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Taglio tribunali, a Rossano sindaco chiude strada per evitare trasloco

“Lo Stato non abbandoni il nostro territorio alla mafia. Chiudere il tribunale di Rossano significherebbe lasciarci in mano alla criminalità”. E' l'appello dei cittadini dei 20 comuni calabresi per i quali gli uffici giudiziari in provincia di Cosenza rappresentano uno dei pochi presidi della legalità. Proteste anche in Friuli e Puglia
Rossano
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“Lo Stato non abbandoni il nostro territorio alla mafia. Chiudere il tribunale di Rossano significherebbe lasciarci in mano alla criminalità”. Sono parole forti quelle urlate dai cittadini dei 20 comuni calabresi per i quali il Tribunale di Rossano (Cosenza) rappresenta uno dei pochi presidi della legalità. Ben 1.500 chilometri quadrati di territorio, superiore anche a quello di alcune province italiane, per una popolazione che supera i 130.000 abitanti, questo il territorio di competenza del tribunale calabrese che conta al momento oltre 20mila processi pendenti. Le proteste – ben documentate su Facebook sul gruppo Io Non Chiudo – vanno avanti ormai da un anno, cioè dall’approvazione del decreto che ha predisposto i taglio di 30 tribunali, 30 procure e 220 sezioni distaccate. Proteste diventate esasperate ora che il provvedimento si sta concretizzando con il tentativo di smantellamento del presidio.  

Tentativo per il momento fallito grazie a un ordinanza del sindaco di Rossano, Giuseppe Antoniotti, che ha chiuso al traffico la zona intorno al tribunale fino al 6 settembre per una festa patronale che di fatto impedisce il passaggio ai camion che dovranno traslocare i materiali dal tribunale di Rossano a quello di Castrovillari. Non solo. Il tribunale è occupato da associazioni, avvocati e cittadini che notte e giorno presidiano la struttura brandendo striscioni e manifesti contro la chiusura. Va avanti invece da 4 giorni lo sciopero della fame dell’ingegnere Flavio Stasi, del movimento Terra e Popolo, e dell’avvocato Mauro Mitidieri che, contro il parere dei medici, hanno deciso di continuare a protestare contro “l’ennesimo scippo per questo territorio”. “Noi non ci fermiamo e difenderemo con la forza e con i denti questo presidio che per noi rappresenta l’ultima avanguardia di uno Stato sempre più distante dai cittadini ed in particolare del Sud”, dice il sindaco Antoniotti.

Il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, che ieri ha fatto visita ai protestanti, dichiara di essere “fiducioso” che il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, riconsideri la situazione calabrese. “C’è un interesse particolare per un territorio – aggiunge Scopelliti – dove la presenza della giustizia e delle sue strutture ha un senso e un significato maggiore rispetto ad altre parti del paese”. Non è infatti un mistero che la zona, soprattutto nella fascia jonica-cosentina, sia costantemente assediata dalla criminalità. A questo si aggiunge anche la carenza di infrastrutture sicure ed efficienti, in primis quelle dei trasporti, che ostacolerebbero lo svolgimento delle operazioni necessarie alla giustizia.  

Ma il tribunale calabrese non è l’unico a chiedere la salvezza. Proteste anche in Puglia controlla chiusura della sezione distaccata di Bitonto del tribunale di Bari, A Tolomezzo, in provincia di Udine, sono in assemblea permanente. Anche a Ostia (Roma) i cittadini non si arrendono alla chiusura del presidio. E così per la gran parte dei tribunali interessati dal decreto.

Per alcuni la speranza di sopravvivere c’è ancora. Dal ministro Cancellieri è atteso, infatti, un decreto correttivo, in cui i tribunali situati nelle aree a maggior rischio criminalità verranno salvati. Per gli altri non ci sarà nulla da fare: alla mezzanotte del prossimo 13 settembre verranno cancellati formalmente dalla mappa geografica giudiziaria.

di Valentina Arcovio

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