La frenata del Pd sulla decadenza di Silvio Berlusconi? “Merito di Napolitano”. Per Renato Brunetta ci sono pochi dubbi: a far rallentare la strategia democratica sull’affaire B. in Giunta per le elezioni è stata la “preoccupazione” del Quirinale per le ripercussioni sul governo di larghe intese. Il capogruppo dei deputati Pdl lo dice chiaramente, sostenendo che la linea retta scelta da Epifani e i suoi era un errore a cui il partito ha rimediato sotto la spinta di qualcuno, “forse il Colle più alto”. Ma la tregua sembra durare solo mezza giornata. Dopo l’intesa raggiunta sulla procedura da seguire, non si è raggiunta l’unanimità sul calendario dei lavori. “In assenza dell’unanimità – spiega la vicepresidente della Giunta Stefania Pezzopane(Pd) – dovrà essere domani il presidente a proporre il calendario”. Il presidente Dario Stefàno è fiducioso: “Credo che le resistenze non siano insuperabili, proverò a farlo io con una proposta di calendario”. Ma le tensioni portano il componente del Psi Enrico Buemi a minacciare di lasciare i lavori della commissione: “Il clima si è di nuovo avvelenato – dice – il Pd vuol far cadere il governo. Non si possono accettare dei diktat sul calendario dei lavori come quelli che stanno arrivando dal centrosinistra. Se si arrivasse a votare giovedì o venerdì della prossima settimana non vedo il problema”. Buemi è stato eletto nelle liste del Pd dopo l’accordo con il Psi. La “fretta” denunciata dal Pdl non è frenesia, spiega il presidente Stefàno: “La legge Severino ci indica la strada dell’immediatezza che noi abbiamo seguito sin dall’inizio con la procedura. E anche il calendario dei lavori deve essere consequenziale. Non può essere un calendario dei lavori ordinario”.

Un rinnovato clima di tensione che spinge il presidente del Consiglio Enrico Letta a ribadire il concetto già espresso ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Basta che buttiamo via la stabilità conquistata con fatica e torniamo in una fase di difficoltà. Il costo dell’instabilità è un costo elevato per il Paese”. 

Ma se su altre decine di temi il Pd riesce a trovare sempre il modo di dividersi su questa questione non lascia spazio a esitazioni. Si possono leggere, per conferma, le parole del sindaco di Firenze Matteo Renzi, che da una parte invita Letta a scelte più coraggiose, ma dall’altra non ha dubbi sulla questione Berlusconi: “Ora è arrivata una sentenza definitiva che ha detto che è colpevole – afferma a Porta a Porta – Berlusconi la ritiene una sentenza ingiusta, altri pensano che sia sacrosanta. Ma in un qualsiasi Paese dove un leader politico viene condannato, la partita è finita. Game over”. E quindi “questa storia del governo che dura è un tic andreottiano: ma se va da un italiano e gli chiede se vuole un governo duri” risponde che “mica è una batteria: l’italiano vuole che faccia non che duri”. Secondo quello che viene indicato quasi come segretario del Pd in pectore “Berlusconi non farà la crisi”, ma “in qualsiasi Paese al mondo sarebbe già andato a casa di suo, è un dato di fatto, poi è libero di pensare che è una ingiustizia” ma il punto è che “la legge è uguale per tutti sennò diamo un messaggio devastante”. Renzi dice non sapere “cosa conviene al Pd, ma so che bisogna mettere un punto”. L’invito a lasciare prima del voto arriva anche dal presidente di Sinistra ecologia e libertà Nichi Vendola: “Il pronunciamento della Giunta è già scritto nelle cose e sarà la decadenza di Berlusconi. Servirebbe un atto di decenza: che il senatore #Berlusconi si dimettesse prima”. 
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Brunetta: “E’ stato il Quirinale a frenare il Partito democratico”, Di Girolamo: “Pronta a lasciare”.

E sì che il Pdl aveva interpretato come un ravvedimento del Pd l’atteggiamento avuto dai democratici nella seconda seduta della giunta per le elezioni. ”Il Pd evidentemente si è accorto di aver sbagliato. Pensare la decadenza del senatore Berlusconi in 24 ore era follia pura. Evidentemente qualcuno se ne è accorto e qualcuno ha frenato il Partito democratico. Penso, molto probabilmente, anche se non lo so con esattezza, il Colle più alto” ha detto Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, in un’intervista a Radio Anch’io, su Radio Uno. “Il Partito democratico – sottolinea l’ex ministro – ha fatto marcia indietro e si è diffuso un po’ di buon senso, solo un p0′ di buon senso. Loro insistono a dire, senza se e senza ma, che la decadenza debba essere decisa e al più presto”.

Ma quando i berlusconiani hanno capito che in realtà il presunto cambio di atteggiamento del Pd era solo un’impressione ecco che è dovuto intervenire Angelino Alfano: “I mesi prossimi dimostreranno che neanche in questo caso sono riusciti ad abbattere per via giudiziaria Silvio Berlusconi”. Insomma, per il vicepresidente del Consiglio “il caso Berlusconi non è chiuso”. “L’ordinamento giuridico – ha detto Alfano – offre altre vie ancora”. Il Cavaliere farà sentire la propria voce: “In parte – ha proseguito – lo sta già facendo in sede europea ma sono certo che il caso non è chiuso e che lui avrà ancora tanta voce per riaffermare le proprie buone ragioni. In democrazia, qualunque sia lo status di una persona, c’è un modo e un luogo dove poter far sentire la propria voce. Sono convinto che Berlusconi, in qualunque modo finiscano le sue vicende, riuscirà a far sentire la propria voce. Non solo le ragioni di buon diritto ma anche quelle politiche”. La sinistra ”sappia che il popolo della libertà è un monolite a difesa di Silvio Berlusconi”.

