Usa e Gran Bretagna si preparano a un intervento come in Kosovo, la Siria nega l’uso di armi chimiche e fa sapere che si difenderà con ogni mezzo e l’Italia, tramite il ministro degli Esteri Emma Bonino, informa che non parteciperà senza l’ok dell’Onu. Secondo l’agenzia Reuters “l’opposizione siriana ha consegnato alle potenze occidentali una lista di possibili obiettivi per l’attacco”. Una serie di attacchi limitati potrebbero essere lanciati “a partire da giovedì” secondo una fonte dell’amministrazione Usa riportata dalla Nbc. “Tre giorni di raid” sarebbero limitati nell’obiettivo e mirati a mandare un messaggio al regime di Damasco. Dalla Casa Bianca però fanno sapere che Obama ancora non ha deciso. Anche se un alto funzionario del Pentagono a Fox News rivela che l’attacco “non è una questione di se, ma di quando”. L’Amministrazione Obama, secondo l’emittente, oggi intenderebbe rendere pubblici dei documenti relativi al presunto attacco con armi chimiche. Che, secondo l’opposizione al regime, sarebbe stato condotto “con bombe al fosforo e napalm”. “Le opzioni che gli Stati Uniti stanno considerando non riguardano un cambio del regime in Siria e non prevedono l’invio di truppe di terra” afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Che sottolinea come gli Usa vedono per la Siria un futuro senza Bashar al-Assad.
Usa hanno chiesto a Grecia di utilizzare base, Cameron richiama Parlamento. Mentre i media rilanciano le voci circa l’opzione che il presidente Usa Barack Obama starebbe valutando – un attacco limitato di “non più di due giorni” con missili lanciati da navi da guerra nel Mediterraneo – il quotidiano ateniese Kathimerini riferisce che Washington ha chiesto alla Grecia, alleato della Nato, di concedere alle unità della Marina Usa e agli aerei dell’Air Force di transitare sul territorio ellenico e l’utilizzo della base militare Usa di Souda Bay, sulla costa nord-occidentale dell’isola di Creta, e di quella dell’aviazione greca a Kalamata, nel Peloponneso. Un intervento da portare a termine anche senza il via libera dell’Onu, dato il veto certo della Russia. E proprio il sicuro no di Mosca ha spinto gli Stati Uniti ad annullare il vertice bilaterale tra i due Paesi. Dall’altra parte dell’Atlantico le forze armate britanniche stanno preparando dei piani di emergenza per un intervento militare. Domani, a Londra, il primo ministro britannico, David Cameron, prenderà parte ad una sessione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, cui parteciperanno anche esponenti militari. Ed è previsto che il governo britannico convochi il parlamento in anticipo, prima della fine della pausa estiva, giovedì 29 agosto. Anche secondo il premier inglese David Cameron, però, “la comunità internazionale deve rispondere” al presunto attacco chimico, come ha fatto sapere un portavoce di Downing Street. L’Iran spinge però verso una soluzione politica e si augura che i “leader europei” prendano “sagge decisioni” evitando l’attacco che, spiegano da Teheran, avrebbe “gravi conseguenze” in “tutta la regione mediorientale”. La Francia non ha nessun dubbio sul fatto che un attacco chimico sia avvenuto in Siria e che sia stato sferrato dalle forze di Assad. Fonti diplomatiche di Parigi, aggiungono che “è inaccettabile” e “la Francia non verrà meno alle sue responsabilità per rispondere”. ”L’attacco chimico su Damasco non può restare senza risposta” e la Francia è “pronta a punire chi ha preso la decisione di colpire col gas degli innocenti” ha affermato il presidente François Hollande. Il Consiglio di Difesa francese si riunirà mercoledì.
La tempistica dell’attacco – afferma il Washington Post – dipenderebbe da tre fattori: il completamento del rapporto dell’intelligence che determini la colpevolezza del regime di Assad, le consultazioni con gli alleati e il Congresso e una giustificazione a intervenire in base alla legge internazionale. Gli avvocati dell’amministrazione starebbero infatti esaminando una possibile giustificazione legale sulla base della violazione delle norme internazionali che vietano l’uso di armi chimiche o una richiesta di assistenza da parte di uno stato vicino, come la Turchia. Nei prossimi giorni le agenzie di intelligence rappresenteranno informazioni che sostengono la tesi dell’uso di gas da parte del governo di Assad, incluse intercettazioni radio e telefoniche fra i comandanti dell’esercito siriano. “Un’azione militare – afferma la stampa americana citando fonti – potrebbe essere ancora evitata in caso di un dietro front del governo di Assad e del governo russo che lo appoggia. Ma le attese che questo possa accadere sono basse”.
