“Ricordatevi questo giorno. Ricordatevelo bene”. La battuta, nel film Margin Call, doveva essere l’ammonimento per il mondo della finanza a non ripetere piu’ gli errori che avevano innescato l’11 settembre dell’economia. Ma l’America torna a indebitarsi. A cinque anni di distanza dal boom del debito che ha trasformato il collasso del mercato immobiliare nella crisi finanziaria e nella recessione, si riaffacciano sul mercato scommesse simili, dimostrando come gli Stati Uniti sembrano non aver imparato la lezione, ovvero che non si prende un prestito solo perché è disponibile. La fase del grande ‘deleveraging’ di banche, imprese e consumatori è ormai alle spalle e, secondo gli osservatori, il trend si è ormai invertito: si è aperta una fase di ‘re-leveraging’ con le aziende che prendono prestiti a piene mani da investitori affamati di ritorni elevati.
Il 15 settembre 2008 Lehman Brothers soccombeva sotto il peso di un elevato indebitamento, aprendo una crisi che nonostante i salvataggi pubblici costati centinaia di miliardi di dollari ha mandato in fumo 8,8 milioni di posti di lavoro e 19.200 miliardi di dollari di ricchezza delle famiglie. “Il leverage sta tornando a livelli precedenti alla crisi, dopo la quale le aziende avevano scelto un approccio più conservatore e ridotto il loro debito” afferma Christina Padgett di Moody’s con il Wall Street Journal. Rispetto al 2007 le banche hanno migliore capitalizzazione, sono più trasparenti e i mutui vengono concessi solo agli acquirenti più qualificati. Al momento, quindi, non ci sono segnali d’allarme. Ma gli osservatori restano in guardia e cercano di cogliere i primi segnali di stress, anche perché le recenti prese di rischio da parte delle aziende con il debito sono state in qualche modo ‘disegnate’ dalla Fed che ha mantiene tassi bassi per sostenere l’economia.
Prima della crisi il mercato dei junk-bond rappresentava il 17% dei bond venduti dalle aziende negli Usa. La percentuale è ora salita e un quarto del mercato e molte delle aziende con rating sotto il grado di investimento sono particolarmente sensibili a un possibile rialzo dei tassi di interesse. “Molte aziende stanno ripetendo gli errori del passato” afferma Edward Altman, professore della New York University, sottolineando che “complessivamente lo stato di salute” delle aziende “non è migliore rispetto al 2007 e, secondo alcune misure, è peggiore”.
Il boom del debito delle aziende, tramite l’emissione di bond (saliti a 6.000 miliardi di dollari, in aumento del 59% rispetto ai livelli pre crisi), è spinto dalla domanda degli investitori che, non riuscendo ad avere migliori ritorni sui mercati tradizionali, sono alla ricerca di rendimenti più alti con titoli più rischiosi e altri strumenti di investimento.
Economia & Lobby
Lehman Brothers, 5 anni fa la catastrofe. Ma gli Stati Uniti tornano a indebitarsi
La fase del grande 'deleveraging' di banche, imprese e consumatori è ormai alle spalle e, secondo gli osservatori, il trend si è ormai invertito: si è aperta una fase di 're-leveraging' con le aziende che prendono prestiti a piene mani da investitori affamati di ritorni elevati
“Ricordatevi questo giorno. Ricordatevelo bene”. La battuta, nel film Margin Call, doveva essere l’ammonimento per il mondo della finanza a non ripetere piu’ gli errori che avevano innescato l’11 settembre dell’economia. Ma l’America torna a indebitarsi. A cinque anni di distanza dal boom del debito che ha trasformato il collasso del mercato immobiliare nella crisi finanziaria e nella recessione, si riaffacciano sul mercato scommesse simili, dimostrando come gli Stati Uniti sembrano non aver imparato la lezione, ovvero che non si prende un prestito solo perché è disponibile. La fase del grande ‘deleveraging’ di banche, imprese e consumatori è ormai alle spalle e, secondo gli osservatori, il trend si è ormai invertito: si è aperta una fase di ‘re-leveraging’ con le aziende che prendono prestiti a piene mani da investitori affamati di ritorni elevati.
