Sono 65 le persone finite in manette in un’operazione della polizia di Catanzaro che, dicono gli investigatori, annienterà le cosche di Lamezia. Tra arrestati e indagati, nell’ambito dell’inchiesta Perseo della Dda, ci sono anche politici, imprenditori, avvocati, medici e appartenenti alla polizia penitenziaria. A numerosi arrestati, oltre al reato di associazione mafiosa, sono stati contestati diversi omicidi verificatisi in una guerra di mafia svoltasi tra il 2005 ed il 2011.
Risulta indagato il senatore del Pdl Pietro Aiello, per cui la Dda aveva chiesto l’arresto. La richiesta è stata rigettata dal gip. Aiello, 57 anni, medico di Catanzaro, eletto al Senato nelle elezioni politiche del febbraio scorso, in precedenza era stato assessore all’Urbanistica nella Giunta regionale di centrodestra. Al politico viene contestato il reato di voto di scambio, aggravato dalle modalità mafiose. Il reato di voto di scambio fa riferimento alle elezioni regionali del 2010 in occasione delle quali, stando all’ipotesi dell’accusa, Aiello avrebbe ricevuto sostegno dalla cosca Giampà di Lamezia Terme per ottenere l’elezione a consigliere regionale.
Secondo la Dda, che ha annunciato ricorso al Riesame contro il rigetto del carcere da parte del gip. il politico aveva promesso alla cosca Giampà denaro e alle loro ditte (o comunque a loro riconducibili) “l’aggiudicazione di appalti per forniture e servizi all’interno di strutture pubbliche”.
La cosca Giampà di Lamezia Terme, per finanziare gli acquisti di armi e stupefacenti, nonché per garantire il pagamento degli stipendi agli affiliati, aveva creato un vorticoso sistema di truffe assicurative, avvalendosi della collaborazione di un gruppo composto da assicuratori, periti, carrozzieri, medici e avvocati. Dalle indagini è emerso anche che dal sistema-truffe arrivavano nelle casse della cosca, ogni anno, milioni di euro, di cui beneficiavano anche i professionisti che concorrevano con la cosca. Tra gli arrestati figura l’ex consigliere provinciale e attuale vice presidente della Sacal, la società di gestione dell’aeroporto lametino, Gianpaolo Bevilacqua, del Pdl. A Bevilacqua sono contestati i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e di estorsione. In particolare oltre alla connivenza con la cosca Giampà lo stesso avrebbe estorto ad un commerciante di abbigliamento sportivo alcune tute da recapitare a detenuti del clan.