Uno dei “reati più odiosi e riprovevoli”, ma la Corte Costituzionale dice no alla custodia cautelare in carcere per il reato di violenza sessuale di gruppo qualora il caso concreto consenta di applicare misure alternative. La Consulta torna ad occuparsi dell’articolo 275 del codice di procedura penale che definisce le misure cautelari e i criteri di applicazioni. La “più intensa lesione del bene della libertà sessuale – scrive la Corte -“non offre un fondamento giustificativo costituzionalmente valido al regime cautelare speciale previsto dalla norma censurata”; e neppure a forme di automatismo nell’applicazione della pena. La Consulta, infatti, ha stabilito che, se in relazione al caso concreto, emerga che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure, il giudice può applicarle.
Alla base del pronunciamento una questione di legittimità sollevata dal Tribunale del Riesame di Salerno che investe il comma 3 dell’art. 275 del codice. La vicenda di partenza riguarda quattro persone accusate di violenza sessuale di gruppo: tre – ricostruisce la sentenza della Consulta – erano indicati come “istigatori e spettatori” a un singolo episodio di violenza sessuale di gruppo, diverso per ciascuno di essi, in cui il fidanzato della persona offesa aveva svolto “un ruolo fondamentale nella costrizione e nella esecuzione del rapporto sessuale”. Il giudice aveva confermato la misura detentiva per uno dei quattro e disposto i domiciliari per gli altri tre al posto della custodia cautelare in carcere. Ma la Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza del Riesame, ritenendo illogica la motivazione relativa all’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza nei confronti di uno degli indagati.
Investito nuovamente delle questione, il giudice del Riesame ha confermato la propria impostazione e si è rivolto alla Consulta. E quest’ultima, con la sentenza 232 depositata oggi, relatore il giudice Giorgio Lattanzi, ha bocciato l’art. 275 del codice di procedura penale perché il relazione alla violenza sessuale di gruppo prevede la custodia cautelare in carcere e “non fa salva l’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure”. Già tre anni fa c’era stato un pronunciamento analogo della Corte in relazione ai reati di violenza sessuale, atti sessuali con minorenni e prostituzione minorile. Ora questo stesso principio viene esteso anche agli stupri opera del “branco”, quando l’esame del caso specifico lo renda possibile. Perché “la disciplina delle misure cautelari” deve “essere ispirata al criterio del ‘minore sacrificio necessario “’. E ciò impegna il legislatore a predisporre “una gamma di misure alternative” che tengano conto anche delle “singole fattispecie concrete”.
Giustizia & Impunità
Consulta, violenza sessuale di gruppo: “Sì a misure alternative al carcere”
E' uno dei "reati più odiosi e riprovevoli", ma la Corte Costituzionale dice no alla custodia cautelare qualora il caso concreto consenta di applicare misure alternative. La questione di legittimità era stata sollevata dal Tribunale del Riesame di Salerno
Uno dei “reati più odiosi e riprovevoli”, ma la Corte Costituzionale dice no alla custodia cautelare in carcere per il reato di violenza sessuale di gruppo qualora il caso concreto consenta di applicare misure alternative. La Consulta torna ad occuparsi dell’articolo 275 del codice di procedura penale che definisce le misure cautelari e i criteri di applicazioni. La “più intensa lesione del bene della libertà sessuale – scrive la Corte -“non offre un fondamento giustificativo costituzionalmente valido al regime cautelare speciale previsto dalla norma censurata”; e neppure a forme di automatismo nell’applicazione della pena. La Consulta, infatti, ha stabilito che, se in relazione al caso concreto, emerga che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure, il giudice può applicarle.
