Per una ventina di bambini sinti che frequentano le scuole primarie di Landiona, piccolo comune nel Novarese, il nuovo anno scolastico è iniziato con una polemica. Una dozzina dei loro compagni di classe, tutti bambini italiani, sono stati spostati nella scuola di Vicolungo, un altro comune in provincia di Novara. Mentre nelle elementari di Landiona sono rimasti soltanto i bambini nomadi. Le elementari di Landiona, dove c’erano, poi, soltanto le pluriclassi, sono state per anni a rischio chiusura. La decisione di trasferire i bambini è stata presa ancora nel maggio scorso, quando si è tenuto un incontro a cui hanno partecipato i sindaci dei rispettivi comuni insieme ai genitori di tutti gli alunni e al vicario dell’Istituto comprensivo statale “Guido da Biandarate”, che raggruppa le scuole di 10 piccoli paesi situati alla periferia di Novara. Alla riunione era presente anche l’ex sindaco leghista di Landiona, Francesco Cavagnino, che è uscito dal Carroccio ed ora è consigliere comunale di minoranza per la Lista civica. E’ stato proprio Cavagnino a denunciare il caso.

Nel corso della riunione è stato specificato che non tutti i bambini potevano essere trasferiti a causa del numero limitato dei posti nel plesso scolastico di Vicolungo, e che la preferenza andava data a coloro che avevano la residenza a Landiona. Requisito al quale la maggior parte dei bambini sinti non corrispondeva. Così nel primo giorno dell’anno scolastico la scuola era quasi completamente riservata agli allievi rom, tranne una bambina del paese. Questi ultimi, tra l’altro, venivano accusati di non pagare le rate per la mensa e il doposcuola. La cosa non corrisponde alla realtà dei fatti, come sostiene il consigliere Cavagnino, che aveva verificato tutto di persona. Secondo lui, la gravità dell’accaduto sta nel fatto che nella Regione Piemonte non ci sia nessuna norma che definisca la residenza come un fattore vincolante ai fini scolastici. 

Le radici della controversia sono lontane nel tempo. Una decina di anni fa, per tenere aperta la scuola del paesino, le famiglie sinti erano state invitate a portare i loro figli a scuola. L’elementare era stata così salvata dalla chiusura. La prima cittadina di Landiona, Marisa Albertini, sostenuta alle elezioni del maggio 2012 dalla lista Landiona nuova spiega così il caso: “I bimbi rom iscritti sono 25,  ma quelli che frequentano le lezioni sono molti di meno. Gli italiani, se vogliamo definirli così, sono una dozzina. Avevamo tentato di accorpare le classi con quelle di Sillavengo, altro paese della zona, per favorire una maggiore integrazione, ma non è stato possibile”.  Il sindaco ha spiegato che molti genitori hanno iniziato a spostare i figli dalle elementari di Landiona nelle classi di Vicolungo già tempo fa, dopodiché l’hanno fatto tutti gli altri. Anche i genitori del paesino interrogati da SkyTg24 hanno spiegato che la loro decisione di trasferire i propri figli era dovuta esclusivamente all’inadeguatezza della scuola di Landiona. Per loro, il razzismo qua non c’entra, anche perché i loro figli si sono sempre relazionati bene con i bambini nomadi. Non si esprime, invece, il direttore dell’Istituto comprensivo statale “Guido da Biandarate”: “Ho ricevuto l’incarico da una settimana, ho sentito qualcosa, ma non posso dire nulla”. Sulla vicenda Franca Biondelli, deputata novarese del Pd, ha annunciato un’ interrogazione parlamentare.  Mentre il consigliere Cavagnino, che nei prossimi giorni dovrà verificare l’evolversi della situazione sul posto,dichiara: “Questa storia getta discredito su tutto il paese, ma noi non siamo razzisti“. 

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