Risarcimento per i familiari delle vittime. Il ministro agli Affari regionali Graziano Delrio, l’atteso rappresentante del governo in Consiglio comunale a Bologna, ricorda la strage del 2 agosto 1980 con poche risposte, ma una promessa. “Contiamo di garantire nel prossimo Decreto sicurezza alcuni provvedimenti sui risarcimenti, i tempi potranno essere pochi mesi”. Una conferma a lungo attesa dall’Associazione dei familiari delle vittime affinché fosse pienamente applicabile la legge 206 del 2004. “Finalmente va a compimento un atto dovuto – ha aggiunto Delrio – un concreto riconoscimento per i parenti delle vittime e dei feriti“.
Laura Boldrini conquista Bologna
“Verità e giustizia per la strage alla stazione”. Lo urla, invece, il presidente della Camera, Laura Boldrini, davanti a più di 5mila persone riunite nel piazzale della stazione ferroviaria per commemorare la strage del 2 Agosto del 1980, accolta dagli applausi in un contesto dove in passato ci sono stati i fischi. “Non sono qui a offrire parole di circostanza. Sono qui per stare vicina alle vittime, ai sopravvissuti e all’intera comunità di Bologna”, spiega la terza carica dello Stato, “Solidarietà è una parola a cui ho dedicato molti anni della mia vita. La domanda di giustizia sale da tanti luoghi del nostro Paese i feriti della strategia del terrore: Milano, Portella della Ginestra, Palermo e ora Bologna. Non è un caso. Qui siamo ancora costretti a chiedere che sia rimosso ogni velo su quegli eventi. Chiediamo la cosa più semplice e vale anche per Bologna. Mandanti, burattinai, strateghi, quelli che hanno pensato alla carneficina”.
Video di Giulia Zaccariello
La Boldrini trascina la folla, raccoglie applausi ad ogni passaggio del suo discorso, dona quel qualcosa che mescola passione e impegno, dolore e memoria, che questa piazza chiede da anni alle istituzioni, sempre così lontane e mute, mai convintamente presenti sul palco della stazione: “Avevo 19 anni e quella mattina era a Bologna. Da studentessa marchigiana cercavo una stanza in affitto. Poi la bomba, le urla e infine il silenzio. Seguì il dolore dei bolognesi, il disorientamento. Eravamo troppo giovani per comprendere piazza Fontana, piazza della Loggia, l’Italicus”, continua, “ma poi i fatti successivi – il rapimento di Moro, Ustica e Bologna – ci portarono a forza dentro una dimensione che ha segnato la nostra vita. Questa incapacità di dirsi tutto, di dire la verità, sta alla base del disamore delle istituzioni. E allora come si fa a tornare ad innamorarsene? Ci vogliono chiarezza e trasparenza e solo in questo modo si avrà completa giustizia”.
Poi la chiosa sul disegno di destabilizzazione con la strategia della tensione: “Eversione neofascista, apparati dello Stato e certa politica hanno tentato di destabilizzare il paese perché temevano risposte di progresso e libertà. Questo faceva paura e allora bisognava creare paura, chiudere le stanze in cui si discutevano le tendenze libertarie”.
Bologna dedica le sue strade alle vittime della strage
E’ stato un lungo applauso quando il corteo è partito da piazza del Nettuno verso la stazione. I nomi delle vittime, stampati di cartoncino bianco plastificato, sono stati portati dai cittadini, come se a sfilare ci fossero anche quegli 85 uomini, donne e bambini che il 2 agosto 1980 morirono. Tra chi ha manifestato in questo modo, c’erano anche personaggi celebri, come Ivano Marescotti, per il quale l’antifascismo, il rifiuto del terrorismo stragista, si fa anche qui, in questo giorno”.
