A pochi giorni dal G20, che si terrà a San Pietroburgo il 5 e 6 settembre, si mantiene alta la tensione tra Mosca e Washington sulla questione siriana. Il Cremlino rimane contrario all’intervento militare e ribadisce di non credere alle parole degli Stati Uniti, certi di avere trovato le prove dell’uso delle armi chimiche da parte del regime di Assad. “Ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non ci convincono. Non ci sono né mappe geografiche né nomi. Inoltre ci sono molte incongruenze, restano moltissimi dubbi”, ha detto il ministro degli Esteri Lavrov. Mentre dagli Stati Uniti John Kerry auspica che l’intransigenza della Russia non paralizzi la comunità internazionale. E scomoda nuovi riferimenti storici: dopo aver paragonato negli scorsi giorni Assad a Adolf Hitler, il segretario di Stato americano evoca la Conferenza di Monaco, in cui il mondo non seppe reagire all’espansionismo nazista. Immobilismo che portò poi allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Il premier italiano Enrico Letta, però, continua a dirsi fiducioso sulla possibilità di trovare un accordo: “Abbiamo importanti aspettative sul G20” e ci auguriamo che “la presidenza russa tenga conto del gesto di buona volontà del presidente Usa Obama“, ha detto il presidente del Consiglio, aggiungendo di augurarsi “ardentemente” che si faccia di tutto per “fare passi avanti verso una soluzione politica“. Fino ad allora, però, il presidente del Consiglio ribadisce la posizione dell’Italia, contraria a qualsiasi intervento senza l’ok dell’Onu: “Esistono delle direttive internazionali e non parteciperemo ad alcuna azione che non sia autorizzata dalle Nazioni Unite“. Anche se – specifica – “l’utilizzo di armi chimiche non deve restare impunito“.
Cresce anche il timore del Vaticano che, dopo le dure parole di papa Bergoglio durante l’Angelus, ribadisce per voce di monsignor Mario Toso, del dicastero vaticano Giustizia e Pace, l’urgenza di una soluzione diplomatica per evitare che il conflitto sfoci in una “terza guerra mondiale” mentre per la Lega araba le tensioni tra Usa e Russia segnano l’inizio di una nuova forma di “guerra fredda”. Il segretario Nabil Arabi chiede che “tutte le iniziative punitive contro il regime siriano siano nell’ambito della carta Onu e l’accordo per il bando all’uso delle armi chimiche” e l’associazione dei Paesi arabi, pur non essendo certa che i gas siano stati usati da Assad, aggiunge che in ogni caso “la responsabilità ricade sul governo in carica, che deve proteggere il popolo siriano”. Timori confermati anche dalle parole dello stesso Basher Al Assad, che in un’intervista esclusiva al quotidiano francese Le Figaro, dichiara: “Esiste il rischio di una guerra in tutto il Medioriente“.
Washington è convinta che l’uso di armi chimiche abbia provocato la morte di almeno 1.429 civili e che la responsabilità sia del governo, ma Lavrov replica: “Non ci sono fatti, ci sono semplicemente dichiarazioni che loro sanno per certo. E quando voi chiedete delle conferme più dettagliate – ha aggiunto – loro dicono che è tutto segreto e che per questo non possono farci vedere nulla: vuol dire che non vi sono elementi per la cooperazione internazionale”. Per Lavrov “anche quello che ci hanno fatto vedere in precedenza e ultimamente i nostri partner americani, come pure quelli britannici e francesi, non ci convince assolutamente”. Alle accuse lanciate dagli Stati Uniti, però, si aggiunge anche la Francia: oggi è stato presentato il dossier che conterrebbe ulteriori prove dell’utilizzo di gas tossici da parte delle forze siriane, in almeno tre attacchi a partire da aprile. E anche la Nato, però, spinge per l’intervento: l’uso di armi chimiche da parte del regime “non può essere ignorato”, ha detto il segretario dell’Alleanza Atlantica Rasmussen, aggiungendo che si tratta di una “minaccia alla sicurezza” per tutto il mondo.
Soluzione diplomatica e Ginevra 2 – Inoltre, “Russia e Cina sono esclusivamente per soluzioni diplomatiche” e sono “contrarie al ritorno al linguaggio degli ultimatum e alla rinuncia del negoziato”, a differenza della linea di Obama che vorrebbe intervenire con un’azione militare a Damasco dopo l’ok del Congresso e anche senza il via libera dell’Onu, che comunque non arriverebbe a causa del veto della Russia. E nel caso di un possibile attacco americano, la Russia minaccia di fare saltare la conferenza di Ginevra 2, la riunione prevista da mesi per discutere della crisi siriana. Lavrov ha accusato coloro che appoggiano “la soluzione militare” di non avere interesse per i risultati delle indagini dell’Onu sul presunto utilizzo di armi chimiche da parte del governo siriano. Le accuse contro il regime di Bashar al-Assad, ha detto, “non si giustificano con nulla”.
Il presidente Obama sta cercando di convincere gli americani e il resto del mondo che sia necessaria un’azione militare in risposta agli attacchi chimici, ma finora solo la Francia fra le potenze mondiali ha dato il suo pieno appoggio. Il Regno Unito ha infatti respinto i piani per l’uso della forza la scorsa settimana dopo una votazione in Parlamento. Intanto l’esercito siriano, come ha riferito un alto responsabile dei servizi di sicurezza di Damasco, permane in stato di allerta anche se la minaccia di un attacco americano si è allontanata. “L’aggressione americana contro la Siria – ha detto – se avverrà, è una forma di sostegno al terrorismo. L’esercito è in stato di allerta e vi resterà fino a quando il terrorismo sarà completamente sradicato”.
