Per il concorso i precari della scuola hanno dovuto aspettare quasi 15 anni. Ma adesso, nonostante il Ministero abbia autorizzato l’immissione in ruolo di 11mila docenti, le nuove assunzioni potrebbero non riguardarli: in molte regioni, infatti, le graduatorie non sono ancora pronte. E se non lo saranno entro fine mese le nomine verranno effettuate attingendo da altre graduatorie. Il che significherebbe dilatare di un altro anno l’attesa dei vincitori. E, soprattutto, scatenare una serie di reazioni a catena che potrebbero minare la ‘road map’ messa a punto dal Miur per ‘normalizzare‘ la situazione nella scuola italiana.
Venerdì, dopo l’incontro con i sindacati, il consiglio dei ministri ha dato il via libera per la nomina di 11.268 nuovi docenti per l’anno scolastico 2013/2014 (non, però, per i 3500 posti Ata). La normativa vigente prevede che le assunzioni vadano effettuate per metà dalle graduatorie del concorso, e per il restante 50% dalle graduatorie ‘permanenti’, le cosiddette Graduatorie ad esaurimento (GaE), per cui le ultime stime parlano di oltre 200mila iscritti. Al Concorsone, dunque, spettano poco più di 5500 posti. Peccato, però, che le sue pratiche (nonostante sia stato bandito nel settembre 2012) non siano ancora concluse. Non dappertutto, almeno. E la normativa, anche qui, parla chiaro: o le graduatorie vengono rese definitive entro il 31 agosto 2013, oppure potranno essere utilizzate solo negli anni scolastici successivi.
Già un primo monitoraggio del Miur indicava come sicuramente fuori tempo il 5% delle classi di concorso, e un 22% ad alto rischio. Proprio le regioni in forse dovrebbero fare la differenza, in negativo. Il 21 agosto l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio ha comunicato che “non sarà possibile pubblicare entro il 31/8 alcuna graduatoria definitiva”. “Una doccia fredda – fanno sapere dal Ministero – non ce l’aspettavamo”. Situazione critica anche in Toscana, dove l’Usr scrive che verranno ultimate solo tre delle circa venti classi di concorso. Per questo le stime sono state riviste al ribasso: “Le graduatorie pronte non saranno più del 75%”, apprende ilfattoquotidiano.it.
E ciò per la scuola italiana significherà ancora caos. Secondo la legge, per il 50% di posti destinati al concorso, in caso di indisponibilità delle graduatorie si deve risalire alle giacenze delle selezioni precedenti (quella del ’99, o addirittura del 1990); in ultima istanza, si passa alle graduatorie ad esaurimento. Ed è questo quanto accadrà. Escluse strade alternative, come potevano essere il ‘congelamento‘ delle nomine in attesa delle graduatorie, o lo slittamento in blocco delle assunzioni dal concorso al 2014.
Certo, questa scelta – probabilmente l’unica praticabile – comporterà degli inconvenienti. Come “un’insostenibile situazione a ‘macchia di leopardo’, con differenze clamorose anche all’interno delle stesse regioni”, avverte la Flc-Cgil. Ma, soprattutto, “si allungherà ulteriormente la lista dei vincitori senza cattedra“, denuncia l’Anief, secondo cui “il concorso si sta trasformando in un calvario“. Ed in effetti il piano messo a punto dal Ministero per assorbire in tre anni gli 11.542 posti banditi rischia di saltare: secondo l’ex ministro Profumo le assunzioni quest’anno sarebbero dovute essere 7.351, già ridotte di circa 2mila unità nell’ultima informativa. Adesso il numero calerà ulteriormente.
Il Ministero specifica che, dove quest’anno il 50% delle assunzioni da concorso avverrà tramite Graduatorie a esaurimento per indisponibilità delle liste dei vincitori, l’anno prossimo le nomine saranno fatte tutte tramite quest’ultime: “Si tratta solo di un anticipo“. Ma dal Dipartimento dell’Istruzione ammettono che “è possibile a questo punto che ci voglia più tempo per assumere tutti i vincitori, con conseguente slittamento del prossimo concorso”. La beffa, così, raddoppia: oggi per i vincitori dell’ultima selezione lasciati in sospeso, domani per tutti gli abilitati che attendevano un nuovo bando in tempi celeri. Una soluzione di compromesso – aggiunge il Miur – potrebbe essere l’istradamento del nuovo concorso nelle scadenze previste (entro 1-2 anni), ma con assunzioni differite.
“E’ un ginepraio“, concludono sconsolati dal Ministero. “Ma non l’abbiamo creato noi. Possiamo solo provare a venirne fuori“. E giovedì 5 settembre in Alto-Adige suonano già le prime campanelle.
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