Il Mattino di Napoli ha consegnato all procura generale della Cassazione, che ne aveva fatto richiesta, la registrazione dell’intervista ad Antonio Esposito, il presidente della sezione della Corte di Cassazione che ha condannato Silvio Berlusconi per frode fiscale al processo Mediaset. In un colloquio pubblicato dal quotidiano napoletano il 6 agosto, poco dopo la sentenza, il magistrato esprimeva considerazioni sulla colpevolezza di Berlusconi, sancita non in base al discusso principio del “non poteva non sapere” della frode, ma, spiegava il magistrato, perché “sapeva” in quanto “informato”. Alle polemiche immediatamente scoppiate, Esposito si è difeso parlando di “intervista manipolata”. Il Csm ha aperto una pratica contro di lui su richiesta dei membri laici del Pdl

L’audio del colloquio tra il giornalista Antonio Manzo e il giudice, della durata di 34 minuti, è stato consegnato dal direttore del Mattino, Alessandro Barbano, dopo che a questi era giunta una richiesta formale da parte della Procura generale della Cassazione nell’ambito degli accertamenti avviati dopo la pubblicazione dell’intervista. Dell’intervista contestata, Il Mattino ha diffuso soltanto una registrazione di un minuto e mezzo (vedi sopra). Nel resto del file audio c’è la chiave per capire quanto siano fondate le accuse del Pdl al magistrato, ma il giornale non ha reso pubblica la registrazione integrale oggi consegnata alla magistratura.

Le polemiche si sono incentrate soprattutto su una sorta di anticipazione delle motivazioni della sentenza: “Tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva, tu non potevi non sapere, perché Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. Un po’ diverso dal non poteva non sapere”, spiegava il giudice al giornalista. Esposito ha poi smentito in un comunicato stampa il contenuto di quell’affermazione e ha dichiarato di aver approvato un testo definitivo dell’intervista inviatogli via fax diverso da quello pubblicato. Una presa di posizione di fronte alla quale il quotidiano decise di pubblicare via internet l’audio dell’intervista, nel quale l’affermazione è invece presente.

Il 7 agosto Esposito ribadì che l’intervista era stata “manipolata”, perché l’affermazione incriminata si riferiva genericamente al tema se un imputato possa essere condannato sulla base del principio “non poteva non sapere”. E soprattutto perché nella versione cartacea del quotidiano era stata anticipata da una domanda “inserita fittiziamente” – sostiene il magistrato – che nell’audio non risulta. Circostanze che ora la Procura Generale della Cassazione vuole verificare, per valutare se sussistano o meno gli estremi dell’azione disciplinare. Sul giudice Esposito anche il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha dato mandato all’ispettorato di approfondire la vicenda mentre il Csm ha aperto un fascicolo e il 5 settembre la prima commissione discuterà il caso.

L’acquisizione rappresenta – a quanto si apprende – un “atto dovuto”.

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