“Esigenze da soddisfare per un ulteriore consolidamento dell’evoluzione positiva del quadro politico in Italia e uno sviluppo della stabilità utile all’azione di governo”. Il linguaggio è formale, ma fonti del Quirinale fanno intendere che la salita al Colle dei due capigruppo del Pdl, Renato Schifani e Renato Brunetta, è servita in qualche modo a dettare le “condizioni” al capo dello Stato. Dopo la manifestazione del Pdl i riflettori della scena politica si sono spostati sul Quirinale: l’incontro tra capigruppo e presidente della Repubblica era carico di attese e da questo dipenderà anche la strategia del Cavaliere. Al termine dell’appuntamento i due capigruppo si sono spostati a Palazzo Grazioli con lo stato maggiore del Pdl, compreso il ministro degli Interni Angelino Alfano. Al summit sono presenti Cicchitto, Gasparri e Santanchè, i coordinatori del partito Sandro Bondi e Denis Verdini. Incalzata dai cronisti, la Santanchè si è limitata a dire: “Il problema è la democrazia, non il governo”. Proprio ieri Berlusconi aveva confermato il sostegno all’esecutivo guidato da Enrico Letta. Quanto a Napolitano, secondo quanto riferiscono fonti delle agenzie di stampa, il presidente esamina con attenzione tutti gli aspetti delle questioni che gli sono state prospettate.
Santanchè insiste: “Berlusconi andrà in carcere”
La Santanchè sembra un po’ rallentare: “Al Colle non abbiamo chiesto nulla, non siamo abituati a chiedere ma a dare – dichiara uscendo da Palazzo Grazioli – E voi parlate con una persona che fa un po’ fatica a mettere insieme due parole: grazia e Berlusconi”. “Io sono più per il ripristino della democrazia” ha aggiunto la deputata a chi gli domandava se i capigruppo del Pdl avessero chiesto un salvacondotto al presidente Napolitano. Ad ogni modo la “pasionaria” del Pdl conferma: “Berlusconi non chiederà né gli arresti domiciliari, né la messa in prova, né l’affidamento ai servizi sociali. Berlusconi va in carcere, gli italiani devono sapere che si mette in carcere un uomo come Silvio Berlusconi”. Quindi si mettano in pace tutti coloro che sembrano offrire disponibilità a tutti i costi al Cavaliere, prima tra tutti la fondazione di Mario Capanna.
Il colloquio al Quirinale
Il concetto espresso anche dai capigruppo al Colle è ad ogni modo quello della “agibilità politica“. E di questo si ragiona a palazzo Grazioli: trovare una soluzione consona affinché il leader del Pdl possa avere il più possibile margini di manovra nel momento in cui scatterà l’esecuzione della pena dopo la conferma della condanna da parte della Cassazione. Ecco perché al di là delle rassicurazioni la tensione resta immutata. Determinanti diventeranno i prossimi giorni. Oggi a Palazzo Chigi il capo del governo incontrerà il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Tra i temi in agenda i prossimi provvedimenti economici a partire da Imu e Iva. Due misure su cui Berlusconi è particolarmente attento ed indisponibile a compromessi al ribasso.
Brunetta: “Ora riformare la giustizia”
Quello che Brunetta ha detto al capo dello Stato era stato già in qualche modo anticipato con una lettera che il capogruppo alla Camera ha pubblicato sul Giornale in relazione alla questione decadenza e alla riforma della giustizia: “Come trarre ex malo bonum? Come cittadino, ciascuno di noi, ha certamente a disposizione le possibilità offerte dall’iniziativa radicale di referendum abrogativi su vari profili della mala giustizia. Ma serve un’iniziativa anche della politica. Un’assunzione di responsabilità. E questa iniziativa, ancora una volta, ce l’ha indicata il Capo dello Stato. Allorché, con le dichiarazioni a seguito della sentenza della Cassazione, ha evocato il lavoro dei saggi da lui incaricati nell’aprile scorso per studiare i termini di una riforma dello Stato e della giustizia. Il presidente Napolitano ha ragione, le proposte dei saggi sono un ottimo punto di partenza. Sono il viatico per l’inizio di quella pacificazione di cui l’Italia ha bisogno e di cui il presidente si è fatto garante all’inizio del proprio secondo mandato. Piuttosto che – scrive Brunetta – reagire scompostamente con dichiarazioni provocatorie che hanno l’unico effetto di confermare le difficoltà interne, i leader del Pd dovrebbero prendere sul serio le dichiarazioni del presidente della Repubblica. Diamo veste normativa alle proposte dei saggi. Ripristiniamo l’equilibrio costituzionale. Chiudiamo questi vent’anni di guerra ideologica. Ex malo bonum”.
“La legge sull’incandidabilità? Incostituzionale”
La soluzione politica appare la più semplice all’ex ministro della Funzione pubblica che intravede in caso contrario un peggioramento della situazione: “L’alternativa – prosegue Brunetta sul Giornale di famiglia – è continuare con un logoramento che finirà per travolgere tutti, minare la stabilità del governo del paese, nel momento in cui più grande è il bisogno di stabilità per raccogliere le opportunità offerte dalla timida ripresa. Un’opportunità è offerta già dalle prossime ore. La giunta per le elezioni del Senato è chiamata a pronunziarsi sulla decadenza di Berlusconi a seguito della condanna e in applicazione della legge Severino-Monti. Ma quella legge, come messo in luce anche dalla dottrina, presenta forti dubbi di costituzionalità. Perché si tratterebbe di applicare la sanzione dell’ineleggibilità a fatti precedenti all’entrata in vigore della legge. Un’applicazione retroattiva di una legge sugli effetti di una condanna penale. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo lo vieta. E la Costituzione italiana impone che quella convenzione sia rispettata. Evitiamo una guerra per bande anche su questo punto. Dimostriamo tutti senso di responsabilità. Cogliamo l’occasione: ex malo, bonum”.