Usa e Gran Bretagna si preparano a un intervento come in Kosovo, la Siria nega l’uso di armi chimiche e fa sapere che si difenderà con ogni mezzo e l’Italia, tramite il ministro degli Esteri Emma Bonino, informa che non parteciperà senza l’ok dell’Onu. Secondo l’agenzia Reuters “l’opposizione siriana ha consegnato alle potenze occidentali una lista di possibili obiettivi per l’attacco”. Una serie di attacchi limitati potrebbero essere lanciati “a partire da giovedì” secondo una fonte dell’amministrazione Usa riportata dalla Nbc. “Tre giorni di raid” sarebbero limitati nell’obiettivo e mirati a mandare un messaggio al regime di Damasco. Dalla Casa Bianca però fanno sapere che Obama ancora non ha deciso. Anche se un alto funzionario del Pentagono a Fox News rivela che l’attacco “non è una questione di se, ma di quando”. L’Amministrazione Obama, secondo l’emittente, oggi intenderebbe rendere pubblici dei documenti relativi al presunto attacco con armi chimiche. Che, secondo l’opposizione al regime, sarebbe stato condotto “con bombe al fosforo e napalm”. “Le opzioni che gli Stati Uniti stanno considerando non riguardano un cambio del regime in Siria e non prevedono l’invio di truppe di terra” afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Che sottolinea come gli Usa vedono per la Siria un futuro senza Bashar al-Assad.
Usa hanno chiesto a Grecia di utilizzare base, Cameron richiama Parlamento. Mentre i media rilanciano le voci circa l’opzione che il presidente Usa Barack Obama starebbe valutando – un attacco limitato di “non più di due giorni” con missili lanciati da navi da guerra nel Mediterraneo – il quotidiano ateniese Kathimerini riferisce che Washington ha chiesto alla Grecia, alleato della Nato, di concedere alle unità della Marina Usa e agli aerei dell’Air Force di transitare sul territorio ellenico e l’utilizzo della base militare Usa di Souda Bay, sulla costa nord-occidentale dell’isola di Creta, e di quella dell’aviazione greca a Kalamata, nel Peloponneso. Un intervento da portare a termine anche senza il via libera dell’Onu, dato il veto certo della Russia. E proprio il sicuro no di Mosca ha spinto gli Stati Uniti ad annullare il vertice bilaterale tra i due Paesi. Dall’altra parte dell’Atlantico le forze armate britanniche stanno preparando dei piani di emergenza per un intervento militare. Domani, a Londra, il primo ministro britannico, David Cameron, prenderà parte ad una sessione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, cui parteciperanno anche esponenti militari. Ed è previsto che il governo britannico convochi il parlamento in anticipo, prima della fine della pausa estiva, giovedì 29 agosto. Anche secondo il premier inglese David Cameron, però, “la comunità internazionale deve rispondere” al presunto attacco chimico, come ha fatto sapere un portavoce di Downing Street. L’Iran spinge però verso una soluzione politica e si augura che i “leader europei” prendano “sagge decisioni” evitando l’attacco che, spiegano da Teheran, avrebbe “gravi conseguenze” in “tutta la regione mediorientale”. La Francia non ha nessun dubbio sul fatto che un attacco chimico sia avvenuto in Siria e che sia stato sferrato dalle forze di Assad. Fonti diplomatiche di Parigi, aggiungono che “è inaccettabile” e “la Francia non verrà meno alle sue responsabilità per rispondere”. ”L’attacco chimico su Damasco non può restare senza risposta” e la Francia è “pronta a punire chi ha preso la decisione di colpire col gas degli innocenti” ha affermato il presidente François Hollande. Il Consiglio di Difesa francese si riunirà mercoledì.
La tempistica dell’attacco – afferma il Washington Post – dipenderebbe da tre fattori: il completamento del rapporto dell’intelligence che determini la colpevolezza del regime di Assad, le consultazioni con gli alleati e il Congresso e una giustificazione a intervenire in base alla legge internazionale. Gli avvocati dell’amministrazione starebbero infatti esaminando una possibile giustificazione legale sulla base della violazione delle norme internazionali che vietano l’uso di armi chimiche o una richiesta di assistenza da parte di uno stato vicino, come la Turchia. Nei prossimi giorni le agenzie di intelligence rappresenteranno informazioni che sostengono la tesi dell’uso di gas da parte del governo di Assad, incluse intercettazioni radio e telefoniche fra i comandanti dell’esercito siriano. “Un’azione militare – afferma la stampa americana citando fonti – potrebbe essere ancora evitata in caso di un dietro front del governo di Assad e del governo russo che lo appoggia. Ma le attese che questo possa accadere sono basse”.