Questo anniversario, il 33esimo, è riuscito a compiere un’operazione nuova rispetto ai precedenti: ridare un’identità alle vittime togliendole dal contesto delle statistiche a cui erano state relegate. Dunque per un giorno una serie di vie del centro perdono la loro denominazione e assumono quella di chi morì nella strage. Ecco che così, grazie all’iniziativa dell’associazione Piantiamo La Memoria e di Mattia Fontanella, scorrendo lungo piazza delle Medaglie d’Oro, il piazzale che dà sulla stazione, si leggeranno sulle targhe via Angela Fresu, via Francesco Gomez Martinez, via Manuela Gallon, via Natalia Agostini, via Sonia Burri, via Mauro Di Vittorio, via Kai ed Eckhardt Mader, via Sergio Secci, via Vincenzina Sala. In questo modo, strada dopo strada, dal centro ai viali, le 85 vittime “hanno accompagnato” le persone che sfilavano. Con la promessa, confermata dal sindaco di Bologna Virginio Merola nei giorni scorsi, che in almeno sedici casi – e poi si proseguirà nel corso del tempo – l’intitolazione di una giornata diventerà definitiva.
Epifani in corteo. Bolognesi: “Indispensabile puntare ai mandanti”
Il segretario del Partito Democratico, Guglielmo Epifani, è rimasto sotto i portici di via Indipendenza preferendo rimandare le dichiarazioni politiche, comprese quelle legate alla stretta attualità, a un altro momento. È sotto il sole di Piazzale delle Medaglie d’Oro che, come da tradizione, prende la parola Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione vittime, che inizia sottolineando “il tristissimo calvario, l’ergastolo del valore deciso da altri” che i familiari dei morti e i sopravvissuti vivono da 33 anni. E ripercorrendo le sentenze che hanno condannato esecutori e depistatori, torna sulla ricerca dei mandanti e degli ispiratori politici della strage.
“Le memorie e gli atti che l’associazione ha presentato alla procura di Bologna”, dice Bolognesi, “ci raccontano una storia non solo di depistaggio, ma di pieno concorso alla strage. Pensiamo ad alcuni documenti di Gelli su movimenti di denaro da 10 milioni di dollari che seguono di poche settimane la bomba di Bologna. Soldi del Banco Ambrosiano” la cui analisi, interpolate con altre fonti documentali, conduce a tante organizzazioni, da Ordine Nuovo ad altri apparati di sicurezza rispetto a quelli già coinvolti nelle indagini fino alla mafia. “Ci sono stati poi personaggi a vocazione stragista”, ha aggiunto Bolognesi, “che hanno portato fino a oggi un depistaggio della memoria volto a un’assoluzione morale di chi invece è stato condannato. Oblio e mistificazione della realtà, fino a oggi, sono in carico sempre agli stessi”.
Virginio Merola, che ha preso la parola in piazza delle Medaglie d’Oro, ha esordito facendo un rifemento all’alta velocità e per questo una parte della folla ha indirizzato qualche fischio alla volta del sindaco di Bologna. La protesta è rientrata nel giro di poco e si è placata del tutto quando la parola è passata a Laura Boldrini. Intanto il procuratore di Bologna Roberto Alfonso, interpellato sulle frasi critiche pronunciate dal palco della commemorazione e rivolte alla magistratura da parte di Paolo Bolognesi, ha preferito non fare commenti. Alfonso, titolare del fascicolo sulla strage con il pm Enrico Cieri, ha affidato il pensiero dell’ufficio a una breve dichiarazione diffusa dal procuratore aggiunto e portavoce della Procura, Valter Giovannini: “La Procura – ha detto – non replica a chi rappresenta le vittime della strage. Stiamo solo tentando di individuare i mandanti di quel fatto orribile, a ben 33 anni di distanza, seppur con straordinarie difficoltà, ma in assoluta serenità”.