Alla base del pronunciamento una questione di legittimità sollevata dal Tribunale del Riesame di Salerno che investe il comma 3 dell’art. 275 del codice. La vicenda di partenza riguarda quattro persone accusate di violenza sessuale di gruppo: tre – ricostruisce la sentenza della Consulta – erano indicati come “istigatori e spettatori” a un singolo episodio di violenza sessuale di gruppo, diverso per ciascuno di essi, in cui il fidanzato della persona offesa aveva svolto “un ruolo fondamentale nella costrizione e nella esecuzione del rapporto sessuale”. Il giudice aveva confermato la misura detentiva per uno dei quattro e disposto i domiciliari per gli altri tre al posto della custodia cautelare in carcere. Ma la Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza del Riesame, ritenendo illogica la motivazione relativa all’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza nei confronti di uno degli indagati.
Investito nuovamente delle questione, il giudice del Riesame ha confermato la propria impostazione e si è rivolto alla Consulta. E quest’ultima, con la sentenza 232 depositata oggi, relatore il giudice Giorgio Lattanzi, ha bocciato l’art. 275 del codice di procedura penale perché il relazione alla violenza sessuale di gruppo prevede la custodia cautelare in carcere e “non fa salva l’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure”. Già tre anni fa c’era stato un pronunciamento analogo della Corte in relazione ai reati di violenza sessuale, atti sessuali con minorenni e prostituzione minorile. Ora questo stesso principio viene esteso anche agli stupri opera del “branco”, quando l’esame del caso specifico lo renda possibile. Perché “la disciplina delle misure cautelari” deve “essere ispirata al criterio del ‘minore sacrificio necessario “’. E ciò impegna il legislatore a predisporre “una gamma di misure alternative” che tengano conto anche delle “singole fattispecie concrete”.
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Fdi e la svolta Usa sull’Ucraina: “Zelensky è un ostacolo alla pace, ora che c’è Trump basta armi”
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il dialogo tra due presidenti davvero straordinari è promettente. È importante che nulla ostacoli l'attuazione della loro volontà politica". Lo ha dichiarato il portavoce della presidenza russa Dmitri Peskov in un'intervista alla televisione, parlando della fermezza degli Stati Uniti nei confronti di Kiev e sulle dichiarazioni ostili di Trump nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Roma, 23 feb. - (Adnkronos) - Resterà per sempre il cantante di "Bandiera gialla", canzone simbolo della musica leggera degli anni '60: Gianni Pettenati è morto nella sua casa di Albenga (Savona) all'età di 79 anni. L'annuncio della scomparsa, avvenuta nella notte, è stato dato con un post sui social dalla figlia Maria Laura: "Nella propria casa, come voleva lui, con i suoi affetti vicino, con l'amore dei suoi figli Maria Laura, Samuela e Gianlorenzo e l'adorato gatto Cipria, dopo una lunga ed estenuante malattia, ci ha lasciato papà. Non abbiamo mai smesso di amarti. Ti abbracciamo forte. Le esequie si terranno in forma strettamente riservata".
Nato a Piacenza il 29 ottobre 1945, Gianni Pettenati debutta nel 1965, vincendo il Festival di Bellaria ed entra a far parte del gruppo degli Juniors e nel 1966, accompagnato dallo stesso gruppo, incide il suo primo 45 giri, una cover di "Like a Rolling Stone" di Bob Dylan intitolata "Come una pietra che rotola", seguita da quello che rimane il suo maggiore successo "Bandiera gialla", versione italiana di "The pied piper" incisa lo stesso anno da Patty Pravo (in lingua originale, come lato B del singolo "Ragazzo Triste" per la promozione del locale Piper Club di Roma, diventando il brano simbolo della famosa discoteca), diventata un evergreen, immancabile quando si gioca al karaoke o nelle serate revival nelle discoteche e nelle feste. Il 45 giri successivo, nuovamente con gli Juniors, è "Il superuomo" (cover di "Sunshine superman" di Donovan), mentre sul lato B del disco compare "Puoi farmi piangere" (cover di "I put a spell on you" di Screamin' Jay Hawkins, incisa con l'arrangiamento della versione di Alan Price), con il testo italiano di Mogol. Sempre nel 1967 Pettenati partecipa al Festival di Sanremo con "La rivoluzione", a Un disco per l'estate con "Io credo in te", al Cantagiro con "Un cavallo e una testa" (scritta da Paolo Conte) e a Scala Reale sul Canale Nazionale della Rai in squadra con il vincitore di quell'anno, Claudio Villa, e con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino.