Damasco nega l’uso di armi chimiche: “Non saremo un facile boccone”. Il governo siriano “non ha fatto uso di armi chimiche. Lo smentisco categoricamente” dichiara il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallim, respingendo le accuse contro il regime di aver utilizzato armi chimiche contro l’opposizione a Ghouta, sobborgo a est di Damasco. “Nessun Paese al mondo utilizzerebbe armi di distruzione di massa contro il proprio popolo – afferma Muallim – Sfido chiunque a dimostrare davanti all’opinione pubblica con una prova anche minima che l’esercito siriano abbia utilizzato armi chimiche” contro l’opposizione. Per il ministro un eventuale attacco non fermerà le sue operazioni militari contro i ribelli: “Se pensano di potere impedire in questo modo la vittoria delle nostre forze armate, si sbagliano. Nel caso di attacco noi abbiamo due opzioni: la resa o difenderci con ogni mezzo. Noi sceglieremo la seconda possibilità. Non saremo un boccone facile. Abbiamo mezzi di difesa che sorprenderanno il mondo”. In un’intervista all’emittente al-Manar il ministro dell’Informazione di Damasco, Omran al-Zoubi nega che la Siria abbia utilizzato armi chimiche e ha aggiunto che “gli Usa non ne hanno alcuna prova”. Nel caso gli ispettori Onu al contrario potessero dimostrarne l’utilizzo, la responsabilità cadrebbe sulle “bande terroriste”, termine con cui il regime si riferisce ai ribelli. “Qualsiasi aggressione alla Siria è illegittima”, ha precisato al-Zoubi, aggiungendo che “il team Onu incaricato di indagare sull’uso di armi chimiche in Siria non ha ancora completato la sua missione e non ha redatto un rapporto in merito. I siriani – ha concluso – non hanno altra scelta che difendere il loro Paese”.
Sull’ipotesi di un attacco americano, il portavoce iraniano, Abbas Araqchi, ha precisato che le “gravi conseguenze” sarebbero provocate da “qualsiasi azione militare” contro la Siria e ha sottolineato che questo è il momento di essere cauti per evitare che la situazione vada “fuori controllo”: uno sviluppo, ha detto il portavoce iraniano, “che speriamo non accada”. Teheran comunque, ha annunciato Araqchi, farà “del suo meglio” per evitare un conflitto e “speriamo che tutti tornino indietro” alla ricerca di una “soluzione politica”. Intanto l’Egitto mette in guardia contro nuovi spargimenti di sangue come in “Libia, Iraq e Afghanistan, e invita le parti alla saggezza e a trovare una soluzione politica al conflitto in Siria.
Dopo l’attacco di ieri in Siria al team di ispettori sulle armi chimiche dell’Onu “una valutazione globale” ha stabilito che la visita prevista ad un nuovo sito “deve essere rinviata di un giorno, al fine di migliorare la preparazione e la sicurezza per la squadra”. Lo afferma una nota pubblicata dalle Nazioni Unite. “Considerando la complessità del sito – prosegue la nota – la conferma di accesso non è stata ottenuta, ma è attesa più tardi in giornata”.
Mondo
Siria, Usa chiede utilizzo base in Grecia e Cameron richiama Camere dalle ferie
Nbc: "Raid limitati a partire da giovedì". Obama, valuta un intervento a prescindere dal via libera del Consiglio di sicurezza, dato il veto certo della Russia. Cancellato vertice bilaterale a Mosca. L'Iran avverte: l'azione avrebbe “gravi conseguenze” in “tutta la regione mediorientale”. Damasco nega utilizzo gas tossici: "Ci difenderemo a ogni costo". Hollande: "Attacco chimico non può restare senza risposta"
Usa e Gran Bretagna si preparano a un intervento come in Kosovo, la Siria nega l’uso di armi chimiche e fa sapere che si difenderà con ogni mezzo e l’Italia, tramite il ministro degli Esteri Emma Bonino, informa che non parteciperà senza l’ok dell’Onu. Secondo l’agenzia Reuters “l’opposizione siriana ha consegnato alle potenze occidentali una lista di possibili obiettivi per l’attacco”. Una serie di attacchi limitati potrebbero essere lanciati “a partire da giovedì” secondo una fonte dell’amministrazione Usa riportata dalla Nbc. “Tre giorni di raid” sarebbero limitati nell’obiettivo e mirati a mandare un messaggio al regime di Damasco. Dalla Casa Bianca però fanno sapere che Obama ancora non ha deciso. Anche se un alto funzionario del Pentagono a Fox News rivela che l’attacco “non è una questione di se, ma di quando”. L’Amministrazione Obama, secondo l’emittente, oggi intenderebbe rendere pubblici dei documenti relativi al presunto attacco con armi chimiche. Che, secondo l’opposizione al regime, sarebbe stato condotto “con bombe al fosforo e napalm”. “Le opzioni che gli Stati Uniti stanno considerando non riguardano un cambio del regime in Siria e non prevedono l’invio di truppe di terra” afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Che sottolinea come gli Usa vedono per la Siria un futuro senza Bashar al-Assad.