Berlusconi potrebbe rinunciare? “Dubito che Berlusconi stia lì a prendere lo stipendio da senatore, sta in Senato non per sé ma per i cittadini che lo hanno votato”. “Oggi l’uomo per cui si discute la decadenza è quello che tutti i sondaggi elettorali danno in vantaggio. Per questo crediamo che ci sia una grande questione di rappresentanza per il nostro elettorato”. E infine un ultimo messaggio al Pd: “Si tolgano dalla testa di trovare membri del Pdl disponibili a fare gli stupidi sostenitori di un governo di estrema sinistra, fatto con esponenti del M5S e di Sel. Ogni tentativo che dovesse essere fatto oltre questa maggioranza sarebbe travolto dal dissenso popolare”. 

Scontro in Giunta, Pdl: “Votiamo tra due settimane”. Pd: “Avanti a oltranza”
All’inizio della seduta dell’ufficio di presidenza della Giunta per le Immunità del Senato, il vicepresidente Giacomo Caliendo (Pdl), aveva proposto di arrivare ad un voto tra due settimane. Poi il Pdl aveva provato a correggere il tiro ipotizzando un voto entro venerdì della prossima settimana. Ma ormai le posizioni di Pd e Movimento 5 stelle, dopo l’iniziale presa di posizione di Caliendo, si erano irrigidite. Così è stato difficile riuscire ad arrivare ad una decisione unanime. I senatori grillini, infatti, proponevano di far lavorare la Giunta, se necessario, anche il fine settimana pur di arrivare ad un voto nei tempi più rapidi possibili. L’intenzione del Pd, invece, era quella di chiudere il capitolo sulla “relazione Augello” – destinata alla bocciatura – entro lunedì, al massimo martedì mattina. L’intenzione dei democratici resta questa, come conferma il capogruppo del Pd in giunta Giuseppe Cucca che insiste nel voler chiudere la discussione entro venerdì 13 per votare entro martedì 17. Ma c’è di più. Il Pd chiederà di andare avanti a oltranza: “La Giunta per le elezioni – afferma un’altra componente democratica in giunta, Isabella De Monte – non può andare contro la legge che impone decisioni in tempi rapidi. Il Pd riproporrà nella seduta di domani l’esigenza di andare avanti ad oltranza per arrivare al voto all’inizio della prossima settimana”.

In questa situazione, dopo due ore di discussione, si è preferito affidare la decisione di fissare un calendario dei lavori al presidente Dario Stefàno. Sarà lui ad avanzare una proposta “di mediazione”. Poi l’uscita di Buemi contro il Pd che “vuol far cadere il governo Letta”. “Questa posizione di Buemi è kafkiana, ridicola e pretestuosa”, commenta la Pezzopane.

La tempistica. Ipotesi voto in giunta 19 settembre, voto finale in Aula a ottobre
Il Pdl esulta perché il ritmo si fa più blando. Secondo quanto riferisce Stefàno si potrebbe arrivare al voto finale in giunta il 19 settembre: questa almeno è stata l’ultima proposta del capogruppo Pdl in Giunta. Il Pd non voleva andare oltre mercoledì. Secondo i calcoli della  Pezzopane, il voto finale in Aula potrebbe arrivare a ridosso del 15 ottobre, quando sarà eseguita la pena nei confronti di Silvio Berlusconi. “La seduta di domani non sarà sufficiente, ci sarà una nuova seduta, ma al termine della discussione generale la relazione si voterà” ha detto la senatrice, secondo cui “prima si fa e prima si chiude questa vicenda delicata e complessa”. Per quanto riguarda l’iter procedurale, invece, l’esponente democratico non si sbilancia: “Prevedibilmente la relazione di Augello sulla convalida dell’elezione di Berlusconi sarà bocciata e si aprirà la procedura di contestazione che concede 10 giorni di tempo al senatore Berlusconi per depositare ulteriori memorie o per essere audito durante l’udienza pubblica. Al termine di questa fase la giunta si trasforma in collegio e si procede con il voto finale che viene immediatamente trasmesso al presidente Grasso”. Sarà poi il presidente del Senato, convocata la conferenza dei capigruppo, “a inserire in calendario il voto. Ci sono dei tempi non accorciabili”.

Andrea Augello (Pdl): “Ci vorranno molte sedute prima del voto”
E mentre il ministro della Giustizia preferisce non esprimersi (“Se i senatori hanno preso questa decisione, probabilmente è stato giusto così” ha detto Annamaria Cancellieri), sulla questione è tornato anche il relatore del Pdl in Giunta Andrea Augello. “E’ davvero inspiegabile che dal Pd non venga affrontata la questione di sottoporre alla Corte del Lussemburgo l’applicabilità della legge Severino” ha detto Augello a La Telefonata di Maurizio Belpietro. Il senatore, che ieri dopo una giornata di tensioni ha chiesto alla Giunta di votare contro la perdita del seggio di Palazzo Madama da parte del leader del Pdl, ha ricordato che “il Trattato di Lisbona dice che, quando c’è un giudice di ultima istanza, e noi lo siamo, se c’è una questione che presenta caratteri di problematicità e se c’è un ragionevole dubbio tra il diritto comunitario e la norma che si vuole applicare, il giudice deve, non può ma deve, rinviare la questione alla Corte di Lussemburgo, che dichiara l’ammissibilità in otto settimane circa”. Che la Giunta abbia un potere giurisdizionale oppure no è una questione molto dibattuta, anche se molti costituzionalisti ritengono che l’organo non abbia la funzione di un tribunale come, per esempio, ritengono l’avvocato Piero Longo e l’esponente Pd Luciano Violante.

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