Damasco nega l’uso di armi chimiche: “Non saremo un facile boccone”. Il governo siriano “non ha fatto uso di armi chimiche. Lo smentisco categoricamente” dichiara il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallim, respingendo le accuse contro il regime di aver utilizzato armi chimiche contro l’opposizione a Ghouta, sobborgo a est di Damasco. “Nessun Paese al mondo utilizzerebbe armi di distruzione di massa contro il proprio popolo – afferma Muallim – Sfido chiunque a dimostrare davanti all’opinione pubblica con una prova anche minima che l’esercito siriano abbia utilizzato armi chimiche” contro l’opposizione. Per il ministro un eventuale attacco non fermerà le sue operazioni militari contro i ribelli: “Se pensano di potere impedire in questo modo la vittoria delle nostre forze armate, si sbagliano. Nel caso di attacco noi abbiamo due opzioni: la resa o difenderci con ogni mezzo. Noi sceglieremo la seconda possibilità. Non saremo un boccone facile. Abbiamo mezzi di difesa che sorprenderanno il mondo”. In un’intervista all’emittente al-Manar il ministro dell’Informazione di Damasco, Omran al-Zoubi nega che la Siria abbia utilizzato armi chimiche e ha aggiunto che “gli Usa non ne hanno alcuna prova”. Nel caso gli ispettori Onu al contrario potessero dimostrarne l’utilizzo, la responsabilità cadrebbe sulle “bande terroriste”, termine con cui il regime si riferisce ai ribelli. “Qualsiasi aggressione alla Siria è illegittima”, ha precisato al-Zoubi, aggiungendo che “il team Onu incaricato di indagare sull’uso di armi chimiche in Siria non ha ancora completato la sua missione e non ha redatto un rapporto in merito. I siriani – ha concluso – non hanno altra scelta che difendere il loro Paese”.
Sull’ipotesi di un attacco americano, il portavoce iraniano, Abbas Araqchi, ha precisato che le “gravi conseguenze” sarebbero provocate da “qualsiasi azione militare” contro la Siria e ha sottolineato che questo è il momento di essere cauti per evitare che la situazione vada “fuori controllo”: uno sviluppo, ha detto il portavoce iraniano, “che speriamo non accada”. Teheran comunque, ha annunciato Araqchi, farà “del suo meglio” per evitare un conflitto e “speriamo che tutti tornino indietro” alla ricerca di una “soluzione politica”. Intanto l’Egitto mette in guardia contro nuovi spargimenti di sangue come in “Libia, Iraq e Afghanistan, e invita le parti alla saggezza e a trovare una soluzione politica al conflitto in Siria.
Dopo l’attacco di ieri in Siria al team di ispettori sulle armi chimiche dell’Onu “una valutazione globale” ha stabilito che la visita prevista ad un nuovo sito “deve essere rinviata di un giorno, al fine di migliorare la preparazione e la sicurezza per la squadra”. Lo afferma una nota pubblicata dalle Nazioni Unite. “Considerando la complessità del sito – prosegue la nota – la conferma di accesso non è stata ottenuta, ma è attesa più tardi in giornata”.
