In panchina ci ha messo Abel Xavier, ex difensore della Roma dai capelli ossigenati. In campo Mehmeti, Mladen o Bessa, tutti transitati per l’Italia. O Mirko Bigazzi, nato a Cecina. Si vede l’impronta di Igor Campedelli nell’Olhaense, che fra poche settimane inizierà la nuova stagione della serie A portoghese. La squadra di Olhao, 40 mila abitanti nell’Algarve, da quest’anno è guidata dall’imprenditore romagnolo.
Campedelli, nuovo direttore generale del club, ritorna nel calcio dopo la presidenza del Cesena. Un’esperienza durata una manciata di anni: tempo di raggiungere due promozioni, retrocedere e restituire la società alla famiglia Lugaresi. Non prima di aver affidato la panchina a suo fratello, esonerato dopo tre giornate. Ora Campedelli riparte dall’estero, dalla Primeira Liga. “Punto ai giovani di qualità” ha spiegato. “Offro ai club italiani la possibilità di testare i giocatori in un campionato tosto e ai ragazzi di esibirsi in stadi caldi come il Dragao o il Da Luz”. L’operazione è chiara: tentare un business “dal basso” con il pallone, abbattere i costi di gestione e puntare sul progetto tecnico.
Il modello è l’Udinese di Giampaolo Pozzo che, guarda caso, è stato il precursore degli investimenti italiani fuori dai confini. Oltre al club bianconero, l’imprenditore friulano possiede il Watford, in Inghilterra, e il Granada in Spagna. Le tre squadre si scambiano i giocatori, li fanno maturare e, al momento dell’esplosione, incassano con la cessione. “La famiglia Pozzo ha fatto del trading dei giocatori la sua essenza e fonte di ricavi” spiega Marco Iaria, che si occupa dei conti delle società di calcio per la Gazzetta dello Sport “Nell’ultimo bilancio l’Udinese ha fatto 60 milioni di plusvalenze. Più sono le società controllate, più queste opportunità aumentano”. Insomma, il calcio non è per forza in perdita. Soprattutto in Inghilterra, dove vige un sistema più democratico del nostro nella ripartizione dei diritti televisivi. Lo scorso anno il Watford ha fallito di un soffio la promozione nella massima serie. La Premier League avrebbe portato ricavi quattro volte superiori, con almeno 30 milioni di sterline in cassa solo dalle tv. All’estero, inoltre, sono decisamente avanti rispetto a noi sulla gestione degli stadi. Altro argomento sensibile per Pozzo, che a giugno ha cominciato i lavori per la ristrutturazione dello stadio ‘Friuli’, che diventerà il secondo impianto di proprietà della Serie A.
Certo, quello che viene da Udine è uno dei rari esempi virtuosi del calcio nostrano. Un altro viene da Napoli, almeno dal punto di vista dei soldi. Aurelio De Laurentiis, è riuscito a coniugare vittorie e conti in ordine. Non a caso guarda all’estero. “Vorrei altre tre squadre” ha detto. Una sparata delle sue, ma una pista concreta c’è: il patron partenopeo vorrebbe entrare nel calcio britannico e ha messo nel mirino il Leyton Orient, squadra minore dell’est di Londra. Niente grandi nomi: il capitalismo italiano non ne ha le risorse, ma puntare su realtà minori può rivelarsi un affare redditizio. Il fenomeno, tra mille difficoltà, è in crescita e altre operazioni potrebbero nascere nei prossimi mesi.
Con altrettanta fatica i capitali stranieri entrano nei club di casa nostra. Burocrazia e tassazione scoraggiano, ma questa non è prerogativa solo nostra: in Germania è impensabile scalare un club, in Spagna molto complicato. In questo momento, poi, manca appeal per un calcio che vive una fase decadente. James Pallotta è appena salito all’87% della Roma, ma l’esperienza americana, per ora, è tutt’altro che un successo sia un punto di vista sportivo che imprenditoriale. E poi c’è il punto di domanda rappresentato da Erick Thohir, che lavora all’acquisizione dell’Inter. Paradossalmente il magnate indonesiano segue una filosofia italiana. Cerca una sfida, a suo modo, low cost. “L’Inter è una grande senza più i numeri” conclude il giornalista Marco Iaria “Negli ultimi anni dal punto di vista economico ha perso molto terreno. Thohir ha l’opportunità di prendere la società a basso costo e avviare un progetto di sviluppo. Ha visto le debolezze del nostro calcio e le ha pensate come potenzialità”.
