Comunque la pensi Roberto Maroni, con il declassamento della Lombardia nella classifica europea sulla competitività il governo Monti non c’entra. “Colpa dei tecnici che hanno penalizzato il Nord a suon di tasse”, aveva commentato il governatore due giorni fa. Ma i dati analizzati dal Rapporto Ue sulle regioni si fermano al 2011, quando fino al 12 novembre Berlusconi sedeva a Palazzo Chigi e al Pirellone regnava la decennale alleanza tra Pdl e Lega. E ad essere bocciata è innanzitutto la qualità della governance, giudicata in base al livello di corruzione percepita dai cittadini e all’efficienza delle istituzioni. “Chi è al governo della Regione da anni non dovrebbe sorprendersi”, ribatte oggi Giuseppe Berta, docente di Storia contemporanea alla Bocconi di Milano, che rilancia: “Finiamola con la stucchevole retorica del Nord”. La Lombardia passa in soli tre anni dal 95° al 128° posto nella classifica Ue sulla competitività delle regioni europee? Nessuna esitazione: per il presidente Roberto Maroni la colpa è del governo dei tecnici guidato da Mario Monti. “Una politica basata soltanto sul rigore e sull’aumento della pressione fiscale, che ha danneggiato il sistema produttivo della Regione”. Ma le accuse del governatore non reggono il confronto con i dati. Basta sfogliare il ‘Regional Competitiveness Index 2013’ per rendersi conto che si tratta di uno studio che analizza dati raccolti fino al 2011, quando Berlusconi fino a novembre era premier e al Pirellone imperava il Celeste Roberto Formigoni, da anni al comando della Lombardia grazie alla solida alleanza tra il Cavaliere e la Lega Nord.
Anni che lo stesso Maroni continua a definire “di eccellenze e di buon governo”. Ma il primo dei cinque indici che compongono il RCI 2013 riguarda proprio la qualità della governance, che attraverso un’indagine condotta tra il 2002 e il 2009 misura il livello di corruzione percepito dagli abitanti, la democraticità delle istituzioni, la loro efficienza e il grado di trasparenza dei media. Il posizionamento della Lombardia? Pessimo. Delle 262 aree regionali in cui il Rapporto 2013 divide l’Europa, la regione guidata da Maroni è al 200° posto per “qualità istituzionale”. Ennesima fotografia di un decennio in cui all’ombra del matrimonio tra Lega e Pdl si consumavano i grandi scandali della sanità lombarda. Un sistema spartitorio che vedeva coinvolte le forze di maggioranza e che di lì a poco sarebbe stato travolto dalle inchieste sulle cliniche Maugeri e San Raffaele, dall’arresto del faccendiere Pierangelo Daccò e dalle indagini per corruzione che hanno costretto lo stesso Formigoni a dimettersi.
Anni in cui la Lombardia ha scalato ben altre classifiche: quelle dei consigli regionali con il maggior numero di indagati. Un record raggiunto anche grazie ai disinvolti rimborsi dei consiglieri leghisti. “Nessuno si può sorprendere di fronte alla classifica europea e al risultato della Lombardia”, commenta Berta. “Il nostro sistema di sviluppo economico è sbagliato”, attacca il docente ai microfoni di Radio Popolare, e rilancia: “Chi amministra la Lombardia dovrebbe smetterla con la stucchevole retorica del Nord, e farebbe bene a concentrarsi sulle priorità che studi come quello alla base del RCI 2013 indicano ormai da anni”. E ancora: “Abbiamo smesso di produrre conoscenza, quella che serve all’innovazione e quindi alla produzione. Per questo perdiamo la sfida dello sviluppo, che altri Paesi dimostrano di invece di saper raccogliere”. E conclude: “Indici come quello sulla qualità delle istituzioni, la salute, l’educazione, segnano il deterioramento di un’area prima ancora del dato macroeconomico, anzi, ne sono la causa”.
Aggiornato da Redazione web il 27 agosto 2013 ore 10.37
Su segnalazione dei lettori abbiamo modificato alcuni dati contenuti nell’articolo. L’anno del termine di riferimento era il 2011 e non il 2010. Anche nel 2011, però, fino al 12 novembre era Silvio Berlusconi che sedeva a Palazzo Chigi, mentre in Regione Lombardia esplodeva lo scandalo della sanità.