L’omicidio di Angelo Vassallo è avvolto ancora nelle nebbie. A tre anni dal 5 settembre 2010, quando con sette colpi di pistola tolsero la vita al grande “sindaco pescatore”, è stato commemorato in una commovente manifestazione, iniziata sul “suo” porto di Acciaroli con una messa nella chiesa strapiena, la deposizione nell’acqua, di un bassorilievo di bronzo del maestro Antonio della Gaggia raffigurante un pesce “marlin” attorcigliato a una vela.
La sera infine nella piazza di Pollica, la sua gente l’ha ricordato con letture di brani di diversi autori e testimonianze di personalità della cultura e del mondo politico, oltre alla visione di alcuni filmati che ne tratteggiavano la figura e l’opera.
Una manifestazione composta e sentita, di una popolazione ancora scioccata dopo tre anni, da un orrendo delitto che nulla ha che vedere con le caratteristiche di questi luoghi e con queste genti pacifiche.
L’omicidio di Angelo Vassallo è un grave delitto politico, si percepisce in modo chiaro proprio stando a contatto con l’ambiente e le persone. Il dubbio, alimentato per esorcizzare una verità forse troppo dura e complessa ( o per depistare) che si sia trattato di poco più che la vendetta privata di un balordo trafficante, o qualcosa di simile, non regge.
Non regge per motivi molto chiari: Angelo per ciò che aveva fatto e che continuava a fare a favore del suo paese, del parco del Cilento, per il mare e per l’ambiente, era un ostacolo troppo forte da dover eliminare. Vassallo con le sue scelte di puntare con successo a un modello economico basato sulla preservazione e valorizzazione delle risorse ambientali e naturali, rappresentava un esempio antinomico nei confronti di una classe dirigente pavida e sottomessa nella gran parte dei casi al partito del cemento e dell’abuso delle ricchezze che lui invece difendeva con gran determinazione.
Intorno a lui, in Campania come in tutto il meridione e oltre, esiste e prolifera un mondo dominato dai grandi interessi mafiosi e camorristici e dai mille intrecci con il potere politico. L’obiettivo delle mafie era ed è la penetrazione in un territorio da “normalizzare” attraverso il riciclaggio del denaro sporco in attività legali, l’acquisto massiccio di terreni, immobili e aziende.
Questo obiettivo aveva in Angelo, propugnatore e soprattutto attuatore di un modello opposto, un nemico da abbattere, da far scomparire anche per il potenziale emulativo, confermato dal crescente interesse dei media locali e nazionali per la sua figura di amministratore diverso.
Ecco perché l’omicidio ha mandanti molto in alto, è una deduzione logica elementare, e perché non sono stati ancora scoperti perfino gli esecutori materiali. Se si fosse trattato di un evento locale, dopo tre anni sarebbero stati arrestati o “fatti eliminare” da chi non voleva troppo clamore, succede sempre così. Resta tutto il patrimonio umano, culturale e politico di una persona di straordinario ingegno che ha dimostrato come anche il Sud può rialzare la testa e trovare nelle sue risorse la possibilità di una qualità di vita migliore per tutti.
Un patrimonio che non bisogna disperdere e che dobbiamo tutti con più impegno proseguire, come ha detto Alessandro Bergonzoni in un bellissimo video, proiettato la sera in piazza a Pollica: “…quindi, certo, grazie Vassallo ma sta di fatto che adesso gli esempi sono finiti, d’ora in poi i Vassallo dobbiamo essere noi”.