Il 15 settembre 2008 Lehman Brothers soccombeva sotto il peso di un elevato indebitamento, aprendo una crisi che nonostante i salvataggi pubblici costati centinaia di miliardi di dollari ha mandato in fumo 8,8 milioni di posti di lavoro e 19.200 miliardi di dollari di ricchezza delle famiglie. “Il leverage sta tornando a livelli precedenti alla crisi, dopo la quale le aziende avevano scelto un approccio più conservatore e ridotto il loro debito” afferma Christina Padgett di Moody’s con il Wall Street Journal. Rispetto al 2007 le banche hanno migliore capitalizzazione, sono più trasparenti e i mutui vengono concessi solo agli acquirenti più qualificati. Al momento, quindi, non ci sono segnali d’allarme. Ma gli osservatori restano in guardia e cercano di cogliere i primi segnali di stress, anche perché le recenti prese di rischio da parte delle aziende con il debito sono state in qualche modo ‘disegnate’ dalla Fed che ha mantiene tassi bassi per sostenere l’economia.
Prima della crisi il mercato dei junk-bond rappresentava il 17% dei bond venduti dalle aziende negli Usa. La percentuale è ora salita e un quarto del mercato e molte delle aziende con rating sotto il grado di investimento sono particolarmente sensibili a un possibile rialzo dei tassi di interesse. “Molte aziende stanno ripetendo gli errori del passato” afferma Edward Altman, professore della New York University, sottolineando che “complessivamente lo stato di salute” delle aziende “non è migliore rispetto al 2007 e, secondo alcune misure, è peggiore”.
Il boom del debito delle aziende, tramite l’emissione di bond (saliti a 6.000 miliardi di dollari, in aumento del 59% rispetto ai livelli pre crisi), è spinto dalla domanda degli investitori che, non riuscendo ad avere migliori ritorni sui mercati tradizionali, sono alla ricerca di rendimenti più alti con titoli più rischiosi e altri strumenti di investimento.
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Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "I continui rinvii del governo Meloni sembravano indirizzati a portare a compimento qualcosa di più della semplice propaganda, ma invece si va verso il nulla. Tre miliardi rispetto alla marea di aumenti sulle bollette sono davvero poca cosa, quasi una presa in giro. Milioni di cittadini stanno subendo rincari di quasi il 40%, migliaia di aziende rischiano la chiusura e altrettanti lavoratori il proprio posto. Ma d'altronde sbagliamo noi a stupirci. Per il governo Meloni il modello d'imprenditoria è quello della ministra Santanchè. Sbaglia chi si spacca la schiena come i cittadini che cercano di far quadrare i conti a fine mese o le imprese che fanno di tutto per stare sul mercato. Per Giorgia Meloni la cosa migliore è cercare qualche santo in paradiso o, meglio ancora, qualche amicizia che conti". Così in una nota Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S alla Camera.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Ci sono modalità diverse con le quali ci si rapporta a Trump. Credo che la presidente Meloni senta la responsabilità di essere un ponte fra l'Europa e l'America dati i suoi buoni rapporti con Trump". Lo ha detto l'eurodeputata di Fi, Letizia Moratti, a Otto e mezzo su La7.
"Sul tema dei dazi, credo che Trump sia uno shock per l'Europa, uno stimolo positivo perché l'Ue può mettere in atto le riforme richieste nel rapporto Draghi e Letta che chiedono un'Europa più competitiva, più favorevole agli investimenti, con una transizione energetica sostenibile e quindi in grado di sostenere il welfare."
"Siamo alleati storici degli Usa - continua Moratti - e in questo momento dobbiamo avere la consapevolezza di dover comunque avere a che fare con un presidente eletto ed anche amato dai cittadini americani. L'Europa non può permettersi di non avere un dialogo con Trump. Sono moderata e liberale e il suo stile non mi appartiene ma nell'ambito del mio ruolo di parlamentare europea credo sia dovere rispondergli con fermezza e immediatezza ma cercando sempre il dialogo che porta vantaggi reciproci, come ha detto oggi la presidente Metsola."