Domani intanto il segretario di Stato John Kerry e il segretario della Difesa Chuch Hagel andranno alla Commissione Esteri del Senato per un’audizione sull’intervento americano in Siria. E’ la prima tappa di una lunga fase di confronto tra l’amministrazione Obama e il Congresso sul via libera al raid contro il regime di Damasco, su cui la Casa Bianca ha chiesto l’ok di Capitol Hill. Proprio per trovare un accordo con tutte le forze presenti in Congresso la Casa Bianca fa sapere di essere pronta a modificare il linguaggio della bozza di risoluzione con cui si chiede l’autorizzazione per l’uso della forza in Siria, pur nel rispetto dei “parametri” già fissati dal presidente.
Francia e Germania: “Nuove prove di armi chimiche” – Dopo il report presentato dagli Stati Uniti, anche la Francia afferma di avere le prove dell’utilizzo di gas tossici nel corso dell’attacco del 21 agosto. Il governo francese ha presentato ai responsabili del parlamento “le prove” in suo possesso di un “attacco chimico massiccio e coordinato” in Siria, che – stando ai rapporti dell’intelligence – l’opposizione “non sarebbe stata in grado” di compiere, e dunque sarebbe da attribuire al regime di Assad. Secondo i dati in possesso di Parigi, nell’attacco del 21 agosto sarebbero morte almeno 281 persone, soprattutto fra la popolazione civile; e da aprile sarebbero almeno tre gli attacchi condotti con armi di distruzione di massa. Il dossier dovrebbe essere reso pubblico nei prossimi giorni. Il primo ministro francese, Jean-Marc Ayrault, ha comunque ribadito che la Francia “non agirà da sola” e che l’obiettivo resta quello di creare una coalizione per l’intervento.
Anche la Germania potrebbe avere nuove prove contro il regime di Assad. I servizi segreti tedeschi hanno informato il Parlamento di avere intercettato una conversazione che proverebbe la responsabilità del governo nell’impiego di armi chimiche in Siria. Lo riferisce lo Spiegel online citando informazioni comunicate oggi dal presidente del Bnd, Gerhard Schindler, a un gruppo di deputati scelti in una seduta segreta. Si tratterebbe di una conversazione fra un alto rappresentante della milizia libanese Hezbollah e funzionari dell’ambasciata iraniana. In essa l’esponente di Hezbollah, che appoggia militarmente Assad, avrebbe menzionato l’ordine di un attacco alle armi chimiche da parte del regime. Assad avrebbe perso i nervi, l’ordine sarebbe un grave errore, pare abbia detto l’uomo di Hezbollah stando a questa ricostruzione.
Nato: “Non fare nulla è la risposta sbagliata” – “Personalmente sono convinto che l’attacco con le armi chimiche c’è stato e che il regime siriano ne è responsabile”. Lo ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, precisando che “non c’è spazio” per una risposta della Nato, ma che “la comunità internazionale” ed i singoli alleati “non possono restare fermi” davanti ad “una chiara violazione delle convenzioni internazionali” che vietano l’uso delle armi chimiche. “Non fare nulla sarebbe la risposta sbagliata – conclude Rasmussen – e darebbe un segnale molto pericoloso per i dittatori di tutto il mondo se rimanessimo inerti e non reagissimo”
Cina: “Usa non eseguano azioni solitarie” – Anche la Cina, insieme con la Russia, blocca qualsiasi azione Onu che possa portare alla caduta del governo del presidente siriano Bashar Assad. Per Pechino qualunque risposta agli attacchi chimici dovrà essere conforme alla Carta delle Nazioni unite e ai principi fondamentali alla base delle relazioni internazionali. “La Cina ritiene che la risoluzione politica sia il solo modo realistico di risolvere la questione siriana”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hong Lei, nel corso della sua tradizionale conferenza stampa. “La Cina è molto preoccupata dai piani Usa per l’avvio di azioni militari unilaterali”, ha proseguito Hong, aggiungendo che la comunità internazionale deve “evitare di complicare la questione siriana e trascinare il Medioriente verso ulteriori disastri”.
Letta ribadisce: “Senza Onu noi fuori”– In serata il premier, Enrico Letta, ribadisce la posizione dell’Italia: “Piena comprensione per quello che Usa e Francia stanno facendo” e per il pressing che stanno producendo perchè un massacro con armi chimiche non può “rimanere impunito”. “Ma senza un mandato delle Nazioni Unite l’Italia non può partecipare ad alcuna operazione militare”, ha detto il presidente del Consiglio in conferenza a Bled, in Slovenia. Letta, però, spera che una soluzione possa essere trovata nel corso del prossimo G20 a San Pietroburgo: “Spero che il G20 colga l’opportunità venuta dalla decisione americana, mi auguro che ogni parte faccia un passo e spero che noi europei riusciremo a fare in modo che le parti facciano un passo verso una soluzione politica”.
Vaticano: “Rischio terza guerra mondiale“ – La tensione sul piano internazionale allarma anche lo Stato pontificio che invita a escludere l’intervento armato per evitare lo scoppio di una terza guerra mondiale. Con un attacco militare, ha spiegato monsignor Mario Toso del dicastero vaticano Giustizia e Pace in un’intervista a Radio vaticana, “la violenza non ne verrebbe diminuita”. Al contrario, prosegue, c’è “il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”.