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Siria, Usa chiede utilizzo base in Grecia e Cameron richiama Camere dalle ferie
Nbc: "Raid limitati a partire da giovedì". Obama, valuta un intervento a prescindere dal via libera del Consiglio di sicurezza, dato il veto certo della Russia. Cancellato vertice bilaterale a Mosca. L'Iran avverte: l'azione avrebbe “gravi conseguenze” in “tutta la regione mediorientale”. Damasco nega utilizzo gas tossici: "Ci difenderemo a ogni costo". Hollande: "Attacco chimico non può restare senza risposta"
Usa e Gran Bretagna si preparano a un intervento come in Kosovo, la Siria nega l’uso di armi chimiche e fa sapere che si difenderà con ogni mezzo e l’Italia, tramite il ministro degli Esteri Emma Bonino, informa che non parteciperà senza l’ok dell’Onu. Secondo l’agenzia Reuters “l’opposizione siriana ha consegnato alle potenze occidentali una lista di possibili obiettivi per l’attacco”. Una serie di attacchi limitati potrebbero essere lanciati “a partire da giovedì” secondo una fonte dell’amministrazione Usa riportata dalla Nbc. “Tre giorni di raid” sarebbero limitati nell’obiettivo e mirati a mandare un messaggio al regime di Damasco. Dalla Casa Bianca però fanno sapere che Obama ancora non ha deciso. Anche se un alto funzionario del Pentagono a Fox News rivela che l’attacco “non è una questione di se, ma di quando”. L’Amministrazione Obama, secondo l’emittente, oggi intenderebbe rendere pubblici dei documenti relativi al presunto attacco con armi chimiche. Che, secondo l’opposizione al regime, sarebbe stato condotto “con bombe al fosforo e napalm”. “Le opzioni che gli Stati Uniti stanno considerando non riguardano un cambio del regime in Siria e non prevedono l’invio di truppe di terra” afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Che sottolinea come gli Usa vedono per la Siria un futuro senza Bashar al-Assad.
Usa hanno chiesto a Grecia di utilizzare base, Cameron richiama Parlamento. Mentre i media rilanciano le voci circa l’opzione che il presidente Usa Barack Obama starebbe valutando – un attacco limitato di “non più di due giorni” con missili lanciati da navi da guerra nel Mediterraneo – il quotidiano ateniese Kathimerini riferisce che Washington ha chiesto alla Grecia, alleato della Nato, di concedere alle unità della Marina Usa e agli aerei dell’Air Force di transitare sul territorio ellenico e l’utilizzo della base militare Usa di Souda Bay, sulla costa nord-occidentale dell’isola di Creta, e di quella dell’aviazione greca a Kalamata, nel Peloponneso. Un intervento da portare a termine anche senza il via libera dell’Onu, dato il veto certo della Russia. E proprio il sicuro no di Mosca ha spinto gli Stati Uniti ad annullare il vertice bilaterale tra i due Paesi. Dall’altra parte dell’Atlantico le forze armate britanniche stanno preparando dei piani di emergenza per un intervento militare. Domani, a Londra, il primo ministro britannico, David Cameron, prenderà parte ad una sessione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, cui parteciperanno anche esponenti militari. Ed è previsto che il governo britannico convochi il parlamento in anticipo, prima della fine della pausa estiva, giovedì 29 agosto. Anche secondo il premier inglese David Cameron, però, “la comunità internazionale deve rispondere” al presunto attacco chimico, come ha fatto sapere un portavoce di Downing Street. L’Iran spinge però verso una soluzione politica e si augura che i “leader europei” prendano “sagge decisioni” evitando l’attacco che, spiegano da Teheran, avrebbe “gravi conseguenze” in “tutta la regione mediorientale”. La Francia non ha nessun dubbio sul fatto che un attacco chimico sia avvenuto in Siria e che sia stato sferrato dalle forze di Assad. Fonti diplomatiche di Parigi, aggiungono che “è inaccettabile” e “la Francia non verrà meno alle sue responsabilità per rispondere”. ”L’attacco chimico su Damasco non può restare senza risposta” e la Francia è “pronta a punire chi ha preso la decisione di colpire col gas degli innocenti” ha affermato il presidente François Hollande. Il Consiglio di Difesa francese si riunirà mercoledì.
La tempistica dell’attacco – afferma il Washington Post – dipenderebbe da tre fattori: il completamento del rapporto dell’intelligence che determini la colpevolezza del regime di Assad, le consultazioni con gli alleati e il Congresso e una giustificazione a intervenire in base alla legge internazionale. Gli avvocati dell’amministrazione starebbero infatti esaminando una possibile giustificazione legale sulla base della violazione delle norme internazionali che vietano l’uso di armi chimiche o una richiesta di assistenza da parte di uno stato vicino, come la Turchia. Nei prossimi giorni le agenzie di intelligence rappresenteranno informazioni che sostengono la tesi dell’uso di gas da parte del governo di Assad, incluse intercettazioni radio e telefoniche fra i comandanti dell’esercito siriano. “Un’azione militare – afferma la stampa americana citando fonti – potrebbe essere ancora evitata in caso di un dietro front del governo di Assad e del governo russo che lo appoggia. Ma le attese che questo possa accadere sono basse”.