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Calcio, il nuovo business dei presidenti italiani è nei club minori all’estero
Igor Campedelli, ex patron del Cesena, ha comprato il club portoghese dell'Olhaense, De Laurentiis punta al londinese Leyton Orient. Il modello è quello dell'Udinese della famiglia Pozzo, proprietaria anche di Watford e Granada. "Più sono le società controllate, più le opportunità di trading e plusvalenze aumentano”
In panchina ci ha messo Abel Xavier, ex difensore della Roma dai capelli ossigenati. In campo Mehmeti, Mladen o Bessa, tutti transitati per l’Italia. O Mirko Bigazzi, nato a Cecina. Si vede l’impronta di Igor Campedelli nell’Olhaense, che fra poche settimane inizierà la nuova stagione della serie A portoghese. La squadra di Olhao, 40 mila abitanti nell’Algarve, da quest’anno è guidata dall’imprenditore romagnolo.
Campedelli, nuovo direttore generale del club, ritorna nel calcio dopo la presidenza del Cesena. Un’esperienza durata una manciata di anni: tempo di raggiungere due promozioni, retrocedere e restituire la società alla famiglia Lugaresi. Non prima di aver affidato la panchina a suo fratello, esonerato dopo tre giornate. Ora Campedelli riparte dall’estero, dalla Primeira Liga. “Punto ai giovani di qualità” ha spiegato. “Offro ai club italiani la possibilità di testare i giocatori in un campionato tosto e ai ragazzi di esibirsi in stadi caldi come il Dragao o il Da Luz”. L’operazione è chiara: tentare un business “dal basso” con il pallone, abbattere i costi di gestione e puntare sul progetto tecnico.
Il modello è l’Udinese di Giampaolo Pozzo che, guarda caso, è stato il precursore degli investimenti italiani fuori dai confini. Oltre al club bianconero, l’imprenditore friulano possiede il Watford, in Inghilterra, e il Granada in Spagna. Le tre squadre si scambiano i giocatori, li fanno maturare e, al momento dell’esplosione, incassano con la cessione. “La famiglia Pozzo ha fatto del trading dei giocatori la sua essenza e fonte di ricavi” spiega Marco Iaria, che si occupa dei conti delle società di calcio per la Gazzetta dello Sport “Nell’ultimo bilancio l’Udinese ha fatto 60 milioni di plusvalenze. Più sono le società controllate, più queste opportunità aumentano”. Insomma, il calcio non è per forza in perdita. Soprattutto in Inghilterra, dove vige un sistema più democratico del nostro nella ripartizione dei diritti televisivi. Lo scorso anno il Watford ha fallito di un soffio la promozione nella massima serie. La Premier League avrebbe portato ricavi quattro volte superiori, con almeno 30 milioni di sterline in cassa solo dalle tv. All’estero, inoltre, sono decisamente avanti rispetto a noi sulla gestione degli stadi. Altro argomento sensibile per Pozzo, che a giugno ha cominciato i lavori per la ristrutturazione dello stadio ‘Friuli’, che diventerà il secondo impianto di proprietà della Serie A.
Certo, quello che viene da Udine è uno dei rari esempi virtuosi del calcio nostrano. Un altro viene da Napoli, almeno dal punto di vista dei soldi. Aurelio De Laurentiis, è riuscito a coniugare vittorie e conti in ordine. Non a caso guarda all’estero. “Vorrei altre tre squadre” ha detto. Una sparata delle sue, ma una pista concreta c’è: il patron partenopeo vorrebbe entrare nel calcio britannico e ha messo nel mirino il Leyton Orient, squadra minore dell’est di Londra. Niente grandi nomi: il capitalismo italiano non ne ha le risorse, ma puntare su realtà minori può rivelarsi un affare redditizio. Il fenomeno, tra mille difficoltà, è in crescita e altre operazioni potrebbero nascere nei prossimi mesi.