“La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell’intervento armato: il conflitto contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali e, in ogni caso, nessuno uscirebbe indenne da un conflitto e da un’esperienza di violenza”. Toso, all’indomani dell’intervento di Papa Francesco che ieri, nel corso dell’Angelus ha proclamato per il 7 settembre una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo, ha aggiunto che “non è mai l’uso della violenza che porta alla pace: la guerra chiama guerra -sottolinea monsignor Toso, riprendendo le parole del Pontefice- anche perché intrappola i popoli in una spirale mortale. La guerra porta in sé una visione distorta del potere inteso come sopraffazione e dominio ed accentua il pregiudizio che tutti cercano di distruggere gli altri. Su tali presupposti, l’altro rimane sempre un antagonista, un nemico da sconfiggere; non sarà mai un fratello. La guerra non finisce mai e le ragioni della giustizia sono disattese”.
Oggi sulla crisi siriana è tornato a pronunciarsi anche il Santo Padre, che sul suo profilo Twitter ha scritto: “Vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace”, scrive Jorge Mario Bergoglio.
Ancora minacce dalla Siria: “Colpiremo interessi Usa” – Dopo le provocazioni degli scorsi giorni, il regime guidato da Assad continua ad alzare i toni, e afferma di essere pronto a colpire gli interessi americani nella regione, in caso di attacco. “Qualsiasi aggressione nei confronti della Siria costituisce un’aggressione al mondo arabo e alla regione. La nostra risposta colpirà gli interessi americani“, ha dichiarato il vice ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad. Una nuova allusione a possibili ritorsioni nei confronti di Israele, storico alleato americano in Medioriente, già ventilate nei giorni passati.
Nel 2009 Kerry a cena con Assad – Imbarazzo per John Kerry: dagli archivi fotografici della France Presse spunta uno scatto che riprende l’attuale segretario di Stato e la moglie Teresa a cena in un ristorante di Damasco con il presidente siriano Bashar al Assad e consorte. La foto del “quartetto” seduto a un tavolo del Naranj, considerato il miglior ristorante di tutta la Siria, risale al febbraio 2009. Kerry, che ieri ha paragonato Assad a Adolf Hitler e Saddam Hussein, era all’epoca senatore del Massachusetts e presidente dell’influente commissione esteri.
Mauro: “Bene pausa di riflessione” – Il ministro della Difesa Mario Mauro, parlando a margine del 39esimo Congresso della Commissione internazionale di Storia Militare a Torino, accoglie con favore la “pausa di riflessione” che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia si sono presi per un eventuale intervento armato in Siria. “Credo che siamo tutti chiamati ad alimentare la speranza di una soluzione politica”, ha spiegato. “Vedo che è in corso un certo contagio di ragionevolezza – ha aggiunto – che non può che fare bene alla comunità internazionale, fermo restando che l’utilizzo di armi chimiche rimane un crimine gravissimo contro l’umanità”.
Esulta anche il Ministro degli Esteri, Emma Bonino: la decisione di Obama di sentire il parere del Congresso sulla possibilità di un intervento militare in Siria è “il trionfo della democrazia”, ha detto la titolare della Farnesina, prima di partire per la Tunisia.
Mondo
Siria, Mosca: ‘Gas? Dubbi su prove Usa’. Vaticano: ‘Rischio guerra mondiale’
Per il Cremlino i documenti di Washington sulle armi chimiche presentano "incongruenze. Restano moltissimi dubbi". Anche la Cina è contraria a un attacco militare, ma la Nato spinge per l'intervento: "Ci vuole un'azione internazionale risoluta, non far nulla sarebbe la risposta sbagliata". Letta: "Importanti aspettative per il G20". La Lega araba parla di una nuova "guerra fredda" e Damasco minaccia: "Colpiremo gli interessi Usa nella regione"
A pochi giorni dal G20, che si terrà a San Pietroburgo il 5 e 6 settembre, si mantiene alta la tensione tra Mosca e Washington sulla questione siriana. Il Cremlino rimane contrario all’intervento militare e ribadisce di non credere alle parole degli Stati Uniti, certi di avere trovato le prove dell’uso delle armi chimiche da parte del regime di Assad. “Ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non ci convincono. Non ci sono né mappe geografiche né nomi. Inoltre ci sono molte incongruenze, restano moltissimi dubbi”, ha detto il ministro degli Esteri Lavrov. Mentre dagli Stati Uniti John Kerry auspica che l’intransigenza della Russia non paralizzi la comunità internazionale. E scomoda nuovi riferimenti storici: dopo aver paragonato negli scorsi giorni Assad a Adolf Hitler, il segretario di Stato americano evoca la Conferenza di Monaco, in cui il mondo non seppe reagire all’espansionismo nazista. Immobilismo che portò poi allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Il premier italiano Enrico Letta, però, continua a dirsi fiducioso sulla possibilità di trovare un accordo: “Abbiamo importanti aspettative sul G20” e ci auguriamo che “la presidenza russa tenga conto del gesto di buona volontà del presidente Usa Obama“, ha detto il presidente del Consiglio, aggiungendo di augurarsi “ardentemente” che si faccia di tutto per “fare passi avanti verso una soluzione politica“. Fino ad allora, però, il presidente del Consiglio ribadisce la posizione dell’Italia, contraria a qualsiasi intervento senza l’ok dell’Onu: “Esistono delle direttive internazionali e non parteciperemo ad alcuna azione che non sia autorizzata dalle Nazioni Unite“. Anche se – specifica – “l’utilizzo di armi chimiche non deve restare impunito“.