Nel 1968 insieme ad Antoine entra in finale al festival di Sanremo con "La tramontana", brano molto fortunato che il cantante piacentino ha sempre riproposto nei suoi concerti. Seguono altri successi come "Caldo caldo", "Cin cin", "I tuoi capricci" e collaborazioni artistiche con diversi autori della canzone italiana. Critico musicale, Pettenati è autore di diversi libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui "Quelli eran giorni - 30 anni di canzoni italiane" (Ricordi, con Red Ronnie); "Gli anni '60 in America" (Edizioni Virgilio); "Mina come sono" (Edizioni Virgilio); "Io Renato Zero" (Edizioni Virgilio); "Alice se ne va" (Edizioni Asefi). Nel 2018 era stata concessa a Pettenati la legge Bacchelli che prevede un assegno vitalizio di 24mila euro annui a favore di cittadini illustri, con meriti in diversi campi, che versino in stato di particolare necessità. (di Paolo Martini)
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti della polizia municipale.
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il destino ha voluto così, Dio ha voluto così, se così posso dire. Una missione tanto difficile quanto onorevole - difendere la Russia - è stata posta sulle nostre e vostre spalle unite". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin ai soldati che hanno combattuto in Ucraina, durante una cerimonia organizzata al Cremlino in occasione della Giornata dei Difensori della Patria.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha invocato l'unità degli Stati Uniti e dell'Europa per giungere a una "pace duratura", alla vigilia del terzo anniversario dell'invasione russa e sulla scia della svolta favorevole a Mosca presa da Donald Trump.
"Dobbiamo fare del nostro meglio per una pace duratura e giusta per l'Ucraina. Ciò è possibile con l'unità di tutti i partner: ci vuole la forza di tutta l'Europa, la forza dell'America, la forza di tutti coloro che vogliono una pace duratura", ha scritto Zelensky su Telegram.
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti di polizia municipale.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Decine di migliaia di persone si sono radunate per partecipare ai funerali di Hassan Nasrallah, in uno stadio alla periferia di Beirut. Molte le bandiere di Hezbollah e i ritratti del leader assassinato che ha guidato il movimento libanese, sostenuto dall'Iran, per oltre tre decenni. Uomini, donne e bambini provenienti dal Libano e da altri luoghi hanno camminato a piedi nel freddo pungente per raggiungere il luogo della cerimonia, ritardata per motivi di sicurezza dopo la morte di Nasrallah avvenuta in un massiccio attacco israeliano al bastione di Hezbollah a Beirut sud a settembre.
Mentre la folla si radunava, i media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in alcune zone del Libano meridionale, tra cui una località a circa 20 chilometri dal confine. L'esercito israeliano ha affermato di aver colpito nel Libano meridionale "diversi lanciarazzi che rappresentavano una minaccia imminente per i civili israeliani". Ritratti giganti di Nasrallah e di Hashem Safieddine (il successore designato di Nasrallah, ucciso in un altro attacco aereo israeliano prima che potesse assumere l'incarico) sono stati affissi sui muri e sui ponti nella parte sud di Beirut. Uno è stata appeso anche sopra un palco eretto sul campo del gremito Camille Chamoun Sports City Stadium, alla periferia della capitale, dove si svolgeranno i funerali dei due leader.
Lo stadio ha una capienza di circa 50mila persone, ma gli organizzatori di Hezbollah hanno installato decine di migliaia di posti a sedere extra sul campo e all'esterno, dove i partecipanti potranno seguire la cerimonia su uno schermo gigante. Hezbollah ha invitato alla cerimonia alti funzionari libanesi, alla presenza del presidente del parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, e del ministro degli Esteri Abbas Araghchi. Quest'ultimo, in un discorso da Beirut, ha descritto i leader assassinati come "due eroi della resistenza" e ha giurato che "il cammino della resistenza continuerà".