“Le condizioni industriali in Italia rimangono impossibili”. Lo ha detto l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, durante la conference call con gli analisti sui conti del gruppo del semestre. Il manager ha detto poi che Fiat potrebbe produrre i nuovi modelli Alfa Romeo non in Italia ma all’estero. “Abbiamo le alternative necessarie per realizzare le Alfa ovunque nel mondo”, ha affermato.
Marchionne ha quindi ribadito di aver chiesto al governo di varare misure che diano una soluzione a quanto si è creato dopo la sentenza della Consulta sull’escusione della rappresentanza sindacale della Fiom, “ma per ora non vediamo niente”. L’ad del Lingotto che venerdì pomeriggio incontrerà il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha poi aggiunto, come già aveva sottolineato nei giorni scorsi, che si sta ancora valutando quale sarà l’impatto della sentenza sulle attività del gruppo in Italia, osservando che Fiat “resta aperta a cercare soluzioni che possano garantire l’operatività delle attività. Se le condizioni in Italia restano quelle attuali è impossibile gestire bene le relazioni industriali. Anche se ci impegnassimo sugli investimenti, sarebbe un impegno vuoto”.
“Abbiamo chiesto un incontro che dovrebbe esserci, per avere un piano preciso sugli investimenti. I rapporti fanno pensare che questa cosa avverrà anche se non posso garantirlo al 100%”, aveva detto poche ore prima il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, in audizione al Senato. Il ministro ha aggiunto che sull’incontro si “è perso un pò di tempo, anche per l’atteggiamento di Fiat, che non ha gradito la sentenza della Corte costituzionale” e si è detto confidente nel fatto che l’appuntamento “per ragionare intorno a questioni del loro piano industriale e del rilancio della loro attività produttiva” si terrà prima del 10 agosto.
”La Commissione Lavoro ha iniziato oggi a discutere le proposte di legge in materia di rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro, di rappresentatività delle organizzazioni sindacali e di efficacia dei contratti collettivi di lavoro, così come richiesto da Sinistra Ecologia Libertà la scorsa settimana”, ha riferito dal canto suo il capogruppo di Sel in Commissione Lavoro, Giorgio Airaudo, già numero uno della Fiom torinese.
“Nelle prossime sedute andranno definiti tempi certi per le necessarie audizioni con le parti sociali e datoriali, senza esclusioni e comprendendo anche le aziende non più associate come Fiat – ha aggiunto -. Il parlamento deve ridare certezza di diritto e di regole, come ci chiede anche la recente sentenza della Corte Costituzionale, consentendo ai lavoratori la libertà di scelta sindacale e la libertà di decidere sugli accordi che li riguardano approvando al più presto la legge sulla rappresentanza”.
Intanto i profitti di Fiat aumentano grazie alle vendite in Nord America e Asia, che compensano la frenata in Europa. Il Lingotto ha chiuso il secondo trimestre dell’anno con un utile netto di 435 milioni di euro rispetto ai 239 milioni di euro del secondo trimestre 2012. Considerando il primo semestre, invece, i profitti sono scesi a 466 milioni, dai 501 milioni nello stesso periodo del 2012. La differenza tra il mercato europeo e degli altri continenti è evidente anche dai dati sulle consegne dei marchi generalisti del gruppo: aumentati del 5% a livello mondiale, con incrementi a doppia cifra in America Latina e Asia, del 4% in America del Nord, mentre si registra un calo del 5% nel Vecchio Continente.
Per Fiat esclusa Chrysler nella prima metà dell’anno la perdita netta è pari a 482 milioni di euro, in calo di 42 milioni di euro rispetto al primo semestre 2012, mentre i ricavi di tutto il gruppo sono stati pari a 42,1 miliardi di euro, in linea con il 2012, ma in crescita del 3% a parità di cambi. La fatta di fatturato realizzata nel Vecchio Continente è stata di 9,1 miliardi, in calo del 3% rispetto al primo semestre 2012, principalmente per effetto del calo dei volumi. Scende intanto l’indebitamento netto che si attesta alla pur ragguardevole cifra di 10,091 miliardi, contro i 10,412 miliardi del 31 marzo scorso.
Il gruppo ha confermato poi i target per il 2013: ricavi nell’intervallo tra 88 e 92 miliardi di euro; utile della gestione ordinaria nell’intervallo tra 4 e 4,5 miliardi di euro; utile netto nell’intervallo tra 1,2 e 1,5 miliardi di euro e indebitamento netto industriale di circa 7 miliardi di euro. La reazione a Piazza Affari è stata comunque negativa: il titolo è crollato del 4,21% a 6, 035 euro.
Decisamente meno brillanti i risultati di Chrysler. Il gruppo ha chiuso il secondo trimestre con un utile netto a 507 milioni di dollari, in aumento del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Per l’intero anno in corso, la casa di Detroit ha però rivisto il target di reddito operativo a 3,3-3,8 miliardi di dollari, in calo rispetto all’obiettivo di 3,8 miliardi indicato precedentemente. Rivista anche la forchetta dell’utile netto 2013 a 1,7-2,2 miliardi di dollari da 2,2 miliardi previsti in un primo momento.