del Turco poi, sarebbero stati protagonisti di un malaffare che avrebbe portato pian piano al tracollo della sanità abruzzese. Già condannato, invece, a due anni di reclusione dalla Corte d’Appello dell’Aquila per il reato di concussione per induzione, l’ex presidente di centrodestra della Regione, Pace che era stato assolto da tutte le accuse contestate.
Condannati l’ex parlamentare Aracu e due ex assessori.Il Tribunale ha inflitto altre sette condanne: all’ex parlamentare del Pdl, Sabatino Aracu, è stata inflitta la pena di 4 anni; all’ex manager della Asl di Chieti, Luigi Conga, 9 anni; all’ex segretario dell’ufficio di presidenza della Regione, Lamberto Quarta, 6 anni e 6 mesi; all’ex assessore regionale alla Sanità, Bernardo Mazzocca, 2 anni (pena sospesa); all’ex assessore regionale alle Attività produttive, Antonio Boschetti, 4 anni; all’ex capogruppo in consiglio regionale del Pd, Camillo Cesarone, 9 anni; a Francesco di Stanisalo, ex direttore dell’Agenzia sanitaria regionale, 2 anni (pena sospesa). Sono stati invece assolti l’ex assessore regionale alla Sanità nella giunta di centrodestra Vito Domenici, Angelo Bucciarelli, ex segretario dell’assessore Mazzocca, e Gianluca Zelli, ex amministratore Humangest.
La difesa di Del Turco aveva chiesto l’assoluzione: “Non c’è traccia di un euro”. La difesa di Del Turco aveva chiesto l’assoluzione ”perché il fatto non sussiste”. L’avvocato Giandomenico Caiazza ha sostenuto che non vi fosse “la traccia di un solo euro. E’ un processo fondato sulle assurdità impossibili da affermare come fatti ragionevoli. Non c’è nulla di nulla. Non ci sono riscontri. La vita di Del Turco non si è modificata, ma è rimasta immutata nella sua sobrietà e semplicità”. In il legale si era soffermato anche sulla presunta tangente ”delle mele” che l’ex patron di Villa Pini avrebbe consegnato a Del Turco il 2 novembre 2007, a Collelongo (L’Aquila) e proprio riguardo alle foto relative all’episodio, aveva sottolineato che l’imprenditore volutamente ”sceglie di non documentare la dazione, lasciando invece indizi da cui si dovrebbe presumere che è avvenuta”. Parlando della busta delle mele con cui Angelini esce da casa Del Turco, il legale di Del Turco ha parlato di ”film di un calunniatore di professione”. Secondo l’accusa, l’ex governatore invece avrebbe intascato da Angelini 5 milioni e 500 mila euro insieme con l’ex segretario generale dell’Ufficio di presidenza della Regione, Lamberto Quarta e all’ex capogruppo del Pd, Camillo Cesarone.