di Davide Turrini e Antonella Beccaria
Emilia Romagna
Strage di Bologna, 33 anni dopo. Il ministro Delrio: “Presto i risarcimenti ai familiari”
La promessa è arrivata dal rappresentante dell'esecutivo in occasione della commemorazione annuale. Boldrini: "Come è possibile amare le istituzioni senza la verità?". L'associazione familiari delle vittime: "Arrivare ai mandanti è possibile"
Risarcimento per i familiari delle vittime. Il ministro agli Affari regionali Graziano Delrio, l’atteso rappresentante del governo in Consiglio comunale a Bologna, ricorda la strage del 2 agosto 1980 con poche risposte, ma una promessa. “Contiamo di garantire nel prossimo Decreto sicurezza alcuni provvedimenti sui risarcimenti, i tempi potranno essere pochi mesi”. Una conferma a lungo attesa dall’Associazione dei familiari delle vittime affinché fosse pienamente applicabile la legge 206 del 2004. “Finalmente va a compimento un atto dovuto – ha aggiunto Delrio – un concreto riconoscimento per i parenti delle vittime e dei feriti“.
Laura Boldrini conquista Bologna
“Verità e giustizia per la strage alla stazione”. Lo urla, invece, il presidente della Camera, Laura Boldrini, davanti a più di 5mila persone riunite nel piazzale della stazione ferroviaria per commemorare la strage del 2 Agosto del 1980, accolta dagli applausi in un contesto dove in passato ci sono stati i fischi. “Non sono qui a offrire parole di circostanza. Sono qui per stare vicina alle vittime, ai sopravvissuti e all’intera comunità di Bologna”, spiega la terza carica dello Stato, “Solidarietà è una parola a cui ho dedicato molti anni della mia vita. La domanda di giustizia sale da tanti luoghi del nostro Paese i feriti della strategia del terrore: Milano, Portella della Ginestra, Palermo e ora Bologna. Non è un caso. Qui siamo ancora costretti a chiedere che sia rimosso ogni velo su quegli eventi. Chiediamo la cosa più semplice e vale anche per Bologna. Mandanti, burattinai, strateghi, quelli che hanno pensato alla carneficina”.
La Boldrini trascina la folla, raccoglie applausi ad ogni passaggio del suo discorso, dona quel qualcosa che mescola passione e impegno, dolore e memoria, che questa piazza chiede da anni alle istituzioni, sempre così lontane e mute, mai convintamente presenti sul palco della stazione: “Avevo 19 anni e quella mattina era a Bologna. Da studentessa marchigiana cercavo una stanza in affitto. Poi la bomba, le urla e infine il silenzio. Seguì il dolore dei bolognesi, il disorientamento. Eravamo troppo giovani per comprendere piazza Fontana, piazza della Loggia, l’Italicus”, continua, “ma poi i fatti successivi – il rapimento di Moro, Ustica e Bologna – ci portarono a forza dentro una dimensione che ha segnato la nostra vita. Questa incapacità di dirsi tutto, di dire la verità, sta alla base del disamore delle istituzioni. E allora come si fa a tornare ad innamorarsene? Ci vogliono chiarezza e trasparenza e solo in questo modo si avrà completa giustizia”.
Poi la chiosa sul disegno di destabilizzazione con la strategia della tensione: “Eversione neofascista, apparati dello Stato e certa politica hanno tentato di destabilizzare il paese perché temevano risposte di progresso e libertà. Questo faceva paura e allora bisognava creare paura, chiudere le stanze in cui si discutevano le tendenze libertarie”.
Bologna dedica le sue strade alle vittime della strage
E’ stato un lungo applauso quando il corteo è partito da piazza del Nettuno verso la stazione. I nomi delle vittime, stampati di cartoncino bianco plastificato, sono stati portati dai cittadini, come se a sfilare ci fossero anche quegli 85 uomini, donne e bambini che il 2 agosto 1980 morirono. Tra chi ha manifestato in questo modo, c’erano anche personaggi celebri, come Ivano Marescotti, per il quale l’antifascismo, il rifiuto del terrorismo stragista, si fa anche qui, in questo giorno”.