Cresce anche il timore del Vaticano che, dopo le dure parole di papa Bergoglio durante l’Angelus, ribadisce per voce di monsignor Mario Toso, del dicastero vaticano Giustizia e Pace, l’urgenza di una soluzione diplomatica per evitare che il conflitto sfoci in una “terza guerra mondiale” mentre per la Lega araba le tensioni tra Usa e Russia segnano l’inizio di una nuova forma di “guerra fredda”. Il segretario Nabil Arabi chiede che “tutte le iniziative punitive contro il regime siriano siano nell’ambito della carta Onu e l’accordo per il bando all’uso delle armi chimiche” e l’associazione dei Paesi arabi, pur non essendo certa che i gas siano stati usati da Assad, aggiunge che in ogni caso “la responsabilità ricade sul governo in carica, che deve proteggere il popolo siriano”. Timori confermati anche dalle parole dello stesso Basher Al Assad, che in un’intervista esclusiva al quotidiano francese Le Figaro, dichiara: “Esiste il rischio di una guerra in tutto il Medioriente“.
Washington è convinta che l’uso di armi chimiche abbia provocato la morte di almeno 1.429 civili e che la responsabilità sia del governo, ma Lavrov replica: “Non ci sono fatti, ci sono semplicemente dichiarazioni che loro sanno per certo. E quando voi chiedete delle conferme più dettagliate – ha aggiunto – loro dicono che è tutto segreto e che per questo non possono farci vedere nulla: vuol dire che non vi sono elementi per la cooperazione internazionale”. Per Lavrov “anche quello che ci hanno fatto vedere in precedenza e ultimamente i nostri partner americani, come pure quelli britannici e francesi, non ci convince assolutamente”. Alle accuse lanciate dagli Stati Uniti, però, si aggiunge anche la Francia: oggi è stato presentato il dossier che conterrebbe ulteriori prove dell’utilizzo di gas tossici da parte delle forze siriane, in almeno tre attacchi a partire da aprile. E anche la Nato, però, spinge per l’intervento: l’uso di armi chimiche da parte del regime “non può essere ignorato”, ha detto il segretario dell’Alleanza Atlantica Rasmussen, aggiungendo che si tratta di una “minaccia alla sicurezza” per tutto il mondo.
Soluzione diplomatica e Ginevra 2 – Inoltre, “Russia e Cina sono esclusivamente per soluzioni diplomatiche” e sono “contrarie al ritorno al linguaggio degli ultimatum e alla rinuncia del negoziato”, a differenza della linea di Obama che vorrebbe intervenire con un’azione militare a Damasco dopo l’ok del Congresso e anche senza il via libera dell’Onu, che comunque non arriverebbe a causa del veto della Russia. E nel caso di un possibile attacco americano, la Russia minaccia di fare saltare la conferenza di Ginevra 2, la riunione prevista da mesi per discutere della crisi siriana. Lavrov ha accusato coloro che appoggiano “la soluzione militare” di non avere interesse per i risultati delle indagini dell’Onu sul presunto utilizzo di armi chimiche da parte del governo siriano. Le accuse contro il regime di Bashar al-Assad, ha detto, “non si giustificano con nulla”.
Il presidente Obama sta cercando di convincere gli americani e il resto del mondo che sia necessaria un’azione militare in risposta agli attacchi chimici, ma finora solo la Francia fra le potenze mondiali ha dato il suo pieno appoggio. Il Regno Unito ha infatti respinto i piani per l’uso della forza la scorsa settimana dopo una votazione in Parlamento. Intanto l’esercito siriano, come ha riferito un alto responsabile dei servizi di sicurezza di Damasco, permane in stato di allerta anche se la minaccia di un attacco americano si è allontanata. “L’aggressione americana contro la Siria – ha detto – se avverrà, è una forma di sostegno al terrorismo. L’esercito è in stato di allerta e vi resterà fino a quando il terrorismo sarà completamente sradicato”.
Domani intanto il segretario di Stato John Kerry e il segretario della Difesa Chuch Hagel andranno alla Commissione Esteri del Senato per un’audizione sull’intervento americano in Siria. E’ la prima tappa di una lunga fase di confronto tra l’amministrazione Obama e il Congresso sul via libera al raid contro il regime di Damasco, su cui la Casa Bianca ha chiesto l’ok di Capitol Hill. Proprio per trovare un accordo con tutte le forze presenti in Congresso la Casa Bianca fa sapere di essere pronta a modificare il linguaggio della bozza di risoluzione con cui si chiede l’autorizzazione per l’uso della forza in Siria, pur nel rispetto dei “parametri” già fissati dal presidente.
