E’ al suo primo giorno e già scatena una valanga di polemiche. Camilla Seibezzi, delegata ai Diritti civili e alle Politiche contro le discriminazioni del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, ha presentato il suo programma ma si è dimenticata di informare il sindaco. Basta con mamma e papà: sui moduli di iscrizione all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia comparirà solo la scritta “genitore uno e genitore due” e se è uno solo “genitore”. A Ca’ Farsetti, sede del Comune, il sindaco Giorgio Orsoni l’ha presa male, non ne sapeva nulla e si è arrabbiato, benché non intenda togliere la delega alla consigliera.

Camilla Seibezzi non è una novellina dei temi diritti civili e, con l’obiettivo di sostituire il nome e cognome con un più generico “genitore”, intende alzare un muro contro le possibili discriminazioni dei figli di coppie gay e contro l’omofobia. Non solo, la consigliera vuole che le case popolari siano assegnate anche a coppie omosessuali. Nell’illustrare il programma, la Seibezzi si è spinta oltre e ha proposto un master europeo in Diritti umani e sta elaborando progetti contro l’omofobia, le discriminazioni etniche e razziali. Si spinge più avanti con l’integrazione di persone affette da disagio mentale e la discriminazione verso le donne. Nel portafogli ha un gruzzoletto di 40mila euro per il 2013 e 120 per il prossimo anno per realizzare il suo programma.

La Giunta comunale di Orsoni aveva già messo in cantiere alcune di queste proposte e nell’assegnazione delle case popolari da tempo non bada alla composizione della famiglia. Però il sindaco è rimasto contrariato, perché “prima di lanciare qualche iniziativa ne devono parlare con me”, dichiara. Si chiama fuori l’Udc con il capogruppo in Consiglio comunale: “Non ci sentiamo vincolati dal patto di maggioranza su questa delega. Per noi la famiglia è formata da uomo e donna”. Come dire: scordatevi il nostro voto su questi temi. Si accoda all’Udc anche Giancarlo Galan e sbeffeggia Orsoni: “Mi fa ridere che un sindaco si occupi di discriminazioni razziali o di matrimoni omosessuali”, dichiara al Corriere del Veneto.

Il Papa Francesco appare più aperto di alcuni politici, quando dice che “se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli”. La Seibezzi avrà anche il torto di non averne parlato con sindaco, visto che è stato lui ad assegnarle la delega, ma le sue idee vanno nella direzione di dare uguali diritti civili a tutti, che siano eterosessuali e omosessuali.

 

 

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