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Nel momento in cui Donald Trump "fa saltare l'ordine internazionale basato sul multilateralismo" e "mette a rischio l'unità europea", è importante non far mancare "il nostro sostegno all'Ucraina" parallelamente ai negoziati che "non potranno coinvolgere Europa e Ucraina". Così Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia Popolare, alla Direzione del Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Il giorno in cui Eni annuncia un utile di 14,3 miliardi di euro, la maggioranza presenta un decreto truffa che non affronta la vera questione di come ridurre il peso delle bollette. Il Governo Meloni per aiutare veramente le famiglie italiane avrebbe dovuto tassare gli extraprofitti, rivedere la decisione di trasferire 4,5 milioni di famiglie dal mercato tutelato a quello libero, e puntare sulle rinnovabili invece che sul gas". Così Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
"La realtà dei fatti resta una sola: il governo di Giorgia Meloni ha favorito i grandi colossi energetici, che hanno accumulato extraprofitti per oltre 60 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane hanno visto raddoppiare le bollette e molte sono costrette a non riscaldarsi per paura di non poterle pagare".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Benissimo il governo sulle bollette: previsti tre miliardi che andranno a sostegno di imprese e almeno 8 milioni di famiglie. Dalle parole ai fatti”. Così Armando Siri, Consigliere per le politiche economiche del Vicepremier Matteo Salvini e coordinatore dipartimenti Lega.
Roma, 27 feb (Adnkronos) - "Alcune veloci considerazioni a partire dalle cose che credo vadano meglio precisate. La prima: non siamo stati e non siamo di fronte a postura bellicista dell’Europa. Non è mai stata l’Ue a voler fare o a voler continuare la guerra e non è nemmeno vero che la mancanza di iniziative di pace siano dipese da una mancanza di volontà politica della ue. È stato Putin a rifiutare sempre ogni dialogo, quel dialogo che oggi riconosce a Trump perché lo legittima come suo alleato", Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.
"Occorre spingere con forza per un’autonomia strategica e politica dell’Europa, iniziando subito il percorso di cooperazione sulla difesa perché non saranno le buone intenzioni a rendere forte l’Unione Europea ma la capacità di imporsi e esercitare deterrenza, non escludendo nessuna opzione che sarà necessario adottare e che sarà stabilita in quadro di solidarietà europea".
"Per noi, democratici e europei, è il tempo di decidere - aggiunge Picierno- se essere solo un pezzetto di un Risiko in cui altri tirano i dadi o se essere un continente libero e forte. E va chiarito tanto ai nemici della democrazia quanto ai nostri alleati, senza perdere altro tempo e senza cincischiare noi: l’unica lotta che definisce il nostro tempo e il campo della politica, oggi, è quella dell’europeismo e in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli".
"Siamo noi tutti in questo campo? Pensiamo ad un'alternativa alla destra che parta da questo campo? A me onestamente non è ancora chiaro. Sarei felice di essere smentita, ovviamente. Ma servono parole chiare che vanno pronunciate senza più giocare a nascondino. Crediamo tutti in un’Europa competitiva, con attori strategici del mercato più grandi e forti, un’Europa pronta ad affrontare le crisi internazionali sul piano politico e militare? Perchè questa è l’Europa che serve al mondo e agli europei. Non domani, oggi".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni, "nell’incontro di Parigi c’era in ritardo e di malavoglia. Intanto partecipa con trasporto e passione agli incontri della destra mondiale che considera l’Europa un incidente della storia. A Kyiv alle celebrazioni per il terzo anno della resistenza, non c’era proprio. A dir il vero ero sola proprio come italiana, ma con tanti colleghi progressisti e socialisti, c’era il mondo libero, i leader e parlamentari progressisti consapevoli della sfida che abbiamo di fronte e che il tempo di agire è ora". Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.