Damasco nega l’uso di armi chimiche: “Non saremo un facile boccone”. Il governo siriano “non ha fatto uso di armi chimiche. Lo smentisco categoricamente” dichiara il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallim, respingendo le accuse contro il regime di aver utilizzato armi chimiche contro l’opposizione a Ghouta, sobborgo a est di Damasco. “Nessun Paese al mondo utilizzerebbe armi di distruzione di massa contro il proprio popolo – afferma Muallim – Sfido chiunque a dimostrare davanti all’opinione pubblica con una prova anche minima che l’esercito siriano abbia utilizzato armi chimiche” contro l’opposizione. Per il ministro un eventuale attacco non fermerà le sue operazioni militari contro i ribelli: “Se pensano di potere impedire in questo modo la vittoria delle nostre forze armate, si sbagliano. Nel caso di attacco noi abbiamo due opzioni: la resa o difenderci con ogni mezzo. Noi sceglieremo la seconda possibilità. Non saremo un boccone facile. Abbiamo mezzi di difesa che sorprenderanno il mondo”. In un’intervista all’emittente al-Manar il ministro dell’Informazione di Damasco, Omran al-Zoubi nega che la Siria abbia utilizzato armi chimiche e ha aggiunto che “gli Usa non ne hanno alcuna prova”. Nel caso gli ispettori Onu al contrario potessero dimostrarne l’utilizzo, la responsabilità cadrebbe sulle “bande terroriste”, termine con cui il regime si riferisce ai ribelli. “Qualsiasi aggressione alla Siria è illegittima”, ha precisato al-Zoubi, aggiungendo che “il team Onu incaricato di indagare sull’uso di armi chimiche in Siria non ha ancora completato la sua missione e non ha redatto un rapporto in merito. I siriani – ha concluso – non hanno altra scelta che difendere il loro Paese”.
Sull’ipotesi di un attacco americano, il portavoce iraniano, Abbas Araqchi, ha precisato che le “gravi conseguenze” sarebbero provocate da “qualsiasi azione militare” contro la Siria e ha sottolineato che questo è il momento di essere cauti per evitare che la situazione vada “fuori controllo”: uno sviluppo, ha detto il portavoce iraniano, “che speriamo non accada”. Teheran comunque, ha annunciato Araqchi, farà “del suo meglio” per evitare un conflitto e “speriamo che tutti tornino indietro” alla ricerca di una “soluzione politica”. Intanto l’Egitto mette in guardia contro nuovi spargimenti di sangue come in “Libia, Iraq e Afghanistan, e invita le parti alla saggezza e a trovare una soluzione politica al conflitto in Siria.
Dopo l’attacco di ieri in Siria al team di ispettori sulle armi chimiche dell’Onu “una valutazione globale” ha stabilito che la visita prevista ad un nuovo sito “deve essere rinviata di un giorno, al fine di migliorare la preparazione e la sicurezza per la squadra”. Lo afferma una nota pubblicata dalle Nazioni Unite. “Considerando la complessità del sito – prosegue la nota – la conferma di accesso non è stata ottenuta, ma è attesa più tardi in giornata”.
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Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Disagi in vista oggi in Lombardia per chi si sposta in treno. Dalle 3 di mercoledì 5 febbraio 2025 alle 2 di giovedì 6 il sindacato Orsa ha proclamato una giornata di sciopero che potrà generare ripercussioni al servizio Regionale, Suburbano, Aeroportuale e la Lunga Percorrenza di Trenord. Viaggeranno i treni con partenza prevista dopo le 6 e dopo le 18, con arrivo previsto entro le 9 ed entro le 21.
Nel caso di cancellazione dei treni del servizio aeroportuale, saranno istituiti bus senza fermate intermedie tra: Milano Cadorna e Malpensa Aeroporto per il Malpensa Express. Da Milano Cadorna gli autobus partiranno da via Paleocapa 1. Stabio e Malpensa Aeroporto per il collegamento aeroportuale S50 Malpensa Aeroporto – Stabio.
Disagi in vista anche per chi viaggia in aereo con lo sciopero del personale delle aziende di handling associate a Assohandlers indetto dalla Flai Trasporti e Servizi.
