Intesa Sanpaolo crolla a Piazza Affari dopo aver pubblicato una trimestrale a dir poco deludente. Gli utili netti della banca sono crollati nel secondo trimestre del 75%, a 116 milioni, contro i 470 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso, facendo scattare le vendite in Borsa, con il titolo che ha virato in negativo toccando -4% e ha poi chiuso in calo di quasi il 2%. Meno significativa la flessione dei ricavi, scesi dell’8,3% a 8,2 miliardi di euro, da 8,9 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.
A pesare sul bilancio dell’istituto sono le rettifiche su crediti, aumentate di 509 milioni rispetto a quanto accantonato nello stesso periodo del 2012. Al di là della maxi perdita, fa discutere un altro numero nel comunicato diffuso dal gruppo. La banca guidata da Enrico Cucchiani sottolinea a gran voce da diverse settimane che “non c’è nessuna stretta sul credito“, ma per quanto riguarda lo stato patrimoniale consolidato, al 30 giugno 2013 i crediti verso la clientela sono pari a 358 miliardi di euro, in flessione del 4,8% rispetto al 31 dicembre 2012 e del 4,5% rispetto al 30 giugno 2012.
Aumentano intanto i crediti deteriorati (in sofferenza, incagliati, ristrutturati e scaduti/sconfinanti), a 29,6 miliardi, in rialzo del 4,2% rispetto ai 28,4 miliardi del 31 dicembre 2012. Mentre gli oneri operativi scendono del 7,7% a 4,1 miliardi da 4,4 miliardi del primo semestre 2012. Considerando invece il primo semestre dell’anno i profitti sono stati pari a 422 milioni di euro (-66,9%) e le rettifiche su crediti sono state 2,5 miliardi (+24,8%).
I risultati risentono “di una politica particolarmente rigorosa e prudenziale di ulteriore rafforzamento dello stato patrimoniale già solido, con un conseguente significativo ‘costo opportunità‘ che penalizza la redditività nel breve periodo”, spiega una nota. In particolare pesa l’ulteriore rafforzamento degli accantonamenti, anche “in vista della verifica della qualità degli attivi e dello stress test che verranno condotti prossimamente sulle banche europee”.