Francia e Germania: “Nuove prove di armi chimiche” – Dopo il report presentato dagli Stati Uniti, anche la Francia afferma di avere le prove dell’utilizzo di gas tossici nel corso dell’attacco del 21 agosto. Il governo francese ha presentato ai responsabili del parlamento “le prove” in suo possesso di un “attacco chimico massiccio e coordinato” in Siria, che – stando ai rapporti dell’intelligence – l’opposizione “non sarebbe stata in grado” di compiere, e dunque sarebbe da attribuire al regime di Assad. Secondo i dati in possesso di Parigi, nell’attacco del 21 agosto sarebbero morte almeno 281 persone, soprattutto fra la popolazione civile; e da aprile sarebbero almeno tre gli attacchi condotti con armi di distruzione di massa. Il dossier dovrebbe essere reso pubblico nei prossimi giorni. Il primo ministro francese, Jean-Marc Ayrault, ha comunque ribadito che la Francia “non agirà da sola” e che l’obiettivo resta quello di creare una coalizione per l’intervento.
Anche la Germania potrebbe avere nuove prove contro il regime di Assad. I servizi segreti tedeschi hanno informato il Parlamento di avere intercettato una conversazione che proverebbe la responsabilità del governo nell’impiego di armi chimiche in Siria. Lo riferisce lo Spiegel online citando informazioni comunicate oggi dal presidente del Bnd, Gerhard Schindler, a un gruppo di deputati scelti in una seduta segreta. Si tratterebbe di una conversazione fra un alto rappresentante della milizia libanese Hezbollah e funzionari dell’ambasciata iraniana. In essa l’esponente di Hezbollah, che appoggia militarmente Assad, avrebbe menzionato l’ordine di un attacco alle armi chimiche da parte del regime. Assad avrebbe perso i nervi, l’ordine sarebbe un grave errore, pare abbia detto l’uomo di Hezbollah stando a questa ricostruzione.
Nato: “Non fare nulla è la risposta sbagliata” – “Personalmente sono convinto che l’attacco con le armi chimiche c’è stato e che il regime siriano ne è responsabile”. Lo ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, precisando che “non c’è spazio” per una risposta della Nato, ma che “la comunità internazionale” ed i singoli alleati “non possono restare fermi” davanti ad “una chiara violazione delle convenzioni internazionali” che vietano l’uso delle armi chimiche. “Non fare nulla sarebbe la risposta sbagliata – conclude Rasmussen – e darebbe un segnale molto pericoloso per i dittatori di tutto il mondo se rimanessimo inerti e non reagissimo”
Cina: “Usa non eseguano azioni solitarie” – Anche la Cina, insieme con la Russia, blocca qualsiasi azione Onu che possa portare alla caduta del governo del presidente siriano Bashar Assad. Per Pechino qualunque risposta agli attacchi chimici dovrà essere conforme alla Carta delle Nazioni unite e ai principi fondamentali alla base delle relazioni internazionali. “La Cina ritiene che la risoluzione politica sia il solo modo realistico di risolvere la questione siriana”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hong Lei, nel corso della sua tradizionale conferenza stampa. “La Cina è molto preoccupata dai piani Usa per l’avvio di azioni militari unilaterali”, ha proseguito Hong, aggiungendo che la comunità internazionale deve “evitare di complicare la questione siriana e trascinare il Medioriente verso ulteriori disastri”.
Letta ribadisce: “Senza Onu noi fuori”– In serata il premier, Enrico Letta, ribadisce la posizione dell’Italia: “Piena comprensione per quello che Usa e Francia stanno facendo” e per il pressing che stanno producendo perchè un massacro con armi chimiche non può “rimanere impunito”. “Ma senza un mandato delle Nazioni Unite l’Italia non può partecipare ad alcuna operazione militare”, ha detto il presidente del Consiglio in conferenza a Bled, in Slovenia. Letta, però, spera che una soluzione possa essere trovata nel corso del prossimo G20 a San Pietroburgo: “Spero che il G20 colga l’opportunità venuta dalla decisione americana, mi auguro che ogni parte faccia un passo e spero che noi europei riusciremo a fare in modo che le parti facciano un passo verso una soluzione politica”.
Vaticano: “Rischio terza guerra mondiale“ – La tensione sul piano internazionale allarma anche lo Stato pontificio che invita a escludere l’intervento armato per evitare lo scoppio di una terza guerra mondiale. Con un attacco militare, ha spiegato monsignor Mario Toso del dicastero vaticano Giustizia e Pace in un’intervista a Radio vaticana, “la violenza non ne verrebbe diminuita”. Al contrario, prosegue, c’è “il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”.
“La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell’intervento armato: il conflitto contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali e, in ogni caso, nessuno uscirebbe indenne da un conflitto e da un’esperienza di violenza”. Toso, all’indomani dell’intervento di Papa Francesco che ieri, nel corso dell’Angelus ha proclamato per il 7 settembre una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo, ha aggiunto che “non è mai l’uso della violenza che porta alla pace: la guerra chiama guerra -sottolinea monsignor Toso, riprendendo le parole del Pontefice- anche perché intrappola i popoli in una spirale mortale. La guerra porta in sé una visione distorta del potere inteso come sopraffazione e dominio ed accentua il pregiudizio che tutti cercano di distruggere gli altri. Su tali presupposti, l’altro rimane sempre un antagonista, un nemico da sconfiggere; non sarà mai un fratello. La guerra non finisce mai e le ragioni della giustizia sono disattese”.
Oggi sulla crisi siriana è tornato a pronunciarsi anche il Santo Padre, che sul suo profilo Twitter ha scritto: “Vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace”, scrive Jorge Mario Bergoglio.
