Una richiesta di grazia che disinneschi la condanna definitiva di Silvio Berlusconi al processo Mediaset, pronunciata il primo agosto. E’ la strategia del Pdl che emerge dall’assemblea dei gruppi parlamentari alla quale è intervenuto lo stesso Berlusconi. E’ il capogruppo alla Camera Renato Brunetta a lanciare il messaggio più esplicito. Se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non la concederà, “sappiamo quello che occorrerà fare: difendere la democrazia”. La pressione sul Colle potrebbe essere aumentata dalle dimissioni in bianco che i parlamentari del partito avrebbero già messo in mano allo stesso Brunetta e al capogruppo al Senato Renato Schifani. Dal Quirinale per ora filtra solo una reazione informale: “I soggetti titolati a presentare la richiesta sono indicati dalla legge” (la domanda può essere “sottoscritta dal condannato o da un suo prossimo congiunto o dal convivente o dal tutore o dal curatore ovvero da un avvocato o procuratore legale”, recita l’articolo 681 del codice di procedura penale. Partiti e parlamentari non sono contemplati). Non sembra ipotizzabile che Napolitano possa decidere di varare un provvedimento di grazia ‘motu proprio’, cosa che è formalmente nelle sue facoltà. Dovrebbe essere uno dei soggetti indicati dalla legge – difficilmente Berlusconi stesso – ad avviare le procedure, che in ogni caso sono lunghe e complesse. In punta di diritto, naturalmente, e non attraverso lanci d’agenzia.
“Non possiamo sottrarci al dovere di una vera riforma della giustizia, per questo siamo pronti alle elezioni” avrebbe affermato Silvio Berlusconi nel corso della riunione dei gruppi del Pdl, e che si è svolta a porte chiuse, facendo quindi balenare davanti al capo dello Stato un ulteriore ultimatum. “Dobbiamo resistere, dobbiamo chiedere al più presto le elezioni per vincere. Riflettiamo sulla strada migliore per raggiungere questo obiettivo”. I parlamentari del partito hanno accolto il presidente con una “standing ovation“, dicono le agenzie. Berlusconi avrebbe anche esortato a “non pensare alla mia persona, ma al Paese”. Al termine della riunione, i parlamentari del Pdl – a quanto siapprende – hanno consegnato ai due capigruppo le loro dimissioni. Ma il ministro Quagliariello frena: ”Berlusconi ci ha detto: prima ditutto vengono gli interessi del Paese, nessuna scelta affrettata”.
Si fa invece concreta la possibilità di una richiesta di grazia al presidente Napolitano. Schifani e Brunetta si recheranno dal Capo dello Stato con le dimissioni dei parlamentari in tasca chiedendo “il ripristino della giustizia”. “Ci muoveremo a breve io e Brunetta perché ti possa essere restituito nel rispetto della Costituzione quello che ti spetta per la tua storia per quello che hai fatto per il Paese per ottenere da Napolitano il ripristino dello stato di democrazia che questa sentenza ha alterato, avrebbe affermato Schifani nella riunione. I due capigruppo – viene riferito -hanno intenzione di chiedere a Napolitano di usare i “poteri costituzionali per difendere la dialettica democratica”. Sulla richiesta di grazia è intervenuta anche Daniela Santanchè. “Noi abbiamo solo un’idea” su come il presidente Napolitano potrebbe intervenire sulla condanna a Silvio Berlusconi, e “mi fa un po’ effetto pronunciare quella parola legata a Silvio Berlusconi”, ha detto ai giornalisti.
Ma alla fine sarebbe stato Renato Brunetta a sciogliere ogni remora istituzionale: “Se alla nostra richiesta di grazia non ci fosse risposta positiva, tutti sappiamo quello che occorre fare: difendere la democrazia nel nostro Paese”.
Nel suo intervento davanti ai parlamentari, il Cavaliere è tornato all’attacco dei magistrati, parlando di sentenza basata sul nulla, sul principio del “non poteva non sapere”. “L’unica nostra colpa è non aver mai preso il 51%”, ha affermato Berlusconi rispolverando un vecchio tormentone dei suoi comizi elettorali, “e questo ci ha impedito di fare la riforma liberale, perché abbiamo subito i veti dei piccoli partiti”.