Cagliari, 04 feb. - (Adnkronos) - È morto il principe Karim Aga Khan, fu lui il 14 marzo del 1962 a fondare il Consorzio Costa Smeralda e portare al centro del mondo un angolo di Sardegna. "Non abbiamo parole. Solo una: grazie", è il commento ufficiale del Consorzio. L'annuncio ufficiale della scomparsa arriva dall'Aga Khan Development Network. "Sua Altezza il principe Karim Al-Hussaini, Aga Khan IV, 49° Imam ereditario dei musulmani sciiti ismailiti e diretto discendente del profeta Maometto (pace sia con lui), è deceduto pacificamente a Lisbona il 4 febbraio 2025, all'età di 88 anni, circondato dalla sua famiglia". A breve è previsto l'annuncio del suo successore.
"I leader e lo staff dell'Aga Khan Development Network porgono le nostre condoglianze alla famiglia di Sua Altezza e alla comunità ismailita di tutto il mondo - si legge in una nota -. Mentre onoriamo l'eredità del nostro fondatore, il principe Karim Aga Khan, continuiamo a lavorare con i nostri partner per migliorare la qualità della vita degli individui e delle comunità in tutto il mondo, come lui desiderava, indipendentemente dalle loro appartenenze religiose o origini".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "La presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda Almasri. Prima lo farà, prima potrà occuparsi dei gravi problemi del Paese e tentare qualche soluzione alla crisi industriale, al Pil che ristagna, alla sanità ormai alla deriva. Perda meno tempo nella comunicazione social e ne trovi per cose più gravi e urgenti. Chi la segue nei suoi video e poi legge la bolletta della luce e del gas comincia a chiedersi come mai tanta distanza fra la realtà e la rappresentazione che ne dà Meloni. Sulla vicenda Almasri ci metta la faccia, ma in Parlamento e non su X o Instagram. Solo così potrà chiudere una vicenda gestita male e conclusa peggio". Lo dice Daniela Ruffino di Azione.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Fdi e Lega all'attacco del Pd sull'inchiesta campana sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che vede coinvolto il tesoriere regionale dem, Nicola Salvati, già sospeso ieri dal partito. "Siamo sconcertati da queste notizie che coinvolgono i 'buoni e generosi' del Pd. Se le accuse fossero confermate sarebbe gravissimo", attacca direttamente Matteo Salvini via social. Anche la premier Giorgia Meloni dedica un post alla vicenda sottolineando come l'inchiesta campana confermi "ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli". La premier garantisce: "Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità".
Non tarda la replica dei dem che, dopo aver sospeso ieri Salvati, oggi hanno incaricato il tesoriere nazionale del Pd, Michele Fina, di assumere la gestione della tesoreria regionale. "Quanto al merito della vicenda, oltre ad averlo rimosso dall'incarico di tesoriere, dopo un secondo lo abbiamo immediatamente sospeso in via cautelare dall'anagrafe degli iscritti del Pd -sottolinea lo stesso Fina-. E' giusto il caso di osservare che una ministra della Repubblica, rinviata a giudizio per falso in bilancio e sotto indagine per truffa ai danni dello Stato, siede ancora tranquillamente al suo posto. Prego di notare le differenze".
Nella vicenda intervengono anche i 5 Stelle. Il capogruppo Riccardo Ricciardi va giù duro: "Per qualsiasi percorso di alleanza, nazionale o territoriale, ci vuole la massima intransigenza. Ci auguriamo che chi vuole sottoscrivere un accordo con i 5 stelle faccia una pulizia totale in casa propria". Una 'pulizia' che in Campania la stessa Elly Schlein ha come obiettivo. Giuseppe Conte ricorda come "l'etica pubblica è fondamentale" per i 5 Stelle ma è su Meloni che il leader M5S batte, anche su questa vicenda. E a stretto giro ribatte via social al post della premier. "Non posso crederci: Meloni, davvero hai fatto un post per denunciare che l’'immigrazione non può essere lasciata in balia della criminalità'? Cioè tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia, con accuse di stupri di bambini, al centro dei traffici di migranti e oggi te ne esci con un post così? Ma davvero ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti a eccezione di te, tua sorella e dei tuoi stretti sodali? Per farti tornare alla realtà ti allego due immagini: in una il criminale Almasri che scende dal volo di Stato, nell'altra una notizia di qualche mese fa dai comuni d'Italia".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni continua a fuggire dal parlamento preferendo parlare continuamente sui social, quasi fosse una influencer e non la Presidente del Consiglio. Manda i due ministri, Nordio e Piantedosi, che avevano fatto saltare la precedente informativa con una motivazione menzognera: siccome c'era il segreto istruttorio e per rispetto delle indagini, non avrebbero potuto partecipare. Mentivano sapendo di mentire". Così Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e portavoce di Europa Verde.
