“Voglio veder ridere. Un cristiano non ha alcun motivo per essere triste e ne ha tanti per essere contento”. Non è una frase di Papa Francesco seppure il suo stile e i suoi discorsi, amplificati dall’essere da quasi cinque mesi sul palcoscenico mondiale riservato soltanto al Pontefice regnante, incarnano molto bene una delle più celebri massime del fondatore della Compagnia di Gesù. Sant’Ignazio di Loyola, la cui memoria oggi il primo Papa gesuita ha voluto celebrare con i suoi confratelli gesuiti nella chiesa del Gesù, chiesa madre del suo ordine a Roma e molto frequentata nei decenni addietro da Giulio Andreotti, non era assolutamente un santo triste e, proprio come il suo seguace Bergoglio, voleva che i cristiani non avessero la faccia da funerale perenne. Nell’omelia il Papa ha sottolineato il bisogno di “mettere al centro Cristo e la Chiesa” e di “sentire la vergogna dei nostri limiti e peccati”, senza dimenticare un pensiero per padre Paolo Dall’Oglio: “Penso al nostro fratello in Siria in questo momento”.

Di motivi per essere felice Francesco ne ha proprio tanti oggi al termine della “settimana della gioventù”, come lui stesso l’ha ribattezzata, che si è svolta a Rio de Janeiro. Un evento da Guinness dei primati: tre milioni di giovani per la Messa finale nella spiaggia di Copacabana, lì dove una chiesa e un sexy shop si trovano l’uno accanto all’altro, e un flash mob mai visto nella storia con 1200 vescovi, con mitrie e casule, che ballano all’unisono insieme con i giovani del mondo presenti a Rio. Ma la scrivania di Francesco nella suite 201 di Casa Santa Marta non è sgombra da carte molto importanti. I problemi sul tappeto hanno atteso il ritorno a Roma del Papa argentino “preso quasi alla fine del mondo” per un’estate davvero di fuoco e non solo per le temperature africane che hanno preso di mira la capitale. Il dossier che ha sulla scrivania Francesco è ricco di capitoli scottanti: Vatileaks, Ior, lobby gay e finanza vaticana. La soluzione di Bergoglio è una sola: credibilità, quella credibilità della Chiesa che finora è mancata davanti al dramma della pedofilia, affrontato da Benedetto XVI con il bisturi, che viene continuamente minata dal carrierismo ecclesiale e dalla “dittatura del denaro” fermamente condannati da Francesco e che è stata messa ko dalla vicenda Vatileaks. Uno dei grandi elettori di Bergoglio in conclave, il cardinale di New York, Timothy Michael Dolan, si è già detto stupito dal fatto che il Papa non abbia ancora pensionato Tarcisio Bertone nominando il nuovo Segretario di Stato. Dolan sperava che ciò avvenisse prima del viaggio in Brasile, ma adesso il suo auspicio è che ciò avvenga entro il prossimo mese di ottobre.

Francesco, come ha confessato ai settanta giornalisti presenti sul volo papale, non avrebbe voluto toccare la finanza vaticana nel primo anno di pontificato, ma rimandare le riforme pur necessarie in questo campo al 2014. Gli scandali e le inchieste sullo Ior lo hanno, però, costretto a metterci le mani subito con due commissioni speciali, una per la banca vaticana e una per tutta l’economia della Santa Sede. “L’agenda – ha spiegato il Papa ai cronisti – è cambiata a causa delle circostanze che voi conoscete e che sono di dominio pubblico; sono apparsi problemi che dovevano essere affrontati”. “Io non so – ha confessato il Papa – come finirà lo Ior; alcuni dicono che, forse, è meglio che sia una banca, altri che sia un fondo di aiuto, altri dicono di chiuderlo. Mah! Si sentono queste voci. Io non so. Io mi fido del lavoro delle persone dello Ior, che stanno lavorando su questo, anche della commissione. Il presidente dello Ior – ha chiarito Bergoglio – rimane lo stesso che era prima, invece il direttore e il vicedirettore hanno dato le dimissioni. Questo sì, ma le caratteristiche dello Ior – sia banca, sia fondo di aiuto, sia qualsiasi cosa sia – trasparenza e onestà”. E proprio oggi lo Ior ha inaugurato il suo sito internet con l’obiettivo di proseguire sulla via della trasparenza.

“Nel maggio scorso – ha spiegato il presidente Ernst von Freyberg – abbiamo detto che nei mesi successivi ci saremmo concentrati soprattutto a concludere con successo il processo Moneyval, e quindi l’adempimento di tutte quelle regole che riguardano il riciclaggio di denaro, e che avremmo creato trasparenza. Il sito web – ha proseguito von Freyberg – ha lo scopo di informare i nostri collaboratori, i nostri clienti, la Chiesa e l’opinione pubblica che sia interessata, sul nostro Istituto, sui nostri obiettivi, sulla nostra riforma e su quello che facciamo nel mondo e su come sosteniamo la Chiesa nella sua missione e nelle sue opere caritative”. “Da molti anni lo Ior ha un bilancio annuale di chiusura certificato: quest’anno, per la prima volta, lo pubblicheremo”, ha annunciato von Freyberg che ha anche spiegato che sul sito web si troverà “la presentazione dei servizi che rendiamo, l’illustrazione dei nostri clienti, le tappe storiche più importanti dello Ior, il lavoro di riforma che stiamo portando avanti attualmente e le persone che vi lavorano. Il nostro compito – ha precisato il presidente della banca vaticana – consiste nel condurre lo Ior in modo tale, che esso possa rispondere a tutte le norme internazionali, che sia un Istituto ‘pulito’, che sia un Istituto di servizio, per offrire al Papa l’opzione di decidere, per quanto riguarda il futuro, la forma giusta dello Ior stesso”.

Un processo di riforme, quello intrapreso dalla banca vaticana, che, spiega il suo presidente, “comprende l’implementazione di misure severe contro le attività di riciclaggio di denaro e l’ottimizzazione della nostra organizzazione interna. Stiamo altresì eseguendo una revisione totale dei conti dei nostri clienti, con l’obiettivo di cessare i rapporti non conformi ai nostri severi standard. Gli sforzi profusi in questo senso – precisa von Freyberg – sono sottoposti all’attenta supervisione dell’Autorità di informazione finanziaria. Da quando abbiamo avviato il nostro processo di riforma, abbiamo attuato una politica di tolleranza zero nei confronti di qualsiasi violazione di leggi, normative e regolamenti, sia interni che esterni. Quest’opera proseguirà finché continueranno i nostri sforzi di allineamento agli standard, di cui giustamente ci si attende l’osservanza da parte nostra. Lo Ior – conclude von Freyberg – non serve clienti d’affari”. Parole e azioni in perfetta sintonia con la “rivoluzione” di Francesco che, stamane, ha chiesto “la grazia della vergogna”: “provare la vergogna per la nostra inadeguatezza di fronte al tesoro che ci è stato affidato, per vivere l’umiltà di fronte a Dio”.

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