La commissione Giustizia del Senato ha approvato la cosiddetta norma “anti-Esposito”, dal nome del magistrato che ha giudicato Silvio Berlusconi sul caso Mediaset. Se questa misura fosse già stata in vigore, per l’intervista a Il Mattino Antonio Esposito sarebbe stato oggetto di un’azione disciplinare. Il testo è passato con il no del M5s e Pd. Con questo disegno di legge, che porta la firma del presidente della commissione Francesco Nitto Palma (Pdl), diventa un illecito disciplinare anche il “rendere dichiarazioni che per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l’assenza dell’indipendenza, della terzietà e dell’imparzialità richieste per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali”. Ma diventa illecito disciplinare anche “ogni altro comportamento idoneo a compromettere gravemente l’indipendenza, la terzietà e l’imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell’apparenza, nel contesto sociale o nell’ufficio giudiziario in cui il magistrato esercita le proprie funzioni”.
Nel provvedimento si dice che tutti i procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della legge “sono rimessi al ministro della Giustizia e al procuratore generale della Corte di Cassazione per le proprie determinazioni in ordine all’eventuale esercizio dell’azione disciplinare e restano, conseguentemente, sospesi per sei mesi”. Nel testo si dice anche che il magistrato può essere trasferito d’ufficio nel caso in cui “per qualsiasi situazione non riconducibile ad un comportamento volontario del magistrato”, non possono, nella sede occupata, svolgere le proprie funzioni con piena indipendenza e imparzialità. Si sostituiscono cioè le parole “per qualsiasi causa indipendente dal loro colpa” (previste nella legge attualmente in vigore), con le seguenti: “per qualsiasi situazione non riconducibile ad un comportamento volontario del magistrato”.
Il disegno di legge è stato approvato in Commissione mentre era riunito l’ufficio di presidenza della Giunta del quale fanno parte diversi esponenti della Commissione Giustizia del Pd tra cui Felice Casson e Stefania Pezzopane. Il presidente Nitto Palma, primo e unico firmatario del testo, non avrebbe votato. “Una nuova legge vergogna contro la magistratura. Ma in aula sarà battaglia totale e la affosseremo” dichiara Enrico Cappelletti, capogruppo in commissione Giustizia del Movimento 5 Stelle.
Sulle prime due norme che rendono tra l’altro un illecito disciplinare anche il rilasciare dichiarazioni da parte del magistrato, ci sono stati 9 voti contrari e 9 a favore e “come prevede il regolamento – aggiunge Cappelletti – in caso di parità l’emendamento abrogativo non viene accolto”. Il disegno di legge 112, prosegue, “introduce vaghe e discrezionali fattispecie di ‘illeciti disciplinari’ ai quali fa seguire il trasferimento arbitrario ad altra sede dei giudici”. “Continua l’attacco spregiudicato da parte del Pdl alla magistratura. Sono sorpreso, ma fino ad un certo punto…. che in questo caso vi sia stato anche il sostegno decisivo della Lega – commenta caustico Cappelletti – dopo i comizi tenuti da ministri del governo Letta contro i magistrati in piazza a Brescia, dopo l’irruzione di un gruppo di parlamentari Pdl nel Tribunale di Milano e come se non bastasse dopo aver sospeso i lavori del Parlamento a causa delle vicende giudiziarie del pregiudicato Berlusconi, arriva l’ennesimo attacco verso la magistratura”. “Per la nostra Costituzione il giudice è soggetto soltanto alla legge. Per questo non deve essere oggetto né di premi né di punizioni – conclude – mi aspetto che in Aula il provvedimento venga bloccato con forza, il Movimento 5 Stelle darà battaglia senza se e senza ma”.