A Libero dice: “Non farò l’esule come Craxi, se mi condannano voglio andare in carcere“. Da Palazzo Grazioli smentisce: “E’ un colloquio liberamente interpretato da Maurizio Belpietro“. Ma lui stesso – o chi per lui – rilancia l’intervista su facebook (con 3500 mi piace e 1400 commenti), sul sito ufficiale del Pdl e sull’account Twitter del partito. Le parole sono quelle di Silvio Berlusconi alla vigilia della sentenza della Corte di Cassazione sul processo Mediaset, dov’è imputato per frode fiscale e dove si presenterà con una condanna a 4 anni inflitta dal tribunale in primo grado e poi confermata dalla Corte d’appello di Milano.
I benefici dell’indulto: in galera non andrebbe
Berlusconi, dunque, assicura che rinuncerà a tutto ciò a cui avrebbe diritto, a partire dai domiciliari: “Non farò l’esule, come fu costretto a fare Bettino Craxi – spiega nel colloquio con Libero – Né accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato. Ho quasi 78 anni e avrei diritto ai domiciliari, ma se mi condannano, se si assumono questa responsabilità, andrò in carcere”. Il problema è che non è che sceglie il Cavaliere, soprattutto perché i reati per il quale è imputato sono precedenti al 2006 e quindi coperti da indulto già finito nelle sentenze di primo grado e di appello. Ai 4 anni della pena, infatti, andrebbero tolti i 3 previsti dall’indulto e con un anno di pena non si va in carcere. Resterebbe invece la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. C’è solo un modo perché Berlusconi debba finire in carcere: una volta e se fosse condannato per il processo Ruby in via definitiva (cioè in Cassazione). La legge del 2006 che ha regolato l’ultimo indulto infatti prevede che chi è recidivo nei 5 anni successivi vede revocato il beneficio (quindi la pena per il processo Mediaset tornerebbe di 4 anni).
La smentita di Palazzo Grazioli
Ad ogni modo a sorpresa Palazzo Grazioli pubblica una parziale smentita del “colloquio” firmato peraltro da Maurizio Belpietro: “Il Presidente Berlusconi non ha rilasciato alcuna intervista – si legge – Il direttore Belpietro ha liberamente interpretato il senso di un colloquio in cui sono state confermate l’assoluta infondatezza delle accuse rivolte al presidente Berlusconi e la sua precisa volontà di continuare a offrire il suo contributo al popolo dei moderati”. Nel comunicato si rileva anche che “ancora una volta, che alcuni quotidiani riportano tra virgolette frasi e giudizi attribuiti al Presidente Berlusconi che non sono mai stati pensati né pronunciati”.
“Io sono innocente, di diritti non sapevo niente”
Il Cavaliere, secondo Libero, si dice “abbastanza ottimista: non possono condannarmi”. In questo caso l’opinione è diversa da quella del suo avvocato Niccolò Ghedini che si era detto pessimista. “Se non c’è pregiudizio, se non ci sono pressioni, la Cassazione non può che riconoscere la mia innocenza – dichiara l’ex presidente del Consiglio – I miei avvocati hanno proposto 50 obiezioni alla decisione della Corte d’appello e la Cassazione già in altre occasioni ha riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non partecipavo alle decisioni dell’azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione di Mediaset”, spiega. “Facevo il presidente del Consiglio, cosa ne potevo sapere io dei contratti per i diritti televisivi? Non me ne occupavo quando stavo a Cologno, figurarsi se lo potevo fare nei primi anni Duemila quando ero a Palazzo Chigi”. Inoltre, prosegue il Cavaliere, “non avrei rischiato tutto questo per 3 milioni dopo averne corrisposti più di 500 in un solo esercizio. E poi, se fossi stato così fesso da evadere le imposte, a un certo punto avrei usato il condono tombale che il mio stesso governo aveva introdotto”.
Berlusconi racconta anche la sofferenza per i numerosi processi aperti contro di lui: “Non ho dormito per un mese. La notte mi svegliavo e guardavo il soffitto, ripensando a quello che mi hanno fatto”, racconta. “In pochi mesi otto pronunciamenti contro di me. I diritti Mediaset, Ruby, la telefonata Fassino-Consorte, gli alimenti alla mia ex moglie, le richieste dei pm di Napoli e Bari, la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, il respingimento della richiesta di trasferire a Brescia il processo per le cene di Arcore, l’abnorme risarcimento a De Benedetti“. Nel colloquio l’ex premier parla anche del futuro del governo e giura per l’ennesima volta stabilità. “Non farò cadere Letta – assicura – ma sarà il suo partito a farlo. Se venissi condannato, il Pd non accetterebbe di continuare a governare insieme con un partito il cui leader è agli arresti e interdetto dai pubblici uffici”.
Pressing del Pdl sulla Cassazione: “Non danneggi il Paese”
Ma i berlusconiani caricano come i tori, proseguendo con il pressing sui giudici della Corte di Cassazione. Michaela Biancofiore assicura: se Berlusconi sarà condannato il Pdl darà le dimissioni non solo dal governo, ma anche dal Parlamento. “Lo abbiamo deciso in assemblea di gruppo, tutti d’accordo” racconta. “Fermo restando che sarà Berlusconi a decidere le mosse successive al 30 luglio – aggiunge l’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini – rimane l’ansia per una sentenza che potrebbe cambiare gli equilibri e danneggiare il Paese”. Daniela Santanchè avverte: “Se fino ad ora il presidente Berlusconi ha dato la linea della responsabilità, del silenzio, del rispetto, da dopo il 30 luglio tutto ciò non potrebbe non valere più per quegli oltre 10 milioni di italiani che certamente non rimarranno in silenzio se si verificasse questo attentato alla democrazia”.
Sposetti: “In caso di condanna il Pd salterà come un birillo”
Chi dà ragione a Berlusconi? Non un irriducibile del Pdl, come Renato Brunetta o Daniela Santanché, ma proprio un esponente del Partito Democratico, Ugo Sposetti: “In caso di condanna sarà la fine di tutto, il partito non reggerà l’urto e salterà in aria come un birillo”. In un’intervista a Qn, il senatore democratico parla delle conseguenze di un’eventuale condanna di Berlusconi da parte della Cassazione. “Siamo politicamente annientati, nessuno ha ragionato di questa vicenda sul piano politico, non la reggeremo: per noi sarà una botta tremenda e il partito imploderà”. Quanto alla reazione del Pdl, Sposetti osserva: “Il Pdl si arroccherà in difesa del capo e lui da Arcore si dichiarerà prigioniero politico dei magistrati comunisti“. E il governo? “Berlusconi dirà che Enrico Letta resta in piedi fino a morte naturale, e noi, pur volendolo mandare a casa, dovremo sostenerlo. Comincerà allora una fase ancora più fessa di quella attuale”.