Con altrettanta fatica i capitali stranieri entrano nei club di casa nostra. Burocrazia e tassazione scoraggiano, ma questa non è prerogativa solo nostra: in Germania è impensabile scalare un club, in Spagna molto complicato. In questo momento, poi, manca appeal per un calcio che vive una fase decadente. James Pallotta è appena salito all’87% della Roma, ma l’esperienza americana, per ora, è tutt’altro che un successo sia un punto di vista sportivo che imprenditoriale. E poi c’è il punto di domanda rappresentato da Erick Thohir, che lavora all’acquisizione dell’Inter. Paradossalmente il magnate indonesiano segue una filosofia italiana. Cerca una sfida, a suo modo, low cost. “L’Inter è una grande senza più i numeri” conclude il giornalista Marco Iaria “Negli ultimi anni dal punto di vista economico ha perso molto terreno. Thohir ha l’opportunità di prendere la società a basso costo e avviare un progetto di sviluppo. Ha visto le debolezze del nostro calcio e le ha pensate come potenzialità”.
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Roma, 5 mar. (Adnkronos Salute) - Nel nostro Paese il 98% della popolazione adulta (circa 49 milioni di persone) conosce i medicinali omeopatici e 2 italiani su 3 (66%, pari a circa 33 milioni) li hanno acquistati almeno una volta nella vita. A utilizzarli nell'ultimo anno sono state quasi 18,5 milioni di persone (37%), un dato in crescita rispetto al passato, che evidenzia una maggiore penetrazione dell'omeopatia nel panorama delle scelte terapeutiche degli italiani, con un livello di fiducia che si va consolidando. Sono i dati dell'indagine 'Scenario e consumatori di medicinali omeopatici 2025', realizzata dall'istituto di ricerca Eumetra per Omeoimprese, l'associazione di categoria che riunisce le aziende del comparto in Italia. L'indagine - informa una nota - ha analizzato il livello di consapevolezza e i comportamenti degli italiani riguardo ai medicinali omeopatici, mettendo in evidenza le loro percezioni e scelte di salute. Sono stati coinvolti complessivamente oltre 1.400 adulti sopra i 18 anni. Oltre alle 900 interviste effettuate a un campione rappresentativo della popolazione italiana, è stato effettuato un sovra-campionamento di altre 500 interviste, con lo scopo di analizzare più nel dettaglio 4 regioni specifiche (Lombardia, Veneto, Toscana e Campania).
Globalmente la ricerca evidenzia una percezione positiva dell'omeopatia, con alcuni fattori che si rivelano decisivi nel favorire questa scelta terapeutica: il 54% degli italiani riconosce che i medicinali omeopatici sono prodotti naturali, il 42% li ritiene privi di effetti collaterali e controindicazioni, mentre il 33% afferma che possono rafforzare le difese immunitarie. "I risultati di questa ricerca - commenta Silvia Nencioni, presidente di Omeoimprese - mostrano che l'omeopatia rientra sempre più nelle scelte di salute delle famiglie, grazie soprattutto al consiglio competente di medici e farmacisti che ne riconoscono l'opportunità terapeutica. Una crescita motivata dalle caratteristiche peculiari di questi medicinali quali la naturalità, la sicurezza e l'assenza di effetti collaterali e controindicazioni, che li rendono adatti a tutte le tipologie di pazienti".
Tra gli ambiti terapeutici per i quali si ricorre maggiormente all'omeopatia ci sono: sintomi influenzali, raffreddore e mal di gola (33%); insonnia e stress (28%); rafforzare il sistema immunitario (26%); dolori muscolari-articolari (23%) e disturbi gastro-intestinali (20%). L'indagine mette in luce anche il ruolo cruciale dei professionisti della salute nella sua diffusione. Il 44% ha acquistato medicinali omeopatici su prescrizione del proprio medico di medicina generale o pediatra, mentre il consiglio del farmacista al banco è risultato determinante nel 52% degli utilizzatori. I dati indicano anche la necessità da parte del 31% del campione di saperne di più in merito ai medicinali omeopatici, percentuale che sale al 49% tra gli utilizzatori negli ultimi 6 mesi.
Secondo gli intervistati, nel 54% dei casi il medico di base è il professionista della salute più indicato a fornire queste informazioni; il 40% riconosce questo ruolo al medico esperto in omeopatia, il 34% allo specialista e il 39% al farmacista. Gli italiani si aspetterebbero di ricevere queste informazioni anche dalle strutture sanitarie pubbliche (27%) e dalle autorità sanitarie (26%). "Come comparto - osserva Nencioni - siamo consapevoli dell'esigenza di informazione sui medicinali omeopatici da parte dei pazienti. La mancanza di indicazioni terapeutiche nelle confezioni e sul foglietto illustrativo delle specialità omeopatiche penalizza fortemente gli italiani che, dopo aver acquistato questi medicinali, si trovano spesso in difficoltà nel reperire le giuste indicazioni su posologia e ambiti di utilizzo. Da anni abbiamo un dialogo aperto con le istituzioni e sono fiduciosa che riusciremo a sbloccare questa anomalia che, fra tutti i Paesi europei, riguarda solo l'Italia".
I principali consumatori di medicinali omeopatici appartengono alla fascia d'età 35-55 anni (72%), risiedono prevalentemente nel Nord-Est e nel Centro Italia, con un picco in Toscana (75%) e hanno figli (71%), a testimonianza che la scelta coinvolge il benessere dell’intero nucleo familiare. E' un target più femminile che maschile (60% vs 40%), trasversale per età e area geografica, che mostra una elevata soddisfazione nell'utilizzo sia individuale sia i membri della propria famiglia. Nonostante la digitalizzazione abbia avuto un impatto significativo anche sul settore farmaceutico, il 92% degli acquirenti continua a preferire il canale fisico delle farmacie e parafarmacie sul territorio per i propri acquisti, segno della necessità di un confronto diretto con il professionista della salute e del valore di un consiglio competente al banco. Tuttavia, l'online sta guadagnando terreno: il 21% degli utilizzatori ha comprato almeno una volta su Internet, anche se sono acquirenti esclusivi online solo il 6%, che non va a sostituirsi con chi predilige un rapporto diretto con il farmacista.
Un dato particolarmente significativo riguarda il potenziale di crescita del settore: il 35% degli italiani che non hanno mai acquistato medicinali omeopatici si dichiara comunque favorevole al loro utilizzo. "L'esistenza di un bacino di utenti potenziali che, pur non avendo mai assunto medicinali omeopatici, è propenso al loro utilizzo - sottolinea Nencioni - è un dato certamente interessante che indica come il mercato dell'omeopatia possa avere significativi margini di crescita. Per far sì che sempre più italiani si avvicinino con soddisfazione e fiducia a questo approccio di salute continueremo, come associazione, a sostenere la formazione e la diffusione della conoscenza dell'omeopatia presso i professionisti della salute, punto di riferimento fondamentale per rendere i pazienti consapevoli e informati - conclude - su questa opportunità terapeutica".
Roma, 5 mar. (Adnkronos Salute) - L'introduzione di dazi sui farmaci da parte degli Stati Uniti "rappresenterebbe una minaccia che potrebbe avere un impatto molto forte e sarebbe, innanzitutto, una minaccia per i cittadini americani perché è impensabile che 11 miliardi di farmaci acquistati dall'Italia siano surrogabili agevolmente da altri Paesi". Così il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, a margine dell'evento 'Inventing for Life Health Summit', in corso a Roma. "Pur volendo potenziare la capacità produttiva americana, questo richiederà anni", ha sottolineato Cattani.
"Siamo convinti e fiduciosi che l'azione del governo Meloni sull'Europa possa far ragionare gli Usa per ricondurli a una pozione di buon senso", ha aggiunto. "I farmaci sono un asset strategico per la sicurezza di un Paese, compresi gli Usa, per l'economia e per lo sviluppo sociale. Siamo confidenti che sui farmaci possa esserci una riconsiderazione di questo rischio", ha concluso il presidente.
Roma, 5 mar. (Adnkronos Salute) - "L'industria farmaceutica è strategica per la salute, la crescita economica e la sicurezza. Per la salute perché le aziende farmaceutiche offrono un contributo fondamentale per la salute dei cittadini. In Italia, per esempio, in 20 anni la mortalità totale è diminuita del 25% e per le patologie croniche del 35%. Per la crescita economica, come dimostra il record storico raggiunto dall'export: 54 miliardi di euro nel 2024. Con i dati che confermano l'industria farmaceutica al primo posto per indice di competitività, produttività, open innovation, e con farmaci e vaccini, per surplus con l'estero, +20 miliardi di euro nel 2024". Lo ha detto Marcello Cattani, presidente Farmindustria in occasione della settima edizione dell'Inventing for Life Health Summit, dedicato ancora una volta al tema 'Investing for Life: la Salute conta!', organizzato oggi a Roma da Msd Italia.
La farmaceutica "è fondamentale anche per la sicurezza nazionale soprattutto nell'odierno contesto geopolitico, turbolento e competitivo", ha evidenziato. "L'industria apprezza l'operato del Governo, che sta andando nella giusta direzione - ha aggiunto Cattani - Ora però per restare attrattivi è fondamentale una strategia nazionale sulla farmaceutica e le scienze per la vita. Con una decisa riforma della governance della spesa farmaceutica pubblica, che punti a migliorare ulteriormente l'accesso alle cure, superare progressivamente i payback, aumentare la competitività delle imprese e attrarre gli investimenti".
Roma, 5 mar. (Adnkronos Salute) - "Per la salute globale quello che viviamo oggi è un momento importante. La sanità rappresenta una questione nevralgica da affrontare in maniera sinergica per ridisegnare il futuro del nostro Paese e preservare un Servizio sanitario nazionale universalistico di valore come il nostro. La chiave di volta è l'innovazione, frutto di un'intensa e ingente attività di Ricerca&Sviluppo di cui realtà come Msd si fanno promotrici. Siamo parte di un comparto farmaceutico che eccelle nel mondo, siamo l'unico settore manifatturiero in crescita e tra i primi per import ed export, con le nostre attività incidiamo positivamente sul Pil nazionale. Siamo un'eccellenza da preservare e sostenere perché volano della crescita economica italiana per cui necessitiamo di interventi mirati. Pertanto, una riforma sistemica che incentivi gli investimenti, supporti la ricerca e premi l'innovazione si configura come l'unica soluzione per garantire un accesso alle cure equo ed efficiente per porre davvero al centro i pazienti e i loro bisogni". Lo ha detto Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di Msd Italia, nel suo intervento in occasione della settima edizione dell'Inventing for Life Health Summit, dedicato ancora una volta al tema 'Investing for Life: la Salute conta!', organizzato oggi a Roma da Msd Italia, durante il quale sono stati presentati i risultati del sondaggio promosso da Ipsos 'Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo Ssn'.
"Il recente incremento del Fondo sanitario e le nuove regole per il Fondo farmaci innovativi rappresentano un ulteriore passo nella direzione desiderata - ha aggiunto Luppi - ma è fondamentale adottare misure strutturali e costruire una visione strategica a lungo termine. L'Italia deve puntare a diventare 'hub' di riferimento per l'innovazione in campo sanitario e attrarre investimenti per la ricerca clinica nel nostro Paese con adeguati incentivi. L'Italia ha inoltre l'opportunità di guidare, a livello europeo, un ripensamento dei criteri contabili affinché voci strategiche come l'immunizzazione non siano più trattate come spesa corrente, ma vengano riconosciute come un investimento e detratte dal calcolo deficit/Pil". "Possediamo le risorse, le competenze e il know-how per ritagliarci un ruolo da protagonisti. E' fondamentale avere il coraggio di compiere oggi le scelte giuste per trasformare queste potenzialità in un vantaggio concreto per la salute dei cittadini e per il futuro del Paese e dell'Europa", ha aggiunto Luppi.
"Con 30,5 miliardi di dollari investiti in Ricerca&Sviluppo, siamo la prima azienda biofarmaceutica ad alta intensità di ricerca nel mondo. Nostro obiettivo è quello di offrire, da 134 anni, soluzioni innovative grazie alle quali dare risposte e nuove speranze di vita. Sono oltre 200 le soluzioni innovative che abbiamo inventato insieme ai ricercatori di tutto il mondo, tra farmaci e vaccini, per le tante aree terapeutiche nelle quali siamo presenti. Un impegno forte, il nostro, per fare la differenza nella vita di pazienti e cittadini che siamo onorati di servire. Un impegno che non conosce fine, perché vantiamo una pipeline innovativa e diversificata che riflette la forza della nostra ricerca e la solidità delle nostre scelte strategiche con oltre 25 molecole in fase 3, in aree terapeutiche che vanno dall'oncologia ai vaccini, alle malattie infettive, dal cardiometabolico all'immunologia per citarne solo alcune" ha proseguito Luppi.
"La scienza è globale, l'innovazione è open e in network ed è quindi importante investire anche nelle start up di ricerca - ha spiegato - La nostra passione per l'innovazione si riflette in un altro dato importante: più del 50% delle nostre revenue viene reinvestito in R&S. Un investimento importante di cui siamo molto orgogliosi, perché è l'ulteriore dimostrazione che l'innovazione è il tratto distintivo della nostra carta d'identità. Ma è un dato che appare ancor più impressionante se lo andiamo a paragonare a quelli di alcuni giganti dell'high tech che investono una percentuale che sfiora al massimo in 25% in investimento in Ricerca&Sviluppo".
E ancora: "Sono 460 milioni i pazienti raggiunti da Msd nel solo 2024, molti dei quali grazie ai nostri progetti di partenariato di valore e donazioni. Un traguardo di cui siamo davvero molto fieri perché abbiamo fatto la differenza", ha sottolineato Luppi. Ricordando poi che "Msd ha contribuito al Pil italiano per quasi 1 miliardo di euro, con un'intensità di ricerca anche del nostro Paese pari al 47%. Un impegno, un radicamento nella nostra nazione, che ci vede protagonisti anche nella ricerca clinica con investimenti, ancora una volta, distribuiti su tutto il territorio italiano di quasi 140 milioni di euro. Infine, oltre 9mila posti di lavoro supportati in Italia attraverso i nostri investimenti diretti e indiretti. Msd supporta concretamente la crescita e la stabilità economica del Paese e ancora una volta i numeri lo dimostrano. Per ogni euro di Pil generato direttamente da Msd vengono generati ulteriori 2,15 euro di Pil nell'economia italiana, dimostrando quindi un forte effetto moltiplicatore della nostra presenza" ha concluso.
Roma, 5 mar (Adnkronos) - "E’ la destra del gioco d’azzardo. Non ci sono più dubbi dopo il voto in commissione al Senato, che delega il Governo ad introdurre la pubblicità nel gioco del calcio, su maglie e campi". Lo dice il deputato democratico Stefano Vaccari, segretario di presidenza della Camera.
"L’idea non è solo quella di fare cassa ma anche di favorire i grandi capitali incuranti dei dati sul gioco d’azzardo che richiederebbero ben altre decisioni. Nel primo semestre del 2024 sono stati raccolti dallo Stato 90 miliardi di euro. Tra il 2004 e il 2023 la raccolta complessiva nel settore azzardo è stata di circa 1.617 miliardi di euro, un valore che è pressoché pari al valore del Pil italiano del 2021 -prosegue Vaccari-. Basti pensare che gli italiani per l’acquisto di cibo e beni di consumi hanno speso nel 2024 134 miliardi di euro. Di fronte alla gravità del fenomeno si allargano ancora le maglie anche in quel mondo dello sport frequentato da giovanissimi. E chissenefrega delle infiltrazioni mafiose, delle distorsioni, dei danni sociali ed economici e delle migliaia di cittadini che cadono nella sindrome della ludopatia e per i debiti accumulati sono arruolati dalla criminalità organizzata".
"Peraltro il governo sta per presentare una riforma di riordino del gioco che avevano consigliato di approfondire con tutti i portatori di interesse convocando gli Stati generali. La risposta è arrivata dal Senato con un voto a dir poco inquietante", conclude Vaccari.
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Il piano ReArm lanciato ieri da Ursula Von der Leyen agita il Pd. Ieri Elly Schlein lo ha criticato senza mezzi termini. "Non è la strada giusta", ha detto la segretaria dem. Una bocciatura condivisa dalla sinistra dem, da Andrea Orlando a Roberto Speranza. Anche l'area riformista ha avanzato perplessità. Lorenzo Guerini ha parlato di "modifiche" necessarie al piano della presidente della commissione Ue. Tenendo ferma però una cornice precisa: l'esigenza "ineludibile" della crescita della difesa europea. Critica da subito invece Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Ue: "Si contestano dettagli".
Stamattina il dibattito tra i dem è andato avanti. Con le prese di posizione di big come Dario Franceschini e Paolo Gentiloni. Il primo fa quadrato attorno alla segretaria: "Condivido le affermazioni di Schlein. Il piano di 'riarmo' di Von der Leyen va profondamente rivisto perché non porta alla difesa comune europea ma al rafforzamento di 27 difese nazionali, peraltro finanziandolo coi fondi di coesione". Il secondo, intervenendo ad una trasmissione, invece 'ribalta' il giudizio di Schlein: il piano Von der Leyen? E' "un primo passo, credo vada nella direzione giusta", le parole dell'ex-premier.
Per Gentiloni quel piano "è chiaro che può essere migliorato. Ma un conto è dire che va migliorato, altro dire che - per un titolo - l'Unione europea è bellicista e guerrafondaia" alludendo quindi a Giuseppe Conte. E Schlein? L'ex-premier la mette così: "E' un dibattito che va avanti, ognuno dà il suo contributo". L'ex-premier mette in rilievo alcuni punti del piano, in particolare il "fondo da 150 miliardi" che "è esattamente quello che l'Italia, governo e opposizioni, hanno chiesto in questi mesi. E' un fondo comune basato su eurobond per finanziare i sistemi di difesa comune, interessa 15-20 Paesi, non tutti i 27, ma l'Italia è tra questi".
Il piano ReArm sarà al centro della riunione dei Socialisti e Democratici domani a Bruxelles, prima del Consiglio straordinario Ue. In vista dell'appuntamento, ieri Schlein ha sentito il premier spagnolo Pedro Sanchez. "Noi porteremo la nostra posizione" nella riunione a Bruxelles, ha detto la segretaria dem. Oggi il gruppo S&D ha commentato il piano Von Der Leyen. E parla di "punto di partenza".
'Europe Defence Now', la card sui social dell'account S&D. "La sicurezza dell'Europa -si legge nel post -richiede investimenti immediati, sostanziali e congiunti. Il piano ReArmEU è un punto di partenza, non un traguardo. Abbiamo bisogno di nuovi finanziamenti dedicati alla difesa europea, rafforzando la nostra industria e salvaguardando al contempo il nostro benessere sociale. Questa è l'unica strada per un'Europa sicura e un sostegno duraturo all'Ucraina".
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Colavita Usa, leader nel settore delle specialità alimentari italiane, acquista Vitelli Foods, proprietario dello storico marchio Luigi Vitelli. Conosciuta per la sua pasta e i suoi pomodori di alta qualità, questa acquisizione non solo diversifica l'offerta di prodotti di Colavita, ma rafforza anche la sua posizione di terzo importatore di pasta italiana negli Stati Uniti. Inoltre, rafforza significativamente la presenza di Colavita nel mercato dei pomodori, una mossa strategica per migliorare la sua posizione competitiva in entrambe le categorie.
Fondato nel 1885, Luigi Vitelli è il primo marchio alimentare italiano mai registrato in America, simbolo di una lunga tradizione di eccellenza culinaria. "Luigi Vitelli è un marchio iconico che vogliamo preservare e far conoscere alle nuove generazioni, continuando il grande lavoro svolto da Claudia Vitelli e Roy Taormina", ha commentato Giovanni Colavita, Ceo di Colavita Usa. "Conosco Claudia da anni e ho sempre rispettato e ammirato ciò che ha costruito, preservando la grande tradizione familiare che condividiamo. L'importanza del marchio Vitelli per la storia del cibo italiano in questo Paese è davvero impareggiabile", continua Colavita. "Infatti, quest'anno ricorre il 125° anniversario dell'adesione di Vitelli alla Camera di Commercio Italiana negli Stati Uniti, organizzazione che annovera Amerigo Vitelli tra i suoi fondatori".
Questa acquisizione segue il successo dell'integrazione dell'azienda californiana O Olive Oil & Vinegar, un produttore leader di aceto californiano e di olio extravergine di oliva biologico. L'acquisizione è un'ulteriore dimostrazione dell'impegno di Colavita ad ampliare il proprio portafoglio di prodotti alimentari autentici e di alta qualità. Sotto l'insegna Vitelli Foods, Colavita intende sfruttare la sua vasta rete di distribuzione e la sua esperienza nel settore per aumentare la portata e il riconoscimento dei prodotti Luigi Vitelli, sottolineandone la storia unica e l'autenticità italiana.