Questo anniversario, il 33esimo, è riuscito a compiere un’operazione nuova rispetto ai precedenti: ridare un’identità alle vittime togliendole dal contesto delle statistiche a cui erano state relegate. Dunque per un giorno una serie di vie del centro perdono la loro denominazione e assumono quella di chi morì nella strage. Ecco che così, grazie all’iniziativa dell’associazione Piantiamo La Memoria e di Mattia Fontanella, scorrendo lungo piazza delle Medaglie d’Oro, il piazzale che dà sulla stazione, si leggeranno sulle targhe via Angela Fresu, via Francesco Gomez Martinez, via Manuela Gallon, via Natalia Agostini, via Sonia Burri, via Mauro Di Vittorio, via Kai ed Eckhardt Mader, via Sergio Secci, via Vincenzina Sala. In questo modo, strada dopo strada, dal centro ai viali, le 85 vittime “hanno accompagnato” le persone che sfilavano. Con la promessa, confermata dal sindaco di Bologna Virginio Merola nei giorni scorsi, che in almeno sedici casi – e poi si proseguirà nel corso del tempo – l’intitolazione di una giornata diventerà definitiva.
Epifani in corteo. Bolognesi: “Indispensabile puntare ai mandanti”
Il segretario del Partito Democratico, Guglielmo Epifani, è rimasto sotto i portici di via Indipendenza preferendo rimandare le dichiarazioni politiche, comprese quelle legate alla stretta attualità, a un altro momento. È sotto il sole di Piazzale delle Medaglie d’Oro che, come da tradizione, prende la parola Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione vittime, che inizia sottolineando “il tristissimo calvario, l’ergastolo del valore deciso da altri” che i familiari dei morti e i sopravvissuti vivono da 33 anni. E ripercorrendo le sentenze che hanno condannato esecutori e depistatori, torna sulla ricerca dei mandanti e degli ispiratori politici della strage.
“Le memorie e gli atti che l’associazione ha presentato alla procura di Bologna”, dice Bolognesi, “ci raccontano una storia non solo di depistaggio, ma di pieno concorso alla strage. Pensiamo ad alcuni documenti di Gelli su movimenti di denaro da 10 milioni di dollari che seguono di poche settimane la bomba di Bologna. Soldi del Banco Ambrosiano” la cui analisi, interpolate con altre fonti documentali, conduce a tante organizzazioni, da Ordine Nuovo ad altri apparati di sicurezza rispetto a quelli già coinvolti nelle indagini fino alla mafia. “Ci sono stati poi personaggi a vocazione stragista”, ha aggiunto Bolognesi, “che hanno portato fino a oggi un depistaggio della memoria volto a un’assoluzione morale di chi invece è stato condannato. Oblio e mistificazione della realtà, fino a oggi, sono in carico sempre agli stessi”.
Virginio Merola, che ha preso la parola in piazza delle Medaglie d’Oro, ha esordito facendo un rifemento all’alta velocità e per questo una parte della folla ha indirizzato qualche fischio alla volta del sindaco di Bologna. La protesta è rientrata nel giro di poco e si è placata del tutto quando la parola è passata a Laura Boldrini. Intanto il procuratore di Bologna Roberto Alfonso, interpellato sulle frasi critiche pronunciate dal palco della commemorazione e rivolte alla magistratura da parte di Paolo Bolognesi, ha preferito non fare commenti. Alfonso, titolare del fascicolo sulla strage con il pm Enrico Cieri, ha affidato il pensiero dell’ufficio a una breve dichiarazione diffusa dal procuratore aggiunto e portavoce della Procura, Valter Giovannini: “La Procura – ha detto – non replica a chi rappresenta le vittime della strage. Stiamo solo tentando di individuare i mandanti di quel fatto orribile, a ben 33 anni di distanza, seppur con straordinarie difficoltà, ma in assoluta serenità”.
di Davide Turrini e Antonella Beccaria
Articolo Precedente
Rimini, il prefetto: “Vigilantes in spiaggia”. I commercianti: “Non possiamo pagarli”
Articolo Successivo
Ferrara, Berco: “Trattativa fallita, ci saranno 611 licenziamenti”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Da telefonata Trump-Putin primo passo per la pace: stop attacchi alle linee energetiche. Zelensky accetta, ma mette in guardia: “Mosca vuole solo indebolirci”
Politica
Meloni sminuisce il piano di riarmo Ue: ‘Un annuncio roboante rispetto a realtà’. E attacca: ‘Chi parla di tagli al welfare inganna i cittadini’
Zonaeuro
Von der Leyen spinge l’Ue verso lo scontro con la Russia: “Se vuole evitarlo, si prepari alla guerra”
Berlino, 19 mar. (Adnkronos/Afp) - Vladimir "Putin sta giocando". E' il commento della Germania dopo i nuovi attacchi russi denunciati dall'Ucraina, il giorno dopo l'accordo per una tregua limitata concluso dal presidente russo con il suo omologo americano Donald Trump durante la loro lunga telefonata di ieri.
"Abbiamo riscontrato che gli attacchi alle infrastrutture civili non sono assolutamente diminuiti durante la prima notte dopo questa telefonata apparentemente rivoluzionaria e formidabile", ha detto il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius in un'intervista televisiva.
Tel Aviv, 19 mar. (Adnkronos/afp) - Il governo israeliano ha approvato nella notte il ritorno di Itamar Ben Gvir alla carica di ministro della Sicurezza nazionale. Lo ha indicato in un comunicato stampa l'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.
"Il governo ha approvato all'unanimità la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu di rinominare il deputato Itamar Ben Gvir ministro della Sicurezza nazionale", si legge nel testo. Ben Gvir si è dimesso dal suo incarico il 19 gennaio, in disaccordo con la decisione di tregua con Hamas che ha definito “scandalosa”.
Sana'a, 19 mar. (Adnkronos) - Almeno 10 attacchi americani hanno colpito alcune zone dello Yemen, tra cui la provincia di Saada e Hodeidah. Lo hanno riferito i media Houthi dello Yemen. Gli Stati Uniti hanno lanciato un'ondata di attacchi nelle zone dello Yemen controllate dagli Houthi, alleati dell'Iran, che la scorsa settimana hanno dichiarato di voler riprendere gli attacchi alle navi mercantili del Mar Rosso per sostenere i palestinesi a Gaza.
Sana'a, 19 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno condotto una "operazione militare di alta qualità" contro la USS Harry S Truman. Lo ha reso noto un portavoce dell'organizzazione terroristica, secondo cui l'operazione, la quarta in 72 ore, prevedeva anche un attacco a "diverse navi da guerra nemiche" e ha sventato "un attacco aereo che si stava preparando contro il nostro Paese".
Washington, 19 mar. (Adnkronos) - Il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz torneranno in Arabia Saudita per colloqui su un cessate il fuoco nella guerra tra Russia e Ucraina. Lo ha dichiarato a Fox News l'inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Steve Witkoff. Parlando poche ore dopo la lunga telefonata fra il presidente americano Donald Trump con il presidente russo Vladimir Putin, Witkoff ha affermato che i colloqui su un accordo di cessate il fuoco "inizieranno domenica a Gedda".
Riferendosi a un cessate il fuoco sulle infrastrutture energetiche e sugli obiettivi nel Mar Nero, Witkoff afferma: "Penso che entrambi siano ora concordati con i russi. Sono fiducioso che gli ucraini saranno d'accordo".
Ankara, 19 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dai media, la polizia turca ha arrestato il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, uno dei principali avversari politici del presidente Recep Tayyip Erdogan, nell'ambito di un'indagine su presunti legami con corruzione e terrorismo. L'agenzia statale Anadolu Agency afferma che i procuratori hanno emesso mandati di cattura per circa altre 100 persone. Le autorità hanno chiuso diverse strade intorno a Istanbul e vietato le manifestazioni in città per quattro giorni, in un apparente tentativo di prevenire le proteste dopo l'arresto.
La Turchia sta inoltre limitando l'accesso a numerose piattaforme di social media, tra cui X, YouTube, Instagram e TikTok, ha affermato l'osservatorio Internet Netblocks. L'arresto è avvenuto dopo una perquisizione della casa di Ekrem Imamoglu, un giorno dopo che un'università aveva invalidato il suo diploma di laurea, squalificando di fatto la popolare figura dell'opposizione dalla corsa alla presidenza. Avere una laurea è un requisito per candidarsi alle elezioni secondo la legge turca.
Il partito del sindaco, il principale partito di opposizione Republican People's Party, terrà le primarie domenica, dove Imamoglu dovrebbe essere scelto come candidato per le future elezioni presidenziali. Le prossime elezioni presidenziali in Turchia sono previste per il 2028, ma sono probabili elezioni anticipate. "Stiamo affrontando una grande tirannia, ma voglio che sappiate che non mi scoraggerò", afferma Imamoglu in un messaggio video pubblicato sui social media. Accusa il governo di "usurpare la volontà" del popolo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Sì al rafforzamento della difesa, ma senza toccare i fondi di coesione; no all'invio di truppe italiane in Ucraina, tema che "non è mai stato all'ordine del giorno", come pure l'esercito comune europeo; Europa e Usa devono restare uniti, perché è "inimmaginabile" costruire delle "efficaci garanzie di sicurezza" dividendo le due sponde dell'Atlantico; e sui dazi, bisogna evitare "rappresaglie'' e trovare "soluzioni di buonsenso" provando a scongiurare una guerra commerciale con Donald Trump. Davanti alla platea di Palazzo Madama, la premier Giorgia Meloni ha tracciato ieri la linea che il governo italiano porterà al tavolo del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo, dove si parlerà di Ucraina e del maxi-piano di riarmo targato Ursula von der Leyen. Una posizione, quella dell'esecutivo, sintetizzata nella risoluzione in 12 punti della maggioranza, frutto di un paziente lavoro di mediazione che ha visto protagonista il ministro degli Affari Ue Tommaso Foti, oltre ai capigruppo del centrodestra.
Alla sinistra della premier ha preso posto il ministro degli Esteri Antonio Tajani; alla destra, quello dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Assente il vicepremier leghista Matteo Salvini, all'estero per impegni istituzionali. Ma il ministro delle Infrastrutture ha tenuto in mattinata ad augurare 'in bocca al lupo' a Meloni in una telefonata che i rispettivi staff definiscono "cordiale e amichevole". I due, si leggeva in una nota, hanno scherzato "sugli ennesimi retroscena che raccontano di presunti litigi" nel governo: la Lega è "il collante della maggioranza", ribadiva Salvini a Meloni durante il colloquio.
Meloni ha preso la parola in Aula sottolineando l'importanza dell'attuale momento storico, "decisivo per il destino dell'Italia, dell'Europa e dell'Occidente". E' partita dai temi economici ed energetici, il capo del governo: competitività (l'Europa non deve rassegnarsi "al ruolo di gregario"); decarbonizzazione "sostenibile per le nostre imprese e per i nostri cittadini"; automotive, settore "strategico" che "non può essere abbandonato al proprio destino"; semplificazione, perché - ha messo in guardia Meloni - "se l'Europa pensa di sopravvivere a questa fase continuando a pretendere di iper regolamentare tutto, non sopravviverà"; sicurezza ed interconnessioni energetiche, nell'ottica del Piano Mattei caro all'Italia; completamento dell'Unione dei mercati dei capitali per stimolare gli investimenti privati.
Non è formalmente nell'agenda del Consiglio europeo, ma il tema dei dazi americani aleggia sul prossimo summit Ue e anche sull'Aula di Palazzo Madama. Meloni non è sfuggita alla questione, vista la sua delicatezza per una Nazione esportatrice come l'Italia: il quadro "è complesso", ha ammesso la premier, ma bisogna lavorare "con concretezza e pragmatismo" per trovare un'intesa con gli Usa di Trump, evitando "rappresaglie" e scongiurando, così, una "guerra commerciale" che secondo Meloni "non avvantaggerebbe nessuno, né gli Stati Uniti né l'Europa".
Migranti e Medio Oriente sono altri due argomenti affrontati da Meloni nel suo discorso: l'Italia, ha detto la leader di Fdi, segue "con grande attenzione il ricorso pregiudiziale innanzi alla Corte di Giustizia, relativo ai trattenimenti in Albania" e auspica "che la Corte scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio". Meloni poi non ha nascosto la sua "grande preoccupazione" per la ripresa dei combattimenti a Gaza, così come per la situazione in Siria.
A proposito del conflitto russo-ucraino, Meloni ha ricordato il "massimo sostegno" che il governo sin dall'inizio della guerra ha garantito a Kiev: una scelta di campo "rimasta immutata", ha rivendicato, "non soltanto per Fratelli d'Italia, ma per l'intera maggioranza di centrodestra". Meloni ha salutato con favore la nuova fase di negoziati, dichiarando il suo sostegno per "gli sforzi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump".
E' l'unità tra Ue e Usa, il concetto che l'inquilina di Palazzo Chigi si è sforzata di rimarcare: "Non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza efficaci e durature dividendo l'Europa e gli Stati Uniti". E' giusto, ha osservato Meloni, "che l'Europa si attrezzi per fare la propria parte, ma è nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato" e chi prova a scavare "un solco tra le due sponde dell'Atlantico, non fa che indebolire l'intero Occidente, a beneficio di ben altri attori". La presidente di Fratelli d'Italia ha poi ribadito quanto già dichiarato in diversi consessi, nelle ultime settimane: l'invio di truppe italiane in Ucraina "non è mai stato all'ordine del giorno, così come riteniamo che l'invio di truppe europee - proposto in prima battuta da Regno Unito e Francia - sia un'opzione molto complessa, rischiosa e poco efficace".
Altro grande tema in discussione è stato il potenziamento della difesa del Vecchio Continente. Meloni è tornata a bocciare il nome del piano 'ReArm Europe', definendolo "fuorviante per i cittadini". Ma la questione posta da Meloni non è soltanto semantica. L'annuncio dello stanziamento di 800 miliardi per la difesa da parte della Commissione Ue è "roboante" rispetto alla realtà, ha sottolineato Meloni, perché quelle non sono "risorse che vengono tolte da altri capitoli di spesa né risorse aggiuntive europee". A questo proposito, la premier ha ricordato il fermo 'no' del governo all'ipotesi di spostare i fondi di coesione destinati alle aree svantaggiate del Sud sul settore difesa.
I conti pubblici vanno preservati, nonostante il loro stato di salute sia "molto buono" e una manovra correttiva non sia "nei radar" del governo. Per questo, ha spiegato, l'Italia "valuterà con grande attenzione l'opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal piano" che prevedono anche il ricorso a deficit aggiuntivo.
La strada indicata dal governo italiano va nella direzione di un meccanismo di garanzie pubbliche europee sul modello 'InvestEu' "per mobilitare più efficacemente i capitali privati e rilanciare gli investimenti nel settore della difesa".
Due i passaggi più applauditi del discorso di Meloni: il riferimento a Papa Francesco, al quale la premier ha augurato una pronta guarigione, e la solidarietà nei confronti del Capo dello Stato Sergio Mattarella, più volte attaccato dal Cremlino. La citazione di Pericle ha chiuso l'intervento della presidente del Consiglio: "La felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio".
Nonostante le fibrillazioni che hanno attraversato il centrodestra negli ultimi giorni, le comunicazioni di Meloni non hanno deluso le aspettative della Lega. Il Carroccio - sotto i riflettori per il suo voto contrario al piano von der Leyen a Strasburgo - ha espresso il suo apprezzamento per un discorso che "va nella giusta direzione, fortemente auspicata da Salvini", ossia: "Niente truppe italiane in Ucraina e nessuna ipotesi di esercito europeo, nessun taglio ai fondi per lo sviluppo e nessun accenno a un debito comune europeo, massimo sostegno all'impegno di Donald Trump per la pace e investimenti per la sicurezza in Italia". La risoluzione di maggioranza alla fine è passata con 109 sì, 69 contrari e 4 astenuti. Oggi il bis alla Camera dei deputati. (di Antonio Atte)