“Non ho ancora preso una decisione finale” sul possibile intervento in Siria. Ma l’attacco del regime di Assad con armi chimiche è “una sfida al mondo” e costituisce una “minaccia” agli interessi nazionali degli Usa e degli alleati americani come Israele e Giordania. Con queste parole Barack Obama lascia aperte tutte le porte sulla risoluzione da adottare in merito alla crisi siriana. “Assieme al mio team militare stiamo valutando un’ampia gamma di opzioni”. Anche perché Obama non si sente tutelato dall’Onu, di cui ha denunciato “l’impotenza”.
Obama ha parlato subito dopo il discorso di John Kerry, che ha esposto i contenuti del dossier americano sull’attacco del 21 agosto, lanciando accuse molto pesanti ad Assad, definito un “assassino e criminale”. Il presidente ha confermato le stesse indicazioni di massima già fornite dal segretario di Stato: “Non stiamo considerando l’impiego di truppe di terra o un attacco a tempo indeterminato, ma di reagire con un intervento mirato. Ho radunato i vertici dell’intelligence e ci stiamo consultando all’interno e all’esterno”.
“Come avete visto – ha spiegato – oggi abbiamo pubblicato delle informazioni su quanto avviene in Siria. Questo tipo di attacco, con armi chimiche illegali, è una sfida al mondo, è terribile vedere bambini uccisi col gas. E’ un attacco che viola tutte le convenzioni internazionali, e mina la sicurezza nostra e dei nostri alleati. Questo può anche aumentare il rischio che altri Paesi si sentano autorizzati a fare altrettanto”. “Il mondo – ha aggiunto Obama – ha un obbligo di fronte a queste vicende, dobbiamo far sì che questi eventi non si ripetano in futuro. Fa parte dei nostri obblighi come Stati Uniti, come Paese leader nel mondo, assicurarsi che quando un governo usa armi proibite poi è chiamato a risponderne”. Anche perché – ha aggiunto – “molte persone nel mondo pensano sia giusto fare qualcosa circa la situazione in Siria ma nessuno vuole farlo”.
Una frecciata diretta anche alle tante spaccature che si stanno verificando in questi giorni in Europa e anche all’interno delle Nazioni Unite. In particolare, Obama è apparso molto seccato a riguardo della situazione in atto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu (bloccato dall’intransigenza della Russia), di cui ha denunciato l’ “impotenza“, auspicando che la comunità internazionale faccia al più presto passi avanti sulla vicenda. “Non voglio la paralisi del mondo rispetto alla crisi siriana”, ha affermato.
”Mi rendo conto che dopo l’Iraq c’è un certo sospetto rispetto a ogni azione militare. E io apprezzo molto tutto ciò. Tuttavia quando si uccidono oltre un migliaio di persone, inclusi centinaia di bimbi, con un’arma vietata dal 98-99% della comunità internazionale, non agire vorrebbe dire che le regole non hanno più significato. Nessuno è più stanco delle guerre di me. Ma abbiamo il dovere di rispettare le norme internazionali”, ha concluso.
La Casa Bianca ha anche fatto sapere che il governo proseguirà il suo confronto con il Congresso prima di prendere qualsiasi tipo di risoluzione.