Ancora minacce dalla Siria: “Colpiremo interessi Usa” – Dopo le provocazioni degli scorsi giorni, il regime guidato da Assad continua ad alzare i toni, e afferma di essere pronto a colpire gli interessi americani nella regione, in caso di attacco. “Qualsiasi aggressione nei confronti della Siria costituisce un’aggressione al mondo arabo e alla regione. La nostra risposta colpirà gli interessi americani“, ha dichiarato il vice ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad. Una nuova allusione a possibili ritorsioni nei confronti di Israele, storico alleato americano in Medioriente, già ventilate nei giorni passati.
Nel 2009 Kerry a cena con Assad – Imbarazzo per John Kerry: dagli archivi fotografici della France Presse spunta uno scatto che riprende l’attuale segretario di Stato e la moglie Teresa a cena in un ristorante di Damasco con il presidente siriano Bashar al Assad e consorte. La foto del “quartetto” seduto a un tavolo del Naranj, considerato il miglior ristorante di tutta la Siria, risale al febbraio 2009. Kerry, che ieri ha paragonato Assad a Adolf Hitler e Saddam Hussein, era all’epoca senatore del Massachusetts e presidente dell’influente commissione esteri.
Mauro: “Bene pausa di riflessione” – Il ministro della Difesa Mario Mauro, parlando a margine del 39esimo Congresso della Commissione internazionale di Storia Militare a Torino, accoglie con favore la “pausa di riflessione” che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia si sono presi per un eventuale intervento armato in Siria. “Credo che siamo tutti chiamati ad alimentare la speranza di una soluzione politica”, ha spiegato. “Vedo che è in corso un certo contagio di ragionevolezza – ha aggiunto – che non può che fare bene alla comunità internazionale, fermo restando che l’utilizzo di armi chimiche rimane un crimine gravissimo contro l’umanità”.
Esulta anche il Ministro degli Esteri, Emma Bonino: la decisione di Obama di sentire il parere del Congresso sulla possibilità di un intervento militare in Siria è “il trionfo della democrazia”, ha detto la titolare della Farnesina, prima di partire per la Tunisia.
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Mondo
Trump: “Credo a Putin, più difficile trattare con l’Ucraina”. Media: “Mosca pronta a parlare di tregua”. Kiev: “Proposta Meloni ci interessa”
Politica
“Migranti bloccati sulla Diciotti, il governo risarcisca”. Salvini: “Cassazione vergognosa, li accolgano loro”. Anche Meloni attacca. La Corte: “Insulti inaccettabili”
Giustizia & Impunità
Il femminicidio diventa reato autonomo: cosa cambia. Meloni: “Avanti a tutela delle donne”. Roccella: “Svolta culturale”. La Lega in silenzio
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Lo scontro tra governo e toghe si arricchisce di un nuovo round, a pochi giorni dall'incontro tra la premier Giorgia Meloni e i vertici dell'Anm sulla riforma della separazione delle carriere. E questa volta il casus belli è la sentenza con cui la Cassazione ha accolto il ricorso presentato da alcuni migranti che erano stati trattenuti a bordo della nave della Guardia Costiera italiana Diciotti dal 16 al 25 agosto 2018, dopo essere stati soccorsi in mare.
Ma se su questo tema la coalizione di centrodestra è compatta nel criticare la decisione dei magistrati, sulla questione della difesa europea continuano a registrarsi dei distinguo, come dimostrano gli attacchi rivolti dal segretario della Lega Matteo Salvini al progetto di riarmo europeo avallato dal Consiglio Ue straordinario di Bruxelles e, soprattutto, nei confronti del presidente francese Emmanuel Macron (un "matto" che parla di "guerra nucleare", l'affondo del vicepremier).
Intanto, però, è la diatriba con la magistratura sulla questione migranti a unire la maggioranza, sulla scia dello scontro consumatosi con le toghe sul protocollo d'intesa siglato con l'Albania.
La Suprema Corte ha stabilito che lo Stato dovrà risarcire i danni non patrimoniali subiti dai migranti durante i giorni di permanenza forzata a bordo della Diciotti, definendo "illegittima" la restrizione della loro libertà personale voluta dall'allora governo giallo-verde con ministro dell'Interno Salvini.
La sentenza scatena dura reazione del centrodestra, a partire dalla premier Giorgia Meloni, che esprime il suo disappunto con un tweet molto critico: è "assai opinabile", secondo la presidente del Consiglio, il principio risarcitorio della "presunzione del danno", in contrasto "con la giurisprudenza consolidata e con le conclusioni del Procuratore Generale".
In sostanza, scrive nel post la leader di Fdi, "per effetto di questa decisione, il governo dovrà risarcire - con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse - persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano". "Non credo", insiste Meloni, "siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni, e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante".
Anche altri esponenti della maggioranza di governo criticano la decisione della Cassazione, parlando di una sentenza che rischierebbe di creare un precedente pericoloso e che minerebbe la sovranità dello Stato nella gestione dei flussi migratori.
Durissimo Matteo Salvini, che all'epoca dei fatti contestati era a capo del Viminale. "Mi sembra un'altra invasione di campo indebita", dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, che bolla la sentenza come "vergognosa" invitando i giudici della Cassazione a pagare di tasca loro: "Chiedere che siano i cittadini italiani a pagare per la difesa dei confini, di cui ero orgogliosamente protagonista, credo sia indegno".
Non ci sta la presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano, per la quale "sono inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto". "Di inaccettabile c'è solo una sentenza che obbliga gli italiani, compresi disoccupati e pensionati, a pagare chi pretende di entrare in Italia senza permesso", replica la Lega.