Usa hanno chiesto a Grecia di utilizzare base, Cameron richiama Parlamento. Mentre i media rilanciano le voci circa l’opzione che il presidente Usa Barack Obama starebbe valutando – un attacco limitato di “non più di due giorni” con missili lanciati da navi da guerra nel Mediterraneo – il quotidiano ateniese Kathimerini riferisce che Washington ha chiesto alla Grecia, alleato della Nato, di concedere alle unità della Marina Usa e agli aerei dell’Air Force di transitare sul territorio ellenico e l’utilizzo della base militare Usa di Souda Bay, sulla costa nord-occidentale dell’isola di Creta, e di quella dell’aviazione greca a Kalamata, nel Peloponneso. Un intervento da portare a termine anche senza il via libera dell’Onu, dato il veto certo della Russia. E proprio il sicuro no di Mosca ha spinto gli Stati Uniti ad annullare il vertice bilaterale tra i due Paesi. Dall’altra parte dell’Atlantico le forze armate britanniche stanno preparando dei piani di emergenza per un intervento militare. Domani, a Londra, il primo ministro britannico, David Cameron, prenderà parte ad una sessione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, cui parteciperanno anche esponenti militari. Ed è previsto che il governo britannico convochi il parlamento in anticipo, prima della fine della pausa estiva, giovedì 29 agosto. Anche secondo il premier inglese David Cameron, però, “la comunità internazionale deve rispondere” al presunto attacco chimico, come ha fatto sapere un portavoce di Downing Street. L’Iran spinge però verso una soluzione politica e si augura che i “leader europei” prendano “sagge decisioni” evitando l’attacco che, spiegano da Teheran, avrebbe “gravi conseguenze” in “tutta la regione mediorientale”. La Francia non ha nessun dubbio sul fatto che un attacco chimico sia avvenuto in Siria e che sia stato sferrato dalle forze di Assad. Fonti diplomatiche di Parigi, aggiungono che “è inaccettabile” e “la Francia non verrà meno alle sue responsabilità per rispondere”. ”L’attacco chimico su Damasco non può restare senza risposta” e la Francia è “pronta a punire chi ha preso la decisione di colpire col gas degli innocenti” ha affermato il presidente François Hollande. Il Consiglio di Difesa francese si riunirà mercoledì.
La tempistica dell’attacco – afferma il Washington Post – dipenderebbe da tre fattori: il completamento del rapporto dell’intelligence che determini la colpevolezza del regime di Assad, le consultazioni con gli alleati e il Congresso e una giustificazione a intervenire in base alla legge internazionale. Gli avvocati dell’amministrazione starebbero infatti esaminando una possibile giustificazione legale sulla base della violazione delle norme internazionali che vietano l’uso di armi chimiche o una richiesta di assistenza da parte di uno stato vicino, come la Turchia. Nei prossimi giorni le agenzie di intelligence rappresenteranno informazioni che sostengono la tesi dell’uso di gas da parte del governo di Assad, incluse intercettazioni radio e telefoniche fra i comandanti dell’esercito siriano. “Un’azione militare – afferma la stampa americana citando fonti – potrebbe essere ancora evitata in caso di un dietro front del governo di Assad e del governo russo che lo appoggia. Ma le attese che questo possa accadere sono basse”.
Damasco nega l’uso di armi chimiche: “Non saremo un facile boccone”. Il governo siriano “non ha fatto uso di armi chimiche. Lo smentisco categoricamente” dichiara il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallim, respingendo le accuse contro il regime di aver utilizzato armi chimiche contro l’opposizione a Ghouta, sobborgo a est di Damasco. “Nessun Paese al mondo utilizzerebbe armi di distruzione di massa contro il proprio popolo – afferma Muallim – Sfido chiunque a dimostrare davanti all’opinione pubblica con una prova anche minima che l’esercito siriano abbia utilizzato armi chimiche” contro l’opposizione. Per il ministro un eventuale attacco non fermerà le sue operazioni militari contro i ribelli: “Se pensano di potere impedire in questo modo la vittoria delle nostre forze armate, si sbagliano. Nel caso di attacco noi abbiamo due opzioni: la resa o difenderci con ogni mezzo. Noi sceglieremo la seconda possibilità. Non saremo un boccone facile. Abbiamo mezzi di difesa che sorprenderanno il mondo”. In un’intervista all’emittente al-Manar il ministro dell’Informazione di Damasco, Omran al-Zoubi nega che la Siria abbia utilizzato armi chimiche e ha aggiunto che “gli Usa non ne hanno alcuna prova”. Nel caso gli ispettori Onu al contrario potessero dimostrarne l’utilizzo, la responsabilità cadrebbe sulle “bande terroriste”, termine con cui il regime si riferisce ai ribelli. “Qualsiasi aggressione alla Siria è illegittima”, ha precisato al-Zoubi, aggiungendo che “il team Onu incaricato di indagare sull’uso di armi chimiche in Siria non ha ancora completato la sua missione e non ha redatto un rapporto in merito. I siriani – ha concluso – non hanno altra scelta che difendere il loro Paese”.
Sull’ipotesi di un attacco americano, il portavoce iraniano, Abbas Araqchi, ha precisato che le “gravi conseguenze” sarebbero provocate da “qualsiasi azione militare” contro la Siria e ha sottolineato che questo è il momento di essere cauti per evitare che la situazione vada “fuori controllo”: uno sviluppo, ha detto il portavoce iraniano, “che speriamo non accada”. Teheran comunque, ha annunciato Araqchi, farà “del suo meglio” per evitare un conflitto e “speriamo che tutti tornino indietro” alla ricerca di una “soluzione politica”. Intanto l’Egitto mette in guardia contro nuovi spargimenti di sangue come in “Libia, Iraq e Afghanistan, e invita le parti alla saggezza e a trovare una soluzione politica al conflitto in Siria.
Dopo l’attacco di ieri in Siria al team di ispettori sulle armi chimiche dell’Onu “una valutazione globale” ha stabilito che la visita prevista ad un nuovo sito “deve essere rinviata di un giorno, al fine di migliorare la preparazione e la sicurezza per la squadra”. Lo afferma una nota pubblicata dalle Nazioni Unite. “Considerando la complessità del sito – prosegue la nota – la conferma di accesso non è stata ottenuta, ma è attesa più tardi in giornata”.
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Amsterdam, 3 feb. –(Adnkronos) - E' nell'ottica di una semplificazione "in linea con i cambiamenti comunicati" a dicembre al momento dell'uscita di Carlos Tavares, la riorganizzazione annunciata questa mattina da Stellantis. Un 'aggiornamento' che rafforza il ruolo delle singole regioni, accorpa ingegneria e software, rilancia su qualità e marketing e vede l'uscita di scena di alcuni top manager. Decisioni - si spiega in una nota - che "consentono il giusto equilibrio tra responsabilità regionali e globali, facilitando la rapidità delle scelte e la loro esecuzione" e "rafforzano ulteriormente l’impegno di Stellantis nell’ascoltare i propri clienti" ponendo "le basi per una rinnovata crescita".
A livello di management, Linda Jackson lascia il gruppo e al vertice del brand Peugeot è sostituita da Alain Favey. Abbandona anche Yves Bonnefont, Chief Software Office, visto che "le attività software sono ora integrate in un’organizzazione di sviluppo e tecnologia del prodotto guidata da Ned Curic allo scopo di semplificare il processo di immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi per tutti i brand in tutti i mercati in cui l’azienda è presente". Nuovo responsabile anche per Jeep, con la nomina di Bob Broderdorf, dal momento che Antonio Filosa - che mantiene il suo attuale ruolo di COO delle Regioni d’America - assume la leadership globale dell’ente Quality, definito "fulcro della promessa dell’azienda ai clienti".
Nuovo capo anche per DS, dal momento che Olivier François - che mantiene la responsabilità di Fiat e Abarth - guiderà un nuovo Marketing Office, per seguire meglio le attività di promozione dei singoli brand e "supportarli al meglio, in particolare attraverso la pubblicità, gli eventi globali e le sponsorizzazioni". Gli enti Corporate Affairs e Communications sono stati uniti sotto la guida di Clara Ingen-Housz e Anne Abboud è stata nominata alla guida dell’unità veicoli commerciali di Stellantis Pro One.
Come sottolinea il Chairman di Stellantis John Elkann "gli annunci di oggi semplificheranno ulteriormente la nostra organizzazione e aumenteranno la nostra agilità e il rigore dell’esecuzione a livello locale. Non vediamo l’ora di guidare la crescita fornendo ai nostri clienti una scelta ancora più ampia di straordinari veicoli a combustione, ibridi ed elettrici”. Confermata la linea sul processo di nomina del nuovo Chief Executive Officer che "è in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio d’Amministrazione, e si concluderà entro la prima metà del 2025".
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Siamo vicini ad Antonio Tajani, alla sua famiglia e soprattutto a suo figlio Filippo, vittima di un malore durante una partita di calcio. Gli auguriamo una pronta guarigione, e che possa tornare presto in campo”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.