"Perché la Legge Costituzionale n°1 del 16 gennaio 1989, all'articolo 6, stabilisce in modo inequivocabile che il procuratore invia la denuncia al tribunale dei ministri senza svolgere alcuna indagine. È quindi evidente che gli interessati sapevano che non ci sono indagini e che non c'è alcun segreto istruttorio da rispettare. Infatti, domani i ministri Piantedosi e Nordio si presentano a Montecitorio per l'informativa. Si presentano per non far venire la premier Meloni: colei che ha accusato l'opposizione, in particolar modo Alleanza Verdi e Sinistra, di essere amici dei trafficanti di esseri umani".
"Ora l'Italia e l'opinione pubblica internazionale hanno la prova che lei è amica e complice dei trafficanti di esseri umani. Giorgia Meloni venga in Aula a spiegare perché! È ora di farla finita con il complottismo e il vittimismo da propaganda di Giorgia Meloni, che sparge sui social e nelle trasmissioni televisive amiche", conclude Bonelli.
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Sono in corso i lavori per la costruzione del nuovo Terminal Donato Bramante che, ci auguriamo, sarà pronto entro la seconda parte del 2025. Sarà una struttura completamente green che migliorerà l’esperienza dei crocieristi che vengono qui a Civitavecchia. Abbiamo inoltre completato l’impianto fotovoltaico del Terminal Vespucci, che quindi sarà interamente alimentato da energia rinnovabile. Stiamo lavorando sul rinnovamento del design del Terminal 10 per poi trasferirlo al 18 e che sarà dedicato alle navi boutique, a conferma della vocazione di Civitavecchia come hub europeo principale per questo genere di imbarcazioni". Ad affermarlo è John Portelli, Direttore Generale della Roma Cruise Terminal (Rct) alla conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – illustrando i molteplici interventi infrastrutturali che stanno rendendo il porto di Civitavecchia sempre più funzionale ed ecosostenibile.
"Ma ci sono altri progetti importanti che vedono il ripensamento di tutta l’area portuale di Civitavecchia – continua Portelli -, i nuovi varchi che saranno inaugurati nel 2025, il ponte che collegherà questa parte del porto con le banchine delle crociere. E poi, le nuove bitte di 300 tonnellate che sono piuttosto rare nei porti italiani e che sono fondamentali per dare flessibilità agli ormeggi, specialmente per le grandi navi che si fermano nel porto di Civitavecchia".
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Dopo aver superato la soglia dei 3 milioni di turisti in transito nel porto di Civitavecchia, l’anno scorso, traguardo mai raggiunto da nessun porto in Italia, oggi celebriamo il risultato di 3.459.000, un risultato importantissimo e straordinario, non solo su base nazionale, ma europeo e mondiale, visto che siamo secondi – e, ormai, di poco – solo a Barcellona, e contiamo di superarla in un paio d’anni, posizionandoci ormai tra i primi sei porti crocieristici al mondo". Ad affermarlo è Pino Musolino, Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – per illustrare i dati delle crociere del 2024 e le prospettive di sviluppo del traffico crocieristico.
"Un altro dato importante – continua Musolino – riguarda anche l’effetto che le crociere turnaround, cioè che partono e arrivano a Civitavecchia hanno prodotto sui servizi di ricettività della città. Il 79% degli operatori di bed and breakfast o di alberghi dichiara che senza le crociere il loro lavoro sarebbe fortemente penalizzato. Parliamo di ristoranti, parcheggi fuori dal porto un’industria che produce tanto lavoro in molti settori”. Un indotto che non favorisce solo Civitavecchia, ma di cui beneficia, ovviamente, oltre alla città di Roma, meta di riferimento per i turisti delle crociere, anche tutto il territorio laziale. “In questi anni, siamo riusciti a mandare oltre 20.000 persone in località come Viterbo e Bomarzo", conclude il Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale.