È un vero e proprio ultimatum quello lanciato dai carabinieri al Governo dopo l’annuncio del taglio dei fondi destinati alla sicurezza. Servitori di uno Stato che prima stanzia fondi per 50 milioni di euro per l’assunzione di personale nelle forze armate, di polizia e nei vigili del fuoco e poi fa marcia indietro perché costretto a far fronte alla mancanza di entrate dovuta all’abolizione dell’Imu. È il Cocer (Comitato centrale di rappresentanza), una sorta di sindacato degli appartenenti all’Arma, a sfogare prima tutta la rabbia: “Adesso diciamo basta e, stavolta, lo diciamo con forza”.
A scatenare la bufera è stato l’incontro di ieri tra i rappresentanti del comparto sicurezza e il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D’Alia. Un confronto secondo il Cocer “inconcludente”. “Basta con le elemosine – hanno spiegato i militari in un comunicato – basta con l’una tantum su avanzamenti di grado e assegni di funzione”: per il Cocer il Governo deve provvedere “urgentemente a reperire i necessari fondi, facendo, magari, economia sui ben noti scandalosi sprechi della pubblica amministrazione e sulle vergognose prebende delle varie caste”. Uno scontro vero e proprio, insomma. Senza mezzi termini. Anzi. “Accusiamo le istituzioni – rilanciano infatti i carabinieri – anche di costringerci ad alzare i toni della protesta, facendoci venir meno, nostro malgrado, alla peculiare, secolare compostezza degli uomini dell’Arma”. Non solo.
I militari parlano di “colpevole indifferenza” delle istituzioni che solo un atteggiamento nuovo e forte come questa protesta può smuovere perché “sono anni che questo organismo si fa interprete, inascoltato, del sempre crescente disagio di un intero comparto, sempre più penalizzato da dissennate politiche di tagli, praticate nella bieca, cinica, vergognosa considerazione che, in quanto militari, non ci è permesso di praticare più adeguate forme di protesta per far sentire la nostra voce”.
Una situazione di estrema stanchezza quella denunciata dai rappresentanti dei militari che da tempo hanno sollevato le diverse problematiche che riguardano i carabinieri. Una situazione iniziata con il blocco degli aumenti con il decreto “salva Italia” sul quale il prossimo 5 novembre si dovrà esprimere la Corte costituzionale. Un blocco prolungato fino al 2014 che costringe gli esponenti del comparto sicurezza-difesa a ricoprire incarichi di responsabilità con stipendi inferiori a 2mila euro. Il Governo, infatti, nel 2010 ha bloccato gli scatti di anzianità sui quali in tanti contavano per pagare i mutui e sostenere un costo della vita sempre in aumento.
Ma i tagli non riguardano solo gli stipendi. Il rischio della mancanza di assunzione di personale è che si arrivi ad avere sempre meno uomini per le strade e soprattutto personale sempre più anziano. Le parole dell’insediamento del presidente del Consiglio Enrico Letta avevano acceso una speranza quando aveva parlato dei risultati ottenuti contro la criminalità organizzata “presente anche nel resto del Paese” e che “in larghe parti del Mezzogiorno ha i connotati del controllo arrogante e quasi militare del territorio. E questo nonostante lo spirito di servizio e il sacrificio di tanti servitori dello Stato – magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine anzitutto – che troppo spesso abbiamo avuto la responsabilità di lasciare soli. Anche per questo dobbiamo dare effettiva concretezza al valore della specificità della professione svolta dal personale in divisa delle Forze Armate e della Polizia”. Parole che oggi per molti sono solo l’ennesima illusione.