Silvio Berlusconi fu ”ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo”. Arrivano in meno di un mese le 208 pagine di motivazioni della sentenza di condanna a 4 anni per frode fiscale nei confronti di Silvio Berlusconi. Motivazioni che confermano le impostazioni dei giudici di merito e che dipingono l’ex premier come la mente alla base del meccanismo illecito atto a “consentire la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset a fini di evasione fiscale“. Per i supremi giudici è “inverosimile” l’ipotesi alternativa “che vorrebbe tratteggiare una sorta di colossale truffa ordita per anni ai danni di Berlusconi (proprio in quello che è il suo campo d’azione e nel contesto di un complesso meccanismo da lui stesso strutturato e consolidato) da parte di personaggi da lui scelti e mantenuti, nel corso degli anni, in posizioni strategiche e nei cui confronti non risulta essere mai stata presentata alcuna denuncia. Non è dunque verosimile che qualche dirigente di Fininvest Mediaset – spiegano ancora i giudici – abbia subito per vent’anni truffe per milioni di euro senza accorgersene”.
Il Cavaliere quindi aveva comunque il controllo della situazione perché c’erano i suoi uomini che sapevano quali erano le direttive e i giudici della Cassazione accolgono in toto quelle che erano state le conclusioni dei giudici di merito di primo e secondo grado: “La qualità di Berlusconi di azionista di maggioranza e dominus indiscusso del gruppo gli consentiva pacificamente qualsiasi possibilità di intervento, anche in mancanza di poteri gestori formali. La permanenza di tutti i suoi fidati collaboratori ma anche correi, ne costituisce la più evidente dimostrazione”.
Berlusconi responsabile anche dopo la dismissione delle cariche – I personaggi chiave della vicenda Mediaset sono stati “mantenuti sostanzialmente nelle posizioni cruciali anche dopo la dismissione delle cariche sociali da parte di Berlusconi e in continuativo contatto diretto con lui”. Per cui “la mancanza in capo a Berlusconi di poteri gestori e di posizione di garanzia nella società non è dato ostativo al riconoscimento della sua responsabilità”. I giudici della Suprema corte che fanno proprie le conclusioni relative a un’imponente evasione fiscale a cui pervengono i giudici di merito, sottolineano anche come questi ultimi “attraverso l’analisi del cosiddetto ‘giro dei diritti’ ne hanno individuato le caratteristiche di meccanismo riservato direttamente promanante in origine da Berlusconi e avente, sin dal principio, valenza strategia per l’intero apparato dell’impresa a lui facente capo”. Sempre rifacendosi ai giudici di merito la Cassazione ripercorre il meccanismo illecito, “un gioco di specchi sistematico” relativo all’acquisizione dei diritti tv, che “rifletteva una serie di passaggi privi di giustificazione commerciale”. E “ad ogni passaggio, la lievitazione di costi era (a dir poco) imponente”.
“Berlusconi destinatario principale dei benefici derivanti dall’illecito”. beneficiario Un altro argomento speso dai magistrati è il cui prodest:”È argomento di chiusura che presenta un elevato tasso di utilità in termini di verifica della tenuta logica della decisione. Ebbene, il criterio dell’individuazione del destinatario principale dei benefici derivanti dall’illecito fornisce – argomentano i giudici – un risultato convergente con quello che s’è visto essere l’esito dell’apprezzamento delle prove compiuto dai due gradi di merito: esso indica, cioè, proprio in Berlusconi – ideatore del meccanismo del giro dei diritti, che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo – il soggetto che in ultima analisi, anche dopo l’assunzione della veste di azionista di maggioranza, continuava a godere della ricaduta economica del sistema praticato”.
Per gli ermellini i giudici di merito hanno provato un “gioco di specchi sistematico”. Secondo i giudici della Cassazione, che riportano e accolgono ampi passaggi delle motivazioni di primo e secondo grado, “i giudici del merito e, segnatamente, la Corte territoriale, come si è ampiamente visto, hanno ritenuto, correttamente e motivatamente provato, in fatto, un gioco di specchi sistematico che – a fronte di una realtà costituita dall’acquisizione di diritti su opere scelte presso l produttori da un emissario di Mediaset, per prezzi concordati dalle stesse Major con costui – rifletteva una serie di passaggi privi di giustificazione commerciale: privi di giustificazione perché, quanto meno, (ma a volte gli anelli della catena erano più numerosi, e altrettanto – anzi, vieppiù – ingiustificati), la titolarità dei diritti andava dal fornitore USA a un primo intermediario “di comodo”; da costui alla società IMS; quindi da IMS alla stessa Mediaset”.
A figurare come estensore della sentenza non è solo il relatore, come d’uso, ma tutto il il collegio dei giudici della Cassazione. Nell’ultima pagina infatti tutti i componenti del collegio hanno firmato la sentenza in qualità di magistrati estensori. Si tratta di Amedeo Franco, Claudio D’Isa, Ercole Aprile, Giuseppe De Marzo, a cui segue la firma del presidente Antonio Esposito. Esposito che, il primo agosto scorso aveva letto il verdetto, era finito al centro di polemiche molto violente per un’intervista rilasciata al quotidiano napoletano ‘Il Mattino’ in cui sembrava aver anticipato le motivazioni di condanna. Ora, la firma della sentenza da parte di tutti i supremi giudici sembra voler sostenere il presidente del collegio Esposito volendo togliere ogni possibile spazio di attacco nei confronti del magistrato.
Ieri il Pdl ha continuato a insistere sull’inapplicabilità della legge Severino. I legali di Silvio Berlusconi, hanno depositato presso la Giunta per le elezioni del Senato sei pareri pro veritate di giuristi e costituzionalisti che smontano la tesi della retroattività al caso della decadenza del Cavaliere (leggi il documento). Si tratta di una “memoria difensiva ponderosa”, come l’ha definita Andrea Augello, che sarà relatore alla riunione del 9 settembre, accompagnata anche da una breve lettera del leader azzurro che annuncia anche il ricorso alla Corte europea di Strasburgo per “pacifica violazione” dei principi contenuti nell’articolo 7 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo. Con questa mossa il Cavaliere cerca di prendere tempo e chiede alla Giunta di sospendere i lavori in attesa di un pronunciamento della Corte costituzionale sulla sua cosiddetta “agibilità politica”. Ma il deposito delle motivazioni è destinato ad agitare ulteriormente le acque.