Il Pdl intende chiedere la grazia a Napolitano per il Pregiudicato, altrimenti portano via il pallone e non giocano più (magari).
L’ipotesi è così surreale e indecente che Re Giorgio potrebbe benissimo prenderla in considerazione.
Di fronte a una richiesta così, Pertini avrebbe sobriamente risposto sfanculando gli “estensori” di una tale proposta, tanto empia quanto paradossale.
Napolitano, al contrario, subito dopo la sentenza della Cassazione ha tenuto a rimarcare l’esigenza di una riforma della Giustizia. Esattamente ciò che chiede Berlusconi.
Re Giorgio sperava nella “Sentenza Napolitana”, cioè l’annullamento con rinvio. Nulla sarebbe cambiato.
Così, invece, crescono (si fa per dire) i malumori dei malpancisti piddini, che comunque continuano a girare a vuoto abbaiando compiaciutamente alla Luna (Renzi, che fai? Civati, che fai? Puppato, che fai?). Ma più che altro cresce il consenso di chi si è sempre opposto a tale governicchio, da Sel a (soprattutto) M5S. Ed è questo che terrorizza la claque del governicchio.
La grazia si configurerebbe come porcata troppo palese, forse indigeribile persino per un elettorato che pare accettare tutto con la serenità dei monaci tibetani. Oltretutto, i soggetti titolati a presentare la richiesta di grazia sono indicati dalla legge (la domanda può essere “sottoscritta dal condannato o da un suo prossimo congiunto o dal convivente o dal tutore o dal curatore ovvero da un avvocato o procuratore legale”, recita l’articolo 681 del codice di procedura penale. Partiti e parlamentari non sono contemplati). Pur conoscendo il superomismo decisionale di Napolitano, è arduo che possa varare un provvedimento di grazia ‘motu proprio’, comunque lungo e complesso.
Una bella amnistia mascherata, invece, è ipotesi più concreta (come se l’indulto by centrosinistra del 2006, lo stesso che salva il Pregiudicato dal carcere, non fosse già abbastanza). Richiederebbe una maggioranza bulgara, ma il Pd – quando c’è da aiutare l’Amico – non manca mai. Violante 2002 docet.
Si torna al solito punto di partenza: con qualsiasi centrosinistra decente, il Pregiudicato sarebbe politicamente finito da almeno 15 anni. Invece, in un modo o nell’altro, cercheranno verosimilmente di salvarlo anche stavolta. Persino stavolta. Prolungando l’agonia del paese e regalando una nuova tonnellata di voti alla cosiddetta “antipolitica”, che ritenevano già morta e sepolta dopo le ultime amministrative.
Quanto a Napolitano, l’intoccabile e innominabile Napolitano, va capito: se concede la grazia – dichiarata o nascosta – al Pregiudicato, il titolo di peggior Capo dello Stato nella storia della Repubblica italiana non glielo toglie più nessuno. Ed è un titolo a cui, insondabilmente, il comunista di destra Re Giorgio pare tenere molto.
Andrea Scanzi
Giornalista e scrittore
Politica - 3 Agosto 2013
Napolitano e la grazia al pregiudicato Berlusconi
Il Pdl intende chiedere la grazia a Napolitano per il Pregiudicato, altrimenti portano via il pallone e non giocano più (magari).
L’ipotesi è così surreale e indecente che Re Giorgio potrebbe benissimo prenderla in considerazione.
Di fronte a una richiesta così, Pertini avrebbe sobriamente risposto sfanculando gli “estensori” di una tale proposta, tanto empia quanto paradossale.
Napolitano, al contrario, subito dopo la sentenza della Cassazione ha tenuto a rimarcare l’esigenza di una riforma della Giustizia. Esattamente ciò che chiede Berlusconi.
Re Giorgio sperava nella “Sentenza Napolitana”, cioè l’annullamento con rinvio. Nulla sarebbe cambiato.
Così, invece, crescono (si fa per dire) i malumori dei malpancisti piddini, che comunque continuano a girare a vuoto abbaiando compiaciutamente alla Luna (Renzi, che fai? Civati, che fai? Puppato, che fai?). Ma più che altro cresce il consenso di chi si è sempre opposto a tale governicchio, da Sel a (soprattutto) M5S. Ed è questo che terrorizza la claque del governicchio.
La grazia si configurerebbe come porcata troppo palese, forse indigeribile persino per un elettorato che pare accettare tutto con la serenità dei monaci tibetani. Oltretutto, i soggetti titolati a presentare la richiesta di grazia sono indicati dalla legge (la domanda può essere “sottoscritta dal condannato o da un suo prossimo congiunto o dal convivente o dal tutore o dal curatore ovvero da un avvocato o procuratore legale”, recita l’articolo 681 del codice di procedura penale. Partiti e parlamentari non sono contemplati). Pur conoscendo il superomismo decisionale di Napolitano, è arduo che possa varare un provvedimento di grazia ‘motu proprio’, comunque lungo e complesso.
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Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Il sottosegretario alla giustizia Delmastro, condannato a otto mesi di carcere per rivelazione di segreto d’ufficio e un anno di interdizione dai pubblici uffici, ha dichiarato di non volersi dimettere. È senza vergogna. Se ne vada e lo faccia il prima possibile. Le istituzioni sono una cosa seria, non la proprietà privata di qualcuno”. Così sui social Antonio Misiani della segreteria del Partito Democratico.
Milano, 20 feb. (Adnkronos) - I carabinieri hanno raccolto tutte le dichiarazioni rese dagli staff e direttamente dagli imprenditori contattati dal gruppo di truffatori che usando il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto hanno tentato raggiri milionari. La banda ha contattato almeno una decina delle famiglie più note e ricche in Italia, tra cui Massimo Moratti (l'unica vittima che ha denunciato il raggiro subito), Marco Tronchetti Provera, esponenti delle famiglie Beretta, Del Vecchio, Caprotti e Della Valle, lo stilista Giorgio Armani.
Una volta sentiti dai militari non tutte le persone che hanno risposto alle telefonate del finto ministro o del sedicente generale hanno deciso di sporgere denuncia. La procura di Milano che indaga sulle truffe sta proseguendo il lavoro sul fronte internazionale, per capire i movimenti bancari del denaro recuperato, mentre restano due gli indagati stranieri per associazione per delinquere finalizzata.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Delmastro è sottosegretario alla Giustizia, la sua condanna è grave già solo per questo. In più questa condanna arriva perché ha usato i suoi attuali poteri di sottosegretario per manganellare l'opposizione in Parlamento rivelando informazioni che non potevano essere rivelate. C'è un evidente e gigantesco problema politico. Non può restare al suo posto, è inaccettabile". Così Anna Ascani, Vicepresidente della Camera e deputata dem, intervenendo a Metropolis.
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