Allarme Ufo sul Grande raccordo anulare. Ci si chiede quando siano atterrati. Accorgendoci subito che loro sono sempre stati lì, inosservati per nostra disattenzione. Benvenuti sul pianeta Sacro Gra, che come un anello di Saturno di felliniana memoria accoglie e raccoglie storie talmente umane da sembrare, appunto, aliene ed alienanti. Il loro cantore si chiama Gianfranco Rosi, ultimo cineasta tricolore concorrente a Venezia 70.
Sacro Gra è un documentario intenso, costruito in tre anni di permanenza su questa strada di 70km circolare e circostante la Capitale italiana: edificata nel 1963, si tratta della più estesa autostrada urbana d’Italia. Per la capacità narrativa e potenza artistica messa a fuoco, il doc è entrato a testa alta tra i 20 film del concorso, accanto a quello di Errol Morris su Donald Rumsfeld. Sacro Gra è un trattato di geografia umana, una ricognizione appassionata di persone/storie invisibili che diventano personaggi/racconti grazie alla luce loro donata da un documentarista di primo livello come Rosi, già apprezzato per lavori come Boatman in India e Below sea level tra i ‘dropout’ di Los Angeles. In altre parole, tutti emarginati o marginali rispetto ai sistemi vigenti. E per questo degni della massima attenzione dello sguardo di un filmmaker come Rosi che non ha perso la ghiotta occasione offertagli dal paesaggista Nicolò Bassetti, “camminatore” attorno al Gra alla ricerca di storie in un habitat unico al mondo.
Descrivere i protagonisti è già un gesto dadaista: Cesare “l’anguillaro”, Paolo “il nobile piemontese”, Roberto “il barelliere”, Francesco “il palmologo”, Filippo e Xsenia “Il principe e la consorte”, Gaetano “l’attore di fotoromanzi”. Tutti accomunati non solo dalla residenza più o meno lecita presso il Gra, ma anche da “forti legami col passato, identità ben definite, un linguaggio estremamente poetico”. A queste comunanze Gianfranco Rosi ha pensato all’alba, perché Sacro Gra è “nato d’istinto, un film senza trama, senza inizio né senza fine: un cerchio vero e proprio per un viaggio in un luogo che subito si è rivelato astratto”.
Il documentarista entomologo non si è mai allontanato dal Raccordo di oltre un km, tenendosi ben aderente alle mille storie incrociate tra le quali doveva scegliere le migliori. Duecento ore di girato con molto materiale “già montato in macchina”. Ad uscirne è una Roma “controcanto” di quella raccontata da Sorrentino ne La grande bellezza. Spiega Rosi, “se la sua è una forza centripeta, quella emersa da Sacro Gra è centrifuga”, e soprattutto una Roma che se messa a confronto con le forti identità dei personaggi del Gra risulta oggi “senza identità, luogo in crisi, sospeso in attesa di diventare qualcos’altro”. Sacro Gra uscirà nelle sale italiane distribuito da Officine Ubu il 26 settembre.