Al termine del Cdm che dà il via libera al disegno di legge sul femminicidio - presieduto da remoto dalla premier Meloni, di ritorno da Bruxelles dopo una tappa al Cern di Ginevra - anche i ministri dell'Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, vengono sollecitati sulla questione.
Il titolare del Viminale (che all'epoca del caso Diciotti era capo di gabinetto di Salvini) non nasconde il proprio dissenso verso la decisione dei giudici: "Con profondo rispetto eseguiremo in qualche modo questa sentenza, in quanto è una sentenza della Cassazione, ma non la condivido affatto", chiarisce Piantedosi, ricordando il voto con cui il Senato "stabilì l'inesistenza del reato in quanto si perseguiva un superiore interesse pubblico".
Netto anche il guardasigilli Nordio, che mette in guardia dagli effetti potenzialmente "devastanti" legati alla sentenza della Cassazione: "Sappiamo che in Africa ci sono centinaia di migliaia di potenziali migranti, forse addirittura milioni, gestiti da organizzazioni criminali... Se producessimo il principio che queste persone, anche entrando illegalmente, hanno diritto a dei risarcimento finanziari, le nostre finanze andrebbero in rovina".
In seno alla maggioranza, nel frattempo, si continua a discutere del progetto di difesa europeo che giovedì ha incassato il via libera del Consiglio Ue straordinario, con il sì dell'Italia (anche se accompagnato da qualche riserva). "La linea del governo è compatta", rimarca Salvini, "non c'è nessuna ipotesi di invio di militari italiani, non c'è nessuna ipotesi di usare i fondi di coesione invece che per sviluppare i territori per comprare armi". Ma c'è chi nelle file di Fdi critica la posizione del leader leghista, che continua a bocciare il piano di riarmo targato Ursula von der Leyen: "Meloni finora ha trovato una sintesi nella maggioranza" sul tema della difesa europea, e la sua "è una leadership molto rispettata nella Ue", osserva il capo delegazione di Fdi all'Europarlamento, Carlo Fidanza.
"Il ragionamento di Salvini - aggiunge - non mi convince, non è l'unico a farlo: è un po' demagogico contrapporre le spese sociali al tema delle armi". Fonti della delegazione di Fratelli d'Italia al governo, interpellate dall'Adnkronos sulle esternazioni di Salvini, invitano alla "prudenza". Tuttavia, fanno trapelare con un certo pragmatismo, "esprimere qualche critica può essere utile per evitare di lasciare all'opposizione il monopolio del 'no'...". Martedì a Parigi ci sarà un vertice con i capi di Stato maggiore, convocato da Macron. Ai lavori parteciperà anche il generale Luciano Portolano, ma solo in veste di osservatore, puntualizzano fonti italiane, ribadendo la contrarietà del governo di Roma all'invio di truppe in Ucraina.
Roma, 7 mar (Adnkronos) - La riforma dei criteri di acceso alla facoltà di medicina, la commemorazione di Fulco Pratesi e la mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio sono alcuni dei temi al centro dei lavori parlamentari della prossima settimana.
Alla Camera si riprende lunedì 10 marzo, alle 13, con la discussione generale sul Ddl Giubileo, già approvato dal Senato; l'esame delle mozioni sull'uso delle Pfas e sulla reintroduzione del 'bonus Renzi' e quella sulla Convenzione sugli ausili marittimi (approvata dal Senato). Da martedì all'Odg dell'aula c'è, nel pomeriggio, l'esame della delega al governo sulla revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e veterinaria già approvata dal Senato. Mercoledì, dalle 9,30, la Camera deve esaminare la relazione della Giunta delle elezioni sull’elezione contestata della deputata Anna Laura Orrico (M5s) in Calabria. Poi, alle 16,15, è in programma la commemorazione di Fulco Pratesi.
Tra gli altri argomenti in calendario nella settimana ci sono anche le mozioni sul caro energia; la Pdl sulle intercettazioni già approvata in Senato previo esame e voto delle pregiudiziali di costituzionalità e di merito e la sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio presentata dalle opposizioni. Al Senato si riprende martedì alle 17 con il Ddl sulle spoglie delle vittime di omicidio e, a seguire, con il Ddl sulla responsabilità dei componenti del collegio sindacale, già approvato dalla Camera, e il Ddl sulle prestazioni sanitarie. Confermati i tradizionali appuntamenti, sia alla Camera che al Senato, con il Question time e gli atti di sindacato ispettivo.
Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) - "Nders Odv nasce con l'intento di dare un luogo sicuro a persone che hanno avuto esperienze di pre-morte, dove potersi raccontare e confrontare con chi ha avuto lo stesso tipo di esperienza in un ambiente sicuro e non giudicante. La maggiore criticità è che chi l'ha vissuta ha problemi, viene rifiutato dalla società. Non se ne può parlare. La morte è un tabù e l'esperienza di pre-morte è un tabù del tabù". Lo ha detto Davide De Alexandris, fondatore e presidente Nders Odv, in occasione del convegno 'Le esperienze di pre-morte (Nde). Fenomenologia e cambiamenti', che si è tenuto oggi a Roma presso il Centro Studi Americani.
"Sicuramente questo tabù è meno forte rispetto anni fa - prosegue De Alexandris - però il problema esiste. Nelle librerie, ad esempio, testi sulle esperienze di pre-morte sono al fianco a pubblicazioni su alieni e scie chimiche. Noi vorremmo che le esperienze di pre-morte fossero studiate e ci fosse un approccio scientifico orientato alla cura della persona".
Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) - "Oggi cerchiamo di trovare risposte scientifiche alle esperienze di pre-morte grazie a un gruppo multidisciplinare con fisici, medici e tutti quelli che possono dare una credibilità a questi fenomeni. Negli ultimi 10 anni 40mila persone hanno dichiarato di aver vissuto esperienze di pre-morte e la scienza deve fare la sua parte per dare concretezza a questi fenomeni, capirli e conoscerli. E' un obiettivo arduo, ma ci riusciremo". Lo ha detto Francesco Sepioni, medico di emergenza-urgenza della Asl Umbria 1 e autore del libro 'Al Confine con l'Aldilà', che ha moderato il convegno 'Le esperienze di pre-morte (Nde). Fenomenologia e cambiamenti'.
L'incontro, che si è tenuto a Roma presso il Centro Studi Americani, ha voluto affrontare un tema complesso e affascinante come quello delle esperienze di pre-morte (Near-death experiences, Nde), delle esperienze extracorporee (Out-of-Body experiences, Obe), non tralasciando la fenomenologia e i cambiamenti del soggetto successivamente all'esperienza in oggetto. Fenomeni che, pur essendo stati documentati in varie culture ed epoche storiche, continuano a suscitare grande interesse sia nel mondo scientifico che in quello religioso.
"Ci sono 3 casi documentati e comprovati a livello scientifico - spiega Sepioni - Uno, risalente al 2011, ha avuto come protagonista una persona intubata, priva di attività cardiaca e respiratoria, che incredibilmente ha visto e sentito la propria rianimazione. La persona, dopo essersi ripresa, ha raccontato le parole dei medici che lo rianimavano e ha perfino indicato dove era stata messa la protesi dentaria che un'infermiera aveva rimosso dalla sua bocca".
Roma, 7 mar (Adnkronos) - "È da leggere l"ordinanza n. 5992 depositata ieri dalle Sezioni Unite della Cassazione Civile. La restrizione della libertà personale avvenuta per giorni nell'agosto 2018 ai danni di 190 migranti che si trovavano a bordo della Nave Diciotti della Guardia Costiera italiana, per quanto possa non portare a una condanna penale, senz'altro rappresenta un illecito civile, avvenuto per colpa principalmente dell'allora ministro degli interni e vicepremier Matteo Salvini, urlatore ai quattro venti dello slogan dei "porti chiusi", portato avanti a spese dei diritti umani". Lo dice il senatore del Pd Dario Parrini.
"È per colpa delle scelte arbitrarie e disumane di Salvini che lo Stato deve pagare dei risarcimenti alle persone che hanno subito un danno. Eviti quindi Salvini, per il bene suo e nostro, di fare commenti-boomerang. E non sfugga alle sue responsabilità -prosegue Parrini-. E la Presidente del Consiglio impari a non calpestare una regola basilare della democrazia costituzionale: quella secondo la quale il potere esecutivo deve rispettare le sentenze del potere giudiziario, non attaccarle. Se non lo fa, commette un'indecenza".
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - A1 Charge, leader nella progettazione, produzione, installazione e assistenza per le infrastrutture di ricarica elettrica, presenta a Key Energy Expo 2025 una gamma di soluzioni all’avanguardia per la mobilità sostenibile, dalle Wallbox AC fino alle potenti stazioni di ricarica ultra-fast da 400 kW. Tra le novità in esposizione: Wallbox AC 1/3ph, perfette per installazioni domestiche e commerciali; Tower Ac Dc dual 20/30/60 kW, una soluzione flessibile per diverse necessità di ricarica; PoleBox, il rivoluzionario dispositivo di EVywhere, startup di Corporate Hangar del Gruppo Prysmian, che trasforma l’illuminazione pubblica esistente in un’infrastruttura di ricarica intelligente; stazioni di ricarica ultra-fast da 90 kW fino a 400 kW, disponibili sia in versione all-in-one che con dispenser, con accumuli da rinnovabili o dalla rete, con il supporto di StarCharge leader mondiale nel settore degli accumuli.
A1 Charge non si limita alla fornitura di soluzioni di ricarica, ma supporta i clienti con programmi di formazione e teaching per installatori e utenti finali. I sistemi sono connessi via Ocpp e Bus proprietari, permettendo il controllo da remoto e sfruttando le potenzialità dell’IoT per una gestione intelligente ed efficiente. L’impegno di A1 Charge per la sostenibilità si concretizza nell’offerta di servizi di remanufacturing, garantendo riparabilità, rigenero e riutilizzo delle apparecchiature, in linea con i target europei accedendo al futuro passaporto digitale dei prodotti.
A1 Charge è orgogliosa di avere tra i partner della propria Technology Valley un’eccellenza italiana come Barilla Group, con cui condivide valori di qualità, innovazione e sostenibilità. Tutto ciò si sposa con i concetti di Cer Comunità energetica atti a creare e generare opportunità.
Roma, 7 mar (Adnkronos) - "A chi continua a chiedermi come posso esser certo che l’articolo 25 sia stato scritto su misura per Musk la risposta è semplice. Perché lo ha ammesso lui stesso, condividendo questo tweet. Avanti a testa alta per difendere interesse nazionale e dignità del Parlamento. Ddlspazio". Lo scrive sui social il deputato del Pd Andrea Casu rilanciando un tweet di Elon Musk.