Doveva essere il primo, vero confronto tra lavoratori e azienda, dopo la doccia fredda arrivata a ferragosto. Un vertice convocato in tutta fretta dal comune per aprire un tavolo di trattativa, in vista della delocalizzazione. Invece la Firem, l’azienda di Formigine, nel modenese, che ha approfittato delle ferie estive per trasferirsi in Polonia, ha deciso di portare avanti la strategia del muro contro un muro. E con alcune ore di anticipo ha fatto sapere a sindacati e amministrazione che diserterà l’incontro fissato per martedì pomeriggio. Motivo: “Non c’è un clima sereno e costruttivo”, hanno scritto in un messaggio. Parole che a molti dipendenti sono apparse come il secondo schiaffo, dopo quello ricevuto a metà agosto alla vista dello stabilimento quasi completamente svuotato.

Questa volta almeno i titolari dell’azienda hanno avvisato tutti. A differenza di quanto è accaduto due settimane fa, quando hanno fatto perdere le loro tracce e quelle dei macchinari senza dire una parola. “Mancano le condizioni per un sereno e costruttivo incontro per la soluzione delle problematiche del nostro personale”, si legge in un documento, fatto arrivare via fax lunedì pomeriggio ad alcuni quotidiani locali, all’amministrazione comunale e alla Cgil. Un messaggio in cui si parla di “clima di tensione, con aggressioni mediatiche” ai proprietari e ai dipendenti che hanno accettato il trasferimento. “Non abbiamo mai nascosto ai sindacati e alle rappresentanze sindacali le nostre difficoltà – si legge ancora – rispetto alla concorrenza di altre aziende italiane che producono in Polonia e Romania, con costi che sono della metà”.

All’incontro, che il comune ha comunque confermato anche dopo l’arrivo del fax, avrebbero dovuto partecipare i vertici dell’azienda, il sindaco, Franco Richeldi, l’assessore provinciale al Lavoro, Francesco Ori, e alcuni rappresentanti dei lavoratori. L’intenzione era quella di trovare rapidamente una soluzione per i 40 dipendenti, che oltre alla chiusura dello stabilimento italiano hanno un altro pensiero: lo stipendio di luglio mai arrivato. Niente da fare, invece. Il dialogo non parte. Almeno per ora. Perché i titolari, che dalla notte nel 13 agosto non rispondono né alle chiamate dei rappresentanti sindacali, né a quelle del comune, nel fax hanno fatto una controproposta, chiedendo di fissare un appuntamento per il 23 agosto, alle 17. Data che però ancora aspetta conferma dalle altre parti in causa.

Intanto, i dipendenti continuano a presidiare i cancelli dello stabilimento. Stanno lì giorno e notte da una settimana, senza muoversi. Un picchetto permanente con bandiere, gazebo e brandine, che nei prossimi giorni potrebbe trasformarsi in una manifestazione più ampia. “Di sicuro non ci limiteremo a stare lì davanti” avverte Cesare Pizzolla, della Fiom-Cgil. “Stiamo organizzando altre iniziative sindacali, forse un corteo”. La Fiom si sta muovendo anche sul terreno legale, per verificare se il blitz di ferragosto della Firem, che in poche notti ha fatto sparire tutto, sia legale. “Probabile che l’azienda non abbia rispettato le procedure previste per legge, ma è un aspetto di cui ci occuperemo in futuro. Ora la priorità è risolvere il problema dei lavoratori”.

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