Politica
Condanna Berlusconi, Brunetta: “Ora la grazia o difenderemo democrazia”
Il Cavaliere ai gruppi: "Riforma della giustizia o voto". Poi aggiunge: "Non pensate a me, ma al Paese". Ma si fa strada la carta della richiesta di un atto di clemenza del Colle. Che risponde informalmente: "La legge stabilisce chi è titolato a presentarla". I parlamentari avrebbero consegnato le dimissioni ai capigruppo di Camera e Senato, ma Quagliariello frena: "Nessuna scelta affrettata"
Una richiesta di grazia che disinneschi la condanna definitiva di Silvio Berlusconi al processo Mediaset, pronunciata il primo agosto. E’ la strategia del Pdl che emerge dall’assemblea dei gruppi parlamentari alla quale è intervenuto lo stesso Berlusconi. E’ il capogruppo alla Camera Renato Brunetta a lanciare il messaggio più esplicito. Se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non la concederà, “sappiamo quello che occorrerà fare: difendere la democrazia”. La pressione sul Colle potrebbe essere aumentata dalle dimissioni in bianco che i parlamentari del partito avrebbero già messo in mano allo stesso Brunetta e al capogruppo al Senato Renato Schifani. Dal Quirinale per ora filtra solo una reazione informale: “I soggetti titolati a presentare la richiesta sono indicati dalla legge” (la domanda può essere “sottoscritta dal condannato o da un suo prossimo congiunto o dal convivente o dal tutore o dal curatore ovvero da un avvocato o procuratore legale”, recita l’articolo 681 del codice di procedura penale. Partiti e parlamentari non sono contemplati). Non sembra ipotizzabile che Napolitano possa decidere di varare un provvedimento di grazia ‘motu proprio’, cosa che è formalmente nelle sue facoltà. Dovrebbe essere uno dei soggetti indicati dalla legge – difficilmente Berlusconi stesso – ad avviare le procedure, che in ogni caso sono lunghe e complesse. In punta di diritto, naturalmente, e non attraverso lanci d’agenzia.
“Non possiamo sottrarci al dovere di una vera riforma della giustizia, per questo siamo pronti alle elezioni” avrebbe affermato Silvio Berlusconi nel corso della riunione dei gruppi del Pdl, e che si è svolta a porte chiuse, facendo quindi balenare davanti al capo dello Stato un ulteriore ultimatum. “Dobbiamo resistere, dobbiamo chiedere al più presto le elezioni per vincere. Riflettiamo sulla strada migliore per raggiungere questo obiettivo”. I parlamentari del partito hanno accolto il presidente con una “standing ovation“, dicono le agenzie. Berlusconi avrebbe anche esortato a “non pensare alla mia persona, ma al Paese”. Al termine della riunione, i parlamentari del Pdl – a quanto siapprende – hanno consegnato ai due capigruppo le loro dimissioni. Ma il ministro Quagliariello frena: ”Berlusconi ci ha detto: prima ditutto vengono gli interessi del Paese, nessuna scelta affrettata”.
Si fa invece concreta la possibilità di una richiesta di grazia al presidente Napolitano. Schifani e Brunetta si recheranno dal Capo dello Stato con le dimissioni dei parlamentari in tasca chiedendo “il ripristino della giustizia”. “Ci muoveremo a breve io e Brunetta perché ti possa essere restituito nel rispetto della Costituzione quello che ti spetta per la tua storia per quello che hai fatto per il Paese per ottenere da Napolitano il ripristino dello stato di democrazia che questa sentenza ha alterato, avrebbe affermato Schifani nella riunione. I due capigruppo – viene riferito -hanno intenzione di chiedere a Napolitano di usare i “poteri costituzionali per difendere la dialettica democratica”. Sulla richiesta di grazia è intervenuta anche Daniela Santanchè. “Noi abbiamo solo un’idea” su come il presidente Napolitano potrebbe intervenire sulla condanna a Silvio Berlusconi, e “mi fa un po’ effetto pronunciare quella parola legata a Silvio Berlusconi”, ha detto ai giornalisti.
Ma alla fine sarebbe stato Renato Brunetta a sciogliere ogni remora istituzionale: “Se alla nostra richiesta di grazia non ci fosse risposta positiva, tutti sappiamo quello che occorre fare: difendere la democrazia nel nostro Paese”.
Nel suo intervento davanti ai parlamentari, il Cavaliere è tornato all’attacco dei magistrati, parlando di sentenza basata sul nulla, sul principio del “non poteva non sapere”. “L’unica nostra colpa è non aver mai preso il 51%”, ha affermato Berlusconi rispolverando un vecchio tormentone dei suoi comizi elettorali, “e questo ci ha impedito di fare la riforma liberale, perché abbiamo subito i veti dei piccoli partiti”.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.